Omosessualità in salsa africana/1

In esclusiva per "Agorà", vorrei offrirvi una panoramica su due autori africani, già da tempo affermati in Francia, dove vivono e pubblicano, e parzialmente tradotti anche in Italia, che hanno brillantemente affrontato la tematica omosessuale in romanzi ambientati proprio nei rispettivi Paesi d'origine, dove, lo ricordiamo, risultano tuttora in vigore, seppure in forma più blanda rispetto ad altri Stati, leggi contro i cosiddetti "atti contro natura". In questa puntata porterò la mia attenzione su una scrittrice che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo nel maggio 2008 nell'ambito del festival "Métisses" di Angoulême : trattasi di Fatou Diome, nata nel 1968 nell'isola senegalese di Niodor, da sempre appassionata di letteratura francese e francofona e sbarcata nel 1994 in Alsazia, a Strasburgo, dove tuttora risiede.

Nel suo primo romanzo, Le Ventre de l'Atlantique, uscito in Francia nel 2003 e furbescamente tradotto in italiano con il titolo di Sognando Maldini, in sfregio alla volontà stessa dell'autrice (la quale, non a caso, proprio ad Angoulême ha pubblicamente sconfessato questa versione invitando il pubblico italiano, se possibile, a fare riferimento all'originale), l'omosessualità fa, a dire il vero, solo un'apparizione fugace. Tutto ruota infatti intorno al rapporto tra una scrittrice già da tempo emigrata in Francia (alter ego, evidentemente, della Diome) e Madické ("nome parlante" legato ad un verbo che in lingua wolof significa "sbarcare"), suo "demi-frère" (letteralmente "mezzo fratello", cioè fratellastro) ma in realtà, affettivamente, fratello vero e proprio, che aspira, lui pure, e contro gli auspici della sorella che lo mette in guardia dalla trappola dell'emigrazione, a lasciare il Paese d'origine per affermarsi come calciatore in Europa, seguendo le orme del suo idolo Maldini. Nella migliore tradizione del romanzo post-coloniale, è dunque il tema dell'emigrazione ad assumere un rilievo particolare, fenomeno dietro il quale si cela, secondo Fatou Diome, una subdola forma di neocolonialismo utile alle nazioni europee per privare l'Africa dei propri uomini migliori. Le Ventre de l'Atlantique ci offre però anche uno spaccato realistico della vita di un villaggio senegalese, dove, ad un certo punto, fa capolino la figura, marginale ed emarginata in questa micro-società, di uno straniero che si sospetta si dedichi, nell'intimità della sua abitazione, a pratiche "contro natura" importate dall'Occidente – idea, questa, molto diffusa in Africa, come ben sappiamo.

Decisamente più significativo per il nostro argomento risulta essere il secondo romanzo di Fatou Diome, Kétala (2006) che, stando a quanto dichiarato dalla stessa autrice ad Angoulême, vuole portare avanti una doppia critica : non soltanto quella rivolta contro le mai cessate aspirazioni colonialiste dell'Europa, ma anche quella che prende di mira la mentalità retrograda del Senegal in tema di accettazione dell'omosessualità. Facendo riferimento, già a partire dal titolo, alla rituale spartizione dei beni appartenuti ad un defunto, Kétala ricostruisce la vita di una giovane donna, Mémoria (altro "nome parlante"), dando la parola ai suoi oggetti che, secondo una concezione animista che, in Senegal, coesiste tuttora con l'Islam, hanno in qualche modo "assistito", ciascuno, a frammenti dell'esistenza della loro proprietaria. Donna bella e intelligente, nonché assidua frequentatrice dei corsi di danza dell'ambigua Tamara, Mémoria è stata data in sposa a Makhou, altrettanto avvenente, di buona famiglia eppure, inspiegabilmente, rimasto scapolo fin quasi sulla soglia dei trent'anni. La situazione della coppia, che tarderà a consumare il matrimonio nonostante le tradizionali arti seduttive africane a base di incensi e speciali capi di biancheria intima messe in atto dalla giovane sposa, precipita rapidamente quando Mémoria sorprende il marito in atteggiamenti inequivocabili proprio con la fidata Tamara, che in realtà si rivela essere… Tamsir, ragazzo effeminato dalla vita travagliata che il padre ha voluto rendere più virile costringendolo alla carriera militare (fonte di ulteriori sofferenze e violenze da parte dei commilitoni che non esitano ad abusare di lui) e che ha in seguito coltivato il proprio lato femminile. L'amore clandestino tra Tamsir e Makhou, descritto retrospettivamente sempre per bocca degli oggetti di Mémoria, in pagine molto profonde e toccanti, riesce a sopravvivere, tra Senegal e Gambia, nonostante l'ambiente ostile, anzi, proprio in virtù del fatto che tale ambiente, non volendo "vedere" certe cose, preferisce ignorarle, purchè venga mantenuta la massima discrezione.

