Gli omosessuali negli anni '50 del XX Secolo

Gli anni '50 dello scorso secolo furono uno dei tanti periodi particolarmente bui e terribili per gay e lesbiche nel mondo.

Joseph MacCarthy
Probabilmente non erano bastati i campi di concentramento nazisti che avevano eliminato migliaia di omosesessuali, nel dopoguerra, il silenzio e nuove discriminazioni fecero il resto. La guerra fredda era cominciata e negli Stati Uniti un senatore repubblicano di nome Joseph MacCarthy (1908 -1957), iniziò una furibonda "caccia alle streghe" contro tutti quelli che lui e il suo staff consideravano "nemici dell'america".

Migliaia di persone furono perseguitate, minacciate, fatte licenziare dai posti di lavoro, arrestate, uccise, fatte suicidare o costrette all'espatrio. Non solo i comunisti (così venivano definiti tutti), ma anche socialisti, liberali, pacifisti, anarchici, liberi pensatori, attivisti per i diritti civili degli afroamericani, ebrei (1), e anche moltissimi omosessuali.

La macchina repressiva Maccartista si scatenò soprattutto nel mondo della cultura, nell'ambiente dell'università e dell'educazione, nel cinema, nel teatro, nella televisione e nei giornali. Ad Hollywood ci fu un vero e proprio repulisti, tanto che molte Major andarono vicino alla chiusura. Vittime del Maccartismo (così veniva definito il periodo di repressione inaugurato dal Sen. MacCarthy), furono anche persone note, come Albert Einstein e Charlie Chaplin.

Anche in Europa, gli anni '50 non furono certo un bel periodo per gli omosessuali, a parte qualche piccola isola felice; In Spagna la repressione franchista continuava inesorabile la sua opera di repressione, non solo contro i dissidenti politici, ma anche contro i gay ( documentata da molta bibliografia e filmografia come: El muro Rosa ), In Germania continuava a restare in vigore il famigerato Paragraph 175 mentre in Inghilterra c'erano diverse leggi contro i gay, alcune cancellate definitivamente solo a ridosso del 21 secolo.

"Crucifix", di Elisabeth Orson Wallen
In Italia non esistevano leggi antiomosessuali, ma l'omofobia era diffusissima e gli omosessuali vivevano nel terrore di essere scoperti. La Chiesa cattolica esercitava una forte pressione di controllo sociale e nessuno dei principali partiti politici intendeva occuparsi delle persone omosessuali in maniera positiva ed antidiscriminatoria fino agli anni '70-80.

Ci furono addirittura proposte di legge che volevano introdurre anche in Italia il "reato di omosessualità", per fortuna rimaste poi nel cassetto. L'omosessualità veniva spesso usata come pretesto per denigrare o allontanare qualcuno da un partito, come nel caso di Pasolini dal PCI.

Palmiro Togliatti
E' in questo contesto, che vogliamo citare anche la recente intervista di Rosario Crocetta (PD) -Sindaco di Gela, a "Klauscondicio" di Klaus Davi sull'omofobia di Palmiro Togliatti, come riportato anche su un articolo di Gaynews: "Togliatti? Era fascista con gli omosessuali.

Zeno Menegazzi






(1) Non sono in molti, al di fuori dei diretti interessati, a sapere che l'azione di Joseph MacCarthy finì per danneggiare notevolmente gli ebrei americani. Un interessante articolo sull'argomento, però velatamente antisemita (l'autore è un conservatore che ritiene che gli ebrei non possano che andare contro le politiche che egli propugna - non gli viene in mente che ogni persona ha la sua testa, e non è detto che le sue scelte politiche siano fatte per lealtà etnica o religiosa), è questo.

Ofir Akunis
La cosa è balzata agli occhi però quando un cretino che fa anche il deputato alla Knesset (il parlamento israeliano) per il Likud, Ofir Akunis (sito Knesset, sito personale, Wikipedia), che si è distinto per aver caldeggiato una proposta di legge che limitava i finanziamenti stranieri alle organizzazioni non-governative israeliane (le quali fanno un lavoro egregio documentando i disastri che provoca l'occupazione sia ai palestinesi che alla fragile democrazia israeliana), ha dichiarato in una trasmissione televisiva israeliana il 4 dicembre 2011, secondo quest'articolo di Haaretz (l'equivalente israeliano de "la Repubblica"), che MacCarthy "aveva ragione in ogni parola".

