Celebrato il primo matrimonio gay in Nepal

Mentre nell'Italietta provincia Vaticana non passa neanche uno straccio di legge contro l'omofobia in altri paesi un tempo considerati poveri ed arretrati, si fanno invece passi da gigante. Prossima tappa...La Cuba di Castro?

Celebrato il primo matrimonio gay in Nepal



Il Nepal non ha ancora approvato una legge che regolamenti le unioni tra persone dello stesso sesso, ma pochi giorni fa è stata celebrato il primo matrimonio omosessuale a Kathmandu, regolarmente riconosciuto dallo Stato asiatico. Il rito è avvenuto, però, tra due stranieri che hanno deciso di coronare il loro sogno d’amore sulle vette più alte del mondo: si tratta di un emigrato inglese di origini indiane, Sanjay Shah, e di un indiano, il quale ha voluto rimanere anonimo, che dopo il ‘si’ stanno passando la loro luna di miele nella vicina India e ritorneranno poi nella natia Gran Bretagna. Anche se non esiste ancora una normativa a sostegno delle nozze gay, le cerimonie tra non nepalesi sono generalmente viste di buon occhio sia dalla popolazione sia dal governo. Il matrimonio è stato organizzato dal gruppo lgbt locale The Blue Diamond e ha anticipato di qualche giorno il primo Gay Pride ai piedi dell’Everest, che ha visto un’affluenza record di oltre 2mila persone.



Il Nepal sta facendo enormi passi avanti, in confronto ai suoi vicini asiatici, sia per quanto riguarda una legge che regolamenti il matrimonio gay sia per quanto riguarda i diritti delle persone omosessuali, che entreranno a breve nella nuova Costituzione. Dopo anni di guerre e divisioni interne, Kathmandu sta puntando soprattutto sui turismo arcobaleno, che nel piccolo stato asiatico potrebbe sposarsi o passare la luna di miele. A questo proposito, è stata creata ad hoc la Pink Mountain, la nuova compagnia turistica del famoso attivista nepalese Sunil Pant, che punta soprattutto sull’accoglienza e la tolleranza che le persone gay non riceverebbero in nessun altro Paese del continente e sulle bellezze naturali mozzafiato del Nepal.
Via – Telegraph UK
Da:
www.gaymagazine.it

MILK A VERONA UNISCE TUTTI

Una delegazione del Milk center di Milano è venuta a trovarci all'inaugurazione!
inaugurazione del Milk Center
Ecco quello che hanno scritto di noi!
[LEGGI TUTTO QUI]
GRAZIE AMICI!

Recensione: Ulrich Clement, Terapia sessuale sistemica, Raffaello Cortina Editore 2010



Ulrich Clement
Terapia sessuale sistemica
Raffaello Cortina Editore 2010

Il libro di Ulrich Clement si distacca dalla tradizione funzionalista di Masters & Johnson, che vuol consentire a persone che desiderano il rapporto sessuale di averne uno soddisfacente, per affrontare un altro problema molto sentito negli ultimi tempi: la caduta del desiderio, non dovuta a cause biologiche o mediche, ma a problemi relazionali.

Il libro parte da un interessante presupposto: il desiderio è possibile soltanto tra persone che sono diverse tra loro, ma il ménage di molte coppie lima la diversità perché molte persone hanno paura di manifestarsi all'altro così come sono, o di chiedergli quello che desiderano, per paura di perderlo. Lo scopo dell'autore non è quindi "ristabilire l'armonia" tra i partner, ma renderli capaci di tollerare il conflitto senza che esso mini la relazione o, peggio ancora, la fiducia in se stessi. Per usare il suo gergo, si deve passare da un'"intimità centrata sull'altro" ad un'"intimità centrata su se stessi", che permetterebbe inoltre una maggior tensione erotica.

Il libro svolge molto bene il tema, però ha un difettuccio che Clement riesce a far passare inosservato, ma che Teresa Arcelloni, che ha scritto la prefazione all'edizione italiana, ha proprio voluto evidenziare: il libro parla solo di coppie etero.

