Isabelle Hénault, Sindrome di Asperger e sessualità. Dalla pubertà all'età adulta, Lem libraria 2010

Isabelle Hénault
Sindrome di Asperger e sessualità.
Dalla pubertà all'età adulta
Lem libraria 2010

Le persone affette dalla Sindrome di Asperger, quando devono descrivere i propri pregi, cominciano con il dire di se stesse:


"Le interazioni sociali sono basate sulla relazione autentica con l'altro. La persona non ricorre né al giudizio né ai pregiudizi sessisti o culturali nelle relazioni interpersonali."


Uno dei possibili corollari dell'affermazione è, nelle parole di un adulto Asperger [la lingua inglese ha permesso all'autrice di non specificare se maschio o femmina]:


"Sono attirato innanzitutto e soprattutto dalla persona, dalle sue qualità e dalla sua personalità. Che sia un maschio o una femmina, questo non è importante per me."


il che, guarda caso, corrisponde a quello che dicono di se stesse molte donne lesbiche, e fa sì che molti Asperger si dichiarino "bisessuali" od "ambisessuali" [il "bisessuale" tradisce la preferenza per un sesso, anche se va a letto con entrambi, l'"ambisessuale" no].


Aggiungendo che l'autrice ritiene l'omosessualità [maschile] molto diffusa tra le persone Asperger, e che alcuni studiosi stanno indagando su una possibile connessione tra la Sindrome di Asperger ed il Disturbo di Disforia di Genere, questo rende di estremo interesse il libro per un'associazione LGBT come la nostra.


Non descrivo in dettaglio i criteri diagnostici della sindrome (c'è chi lo ha fatto meglio di me), ma il criterio Aspie (ovvero il pregio) citato all'inizio è l'aspetto positivo di un inconveniente altrimenti serio: le persone Asperger faticano a valutare il contesto sociale.


La tipica manifestazione di questa difficoltà è fare in pubblico quello che sarebbe da fare in privato, oppure fare la cosa giusta al momento sbagliato, o con la persona sbagliata, o senza che ella abbia acconsentito.


L'opinione più diffusa in proposito è che, mentre i bambini "neurotipi" (ovvero, "non-Asperger") sviluppano una "teoria della mente" [un modello degli stati mentali altrui, che permetta di comprenderne e prevederne sentimenti e reazioni] già a quattro anni, i bambini Asperger devono aspettare gli otto anni almeno - e non ricuperano completamente il ritardo.


Non ci sono carenze intellettive, e gli Asperger possono diventare dei veri esperti in uno specifico campo del sapere, ma il ritardo nello sviluppare una "teoria della mente" rende difficili e problematiche le loro interazioni sociali in generale, e quelle sessuali in particolare.


Non esistono valutazioni empiriche sulla prevalenza dell'omosessualità [maschile] tra gli Asperger, ma l'autrice ritiene che sia ben superiore che tra i neurotipi, in quanto nello sviluppo dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere degli Asperger prevarrebbero i fattori post-natali (che nei maschi neurotipici sarebbero invece di scarso rilievo).


Infatti, le scarse abilità sociali degli Asperger rendono loro difficile avere rapporti sociali e sessuali con i neurotipi, e tra gli Asperger pare che ci siano, se non 5 maschi per ogni femmina, addirittura 10 maschi per ogni femmina - a seconda degli studi.


Questo significa che molti maschi Asperger possono avere relazioni significative solo se omoerotiche; inoltre, gli Asperger sono fortemente abitudinari, e pertanto un'esperienza sessuale soddisfacente può improntare il loro comportamento ed orientamento futuro in misura molto maggiore che nei neurotipi.


Altri pazienti Asperger invece, grazie anche alla loro relativa insensibilità alle regole sociali, che li espone a situazioni perlomeno imbarazzanti, ma li rende anche relativamente immuni dall'eterosessismo, sviluppano un orientamento ambisessuale, in cui il sesso del partner non ha alcuna importanza, ma conta la qualità del partner e della situazione erotica. L'intesa affettiva può purtroppo contar poco nelle coppie con un Asperger, dacché la Sindrome di Asperger coarta fortemente l'affettività.


Infine, ci sono gli Asperger che sin da bambini sono certi di essere omosessuali, come capita anche a molti gay neurotipi, e che vedono lo stigma dell'omosessualità peggiorare le conseguenze sociali della loro sindrome.


Purtroppo, il pregiudizio per cui l'eterosessualità richiede un minor livello di consapevolezza dell'omosessualità o della transessualità continua a mietere vittime tra i medici che si occupano delle persone Asperger, che spesso rifiutano di prendere atto dell'orientamento non-etero dei loro pazienti, dandone invece la colpa alla sindrome. Questo ha imposto agli Asperger omo/bi/ambi-sessuali nordamericani di organizzarsi per essere presi sul serio dalla classe medica.


Per quanto riguarda l'identità di genere, gli Asperger meritano una trattazione alquanto peculiare. Per cominciare, molti Asperger cercano di assomigliare il più possibile alle persone che ammirano ed amano, con il risultato che per diversi Asperger maschi etero travestirsi da donna può diventare parte del rituale erotico - niente di male, se si trova una partner che apprezza quest'omaggio alla femminilità.


