L'egoismo della famiglia


Sto leggendo il libro Sex after Fascism : Memory and Morality in Twentieth-Century Germany / Dagmar Herzog. – Princeton : Princeton University Press, 2005, che tratta della sessualità in Germania dal regime nazista ad oggi.

Alle pagine 59-60 l’autrice Dagmar Herzog scrive:
Infatti, la storica Gudrun Schwartz ha espresso costernazione per il contrasto tra la facilità con cui i nazisti riuscirono a rendere appetibili alla popolazione le loro politiche antiebraiche e le difficoltà che sembrano avere incontrato nel convincere la maggior parte dei tedeschi che il matrimonio e la fedeltà coniugale erano ideali antiquati.
Temo che la spiegazione sia semplicemente elementare: la morale sessuale delle religioni abramitiche rappresenta “l’egoismo della famiglia”, che potrebbe essere frantumata dalla libertà sessuale delle donne (che farebbe nascere dei dubbi sulla paternità della generazione successiva) e dal non generare (che negherebbe alla famiglia un futuro).

La politica sessuale e razziale nazista voleva aumentare la fecondità degli individui superiori (tipicamente, gli ariani), sterilizzare gli inferiori, e sopprimere i nemici del “Volk” di cui il regime si era dichiarato rappresentante – gli ebrei rientravano nell’ultima categoria; i gerarchi nazisti erano conseguenti: se si volevano più figli, occorreva più sesso (eterosessuale!), e per loro l’unica cosa che contava erano le qualità genetiche dei possibili genitori.

Un esempio di questa concezione l’ha data il discorso di Himmler sull’omosessualità che abbiamo pubblicato qui, in cui si trova questo brano:
Fatte tutte queste considerazioni, non ci si deve scordare che la Germania è purtroppo diventata un paese urbanizzato per due terzi. Il villaggio non conosce problema alcuno. Il villaggio ha una soluzione sana e naturale di tutti questi problemi. Là, malgrado il pastore e la morale cristiana, malgrado un sentimento religioso che si mantiene da secoli, il giovanotto va a bussare alla finestra della sua bella. Così si risolve il problema. Certo, ci sono dei figli illegittimi, alcune persone che nel villaggio si agitano; ed il pastore è contento di avere un nuovo argomento per il sermone. I ragazzi fanno esattamente come in passato e - non vi lasciate imbrogliare - come nei tempi più antichi della nostra storia. Tutta la teoria inventata per favorire la causa secondo cui la ragazza tedesca, se ha la sventura di non sposarsi che a ventisei o trent'anni, ha vissuto come una monaca fino a quell'età, è una favola. Di contro, le leggi sul sangue erano rigorose: nessun ragazzo e nessuna ragazza si dovevano compromettere con un sangue di minor valore. La severità a questo proposito era estrema. E si era altrettanto severi su un'altra cosa: la donna infedele era punita con la morte, perché un sangue straniero rischiava di entrare nella famiglia. 
Tutto questo era naturale a quell'epoca, l'ordine era sano e ragionevole, andava nel senso delle leggi naturali, e non in senso inverso come oggi.
Il discorso è del Febbraio 1937, ma nell’Ottobre 1938 Himmler emanò un ordine controfirmato da Hitler alle SS ed alla Polizia (era il capo di entrambe), citato alla pagina 51 del libro di Dagmar Herzog:
Aldilà dei limiti delle leggi e dei costumi borghesi, forse altrimenti tuttora necessari, ci sarà inoltre anche al di fuori del matrimonio un’importante responsabilità per le donne tedesche e le ragazze di buon sangue, da non prendere alla leggera, ma invece con profonda gravità, cioè il diventare le madri dei figli dei soldati che stanno andando al fronte e di cui solo il destino sa se torneranno o cadranno in battaglia per la Germania.
Questa politica sessual-razziale nazista andava ovviamente contro “l’egoismo della famiglia”, perché la maggior parte dei tedeschi vedeva nella famiglia e nei figli di cui erano sicuri di essere i padri la loro assicurazione per il futuro, anche se il regime aveva ben altre idee.