Lui ha cercato poi di ritrattare precisando che MacCarthy aveva ragione quando parlava del pericolo dell'infiltrazione di agenti sovietici negli USA (in realtà le spie sovietiche in America furono più abili che numerose, e non c'era motivo di trasformare il controspionaggio in un'isteria di massa) - ma viene il sospetto che lo abbia fatto solo quando sono arrivate telefonate ed e-mail inviperite da parte di ebrei americani, magari di destra e sostenitori del Likud, ma che sapevano per esperienza diretta, dei loro genitori, e dei loro nonni quanto danno agli ebrei avesse recato il maccartismo.

Curioso: quando si tratta di antisemitismo, gli ebrei hanno una memoria di elefante non inferiore a quella dei gay quando si tratta di omofobia - ma questo cretino l'ha proprio formattata! E non è l'unico.

Nota in calce di Raffaele Ladu

Ontologia e genere

Uno dei libri della nostra biblioteca è:
Era stato acquistato perché l'ontologia è la branca della filosofia che si occupa della struttura della realtà, perciò (anche nella versione ingenua di chi non l'ha mai studiata) è alla base di ogni tentativo di organizzare la conoscenza, ed approfondirla è quindi indispensabile per ogni bibliotecario ed anche per ogni informatico.

Il libro da una parte affronta la storia della disciplina, da Parmenide fino a Quine ed ai contemporanei, dall'altra mostra come l'ontologia non sia solo una disciplina filosofica, ma anche una scienza applicata, che aiuta a migliorare le classificazioni che si fanno della realtà (un problema pressante non solo per i bibliotecari, ma anche per i biologi, ad esempio) ed anche a mettere in relazione classificazioni nate indipendentemente le une dalle altre (problema importante non solo per gli informatici che  devono unire dati tratti da diversi database, ma anche ad esempio per gli studiosi di diritto comparato, i quali sanno per dolorosa esperienza quanto spesso "tradurre" equivalga a "tradire").

Il libro è una raccolta di saggi, ed uno di quelli che si è riservato il curatore, Maurizio Ferraris (1956-vivente), è d'interesse LGBTQI, in quanto permette di inquadrare validamente la categoria di "genere".

Parmenide secondo Raffaello
Il saggio si intitola "Scienze sociali" ed è alle pagine 475-489 del volume; in esso Maurizio Ferraris riassume la sua personale ontologia, che divide la realtà in:
  1. Oggetti fisici;
  2. Oggetti ideali;
  3. Oggetti sociali.
Gli oggetti fisici sono durevoli (ma non eterni), ed occupano una porzione dello spazio-tempo; un esempio ovvio è un edificio, che dal momento della sua costruzione a quello della sua distruzione occupa una porzione di suolo ed un volume nello spazio - e cosa importante da ricordare è che ogni oggetto fisico esiste indipendentemente dalle persone che entrano in relazione con esso: un edificio continua ad esistere anche se si trova su un'isola deserta di cui si è perso il ricordo e di cui nessuno stato rivendica la sovranità, e nessuna persona di quell'edificio rivendica la proprietà.

Gli oggetti ideali (nella concezione di Maurizio Ferraris - io non la condivido del tutto) sono eterni, ma immateriali: non occupano spazio, ma come gli oggetti fisici esistono indipendentemente da chi li pensa. Un esempio interessante è il Teorema di Pitagora: esso esisteva da prima che fosse dimostrato, e continuerà ad esistere anche qualora fosse dimenticato (1).

Il caso più controverso è dato dagli oggetti sociali; l'ontologia di Maurizio Ferraris si ispira nel trattarli a John R. Searle (1932-vivente; di lui abbiamo Creare il mondo sociale : La struttura della civiltà umana [Raffaello Cortina Editore, Biblioteca Oberon]) ed a Jacques Derrida (1930-2004; di lui purtroppo non abbiamo nulla, ma vedremo di rimediare presto), ed attribuisce loro queste caratteristiche: sono durevoli (ma non eterni), la loro esistenza dipende dalle persone che ne riconoscono la validità, ed occupano una porzione dello spazio-tempo non determinata a priori.