Non è piacevole un libro di sessuologia, pubblicato in Germania nel 2004 ed in Italia nel 2010, che ometta le coppie LGBT, però sono disposto a riconoscere qualche attenuante ad Ulrich Clement, anche perché lui, nel proporre una terapia sessuale di "seconda generazione", mette in evidenza quanto maschile sia l'ispirazione delle terapie di "prima generazione" come quelle sulla falsariga di Masters & Johnson e quindi un beneficio alle donne ed alle minoranze sessuali lo dà.

Oltretutto, ciò che propone Clement è poco legato all'anatomia e molto alla relazione tra i partner, per cui è molto più facile adattarlo alle coppie LGBT di quanto non siano gli esercizi di focalizzazione sensoriale alla maniera di Masters & Johnson.

Non posso riconoscere però le medesime attenuanti a Teresa Arcelloni, che nella prefazione ha scritto a pag. XI:

(quote)

(...…) Qui sta la potenzialità innovatrice del suo pensiero. La trasgressione non è tanto riferita all'originalità dei legami di coppia che presenta, quanto piuttosto alla "banalità del male" nel vivere quotidiano: nessuna coppia omosessuale, nessuna parata erotica, ma situazioni di relazioni sessuali che si avviano ad una stanca routine o che creano disagio perché sono vissute dai due partner con un carico di aspettativa differente. Non c'è alcun gusto per la diversità ostentata né alcuna furia dissacrante che frantumi tabù, legami o propensioni personali; siamo piuttosto di fronte a un atteggiamento irriverente verso i presupposti culturali e personali che propongono una lettura univoca della sessualità.

(unquote)

Le coppie omosessuali si formano e restano unite per gli stessi motivi che formano ed uniscono le coppie etero; è questo che permette di applicare a loro (con un minimo di adattamento) le terapie di coppia congegnate originariamente per le coppie etero, anche quella proposta da questo libro.

Sono coppie normali composte da persone normali; citarle in un libro di terapia sessuale dovrebbe essere "una stanca routine", e non certo un'ostentazione di originalità.

Se la prevalenza dell'omosessualità è tra il 3% e l'8%, vuol dire che i terapeuti sessuali devono aspettarsi che tra il 3% e l'8% dei loro clienti sia composto da coppie omo, e devono saper gestirle.

Raffaele Ladu

Agape 2010: la minoranza

Ciao a tutti, con vero piacere vorrei raccontare in queste poche righe l’esperienza di Agape che ho fatto io quest’estate. Agape si trova a Prali un paese nella Val Germanasca in provincia di Torino. Agape è un centro ecumenico gestito dai pastori valdesi: questo centro ecumenico ospita vari gruppi: gruppi politici, omosessuali credenti, campo lesbiche, campo donne e campo cadetti ecc. Prali è un bellissimo posto circondato da montagne stupende e splendidi paesaggi e torrenti. Io come omosessuale sono stato contento aver partecipato a questa esperienza. Il nostro campo si chiama campo fede e omosessualità, giunto ormai al suo 31° anno  che si svolge sempre nella terza settimana di luglio con tematiche diverse ogni anno e quest’anno il tema era la minoranza.


Perché ho voluto fare questa esperienza, prima cosa sono stato consigliato da Ermanno che è un carissimo amico ed è un counselor psicologo di Verona e lui ha partecipato gia per  4 volte. Ermanno per me è veramente una persona in gamba nel senso che è stata la prima persona che ho conosciuto quando ho deciso di confrontarmi con qualcuno, anche perché io quando ho la possibilità vado sempre a fare quattro chiacchiere con Ermanno riguardo la mia omosessualità e così lui mi ha consigliato di fare questa esperienza e io ho voluto partecipare.

