Omosessualità in salsa africana/1

In esclusiva per "Agorà", vorrei offrirvi una panoramica su due autori africani, già da tempo affermati in Francia, dove vivono e pubblicano, e parzialmente tradotti anche in Italia, che hanno brillantemente affrontato la tematica omosessuale in romanzi ambientati proprio nei rispettivi Paesi d'origine, dove, lo ricordiamo, risultano tuttora in vigore, seppure in forma più blanda rispetto ad altri Stati, leggi contro i cosiddetti "atti contro natura". In questa puntata porterò la mia attenzione su una scrittrice che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo nel maggio 2008 nell'ambito del festival "Métisses" di Angoulême : trattasi di Fatou Diome, nata nel 1968 nell'isola senegalese di Niodor, da sempre appassionata di letteratura francese e francofona e sbarcata nel 1994 in Alsazia, a Strasburgo, dove tuttora risiede.

Nel suo primo romanzo, Le Ventre de l'Atlantique, uscito in Francia nel 2003 e furbescamente tradotto in italiano con il titolo di Sognando Maldini, in sfregio alla volontà stessa dell'autrice (la quale, non a caso, proprio ad Angoulême ha pubblicamente sconfessato questa versione invitando il pubblico italiano, se possibile, a fare riferimento all'originale), l'omosessualità fa, a dire il vero, solo un'apparizione fugace. Tutto ruota infatti intorno al rapporto tra una scrittrice già da tempo emigrata in Francia (alter ego, evidentemente, della Diome) e Madické ("nome parlante" legato ad un verbo che in lingua wolof significa "sbarcare"), suo "demi-frère" (letteralmente "mezzo fratello", cioè fratellastro) ma in realtà, affettivamente, fratello vero e proprio, che aspira, lui pure, e contro gli auspici della sorella che lo mette in guardia dalla trappola dell'emigrazione, a lasciare il Paese d'origine per affermarsi come calciatore in Europa, seguendo le orme del suo idolo Maldini. Nella migliore tradizione del romanzo post-coloniale, è dunque il tema dell'emigrazione ad assumere un rilievo particolare, fenomeno dietro il quale si cela, secondo Fatou Diome, una subdola forma di neocolonialismo utile alle nazioni europee per privare l'Africa dei propri uomini migliori. Le Ventre de l'Atlantique ci offre però anche uno spaccato realistico della vita di un villaggio senegalese, dove, ad un certo punto, fa capolino la figura, marginale ed emarginata in questa micro-società, di uno straniero che si sospetta si dedichi, nell'intimità della sua abitazione, a pratiche "contro natura" importate dall'Occidente – idea, questa, molto diffusa in Africa, come ben sappiamo.

Decisamente più significativo per il nostro argomento risulta essere il secondo romanzo di Fatou Diome, Kétala (2006) che, stando a quanto dichiarato dalla stessa autrice ad Angoulême, vuole portare avanti una doppia critica : non soltanto quella rivolta contro le mai cessate aspirazioni colonialiste dell'Europa, ma anche quella che prende di mira la mentalità retrograda del Senegal in tema di accettazione dell'omosessualità. Facendo riferimento, già a partire dal titolo, alla rituale spartizione dei beni appartenuti ad un defunto, Kétala ricostruisce la vita di una giovane donna, Mémoria (altro "nome parlante"), dando la parola ai suoi oggetti che, secondo una concezione animista che, in Senegal, coesiste tuttora con l'Islam, hanno in qualche modo "assistito", ciascuno, a frammenti dell'esistenza della loro proprietaria. Donna bella e intelligente, nonché assidua frequentatrice dei corsi di danza dell'ambigua Tamara, Mémoria è stata data in sposa a Makhou, altrettanto avvenente, di buona famiglia eppure, inspiegabilmente, rimasto scapolo fin quasi sulla soglia dei trent'anni. La situazione della coppia, che tarderà a consumare il matrimonio nonostante le tradizionali arti seduttive africane a base di incensi e speciali capi di biancheria intima messe in atto dalla giovane sposa, precipita rapidamente quando Mémoria sorprende il marito in atteggiamenti inequivocabili proprio con la fidata Tamara, che in realtà si rivela essere… Tamsir, ragazzo effeminato dalla vita travagliata che il padre ha voluto rendere più virile costringendolo alla carriera militare (fonte di ulteriori sofferenze e violenze da parte dei commilitoni che non esitano ad abusare di lui) e che ha in seguito coltivato il proprio lato femminile. L'amore clandestino tra Tamsir e Makhou, descritto retrospettivamente sempre per bocca degli oggetti di Mémoria, in pagine molto profonde e toccanti, riesce a sopravvivere, tra Senegal e Gambia, nonostante l'ambiente ostile, anzi, proprio in virtù del fatto che tale ambiente, non volendo "vedere" certe cose, preferisce ignorarle, purchè venga mantenuta la massima discrezione.

A cavallo tra Africa ed Europa, come del resto l'autrice stessa, Kétala si svolge in parte anche in Francia, teatro non solo del dramma dell'integrazione, comune ad ogni migrante, ma anche della definitiva separazione di Makhou e Mémoria : l'uno inizierà una relazione con un uomo di nome Max, l'altra, per soddisfare le insistenti richieste di denaro che le provengono dai familiari rimasti in patria, si avvierà sulla strada della prostituzione e finirà con l'ammalarsi. I due, scottati dalla disastrosa esperienza dell'emigrazione, torneranno poi in Senegal dove Makhou si dichiarerà omosessuale di fronte ai genitori, rinfacciando loro di averlo costretto ad un matrimonio non desiderato, per poi ricongiungersi con il suo primo e unico amore, Tamsir/Tamara.

Nel puzzle della vita di Mémoria e del suo congiunto, che non può che amarla di un amore fraterno, seppur sincero, trovano quindi spazio le vicende di un omosessuale senegalese consapevole delle proprie tendenze e che verso la fine si prodiga in un vero e proprio coming out, quelle di un travestito (o forse transessuale?), il resoconto di due amori omosessuali, il primo vissuto in terra africana, il secondo nella libera ed emancipata Europa, il tutto raccontato senza morbosità da un'autrice africana trapiantata a Strasburgo, che non ha mancato, per sua stessa ammissione, di suscitare, con questo libro, il malumore di certi suoi connazionali poco propensi a veder trattati certi temi. L'omosessualità in Africa : un tabù che si rompe, e l'occasione, per noi, di ampliare i nostri punti di vista.

 

Daniele