La lesbica maschio - risposta di Mirella Izzo

Beh... credo che il 99% delle transgender lesbiche abbia avuto un passato che l'autore chiama "lesbiche maschio". Sicuramente io ne avevo tutti i "sintomi" in età pre consapevolezza.

Neppure desideravo la transizione perché la concepivo allo stesso modo in cui si potrebbe concepire il viaggio nel tempo. Lontana, pericolosa. Pericolosa perché in una società dove a malapena si comprende cosa sia essere transgender, la paura di una vita di totale solitudine, se transizionando ci si dichiara lesbica diventa enorme, sesquipedale, apparentemente insormontabile. Nel migliore dei casi questi "lesbiche maschio" semplicemente rimuovono ogni pensiero di transizione dalle proprie possibilità concrete. Ho sempre pensato che molti suicidi maschili e adulti apparentemente inspiegabili (uomini sposati felicemente, con un buon lavoro, apprezzati ecc. ecc. che improvvisamente si tolgono la vita pur avendo avuto fino a pochi minuti prima una vita affettiva piena e felice) siano proprio questi "lesbiche maschio" che improvvisamente si rendono conto di non sopportare più la situazione e quindi diventano consapevoli che la soluzione sta proprio in ciò che avevano rimosso per una vita, oppure, "lesbiche maschio" più consapevoli della propria situazione e che credono di poterla gestire costruendosi relazioni etero felici per poter sfogare la propria femminilità nella propria compagna che diventa la proiezione femminile di sè...

Leggere la realtà degli o delle lesbiche maschio semplicemnente verificandone l'esistenza non è sufficiente, a mio parere. Bisogna capire perché esistono e quale il disagio che le accompagna.

Conosco alcune "lesbiche maschio" che però sono donne lesbiche che adorano ogni aspetto e stereotipo della mascolinità (dagli interessi, hobby al tipo di relazioni che instaurano) ma preferiscono essere lesbiche che uomini trans etero.

Il punto è che la transizione è una rivoluzione interiore al di là della portata umana.

Non si cambia stile di vita, non si abbandona il lavoro per un monastero o viceversa... non si cambia orientamento sessuale, non si FA proprio niente. Si cambia l'essere e quello che lo rappresenta in ambito di genere (il proprio corpo che è vissuto come l'identità della persona). Non è riempirsi di piercing o tatuaggi sotto i quali ci sei sempre tu. E' diventare un'altra persona pur sapendo che sei la stessa. Ricordo quante volte - a metà transizione - mi prendevano per la sorella di me (al maschile)... 

Poi anche quell'identificazione è sparita (con mia felicità)... ma la percezione di chi ti conosceva prima e non ti abbandona nella transizione (vere rarità) comporta una rivoluzione cerebrale (ancor prima che mentale) imponente. E come ti percepiscono gli altri è lo specchio in cui chi transiziona si vede e può venir travolto.

Lesbiche maschio o l'infinità di identità che si assumono per non affrontar la transizione (il dykismo lesbico, la frociaggine gay, o l'eterosessualità mascherata, quando si è in realtà uomini o donne gay)?

Perché l'infanzia delle sole lesbiche dyke assomiglia così tanto a quella dei trans FtM? 

Quante forme parziali può assumere il bisogno di sentirsi nelle vesti dell'altro genere? infinite. Sono tutte forme di ripiego? Non credo ma all'interno di lesbiche dyke, gay effemminati, etero "lesbiche maschi", ecc. non si nasconodono poch* trans mancat*...

IMHO

Mirella Izzo