Nel gruppo eravamo all’incirca 60 persone, comprendeva una staff che era composta da 8 persone che conducevano i dibattiti e poi noi campisti da diverse zone d’Italia, ogni giorno c’erano dibattiti diversi e tematiche diverse, la settimana è stata molto intensa, ci sono stati momenti che a volte non ce la facevi più ad ascoltare ma ci sono stati momenti molto piacevoli, poi tutti i giorni verso le 19 chi voleva poteva fare un po’ di meditazione con Caterina la pastora valdese che abita li a Prali, una persona molto disponibilissima e aperta, è stato molto bello partecipare a queste meditazioni ti fanno riflettere molto perché scopri che anche Dio ti vuole bene così come sei, e non ti condanna perché sei omosessuale. Poi alla sera c’era sempre un momento di festa insieme, poi all’ultimo giorno si è potuto andare a fare una bellissima gita in funivia a vedere i 5 laghi della val germanasca, un posto molto incantevole e bello.

Magari per la maggior parte degli omosessuali può essere titubante partecipare ad una esperienza così perché magari tanti gay non sono credenti o magari ce l’hanno con la chiesa, per vari motivi, io sono credente ma ho deciso di essere credente a modo mio, non voglio farmi influenzare da tanti cattolici integralisti che condannano l’omosessualità, io seguo una mia fede da sempre, ma con l’andare di questi anni mi sono reso conto che mi sono fatto troppo influenzare anch’io da tanti cattolici bigotti, che ti fanno mettere il paraocchi su tutto, e che tutto al di fuori della loro visione è tutto uno scandalo, io ho deciso comunque di fare le cose che a me mi sembrano più giuste, e essermi accettato come omosessuale per mè è stata una grande ricchezza, comunque l’esperienza di Agape a me ha insegnato molto per prima cosa mi ha insegnato a stare a contatto con le persone che a me piace tanto, e poi questa esperienza che ho fatto non fa lavaggi di cervello a nessuno, ognuno è libero di pensare come vuole, perché addirittura a questo campo c’erano anche delle persone che non credevano a niente.

Io ho capito da questa esperienza che far parte di una minoranza può essere una bella cosa e può essere una ricchezza in più, e io ne sono orgoglioso appartenere a questa minoranza, ci sono stati momenti emozionanti che ci poteva strappare anche qualche lacrima.

Io potrei consigliare Agape a molti omosessuali anche non credenti, io non racconto tutto in dettaglio perché penso che bisogna partecipare personalmente ma penso che in quel magico posto di Prali, conquisti tutti, perché è un bellissimo posto, e vorrei ringraziare Ermanno che mi ha consigliato di fare questa bellissima esperienza.
Con affetto Simone

stiamo formando un gruppo di donne per camminare, fare gite ecc

ciao a tutte!
stiamo formando un gruppo di donne per camminare, fare gite ecc.
Telefona all'associazione per info 3493134852.
Ci troviamo l'11 ed il 17 settembre in sede per organizzare le prime uscite!
vieni anche tu! più siamo e più ci divertiamo 

Isabelle Hénault, Sindrome di Asperger e sessualità. Dalla pubertà all'età adulta, Lem libraria 2010

Isabelle Hénault
Sindrome di Asperger e sessualità.
Dalla pubertà all'età adulta
Lem libraria 2010

Le persone affette dalla Sindrome di Asperger, quando devono descrivere i propri pregi, cominciano con il dire di se stesse:


"Le interazioni sociali sono basate sulla relazione autentica con l'altro. La persona non ricorre né al giudizio né ai pregiudizi sessisti o culturali nelle relazioni interpersonali."


Uno dei possibili corollari dell'affermazione è, nelle parole di un adulto Asperger [la lingua inglese ha permesso all'autrice di non specificare se maschio o femmina]:


"Sono attirato innanzitutto e soprattutto dalla persona, dalle sue qualità e dalla sua personalità. Che sia un maschio o una femmina, questo non è importante per me."


il che, guarda caso, corrisponde a quello che dicono di se stesse molte donne lesbiche, e fa sì che molti Asperger si dichiarino "bisessuali" od "ambisessuali" [il "bisessuale" tradisce la preferenza per un sesso, anche se va a letto con entrambi, l'"ambisessuale" no].


