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Les condamnés
Critica di Indigo Blue / Ebine Yamaji
Shonen ai
L'obbiettivo principale era assistere al dibattito tra Paola Guazzo ed il rabbino capo di Pisa Luciano Meir Caro su "Ebraismo ed omosessualità"; purtroppo il rabbino è stato urgentemente convocato a Roma, non ha potuto trovare un sostituto , ed il dibattito si è ridotto alla presentazione del libro
R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista / a cura di Paola Guazzo, Ines Rieder, Vincenza Scuderi - [Verona] : Ombre corte, 2010 - 190 p. ; 21 cm. - Documenta ; 11 - ISBN 9788895366647
già recensito qui.
Una cosa interessante che ha detto Massimiliano De Giovanni, sceneggiatore di molti fumetti LGBT pubblicati dalla Kappa Edizioni, è che in Giappone esiste una copiosa produzione di manga del tipo Shonen ai, in cui si narrano storie d'amore tra uomini gay.
Il libro spiega bene la loro evoluzione storica, ma quello che val la pena di riportare di quello che ha detto De Giovanni è che questi fumetti sono opera di donne etero, e sono destinati a donne etero, presso le quali hanno un enorme successo.
De Giovanni rinviene in questi fumetti non tematiche gay, e neppure lesbiche, ma tematiche tipiche di donne impegnate in relazioni eterosessuali, ed ha aggiunto che in Giappone il ruolo femminile è molto subalterno (più che in Italia, a quanto pare), e che le donne giapponesi che scrivono e leggono questi fumetti vorrebbero probabilmente un partner maschile etero simile ai gay di questi fumetti: dolce, sensibile, raffinato ...
De Giovanni ha concluso dicendo che queste donne giapponesi sono molto più "Fag Hags = Frociarole" della protagonista di questo fumetto che lui ha sceneggiato:
Erano stati descritti infatti due casi di "frociarole", che mi avevano fatto pensare che le "frociarole" fossero donne convinte che un rapporto uomo-donna in cui giochi un ruolo il desiderio sia necessariamente di subordinazione - il fatto che una delle due donne descritte fosse la dominatrice dei suoi partner capovolgeva la regola senza sovvertirla.
Nel rapporto donna etero-uomo gay l'uomo non desidera la donna, la donna non rinviene perciò in lui voglia di dominio, e questo rende il rapporto più sereno - non è colpito dalla maledizione espressa da questo versetto:
"Il tuo desiderio sarà verso il tuo uomo, ma egli ti dominerà" (Genesi 3:16).
Avevo concluso che le "frociarole" sono un sottoprodotto della meschinità dei rapporti uomo-donna nella società attuale, ed ho provato a sottoporre quest'idea a Massimiliano De Giovanni, che mi ha dato ragione, in quanto in un paese in cui i rapporti uomo-donna sono molto peggiori che in Italia (lo credevo impossibile, ma a quanto pare aveva ragione Napoleone a volere che la parola "impossibile" fosse cancellata dal vocabolario), il fenomeno è molto più radicato.
Non mancano i maschi etero autori di fantasie erotiche interpretate da donne lesbiche, fantasie rivolte a se stessi o ad altri maschi etero; così come non mancano i maschietti che cercano l'amicizia (non l'amore!) di donne lesbiche.
Credo che in entrambi i casi si esprima un profondo senso di inadeguatezza: in una fantasia erotica, il protagonista rappresenta l'autore, ed il fruitore (se diverso dal lettore) è invitato a mettersi nei panni di quel personaggio. Se un maschio si fa rappresentare da una femmina, vuol dire che si ritiene irrimediabilmente inadeguato.
Ed un uomo con una donna lesbica non ci può provare, quindi, nel migliore dei casi, vive con lei un rapporto di tipo madre-figlio.
Non è il rapporto ideale per una donna (lesbica), ma ci sono quelle disposte ad averlo.
Pornografia per non-umani
Non so se un articolo del genere potrebbe piacere più ai wiccani od ai cabalisti, ma bisogna riconoscere che Jonathon Keats ha un'incredibile fantasia!
Quello che vuole fare è convincere l'Eterno a dar vita ad ulteriori universi; ma come si può arrapare Dio?
Costruendo un tempio in cui, oltre ai classici strumenti di culto, si vedono sullo schermo di un Mac le immagini delle particelle elementari che si in/scontrano nell'LHC di Ginevra (http://lhc.web.cern.ch/lhc/).
Se non siamo infatti in grado di riprodurre il Big Bang, l'(intra)divino amplesso primordiale che diede origine all'Universo, siamo però in grado di riprodurre gli istanti immediatamente successivi, quando la realtà non si era già divisa in mesoni e barioni, ma era ancora costituita da un "plasma di quark e gluoni" (http://it.wikipedia.org/wiki/Plasma_di_quark_e_gluoni), che conservava l'eco di quella cosmica unione e generazione; secondo Keats, riproporre all'Eterno quei momenti potrebbe convincerLo a concedere il bis od addirittura il sexies …
C'è da dire che Jonathon Keats ci ha già provato con la pornografia per non-umani – ha prodotto dei filmati di piante riprese al momento dell'impollinazione, e con quelli cerca di convincere le piante di New York a darci dentro (si vede che il sindaco Bloomberg non cura abbastanza il verde pubblico)!
Spero solo che non ci provi con la pornografia per gli autoveicoli:– a giudicare dalle statistiche, le auto vanno a sbattere già abbastanza spesso e volentieri da sole!