A cavallo tra Africa ed Europa, come del resto l'autrice stessa, Kétala si svolge in parte anche in Francia, teatro non solo del dramma dell'integrazione, comune ad ogni migrante, ma anche della definitiva separazione di Makhou e Mémoria : l'uno inizierà una relazione con un uomo di nome Max, l'altra, per soddisfare le insistenti richieste di denaro che le provengono dai familiari rimasti in patria, si avvierà sulla strada della prostituzione e finirà con l'ammalarsi. I due, scottati dalla disastrosa esperienza dell'emigrazione, torneranno poi in Senegal dove Makhou si dichiarerà omosessuale di fronte ai genitori, rinfacciando loro di averlo costretto ad un matrimonio non desiderato, per poi ricongiungersi con il suo primo e unico amore, Tamsir/Tamara.

Nel puzzle della vita di Mémoria e del suo congiunto, che non può che amarla di un amore fraterno, seppur sincero, trovano quindi spazio le vicende di un omosessuale senegalese consapevole delle proprie tendenze e che verso la fine si prodiga in un vero e proprio coming out, quelle di un travestito (o forse transessuale?), il resoconto di due amori omosessuali, il primo vissuto in terra africana, il secondo nella libera ed emancipata Europa, il tutto raccontato senza morbosità da un'autrice africana trapiantata a Strasburgo, che non ha mancato, per sua stessa ammissione, di suscitare, con questo libro, il malumore di certi suoi connazionali poco propensi a veder trattati certi temi. L'omosessualità in Africa : un tabù che si rompe, e l'occasione, per noi, di ampliare i nostri punti di vista.

 

Daniele

Bene il sì dei Valdesi a benedizione coppie gay

(Ufficio stampa Arcigay)
Chiesa Valdese
Esprimiamo soddisfazione e gratitudine al Sinodo valdese per il sì alla benedizione delle coppie omosessuali, sia pure con il consenso delle singole comunità locali.
La Chiesa valdese metodista è da anni amica della comunità lgbt (lesbica, gay, bisessuale e transessuale) italiana e, grazie a percorsi di accettazione e confronto all’interno delle comunità con i credenti omosessuali, è arrivata a riconoscere che l’amore omosessuale è esattamente identico a quello eterosessuale.
I valdesi, che sostengono una concezione laica dello Stato, si attestano tra le confessioni cristiane più accoglienti promuovendo anche coming out pubblici nelle loro comunità, veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia e ospitando la comunità omosessuale per dibattiti e conferenze. Per questo Arcigay invita, ogni anno, i propri soci a devolvere l’8 per mille a questa confessione cristiana.
Il sì del sinodo valdese, che si è anche espresso favorevolmente al testamento biologico e alla sperimentazione sulle cellule staminali, è la manifestazione di un atteggiamento aperto e laico nei confronti della società che dovrebbe essere da esempio per tutte le confessioni religiose compresa la Chiesa romano-cattolica che, chiusa ad ogni confronto e dialogo con la modernità, oppone all’omosessualità argomentazioni ideologiche legate a stereotipi e ad un concetto improprio di natura generando discriminazione e sofferenze a migliaia di persone.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

Commemorazione a l'Aquila del nostro "nonnino" Karl Heinrich Ulrichs

Commemorazione del nostro "nonnino" Karl Heinrich Ulrichs,
che si svolgerà domenica 29 Agosto 2010 a L'Aquila.
Una sala del nuovo centro
LGBT veronese "MILK" sarà dedicata proprio a lui.

Il "nonno" del Movimento LGBT, che conio il termine "URANISTA" per definire le persone omosessuali, sarà ricordato con una cerimonia al cimitero monumentale de l'Aquila dove è sepolto.
ARCIGAY PIANETA URANO VERONA, quando fu fondata, si ispirò a lui per il nome.
News su: Arcigayverona.org
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Comunicato di Carla Liberatore e della Fondazione Massimo Consoli
Karl Heinrich Ulrichs
Si rinnova come ogni anno, la commemorazione di Karl H. Ulrichs, patriarca della comunità LGBT nazionale. L'appuntamento di quest'anno è alle ore 12.00 davanti all'entrata principale del cimitero monumentale di L'Aquila, il giorno di domenica 29 agosto 2010.
Saranno presenti come sempre, alcuni rappresentanti della comunità LGBT aquilana e della Fondazione Luciano Massimo Consoli, fondazione intitolata alcompianto scrittore, storico e giornalista gay attivista, scomparso 3 anni fa, per l'opera del quale fu scoperta a L'Aquila la tomba di Ulrichs che attraverso le ricerche di Consoli risultò essere stato il primo gay dichiarato della storia nazionale. Proprio a causa del suo primato, Ulrichs venne appellato da Massimo Consoli, come il 'nonno' della comunità gay, lesbica e transessuale italiana. Ulrichs, stando alle ricerche di Consoli, visse i suoi ultimi anni a L'Aquila, sotto la protezione del Marchese Niccolò Persichetti e morì nel capoluogo abruzzese dove venne in seguito sepolto. A Ulrichs, recentemente, è stata intitolata anche una via a L'Aquila, adiacente a quello che da sempre viene definito il baluardo della laicità nella città: Il castello spagnolo, che in tempi antichi fu teatro di cruente torture nei confronti di cittadini aquilani, durante il periodo dell' inquisizione. L'appuntamento è libero ed aperto a chiunquevoglia partecipare.