Il modo più facile di parlarne è ricorrere ad un esempio; un semplice caso è quello dell'opera dell'ingegno: essa nasce nel momento in cui viene composta, presuppone un lettore (od un ascoltatore, od uno spettatore), e può esistere in varie forme: cartacea, elettronica, microfilmata, sotto forma di iscrizione, di film, di audiolibro, ecc., ognuna delle quali occupa una porzione dello spazio-tempo - anche nel caso ormai raro in cui si tramandi solo oralmente, in quanto chi la recita deve comunque averne la traccia neurale nel cervello.

Maurizio Ferraris
Ma il caso che più ci interessa (il solo di cui parla Maurizio Ferraris) è quello di un'istituzione sociale, come ad esempio il matrimonio: esso è durevole (anche se non più indissolubile), la sua esistenza dipende dal riconoscimento sociale, e nella nostra cultura è creato da un atto solenne, cioè da un documento scritto redatto secondo particolari formalità in una cerimonia condotta ad un pubblico ufficiale.

In altre culture (come nell'antica Roma, nel mondo cattolico prima del Concilio di Trento e tuttora in alcuni stati USA) non è obbligatorio l'atto scritto per un matrimonio, ed una coppia che si comporta come se fosse regolarmente sposata la si considera regolarmente sposata - ciò non vuol dire che non esista il "documento": vuol dire che esso è dato dalle tracce neurali nei cervelli dei due coniugi e di tutti coloro che li (ri)conoscono come coppia coniugata.

Jacques Derrida
Lo stesso Maurizio Ferraris dice che la sua ontologia degli oggetti sociali si risolve in una "documentalità" (sulla falsariga della filosofia di Jacques Derrida, per cui "Nulla è fuori dal testo"), ovvero una scienza della trattazione dei documenti che sono il substrato fisico degli oggetti sociali; che un oggetto sociale possa avere diversi substrati intercambiabili è più evidente quando si parla non del matrimonio, ma del denaro: esso può esistere sotto forma di conchiglia, di moneta di metallo prezioso, di banconota, di assegno, di carta prepagata, di saldo di un conto corrente od un libretto di risparmio, eccetera.

L'interesse LGBTQI per questa trattazione si condensa nella domanda: il genere è un oggetto fisico, ideale o sociale?

Il genere non è un oggetto fisico, perché non è riconducibile a nessuna conformazione corporea, come provano le persone intersessuali (vedi qui le considerazioni in proposito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che afferma esplicitamente che "il genere, tipicamente descritto in termini di mascolinità e femminilità, è una costruzione sociale che varia tra le diverse culture e nel tempo"); resta il dubbio (anche se l'OMS ha già ipotecato la risposta) se sia un oggetto ideale o sociale.

Se il genere fosse un oggetto ideale, dovrebbe essere eterno ed indipendente da tutti gli individui - dovrebbero esistere maschi e femmine astratti anche se non esistessero esseri biologici, e credo che nessun biologo sosterrebbe mai questo (certo non l'Organizzazione Mondiale della Sanità - rileggete quest'articolo): questi ricorderebbe invece che per convenzione si definiscono "maschio" il membro di una specie che produce la cellula germinale più piccola e mobile (nel caso umano, lo spermatozoo), e "femmina" quello che produce la cellula germinale più grande ed immobile (nel caso umano, l'ovulo).

Inoltre, oltre alle specie "monoiche" od "ermafrodite", in cui il medesimo individuo produce gameti di ambo i tipi, esistono specie "isogame", in cui tutti i membri producono cellule germinali delle medesime dimensioni, ed in cui non si parla di "sesso" o "genere", ma tuttalpiù di "mating type = tipo sessuale".

Ermafrodito
Per i micologi (gli studiosi dei funghi, che dal 1817 sono considerati un regno a sé stante, indipendente dalle piante, dagli animali, e da altri regni ancora) l'argomento dei mating types è sconfinato, e costoro hanno notato che:
  • in alcune specie ce n'è uno solo, e chiunque può riprodursi con chiunque;
  • in altre specie se ne sono riscontrati migliaia;
  • in molte specie ce ne sono solo due - ma non è detto che siano permanenti: nei lieviti si è riscontrato il "mating type switch", ovvero in una coltura in cui è presente un solo mating type alcuni individui passano al mating type complementare, consentendo così la riproduzione sessuata, creando una situazione affine a quella dell'ermafroditismo successivo di molti pesci.
L'autore biblico, quando ha scritto "Wa-yyivra Elohim et ha-adam b:-tzalmo, b:-tzelem Elohim bara oto, zakhar u-n:qevah bara otam = Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina" (Genesi 1:27 -  traduzione della Nuova Riveduta) si riferiva prudentemente solo all'uomo, ma non è biologicamente pensabile che l'uomo sia così diverso dal resto dei viventi da rendere il sesso ed il genere di nascita costitutivi della sua identità in un modo che per essi non vale.

