Recensione: Ulrich Clement, Terapia sessuale sistemica, Raffaello Cortina Editore 2010



Ulrich Clement
Terapia sessuale sistemica
Raffaello Cortina Editore 2010

Il libro di Ulrich Clement si distacca dalla tradizione funzionalista di Masters & Johnson, che vuol consentire a persone che desiderano il rapporto sessuale di averne uno soddisfacente, per affrontare un altro problema molto sentito negli ultimi tempi: la caduta del desiderio, non dovuta a cause biologiche o mediche, ma a problemi relazionali.

Il libro parte da un interessante presupposto: il desiderio è possibile soltanto tra persone che sono diverse tra loro, ma il ménage di molte coppie lima la diversità perché molte persone hanno paura di manifestarsi all'altro così come sono, o di chiedergli quello che desiderano, per paura di perderlo. Lo scopo dell'autore non è quindi "ristabilire l'armonia" tra i partner, ma renderli capaci di tollerare il conflitto senza che esso mini la relazione o, peggio ancora, la fiducia in se stessi. Per usare il suo gergo, si deve passare da un'"intimità centrata sull'altro" ad un'"intimità centrata su se stessi", che permetterebbe inoltre una maggior tensione erotica.

Il libro svolge molto bene il tema, però ha un difettuccio che Clement riesce a far passare inosservato, ma che Teresa Arcelloni, che ha scritto la prefazione all'edizione italiana, ha proprio voluto evidenziare: il libro parla solo di coppie etero.

Non è piacevole un libro di sessuologia, pubblicato in Germania nel 2004 ed in Italia nel 2010, che ometta le coppie LGBT, però sono disposto a riconoscere qualche attenuante ad Ulrich Clement, anche perché lui, nel proporre una terapia sessuale di "seconda generazione", mette in evidenza quanto maschile sia l'ispirazione delle terapie di "prima generazione" come quelle sulla falsariga di Masters & Johnson e quindi un beneficio alle donne ed alle minoranze sessuali lo dà.

Oltretutto, ciò che propone Clement è poco legato all'anatomia e molto alla relazione tra i partner, per cui è molto più facile adattarlo alle coppie LGBT di quanto non siano gli esercizi di focalizzazione sensoriale alla maniera di Masters & Johnson.

Non posso riconoscere però le medesime attenuanti a Teresa Arcelloni, che nella prefazione ha scritto a pag. XI:

(quote)

(...…) Qui sta la potenzialità innovatrice del suo pensiero. La trasgressione non è tanto riferita all'originalità dei legami di coppia che presenta, quanto piuttosto alla "banalità del male" nel vivere quotidiano: nessuna coppia omosessuale, nessuna parata erotica, ma situazioni di relazioni sessuali che si avviano ad una stanca routine o che creano disagio perché sono vissute dai due partner con un carico di aspettativa differente. Non c'è alcun gusto per la diversità ostentata né alcuna furia dissacrante che frantumi tabù, legami o propensioni personali; siamo piuttosto di fronte a un atteggiamento irriverente verso i presupposti culturali e personali che propongono una lettura univoca della sessualità.

(unquote)

Le coppie omosessuali si formano e restano unite per gli stessi motivi che formano ed uniscono le coppie etero; è questo che permette di applicare a loro (con un minimo di adattamento) le terapie di coppia congegnate originariamente per le coppie etero, anche quella proposta da questo libro.

Sono coppie normali composte da persone normali; citarle in un libro di terapia sessuale dovrebbe essere "una stanca routine", e non certo un'ostentazione di originalità.

Se la prevalenza dell'omosessualità è tra il 3% e l'8%, vuol dire che i terapeuti sessuali devono aspettarsi che tra il 3% e l'8% dei loro clienti sia composto da coppie omo, e devono saper gestirle.

Raffaele Ladu