Ufficio stampa
Fondazione Luciano Massimo Consoli

Recensione: Lorenzo Bernini, Maschio e Femmina Dio li creò!?


Lorenzo Bernini

Maschio e Femmina Dio li creò!? Il sabotaggio transmodernista del binarismo sessuale.

Il dito e la luna 2010

Il libro è la rielaborazione di un articolo pubblicato dal Prof. Bernini sulla rivista "Polemos" nel 2008. Il libro vuole presentare le teorie che si oppongono al "binarismo di genere", ovvero alla concezione tradizionale per cui ci sono solo due generi (maschile e femminile) che corrispondono ai due sessi.

Come introduzione al pensiero di Mario Mieli, Michel Foucault, Judith Butler e Lesile Feinberg è molto buona (perlomeno corrisponde a quello che ho letto di Butler e Foucault); come proposte operative mi pare zoppicante.

Infatti, Bernini condivide la diffidenza "postmodernista" (lui preferisce chiamarla "transmodernista") per le soluzioni generali ed astratte che si impongono a tutti, per il semplice motivo che non esiste un soggetto universale ed astratto a cui queste soluzioni possano applicarsi, in quanto ogni "soggetto" si crea da solo in ogni momento della vita confrontandosi e scontrandosi con gli altri "soggetti" in divenire.

Per dimostrare che la dicotomia (mi perdonerete se uso questa vecchia parola italiana in luogo di un brutto calco dall'inglese) dei generi è impraticabile, cita l'esempio classico dei bimbi intersessuali, cioè che nascono con genitali ambigui, e dei criteri che seguono i chirurghi che vogliono "normalizzarli", criteri che suscitano nel lettore o l'ilarità od il raccapriccio – non certo il rispetto che merita la buona chirurgia.

Quest'esempio serve a mostrare che non è il sesso corporeo a precedere il genere sociale, ma è la dicotomia dei generi a guidare l'interpretazione che diamo al sesso corporeo, interpretazione il cui scopo è quello di isolare i dominatori (i maschi etero) dai sottomessi (le donne, e le altre minoranze sessuali).

Ma Bernini ammette di non riuscire a costruire qualcosa che prescinda da questa dicotomia; quello che riesce a proporre è di mutuare la locuzione "passare da …", usata dai/dalle trans per indicare il riuscire a recitare il ruolo del genere preferito – per cui un'MtF (Male to Female – Bernini non ama quest'abbreviazione medica, ma è chiara anche ai profani) cercherà di "passare da donna", un FtM (Female to Male) cercherà di "passare da uomo".

Bernini, in sostanza dice, sulla scia di Butler e Feinberg, che non sono solo gli FtM a cercare di "passare da uomo", e non sono solo le MtF a cercare di "passare da donna", ma anche chi è stato dichiarato alla nascita del genere che continua a preferire. In questo interpretare un ruolo maschile o femminile, la persona può apportare delle variazioni rispetto al copione stabilito dalla società, e questo le permetterebbe di sfuggire alle rigidità ed ai vincoli dello stereotipo di genere.

Qui mi permetto di fare una proposta che non ha niente a che fare con il libro di Lorenzo Bernini, ma che mi pare più incisiva: la tipica istituzione che deve mediare tra doti naturali, preferenze individuali ed esigenze sociali è la scuola, che in quasi tutti i paesi è organizzata sotto forma di albero.

I primi anni sono un tronco uguale per tutti, che alla fine si dirama in tanti indirizzi per adeguarsi alle preferenze ed alle esigenze individuali e sociali; all'università diventa possibile personalizzare notevolmente il proprio corso di studi, e perfino permettersi dei ripensamenti - perché non architettare il genere in modo simile ad un ordinamento scolastico?

Una simile architettura non sarebbe esente da critiche (la scuola ne riceve di più della medicina), ma non avrebbe l'aura di immutabilità e naturalità che ha l'attuale dicotomia, visto che è comune esperienza che gli ordinamenti scolastici ed universitari sono in perenne "disfacimento e ricostruzione".