Gli ebrei non erano invece l’assicurazione sul futuro di nessuno che non fosse dei loro – se “l’egoismo della famiglia” è un sentimento elementare, ci vuole una bella sofisticazione mentale per capire che chi lascia che un regime politico tratti delle persone come “senza valore”, autorizza quel regime a trattare anche lui come “senza valore”.

Oltretutto, va detto che il regime nazista era un maestro nel lanciare il sasso e nascondere il braccio: accusava gli ebrei di essere nemici della famiglia, di propagare la dissolutezza, la contraccezione, il libero amore, l’aborto e la pederastia – ma, salvo l’aborto e l’omosessualità (contro i quali operava un’apposito ufficio della Gestapo), tutte queste cose le facevano anche i nazisti.

Oltretutto, anche i nazisti sapevano fare quello che fanno alcuni autori pornografici (no, io ho un altro stile :-)): riempire un’opera di scene di sesso fingendo però disgusto, condanna morale, deprecazione, invettive contro il depravato che può essersi messo in testa ed aver messo su carta o celluloide queste cose – il risultato è che il lettore è stuzzicato comunque, ma l'autore si lava però la coscienza; alcune delle pubblicazioni naziste mostrate da Dagmar Herzog facevano dei confronti abbastanza ridicoli del genere: “Guardate il nudo indecente che presentavano gli ebrei nei loro spettacoli” (seguivano le foto), e poi: “Guardate il nudo schietto e naturale di cui sono capaci le donne tedesche grazie a noi!” (seguivano altrettante foto).

Nudi femminili nazisti
Fu notato che il soggetto più ritratto dagli artisti nazisti, dopo i paesaggi, erano i nudi femminili (ma non mancavano i maschietti, aggiungo io, ritratti in modo più … realistico che nella statuaria greca, anche se si dava ad intendere che dovevano essere visti non in modo lascivo, ma come incarnazione di una bellezza ideale) – e non era un caso, ma un modo per attizzare sessualmente i tedeschi.

Nudi maschili nazisti
Sui pettegolezzi che giravano durante il regime sulla promiscuità praticamente imposta nelle organizzazioni giovanili naziste, basti riferire quello che disse la figlia di Otto Klemperer, che disse di aver visto in un ospedale nazista tante giovinette quattordicenni o gravide o con la gonorrea – ed un parente di Klemperer vietò decisamente alla figlia di entrare in una di codeste organizzazioni.

Da secoli era attribuita agli ebrei una sessualità anormale e pericolosa pure per gli “ariani”, ed i nazisti approfittarono di questo pregiudizio per stimolare l’odio contro di loro; in ogni caso, secondo Dagmar Herzog, se negli anni '50 la Germania Federale divenne un paese abbastanza puritano, fu anche per reazione al nazismo – il tedesco maschio o femmina faceva della sua morigeratezza una sorta di dichiarazione di antifascismo.

Invece, nel 1946 il Reader's Digest aveva dovuto osservare che i soldati americani maschi che avevano liberato l'Europa, ad ovest del Reno dovevano tirar fuori il portafoglio prima di una parte del corpo, ad est ... potevano presentarsi a mani vuote - il nazismo aveva insegnato alle donne tedesche a soddisfare i loro appetiti, e specialmente con gli aitanti maschietti in divisa.

Se vogliamo trovare la differenza tra Max Marcuse (un sessuologo ebreo della Germania di Weimar che proclamò quello che molti non hanno ancora capito, ovvero che “scopo dell’attività sessuale è il piacere”, e sarebbe stato particolarmente vituperato dai nazisti perché ricordava a chi non voleva procreare che non esiste solo la vagina) ed Adolph Hitler, che diceva che se lui voleva che un soldato morisse senza condizioni, doveva permettergli di amare senza condizioni, possiamo dire che per Marcuse il piacere delle persone era la cosa importante, mentre per Hitler era capitale la generazione di ariani di prima qualità. Ambedue volevano rendere il sesso più facile e piacevole, ma per ben diversi fini.

Raffaele Ladu