In alcune situazioni questo può essere invece controproducente - l'autrice cita il caso di una lesbica Asperger che entrò in un bar vestita da "femme" anziché da "butch" ["camionista"], come sarebbe stato adatto al suo ruolo; com'era prevedibile, le "femmes" la ignorarono, e rimediò sgradite avances dai maschietti presenti.


Gli Asperger sembrano avere un'identità personale abbastanza labile, e l'identità di genere ne risente, come mostra questo caso: un adolescente di nome Patrick decise di farsi chiamare Patricia, di vestirsi da donna e di cercare di "passare" da donna; i genitori glielo permisero in casa, ma glielo vietarono fuori - e per due anni proseguì questo scontro, finché il ragazzo non volle farsi chiamare di nuovo Patrick e smise di travestirsi e di cercare di "passare" da donna.


Indagando approfonditamente, si scoprì che non si era trattato di una "semplice" disforia di genere, bensì della reazione estrema del ragazzo alla diagnosi di Sindrome di Asperger; anche nei neurotipi il primo impulso, davanti ad una brutta notizia, è di negarla; in questo ragazzo, ed in molti Asperger, il negare il proprio nome ed il proprio genere equivaleva a negare di essere la persona a cui si applicava codesta diagnosi psichiatrica. Una volta accettata la diagnosi, diventava possibile tornare ad accettarsi con il nome ed il genere di nascita.


Passando a casi più genuini, uno studio del 2003 condotto su 488 bimbi tra i 3 ed i 12 anni seguiti in cliniche specializzate in disturbi di genere, mostrava che questi bambini avevano ridotte abilità sociali e povere interazioni con i pari - cose che si trovano anche nei disturbi autistici (la Sindrome di Asperger ne sarebbe una varietà) e che fanno sospettare all'autrice che questo non sia un caso; altri studi fanno notare che la predisposizione a preoccupazioni inusuali, le difficoltà nello sviluppo socio-affettivo e l'attaccamento ad oggetti considerati femminili si trovano sia negli autistici che nelle persone con disturbo d'identità di genere.


Come ho già scritto, non sono pochi ormai gli studiosi che indagano sui rapporti tra Sindrome di Asperger e transessualismo; uno di questi, di cui ho parlato nel mio articolo "La lesbica maschio", è Brian G. Gilmartin, che ritiene esista un collegamento tra il fenomeno che dà il nome all'articolo e la Sindrome di Asperger.


In attesa dei risultati, il "gatekeeper" [il medico che deve dare il nulla osta alla riassegnazione chirurgica del sesso] che si trovi alle prese con un Asperger che vuole cambiar sesso deve saper distinguere ciò che si può attribuire alla sola Sindrome di Asperger (come nel caso di Patrick/Patricia citato prima) da una genuina disforia di genere, probabilmente collegata alla Sindrome, ma che va trattata come problema a sé stante.


Purtroppo, come nel caso degli/delle Asperger non-etero, anche nel caso degli Asperger trans è molto facile trovare medici che riconducono sempre tutto alla sindrome, e questo ha indotto anche gli/le Asperger trans ad organizzarsi per essere pres* sul serio.


5/8 del libro sono dedicati alla descrizione della Sindrome di Asperger e della sessualità di chi ne soffre - e qui si trovano le chicche citate per le associazioni LGBT come la nostra; il resto è un programma di terapia sessuale per Asperger in 12 "workshop", che ha dimostrato la sua validità empirica, ed ha indotto l'editore a pubblicare l'edizione italiana nell'aprile 2010, un mese prima di un convegno nazionale a Roma sulla sessualità degli Asperger, alla presenza dell'autrice.


Le difficoltà principali degli Asperger sono la scarsa esperienza (perché hanno poche occasioni), che spesso si riflette in ignoranza superiore alla media (a meno che la sessualità non rientri tra gli argomenti per cui sviluppano l'interesse enciclopedico che li ha resi famosi in diversi film), un'ipersensibilità od iposensibilità in alcuni dei cinque sensi (che, quando si manifesta come ipersensibilità tattile, diventa problematica soprattutto per il gentil sesso) e, soprattutto, la limitata empatia dovuta ai loro problemi nello sviluppo di una "teoria della mente".


Le donne temono con buone ragioni il danno che può fare un uomo con scarsa empatia (ed alcuni sostengono che il famoso serial killer Jeffrey Dahmer sia un Asperger), ma scarsa empatia significa anche essere facilmente vittimizzati ed abusati, perché non si riescono a decodificare le intenzioni dell'altro. Anche questo capita agli Asperger.


Gli esercizi proposti per rendere più cosciente il partner Asperger della vita emotiva dell'altr* significativ*, e per raggiungere una maggiore intesa, sembrano ben congegnati, in quanto cercano di trasformare un compito emotivo (capire il partner) in uno cognitivo (esplorare il partner), in cui gli Asperger sono assai più abili; la loro efficacia sembra confermata da un follow-up a tre mesi, ma mi piacerebbe conoscere il parere di un Asperger.


Raffaele Ladu