Raffaele Ladu

L'associazionismo LGBT spiegato agli etero

Leggendo il libro Psicoterapia e omosessualità di Margherita Graglia, qui recensito, ho potuto notare che molti psicoterapeuti non riescono a capire l'utilità delle associazioni LGBT, e spesso le accusano di promuovere l'autoghettizzazione dei soci.

Voglio provare a spiegare perché sbagliano, partendo dal presupposto quasi utopico che le persone LGBT non abbiano nulla di che lamentarsi, né da parte delle istituzioni pubbliche, né da parte dei loro concittadini etero. Se questo presupposto non vale, il mio argomento viene rafforzato.

La prima cosa da osservare è che la "prevalenza" delle persone LGBT non è né trascurabile né elevata – il libro prima citato la stima tra il 3 e l'8%, ovvero da 1 persona su 34 ad 1 persona su 13.

La seconda cosa da osservare è che la sessualità degli esseri umani viene modellata non solo dall'educazione, ma anche dal continuo confronto con i propri pari, durante tutta la vita.

Sebbene il mio pseudonimo sia Fedra, sono un maschio etero sulla cinquantina, e posso dire di aver imparato molte cose dai miei amici gay e dalle mie amiche lesbiche, il che mi fa pensare che valga anche l'inverso – che un gay od una lesbica possano imparare molte cose anche dagli etero.

Ma la cosa insostituibile, cioè come vivere da gay o da lesbica nell'Italia dell'anno di grazia 2010, la si può imparare soltanto da chi condivide il proprio orientamento sessuale; ed anche per chi è etero ed ha genitori etero vale il principio che non bastano i genitori per educare - tutti sanno che il figlio o la figlia hanno bisogno anche di mentori od insegnanti, e di un appropriato gruppo di pari, conosciuto dai genitori.

Le associazioni LGBT possono essere per gli adolescenti questo gruppo di pari, col vantaggio che buona parte dei loro membri è visibile; non farle frequentare ai propri figli LGBT vuol dire rischiare che il loro gruppo di pari sia clandestino e potenzialmente più preoccupante.

La prima funzione è quindi educativa, più importante per i figli LGBT, visto che l'esempio di genitori etero nel loro caso ha un valore minore.

La seconda funzione è rivendicativa: molti miei lettori hanno imparato a loro spese che perché un contratto od una legge vengano scrupolosamente rispettati occorre essere sempre vigili e pronti ad agire per tutelare i propri interessi; ed hanno appreso anche che il reclamo di una sola persona viene facilmente ignorato, mentre l'azione promossa da tutte le persone danneggiate dalla violazione della legge o del contratto ha ben altro peso.

Come esistono le associazioni che tutelano gli interessi delle più varie categorie di persone, così è giusto che esistano le associazioni LGBT ed opportuno aderirvi.

La terza funzione è di sostegno ed aiuto reciproco, perché anche se le istituzioni pubbliche sono equanimi, ed i concittadini etero cordiali, si può sempre cadere vittime della malasorte: ci si può ammalare gravemente, essere licenziati per ristrutturazione aziendale, avere un lutto, essere vittime di un crimine o di una calamità naturale, eccetera.

In questi casi, è più facile, rapido ed efficace il sostegno e l'aiuto che si riceve dalle persone di pari condizione: molti di voi avranno notato che se un lavoratore dipendente perde un congiunto, il suo datore di lavoro, nel migliore dei casi, si limita ad un telegramma di circostanza, ma la solidarietà anche psicologica gliela offrono i suoi colleghi.

Allo stesso modo, è più facile, rapida ed efficace la solidarietà che in una simile occasione un gay od una lesbica ricevono dagli amici e dalle amiche del loro orientamento sessuale - anche se è raccomandato che pure gli etero gliela offrano.

Dal sostegno ed aiuto reciproco si passa all'amicizia - la quarta funzione; se è vero che la disponibilità all'amicizia dovrebbe estendersi a tutti gli esseri "senzienti" (per usare il gergo di Star Trek), e le amicizie che uniscono uomini gay a donne etero sono spesso leggendarie, è anche vero che è più facile essere amici delle persone con cui si condividono idee, valori ed orientamenti di fondo - tra cui quello sessuale.

La quinta funzione è di informazione: ci sono molte situazioni che affrontano le persone LGBT alle quali non è possibile trasporre meccanicamente le soluzioni che valgono per le persone etero, e nelle associazioni LGBT si accumulano le competenze necessarie ad affrontarle. Nessuno si rivolge ad un cardiologo per un problema di vista, e la qualità dell'assistenza che riceverebbero le persone LGBT senza le loro associazioni non sarebbe migliore degli occhiali che può prescrivere un cardiologo.