Aggiungendo che l'autrice ritiene l'omosessualità [maschile] molto diffusa tra le persone Asperger, e che alcuni studiosi stanno indagando su una possibile connessione tra la Sindrome di Asperger ed il Disturbo di Disforia di Genere, questo rende di estremo interesse il libro per un'associazione LGBT come la nostra.


Non descrivo in dettaglio i criteri diagnostici della sindrome (c'è chi lo ha fatto meglio di me), ma il criterio Aspie (ovvero il pregio) citato all'inizio è l'aspetto positivo di un inconveniente altrimenti serio: le persone Asperger faticano a valutare il contesto sociale.


La tipica manifestazione di questa difficoltà è fare in pubblico quello che sarebbe da fare in privato, oppure fare la cosa giusta al momento sbagliato, o con la persona sbagliata, o senza che ella abbia acconsentito.


L'opinione più diffusa in proposito è che, mentre i bambini "neurotipi" (ovvero, "non-Asperger") sviluppano una "teoria della mente" [un modello degli stati mentali altrui, che permetta di comprenderne e prevederne sentimenti e reazioni] già a quattro anni, i bambini Asperger devono aspettare gli otto anni almeno - e non ricuperano completamente il ritardo.


Non ci sono carenze intellettive, e gli Asperger possono diventare dei veri esperti in uno specifico campo del sapere, ma il ritardo nello sviluppare una "teoria della mente" rende difficili e problematiche le loro interazioni sociali in generale, e quelle sessuali in particolare.


Non esistono valutazioni empiriche sulla prevalenza dell'omosessualità [maschile] tra gli Asperger, ma l'autrice ritiene che sia ben superiore che tra i neurotipi, in quanto nello sviluppo dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere degli Asperger prevarrebbero i fattori post-natali (che nei maschi neurotipici sarebbero invece di scarso rilievo).


Infatti, le scarse abilità sociali degli Asperger rendono loro difficile avere rapporti sociali e sessuali con i neurotipi, e tra gli Asperger pare che ci siano, se non 5 maschi per ogni femmina, addirittura 10 maschi per ogni femmina - a seconda degli studi.


Questo significa che molti maschi Asperger possono avere relazioni significative solo se omoerotiche; inoltre, gli Asperger sono fortemente abitudinari, e pertanto un'esperienza sessuale soddisfacente può improntare il loro comportamento ed orientamento futuro in misura molto maggiore che nei neurotipi.


Altri pazienti Asperger invece, grazie anche alla loro relativa insensibilità alle regole sociali, che li espone a situazioni perlomeno imbarazzanti, ma li rende anche relativamente immuni dall'eterosessismo, sviluppano un orientamento ambisessuale, in cui il sesso del partner non ha alcuna importanza, ma conta la qualità del partner e della situazione erotica. L'intesa affettiva può purtroppo contar poco nelle coppie con un Asperger, dacché la Sindrome di Asperger coarta fortemente l'affettività.


Infine, ci sono gli Asperger che sin da bambini sono certi di essere omosessuali, come capita anche a molti gay neurotipi, e che vedono lo stigma dell'omosessualità peggiorare le conseguenze sociali della loro sindrome.


Purtroppo, il pregiudizio per cui l'eterosessualità richiede un minor livello di consapevolezza dell'omosessualità o della transessualità continua a mietere vittime tra i medici che si occupano delle persone Asperger, che spesso rifiutano di prendere atto dell'orientamento non-etero dei loro pazienti, dandone invece la colpa alla sindrome. Questo ha imposto agli Asperger omo/bi/ambi-sessuali nordamericani di organizzarsi per essere presi sul serio dalla classe medica.