rav Samson Raphael Hirsch
Rav Samson Raphael Hirsch (1808-1888) era digiuno di biologia, e commise l'errore di scrivere (così riassume lo Stone Chumash, ad loc.), che, sebbene tutte le creature viventi fossero state create maschio e femmina [questo è l'errore], il fatto era esplicitato soltanto nel caso degli esseri umani, per rimarcare che ambo i sessi erano stati creati da Dio a Sua immagine.

L'errore di biologia manifesta comunque una corretta premessa di metodo: quando si tratta di sesso e genere, l'uomo non può essere diverso dal resto dei viventi.

E la possibilità di interpretare letteralmente Genesi 1:27 è uguale a quella di interpretare altrettanto letteralmente Giosué 10:12: "Shemesh, be-Giv3on dom, we-yarea7, be-3emeq Ayyalon = Sole, fermati su Gabaon, e tu, luna, sulla valle di Aialon" [traduzione Nuova Riveduta].

Resta la possibilità che il genere sia un oggetto sociale, come la cittadinanza, il titolo di studio, lo stato di famiglia, l'appartenenza etnica o religiosa, la lingua parlata, eccetera.

Anche una cosa che sembra un oggetto fisico come la "razza" è un oggetto sociale - e se ne rendevano perfettamente conto anche gli autori delle leggi razziali fasciste, che giudicavano una persona ariana o non ariana anche sulla base di dati sociali e culturali, non solo somatici o genealogici (vedi La legge della razza : Strategie e luoghi del discorso giuridico fascista / Silvia Falconieri. - Bologna : il Mulino, 2011 [il Mulino, Biblioteca Oberon]) - con ciò prevenendo le obiezioni più elementari degli antirazzisti (i quali hanno ovviamente ragione, ma non devono sottovalutare l'intelligenza dell'avversario).

Il concetto di genere è altrettanto ingannevole: sembra evidente il suo correlato fisico, ma ad un esame attento (come quello che ho abbozzato) si scopre che trattarlo come un oggetto fisico porta a delle contraddizioni insolubili - e si è obbligati a riconoscerlo come oggetto sociale.

Più interessante, anche se esula dal discorso strettamente LGBTQI, è questa domanda: Dio, che oggetto è?

L'ontologia dell'Eterno non è un argomento facile, e sarebbe di competenza della teologia; qui posso dire che, ad adottare la tripartizione di Maurizio Ferraris, è possibile giungere a risultati inattesi.

Che Dio non sia un oggetto fisico, sembra assodato in tutti i tre monoteismi (diciamo che è stato il loro merito principale l'averlo chiarito), anche se c'è stato chi, prima che Maimonide affermasse che tutte le allusioni bibliche al corpo di Dio (come ad esempio in Salmo 136.12: "Be-yad 7azaqah u-vi-z:ro3a n:tuyah = Con mano potente e braccio teso" [Nuova Riveduta]) sono metafore, scrisse un trattato mistico intitolato "Shi3ur Qomah = La misura della statura" in cui si descriveva il Suo corpo attribuendo ad ogni sua parte proporzioni stellari - lo si può leggere sul web oppure nel libro Mistica ebraica : Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo / A cura di Giulio Busi ed Elena Loewenthal. - Torino : Einaudi, 1995 (Einaudi).

Si avverte che il testo è importante per lo storico delle idee, ma alcuni studiosi hanno osservato che la paradossale immensità del corpo divino ivi descritto potrebbe essere una velata riduzione all'assurdo delle opinioni di chi era davvero convinto della corporeità di Dio - non si mette quindi in discussione la tradizionale dottrina monoteistica per cui Dio non ha corpo, se non per riaffermarla.