La sesta funzione è di socializzazione, anzi, diciamolo pure, di rimorchio: l'etero che cerca un partner del sesso opposto può ben affrontare il rischio che 1 persona ogni 13 (od 1 ogni 34) che incontra lo respinga perché gay o lesbica; ben altro è il problema per la lesbica od il gay.

Infatti, se usassero gli stessi metodi degli etero, 12 persone su 13 (o addirittura 33 su 34) che incontrano li respingerebbero - e per trovare infine il partner, dovrebbero sviluppare la medesima petulanza che hanno i telemarketer, che passano la giornata a telefonare ai possibili clienti, mettendo nel conto decine e centinaia di rifiuti tra una vendita riuscita e l'altra.

Un'associazione in cui gli etero siano praticamente assenti (o comunque ben segnalati) rende tutto più facile.

Tutto questo vale presumendo, in modo quasi utopistico, che le persone LGBT non subiscano discriminazioni e persecuzioni; e se questo presupposto non vale?

La funzione educativa di un'associazione LGBT diventa ancora più importante, perché deve aiutare i soci a sviluppare le risorse interiori (la "resilienza", per usare una parola ora di moda) per resistere allo "stigma" ed alle sue conseguenze negative per la propria salute.

Conquistare dei diritti è più faticoso del difenderli, e questo rende più importante unirsi per rivendicarli.

In una società in cui discriminazioni, aggressioni e torti sono pane quotidiano, il sostegno e l'aiuto reciproco sono indispensabili.


In una società senza discriminazioni e persecuzioni, anche le persone più dissimili riescono a fare amicizia; ma quando ci sono discriminazioni e persecuzioni, una persona LGBT rischia di trovare solo altre persone LGBT disposte ed esserle amiche.

Peggio sono trattate le persone LGBT, meno persone ed istituzioni al di fuori di loro stesse e delle loro associazioni sono interessate a studiare il modo di migliorare la loro condizione – e più importanti sono le competenze che le associazioni LGBT si preoccupano di raccogliere, conservare, sviluppare e tramandare.

Infine, quanto più pericoloso è mostrare apertamente il proprio orientamento sessuale non-etero, tanto più importante è avere dei luoghi in cui sia possibile incontrare dei possibili partner in relativa sicurezza. Fatevi raccontare da un gay che cosa rischia se per errore si propone ad un etero: non tutti si limitano a rispondergli col sorriso sulle labbra che non ha purtroppo speranze.


Raffaele Ladu

Recensione: Margherita Graglia, Psicoterapia e omosessualità, Carocci Faber 2009


Il libro

Graglia, Margherita
Psicoterapia e omosessualità
Carocci Faber 2009

vuole essere una guida per lo psicoterapeuta che, uscito dall'università e dalla scuola di specializzazione con poche nozioni (e magari d'annata) sull'omosessualità, ha bisogno non solo di aggiornarsi intellettualmente, ma anche di reimpostare il proprio approccio verso l'omosessualità e gli omosessuali di ambo i sessi.

L'autrice si ritiene perciò obbligata nel primo capitolo (L'identità sessuale) a:
- chiarire la differenza tra identità di genere (sentirsi "maschi" o "femmine" - per semplicità ci limitiamo a questo), ruolo di genere (comportarsi da "maschi" o da "femmine"), orientamento sessuale (sentirsi attratti affettivamente e sessualmente dal proprio sesso, da quello opposto, o da entrambi) - non sono solo i profani a confondere il travestitismo con l'omosessualità, od a credere che il bimbo che gioca con le bambole manifesta precoci tendenze gay;

- precisare che l'orientamento sessuale non è un costrutto categoriale (o si è omo, o si è etero, o si è bi), e nemmeno unidimensionale: per esempio, una persona può avere comportamenti esclusivamente etero, ma anche delle fantasie e dei sentimenti omo;

- puntualizzare che poiché diversi studi danno importanza a diverse dimensioni dell'orientamento sessuale, questo spiega in parte le diverse stime della "prevalenza" dei gay e delle lesbiche - l'autrice stima che siano tra il 3 e l'8% della popolazione generale;

- avvertire che nessuna ricerca sulle cause dell'omosessualità ha portato a risultati incontrovertibili - e si potrebbe anche osservare che è molto strano che nessuno indaghi sulle cause dell'eterosessualità;

- ricordare infine che l'orientamento sessuale, per quanto parte importante del Sé di una persona, non è l'unica componente della propria identità personale; è un errore grave trascurarlo, ma altrettanto grave errore è appiattire la persona nel suo essere gay, lesbica o bi.