Per quanto riguarda i wiccani ed i cabalisti, i wiccani non li conosco, ma so che per i cabalisti l'Eterno ha una vita sessuale attraverso le vicende delle sue 10 "Sefirot"; il problema è che, rappresentando esse personaggi della medesima famiglia, gli incesti non mancano –e non ho notizia di cabalisti che abbiano esplorato la possibilità di rapporti lesbici e gay tra le sefirot del medesimo sesso!
In ogni caso, complimenti a chi, come Jonathon Keats, ha dimostrato di avere in queste cose più immaginazione di me!
Esiste l'eterofobia? (Forum di mercoledì 3 novembre 2010)
All'indomani delle esternazioni del Presidente del Consiglio italiano, che, come noto, ha affermato la superiorità del proprio discutibile stile di vita sull'omosessualità (maschile), si è tenuto presso il Centro Milk un dibattito, in programma da tempo ma singolarmente adatto alla giornata, su un concetto che raramente viene evocato : quello di eterofobia. Se interpretiamo le dinamiche della società alla luce del principio della fisica secondo il quale ad ogni azione corrisponde un'azione uguale e contraria, non faticheremo infatti a ravvisare, per esempio, tra alcuni neri, sentimenti analoghi a quelli provati dagli – ahinoi – numerosi xenofobi bianchi (nel nostro caso, "padani"), e, tra alcuni omosessuali, qualcosa di simile all'omofobia. Per comprendere meglio la natura di quest'ultima, abbiamo quindi ritenuto utile interrogarci sul fenomeno speculare, anche se indubbiamente assai meno pericoloso, di eterofobia. La questione non si risolve però qui, poiché, se del termine "omofobia" esiste una definizione più o meno condivisa, lo stesso non si può dire di "eterofobia", del quale abbiamo individuato almeno quattro possibili accezioni.
La prima concerne l'eterofobia come "paura del sesso opposto", una sorta di rifiuto risultante da un trauma, se non addirittura da una violenza, e in quanto tale potenzialmente più diffuso tra le donne che non tra gli uomini, e in particolare tra certe lesbiche, come hanno potuto confermare Rita e Luigia. Eterofobo è tuttavia – e passiamo qui alla seconda accezione del termine – anche il gay "terapeuta riparatore" che esclude a priori la possibilità che ad un uomo possano piacere le donne, negando così, implicitamente, l'esistenza stessa degli eterosessuali e relegandoli d'emblée, e in blocco, al rango di "omosessuali repressi". Si può leggere un ritratto (o piuttosto una caricatura, secondo Raffaele) di questo "tipo" umano, di cui i partecipanti al nostro forum non hanno escluso l'esistenza, nell' l'articolo seguente:http://dragor.blog.lastampa.it/journal_intime/2008/02/eterofobia-1.html.
Una ulteriore accezione di "eterofobia", la terza della nostra scaletta, può essere desunta dalle opinioni di medici psicologi vicini agli ambienti dell'integralismo cattolico, secondo i quali il concetto di "omofobia", oltre a non rinviare ad una patologia e tanto meno ad una "fobia" in senso proprio, viene usato come feticcio, e in malafede, dai militanti omosessuali per "colpevolizzare gli eterosessuali" – così il dott. Anatrella, autore della voce Omosessualità e omofobia, contenuta in Lexicon, Città del vaticano, LEV, 2003, di cui è possibile leggere degli stralci su http://www.siciliacristiana.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=471&Itemid=174. Per quanto il termine non sia esplicitamente utilizzato in queste righe, è evidente la volontà di affermare l'esistenza, presso certi omosessuali "militanti" (quelli cioè che della propria condizione fanno un vanto) di una vera e propria eterofobia, intesa come tentativo di stigmatizzare i portatori di una sessualità "corretta".
Per concludere, abbiamo poi proposto di interpretare l'"eterofobia" come una forma di risentimento provata dall'omosessuale che si trovasse al cospetto di una coppia uomo/donna intenta a scambiarsi effusioni in pubblico, a compiere cioè un atto che per lui (o per lei) comporterebbe uno sforzo di gran lunga maggiore, se non dei rischi per la propria incolumità personale. È stata precisamente quest'ultima accezione a suscitare, più di tutte, l'interesse dei partecipanti. Sorvolando sulla componente dell'invidia, che non conosce identità di genere né orientamento sessuale, Zeno si è mostrato propenso a credere che dietro questa forma di eterofobia si celi, in realtà, dell'omofobia interiorizzata da parte di chi non si è davvero accettato fino in fondo e, pertanto, prova disagio di fronte alle manifestazioni di un'affettività "etero" (cioè "normale") che, suo malgrado, gli è irrimediabilmente preclusa. Fabrizio ha invece puntato il dito sulla tendenza di molti omosessuali, e segnatamente di molte coppie, ad autolimitarsi nell'espressione dei propri sentimenti : l'eterofobia, nell'accezione di cui ci stiamo occupando ora, non sarebbe altro che il riflesso di un timore radicato a mostrarsi per come si è alla luce del sole.
A fronte di una tale pluralità di significati, dovuta al fatto che il termine "eterofobia" non è ancora entrato nell'uso comune, riteniamo di poter adottare la definizione che Raffaele ha provato a dare del fenomeno, come sentimento proprio "di chi concepisce una società in cui gli etero o non sono ammessi (come le lesbiche ed i gay per l'omofobo) o sono relegati in fondo alla scala sociale (come le donne per il misogino". Con l'auspicio che le parole di Silvio Berlusconi non contribuiscano ad acuire tali sentimenti.
Daniele