Per quanto riguarda l'identità di genere, gli Asperger meritano una trattazione alquanto peculiare. Per cominciare, molti Asperger cercano di assomigliare il più possibile alle persone che ammirano ed amano, con il risultato che per diversi Asperger maschi etero travestirsi da donna può diventare parte del rituale erotico - niente di male, se si trova una partner che apprezza quest'omaggio alla femminilità.


In alcune situazioni questo può essere invece controproducente - l'autrice cita il caso di una lesbica Asperger che entrò in un bar vestita da "femme" anziché da "butch" ["camionista"], come sarebbe stato adatto al suo ruolo; com'era prevedibile, le "femmes" la ignorarono, e rimediò sgradite avances dai maschietti presenti.


Gli Asperger sembrano avere un'identità personale abbastanza labile, e l'identità di genere ne risente, come mostra questo caso: un adolescente di nome Patrick decise di farsi chiamare Patricia, di vestirsi da donna e di cercare di "passare" da donna; i genitori glielo permisero in casa, ma glielo vietarono fuori - e per due anni proseguì questo scontro, finché il ragazzo non volle farsi chiamare di nuovo Patrick e smise di travestirsi e di cercare di "passare" da donna.


Indagando approfonditamente, si scoprì che non si era trattato di una "semplice" disforia di genere, bensì della reazione estrema del ragazzo alla diagnosi di Sindrome di Asperger; anche nei neurotipi il primo impulso, davanti ad una brutta notizia, è di negarla; in questo ragazzo, ed in molti Asperger, il negare il proprio nome ed il proprio genere equivaleva a negare di essere la persona a cui si applicava codesta diagnosi psichiatrica. Una volta accettata la diagnosi, diventava possibile tornare ad accettarsi con il nome ed il genere di nascita.


Passando a casi più genuini, uno studio del 2003 condotto su 488 bimbi tra i 3 ed i 12 anni seguiti in cliniche specializzate in disturbi di genere, mostrava che questi bambini avevano ridotte abilità sociali e povere interazioni con i pari - cose che si trovano anche nei disturbi autistici (la Sindrome di Asperger ne sarebbe una varietà) e che fanno sospettare all'autrice che questo non sia un caso; altri studi fanno notare che la predisposizione a preoccupazioni inusuali, le difficoltà nello sviluppo socio-affettivo e l'attaccamento ad oggetti considerati femminili si trovano sia negli autistici che nelle persone con disturbo d'identità di genere.


Come ho già scritto, non sono pochi ormai gli studiosi che indagano sui rapporti tra Sindrome di Asperger e transessualismo; uno di questi, di cui ho parlato nel mio articolo "La lesbica maschio", è Brian G. Gilmartin, che ritiene esista un collegamento tra il fenomeno che dà il nome all'articolo e la Sindrome di Asperger.


In attesa dei risultati, il "gatekeeper" [il medico che deve dare il nulla osta alla riassegnazione chirurgica del sesso] che si trovi alle prese con un Asperger che vuole cambiar sesso deve saper distinguere ciò che si può attribuire alla sola Sindrome di Asperger (come nel caso di Patrick/Patricia citato prima) da una genuina disforia di genere, probabilmente collegata alla Sindrome, ma che va trattata come problema a sé stante.


Purtroppo, come nel caso degli/delle Asperger non-etero, anche nel caso degli Asperger trans è molto facile trovare medici che riconducono sempre tutto alla sindrome, e questo ha indotto anche gli/le Asperger trans ad organizzarsi per essere pres* sul serio.


5/8 del libro sono dedicati alla descrizione della Sindrome di Asperger e della sessualità di chi ne soffre - e qui si trovano le chicche citate per le associazioni LGBT come la nostra; il resto è un programma di terapia sessuale per Asperger in 12 "workshop", che ha dimostrato la sua validità empirica, ed ha indotto l'editore a pubblicare l'edizione italiana nell'aprile 2010, un mese prima di un convegno nazionale a Roma sulla sessualità degli Asperger, alla presenza dell'autrice.