Il secondo capitolo (Dal paradigma della patologia a quello della variazione) è una rassegna storica delle teorie medico-psicologiche dell'omosessualità - una galleria degli orrori che vi consiglio di leggere a stomaco vuoto.

Il terzo capitolo (Prospettive contemporanee sulla salute GLB) [il libro non si occupa dei/delle trans] è il più interessante, in quanto spiega in modo chiaro e semplice le prove che la società eterosessista e spesso omofoba impone agli omosessuali, ma anche le risorse con cui loro possono far fronte; può sembrare strano, ma un paragrafo interessante (3.2.3. La resilienza) mostra come l'essere gay o lesbica possa essere vantaggioso rispetto all'essere etero.

I motivi elencati dal testo li riassumo così: l'essere una minoranza (sessuale, in questo caso) costringe a mettere in discussione gli stereotipi correnti ad a sperimentare nuovi modi di vivere, più autentici ed appaganti di quelli che la maggioranza (etero, in questo caso) ha costruito per se stessa, e che in qualche modo imprigionano anche lei.

Il quarto capitolo (La psicoterapia con pazienti GLB) mostra quali problemi tipicamente GLB possono essere portati in terapia - come la paura di svelarsi, il dubbio che essere gay o lesbica significhi essere meno donna o meno uomo, la necessità di reimpostare i rapporti con genitori, amici e figli; il capitolo affronta anche le peculiarità dei disturbi sessuali che possono accusare gay e lesbiche.

Secondo l'autrice, raramente i gay lamentano eiaculazione precoce (si lamenta più frequentemente l'eiaculazione ritardata), anche perché le tecniche erotiche più usate sono la stimolazione orale e manuale del partner, che non impongono una grande "durata" per soddisfarlo; durante il sesso anale si può provare un dolore che ha un nome specifico (anodispareunia), ed il disturbo sessuale più lamentato dai gay sembra la disfunzione erettile, specialmente mentre si accoglie nell'ano il membro del partner.

Per le lesbiche si era coniata l'espressione "lesbian bed death syndrome = sindrome della morte del letto lesbico", ma l'autrice tende a ritenerla un mito. Innanzitutto, la sessuologia sta cominciando solo ora a liberarsi dei suoi presupposti maschilisti ed eterosessisti, ed a rendersi conto che misurare la soddisfazione erotica contando gli orgasmi e trascurando le forme di intimità diverse dal rapporto sessuale è limitativo per i maschietti ed assolutamente inadatto alle donne.

Tenendo presente che le donne lesbiche raggiungono l'orgasmo più facilmente ed intensamente delle etero, e che prolungate effusioni, anche non finalizzate all'orgasmo, sono per loro assai appaganti, la palma della soddisfazione erotica non va certo alle donne impegnate in relazioni etero, le quali sono limitate dalla meno favorevole risposta sessuale maschile.

Inoltre, l'autrice fa notare che negli anni '70 si privilegiava l'impegno politico alla felicità privata - e la sfera sessuale non poteva che risentirne. Ora che la situazione è cambiata, il sesso ha ben superiore importanza anche nei rapporti tra donne, e la "morte del letto lesbico" potrebbe essere archiviata tra i disturbi del passato.

Il quinto capitolo (I terapeuti con i pazienti GLB) misura la strada che devono ancora fare i terapeuti per essere realmente accoglienti verso i pazienti GLB. I classici assunti dell'eterosessismo sono anche qui all'opera:

- si dà per scontato che il paziente sia etero;

- si presume che l'eterosessualità non abbia bisogno di spiegazioni, mentre l'omosessualità la si ritiene sempre motivata da una sventura;

- anche se è ormai vietato considerare l'omosessualità una patologia, ciononostante la si considera meno ottimale dell'eterosessualità;

- se il paziente gay o la paziente lesbica hanno la sventura di avere dei sintomi psicopatologici, rischiano di ricevere una diagnosi più grave ed una terapia più aggressiva di un analogo paziente etero (se vi consola, la stessa cosa era stata notata nei pazienti americani di colore rispetto ai pazienti bianchi);

- pochi terapeuti sembrano capire l'importanza dell'associazionismo LGBT, vedendolo come una forma di autoghettizzazione; questo mostra, a mio avviso, che non hanno capito che cos'è un orientamento sessuale - ne parlerò in altra sede;

- gli stereotipi introiettati dal terapeuta spesso velano la comprensione del o della paziente non etero - un esempio particolarmente sgradevole che viene riportato è quello della paziente che lamentava un calo della libido sbrigativamente attribuito al suo lesbismo, mentre imputati più convincenti sembravano gli psicofarmaci che le erano stati prescritti (e che, tra parentesi, sono nefasti anche per il maschietto etero, il paziente che hanno in mente gli autori di testi di psichiatria).