I tre monoteismi sembrano concordare che Dio è un oggetto ideale: non ha corpo, non occupa spazio, egli precede e causa tutta la creazione, è eterno ed esiste indipendentemente da chi lo pensa o gli crede ... ma c'è un brano del Midrash, notissimo e citatissimo, che dice (tradotto da qui):
Midrash Tehillim
We-attem 3eday - neum YHWH, we-ani El = Voi siete miei testimoni, oracolo del Signore, ed io sono Dio (Isaia 43:12 - Nuova Riveduta) [significa] Se voi siete miei testimoni, oracolo del Signore, io sono Dio, e se voi non siete i miei testimoni, per così dire, io non sono il Signore (Midrash Tehillim, commento al Salmo 123:1 - con paralleli in Pesiqta d'Rav Kahana e Mekhilta).
Le interpretazioni più comuni del brano non mettono in discussione l'essere Dio un oggetto ideale, ma si concentrano sul concorso necessario dell'uomo nell'attuazione del piano divino: Dio vuole che sia l'uomo ad iniziare l'opera, per poi completarla - se l'uomo non agisce, Dio non interviene, nemmeno per impedire un male come Auschwitz.

Emil Ludwig Fackenheim
A questo proposito si cita spesso un altro midrash secondo cui il Mar Rosso non si sarebbe aperto finché Nason (Na7shon in ebraico - citato per la prima volta in Numeri 1:7 e definito capo della tribù di Giuda in Numeri 10:14) non entrò in acqua - soltanto quando l'acqua raggiunse la sua testa Dio aprì le acque; rav Emil Ludwig Fackenheim (1916-2003), uno dei più lucidi teologi ebrei dell'Olocausto, dice che ora il popolo ebraico dev'essere un Nahshon collettivo, in prima fila perché la Shoah non si ripeta ed Hitler non abbia vittorie postume.

Se dal punto di vista teoretico Dio rimane un oggetto ideale, dal punto di vista pratico la sua efficacia viene grandemente menomata dalla necessità che un uomo agisca perché ispirato da Lui - la parola "k:vikhol = per così dire" che si trova nel midrash non è in grado di impedire che proprio questo midrash (insieme con i successivi commenti) Gli attribuisca la stessa possibilità di influenzare la realtà umana degli oggetti sociali.

Per Karl Raimund Popper (1902-1994 - val la pena citarlo, anche se la sua ontologia, espressa nel libro I tre mondi : Corpi, opinioni e oggetti del pensiero / Karl Raimund Popper. - Bologna : il Mulino, 2012 [il Mulino, Biblioteca Oberon], non gode di gran fama e Maurizio Ferraris lo ignora nel suo libro), un oggetto è reale se ha un effetto causale sulla realtà, e perciò lo status ontologico di un oggetto si misura dal modo in cui esercita quest'effetto: un oggetto fisico od ideale (2) non ha bisogno dell'intervento umano per causare, un oggetto sociale sì.

E qui, volendo, si torna ad un famoso passo del Primo Testamento: "Amar naval belibbo: ein Elohim = Lo stolto ha detto in cuor suo: 'Non c'è Dio'" (Salmo 14:1 - Nuova Riveduta), che va inteso (lo affermano ebrei e cristiani) non nel senso che lo "stolto" in questione neghi l'esistenza dell'Eterno, quanto nel senso ch'egli è convinto che Dio non intervenga nelle vicende umane e non le giudichi - in quanto il nome divino "Elohim" viene inteso come l'espressione dell'attributo della Giustizia. Per l'autore biblico l'esistenza dell'ente divino è indiscutibile; ciò su cui si interroga e si tormenta è se Egli sia capace di "fare la differenza".

Come dice Fackenheim nell'articolo citato, nel corso dei secoli gli ebrei sono andati al martirio sapendo che solo offrendo testimonianza di Lui, e facendoGli così "fare la differenza", ne facevano Dio - allo stesso modo in cui soltanto pagando un assegno la banca trattaria dimostra che non è un semplice foglio di carta, ma equivale al denaro contante, osservo io.

Judith Butler nel 2008
Dio risulta quindi per gli ebrei un oggetto sociale, più che ideale. In un articolo un po' confusionario che scrissi due anni fa, mettevo esplicitamente a confronto la concezione di Dio che emerge da questo midrash con la performatività del genere teorizzata dall'ebrea Judith Butler (1956-vivente), e l'ontologia di Maurizio Ferraris (ispirata in parte all'ebreo Jacques Derrida) mi permette di esprimere questo concetto in modo più chiaro e corretto (a quanto pare, non è solo l'ebraismo ricostruzionista a ritenere Dio un oggetto sociale).