Le difficoltà principali degli Asperger sono la scarsa esperienza (perché hanno poche occasioni), che spesso si riflette in ignoranza superiore alla media (a meno che la sessualità non rientri tra gli argomenti per cui sviluppano l'interesse enciclopedico che li ha resi famosi in diversi film), un'ipersensibilità od iposensibilità in alcuni dei cinque sensi (che, quando si manifesta come ipersensibilità tattile, diventa problematica soprattutto per il gentil sesso) e, soprattutto, la limitata empatia dovuta ai loro problemi nello sviluppo di una "teoria della mente".


Le donne temono con buone ragioni il danno che può fare un uomo con scarsa empatia (ed alcuni sostengono che il famoso serial killer Jeffrey Dahmer sia un Asperger), ma scarsa empatia significa anche essere facilmente vittimizzati ed abusati, perché non si riescono a decodificare le intenzioni dell'altro. Anche questo capita agli Asperger.


Gli esercizi proposti per rendere più cosciente il partner Asperger della vita emotiva dell'altr* significativ*, e per raggiungere una maggiore intesa, sembrano ben congegnati, in quanto cercano di trasformare un compito emotivo (capire il partner) in uno cognitivo (esplorare il partner), in cui gli Asperger sono assai più abili; la loro efficacia sembra confermata da un follow-up a tre mesi, ma mi piacerebbe conoscere il parere di un Asperger.


Raffaele Ladu

Sandra R. Leiblum, Raymond C. Rosen, Principi e pratica di terapia sessuale, CIC



Sandra R. Leiblum, Raymond C. Rosen
Principi e pratica di terapia sessuale
CIC Edizioni Internazionali

Il libro è stato tradotto in italiano per iniziativa della nota sessuologa Alessandra Graziottin, e sembra fatto davvero bene. 


Quello che più interessa questa rivista non è solo la presenza di un bellissimo capitolo dedicato alle "minoranze sessuali", tra cui gay e lesbiche, ma anche il fatto che quasi tutti i capitoli sono scritti pensando anche a chi non è etero.


Due rimarchevoli eccezioni sono il capitolo sull'eiaculazione precoce e quello sulla disforia di genere. Il primo di questi due è fatto bene, e riporta pure gli esercizi consigliati per chi ne soffre, e per il suo comprensivo partner; ma nella fase 4 degli esercizi, l'organo in cui il pene deve per tempo ragionevole dimorare senza eiaculare è la vagina - la coppia gay dovrà adattare l'esercizio alle proprie peculiari esigenze.


Il capitolo sulla disforia di genere è redatto da un "gatekeeper", ovvero da un membro della Harry Benjamin International Gender Dysphoria Association, che per autorizzare le operazioni di riassegnazione del sesso usa metodi contestatissimi da molti e molte trans.


E' un vero peccato, perché in altri capitoli il libro si rivela molto innovativo, e chi scrive queste note lo ha potuto apprezzare particolarmente nel capitolo dedicato all'eiaculazione ritardata, più comune tra i gay attivi che praticano il sesso anale che tra gli aficionados della penetrazione vaginale.


E' un disturbo considerato tanto raro che Bernard Apfelbaum, l'autore di questo capitolo, dice che è difficile trovare abbastanza pazienti per studiarlo in modo serio, e da impedire a molti medici di formulare ipotesi teoriche implausibili e consigliare cure controproducenti.


In questo capitolo, sembra che il pericolo sia stato scongiurato, anche se resta sempre un disturbo non facile.


In tutti i capitoli, viene sempre e comunque ricordato che la maggior parte dei disturbi sessuali ha sia cause organiche che psicologiche e relazionali - anche quando il rimedio sembra a portata di mano e chiamarsi Viagra o Cialis, conviene sempre svolgere un'indagine a tutto campo per la miglior soddisfazione dei pazienti.


Raffaele Ladu