Due casi interessanti sono quelli del terapeuta omofobo per motivi religiosi (da evitare anche quando non tenta di "riorientare" il/la paziente), e quello del terapeuta gay o lesbico.

Infatti quest'ultimo terapeuta deve decidere se fare il coming-out con i suoi pazienti; ci sono scuole (come quelle freudiane) che vorrebbero che il terapeuta fosse uno specchio obbiettivo e che di sé rivelasse il meno possibile (e quindi nemmeno il proprio orientamento sessuale), ed altre possibiliste - il terapeuta deve valutare l'opportunità di questa rivelazione caso per caso.

Purtroppo, non tutti i terapeuti hanno fatto il coming-out nel loro ambiente professionale, e questo li può limitare assai; ci sono i casi comici, in cui il terapeuta sa che i colleghi sanno, e loro sanno che lui sa quello che sanno - ma nessuno apre bocca e tutti recitano una commedia degli errori di cui pagano le spese i pazienti.

Infatti, un caso tragico citato dall'autrice è quello dell'anziano gay rimasto da poco vedovo del suo partner, che, vivendo in un paese molto piccolo, non aveva conosciuto altri gay che lui, e si trovava per caso (caso pilotato, perché era stato consigliato da un'altra terapeuta che aveva mangiato la foglia) in analisi con un analista gay.

Sarebbe stato di gran giovamento per lui sapere che l'analista non lo considerava un marziano, perché sapeva per diretta esperienza che significava essere gay, ma l'analista non se la sentì di dire al paziente quello che aveva taciuto ai colleghi.

I terapeuti dichiaratamente gay e lesbiche sono una novità recente (l'Associazione Psicoanalitica Americana ha ammesso queste persone al training solo nel 1992), ma anche loro possono riferire spiacevoli casi di discriminazione all'interno delle loro scuole di psicoterapia.

E capita ancora che le persone che vogliono diventar terapeuti e che, per un motivo o per l'altro, si occupano di questioni LGBT, siano vittime di piccoli episodi di omofobia in quanto sospettate di essere gay o lesbiche. Sono cose che sarebbero più degne della scuola in cui ha studiato Renzo Bossi che di una scuola di psicoterapia!

Nessuno è perfetto, purtroppo, e non è nemmeno garantito che lo psicoterapeuta gay o lesbico sia l'ideale per il paziente gay o lesbico - il terapeuta potrebbe sovrapporre la propria esperienza a quella del paziente dando troppe cose per scontate.

Inoltre, alcune scuole di psicoterapia (come le freudiane) prescrivono che il terapeuta ed il paziente non si incontrino fuori dallo studio - che fare se i due si incontrano invece in un luogo di battuage, od in un locale LGBT, in un'occasione culturale, eccetera?

Il libro è ovviamente più complicato del riassunto che ne ho fatto; poiché però è lungo appena 158 pagine (più indici e bibliografia), ed i tecnicismi non sono troppi, vale la pena leggerlo.

Benvenuti nel nuovo blog della rivista AGORA'

SOMMARIO:
  1. Finalmente sede! - Verso una nuova avventura [leggi qui]
  2. Essere famiglia nel mondo LGBT: [leggi tutto qui]
  3. Non importa? [leggi qui]
  4. Le recensioni di  Fedra [leggi qui ].
  5. HIV - Parte la ricerca online EMIS   [leggi qui
  6. Intervista al presidente Arcigay [leggi qui]
  7. Judith  Butler rifiuta il premio del pride di Berlino [leggi tutto qui]
  8. I consigli di  benessere e la natura di Suor Saugella    [leggi tutto qui]
  9. Le Ricette di Suor Fabrizia [[leggi qui ]
  10. Le nostre risate di Suor Malizia [leggi qui]
  11. I nostri APPUNTAMENTI [leggi qui]
  12. Annunci [leggi qui]
  13. Cinema
  14. Teatro: L'altra faccia del dado. [leggi tutto qui]
  15. Ottimismo di GAIA [leggi tutto qui]