Nel medesimo articolo avanzavo l'ipotesi che i fulmini vaticani contro le teorie di genere nascessero dal ragionamento del piano inclinato: concludere che il genere non è un oggetto fisico od ideale, ma sociale, rende più facile concludere che anche Dio è un oggetto sociale.

E qui salta la teologia cristiana (3), per le quali Dio non può essere che un oggetto ideale. Non vedo altra spiegazione per un accanimento che per la Chiesa cattolica può avere conseguenze assai più gravi del caso Galileo.

Raffaele Ladu



(1) Va detto che non tutti i matematici condividono il "platonismo matematico" di Maurizio Ferraris, e molti (come ad esempio Luitzen Egbertus Jan Brouwer [1881-1966] e la sua scuola, chiamata intuizionismo) ritengono che la dimostrazione non scopra un teorema, bensì lo costruisca - il teorema sarebbe quindi un'opera dell'ingegno come tutte le altre, ovvero un oggetto sociale.

Per approfondire il problema, non posso consigliare che il saggio di Francesca Boccuni (?-vivente) sull'argomento pubblicato alle pagine 558-580 del medesimo libro di Maurizio Ferraris che sto discutendo.

(2) L'argomentazione di Maurizio Ferraris presume che i triangoli rettangoli ubbidiscano al Teorema di Pitagora anche se nessuno se ne può accorgere - perché non li vede, o non conosce il teorema.

(3) La teologia islamica (kalam) è un caso abbastanza particolare: nella sua versione ora standard, quella ash'arita, l'unico essere che causa alcunché è Dio - nell'efficace descrizione che del kalamMosé Maimonide (1138-1204) nella sua Guida dei Perplessi, si arriva al punto che, se una persona scrive, è Dio che fa scomparire l'inchiostro dalla penna e lo fa apparire sul foglio di carta.

Questa concezione filosofica è detta in gergo occasionalismo; quello che vale la pena notare è che, se (come diceva Popper) essere = causare, questo significa che a dare un'interpretazione ontologica della teologia islamica, l'unico essere reale è Dio, perché è non semplicemente la causa prima (come nelle teologie ebraica e cristiana, ispiratesi in questo ad Aristotele), ma l'unica causa di ogni evento.

Essendo il Dio della teologia islamica eterno, immateriale, ed indipendente dall'opinione che si ha di lui, Egli non può essere che un oggetto ideale - e le categorie degli oggetti fisici e sociali sono vuote, in quanto nessun ente diverso da Dio è reale nel senso che è capace di causare alcunché.

Un altro oggetto ideale, secondo la teologia islamica ash'arita (sono note le polemiche di chi è di opposta opinione, come i mu'taziliti, e chi, come Nasr Hamid Abu Zayd [1943-2010], autore di questo libro, vorrebbe ricreare il loro movimento), sarebbe il Corano, che per gli ash'ariti è eterno ed increato (la presunta versione originale viene chiamata "Lawh mahfuz = Tavola ben custodita" oppure "Omm al-kitab = la Madre del libro" - vedi qui).

Ma, se secondo gli ash'ariti solo Dio può causare alcunché, e questo privilegio non lo condivide neppure con l'eterno ed increato Corano, quest'ultimo non è "reale" secondo il criterio che ho tratto da Popper - reale invece è la Torah, per gli ebrei creata da Dio prima dell'Universo (anzi, ne sarebbe stato il progetto), ed appunto perché creata fa parte degli oggetti sociali.

Tornando all'islam ash'arita, non ha senso a questo punto neppure chiedersi se noi esistiamo autonomamente o siamo solo pensieri nella mente di Dio - il filosofo taoista cinese Zhuangzi (4° Secolo AEV - Adelphi), che una volta sognò una farfalla ed al risveglio si chiese se invece lui non fosse un essere sognato dalla farfalla, si sarebbe trovato in ottima compagnia con Al-Ash3ari (874-936), Al-Ghazali (1058-1111), Ar-Razi (1149-1209), i prìncipi di questo indirizzo teologico islamico.

Dal ritegno di Dio ad agire senza l'iniziativa dell'uomo (ebraismo) si arriva all'impossibilità dell'uomo di causare alcunché, perché solo Dio può farlo (islam) - i monoteismi offrono una grande varietà di opinioni.