California: incostituzionale il no al matrimonio gay

05/08/2010 - Ufficio stampa Arcigay
Ieri sera 4 agosto 2010 il giudice federale USA Walker ha bocciato il divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso, introdotto nello stato della California nel novembre 2008 da un referendum.
Nei prossimi mesi la questione dovrebbe essere dibattuta davanti ai nove giudici della Corte Suprema dai quali ci si aspetta una sentenza definitiva valida in tutti gli stati americani.
"La sentenza della California - dichiara Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay - apre una riflessione universale sul valore inderogabile dei diritti e ci ricorda che l'oggettività del principio di uguaglianza e la fondamentale realizzazione della personalità di ciascun individuo, anche attraverso il diritto di crearsi una famiglia, non possono conoscere limiti o distinzioni o deroghe o negoziazioni, nè essere piegati agli umori mutevoli di minoranze o maggioranze. E' la società soltanto che dice ciò che è famiglia e le coppie lesbiche, gay e trans lo sono pienamente".
"Il giudice federale - commenta Stefano Bucaioni, responsabile relazioni internazionali di Arcigay - ha ribadito che il matrimonio è un diritto civile fondamentale di ogni essere umano e come tale non può essere soggetto a discriminazioni. Per questo uno stato di diritto non può venir meno al principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, anche se a chiederlo è un referendum popolare."
"Questa sentenza dovrebbe far riflettere anche le nostre istituzioni" - continua Bucaioni - "soprattutto coloro che si ostinano a far permanere l'Italia in una condizione di totale arretratezza sul fronte dei diritti civili. Siamo, insieme alla Grecia, l'unica nazione a non riconoscere diritti alle coppie dello stesso sesso e rappresentiamo un'eccezione in Europa e tra i paesi avanzati".
"La discriminazione che impedisce alle coppie omosessuali di accedere all'istituto del matrimonio - conclude Patanè - è tanto inaccettabile quanto assurda per uno stato di diritto che ha tra i suoi valori fondati l'uguaglianza e la libertà dei suoi cittadini. La Corte Costituzionale italiana ha recentemente affermato lo stesso concetto, impegnando il parlamento ad affrontare e risolvere le discriminazioni che affliggono le persone omosessuali."

Analisi della sentenza che ha sbloccato i matrimoni gay in California [dal NYT]

Le parole tra parentesi quadre sono le note di Raffaele Ladu.
La possente opinione di un giudice federale emessa mercoledì a favore del matrimonio omosessuale è solo l'inizio di un processo che probabilmente andrà avanti fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Non si può prevedere il risultato finale del caso californiano, ma i giudici della corte d'appello ed i giudici supremi americani potrebbero trovarsi incastrati dall'accorta logica e solida struttura dell'opinione del giudice Vaughn R. Walker, dicono gli esperti di diritto.
Nella sentenza [ http://documents.nytimes.com/us-district-court-decision-perry-v-schwarzenegger ], il giudice Walker ha scritto che il bando ai matrimoni omosessuali approvato dagli elettori della California discrimina senza ragione contro i gay e le lesbiche.
Per gli oppositori del matrimonio omosessuale, la sentenza è stata una farsa che ha usurpato la volontà di milioni di elettori californiani. Brian S. Brown, direttore esecutivo della National Organization for Marriage [Organizzazione Nazionale per il Matrimonio] l'ha chiamata "una decisione orrenda" che "ha sparato la prima salva di una colossale kulturkampf [guerra culturale] sul matrimonio omosessuale e sui limiti della competenza dei tribunali".
Ma Andrew Koppelman, professore alla Northwestern Law School, ha detto che "se la Corte Suprema non vuole approvare il matrimonio omosessuale, il suo lavoro sarà reso più difficile da questa decisione".
La ragione, egli dice, è che, mentre le corti d'appello spesso rovesciano le sentenze delle corti inferiori contestando la loro interpretazione della legge - per esempio, qual vaglio deve subire la Proposizione 8 - la loro descrizione dei fatti tradizionalmente ottiene maggior rispetto. 
"Si presume che prendano per veri i fatti rinvenuti dalla corte distrettuale, a meno che non siano chiaramente errati," egli dice. "Quest'opinione mostra perché le corti distrettuali sono importanti, anche se l'ultima parola è della Corte Suprema."
E pertanto, l'opinione lunga 136 pagine [in inglese!] del giudice Walker presenta una ricca descrizione dei fatti, con ampie citazioni delle perizie presentate nel lungo processo. L'iniziativa del 2008 per proibire i matrimoni omosessuali, ha detto il giudice, era pervasa di confronti morali tra queste unioni ed il matrimonio eterosessuale, con la chiara implicazione che "negare il matrimonio alle coppie omosessuali protegge i bambini" e che "l'ambiente ideale per allevare i figli" richiede il matrimonio tra un uomo ed una donna.
Però il giudice Walker ha scritto che la Corte Suprema ha affermato che il governo non può imporre credenze morali o religiose senza che siano accompagnate da uno scopo laico. Il giudice ha suggerito che i convenuti [cioè i sostenitori della Proposizione 8] hanno cambiato i loro argomenti in udienza, concentrandosi sulle famiglie "statisticamente ottimali" nell'allevamento dei figli e sostenendo che loro stavano rispettando il volere degli elettori californiani.
La legge californiana, ha scritto, imponeva la discriminazione sulla base del sesso e dell'orientamento sessuale. "La Proposizione 8 fa spalleggiare dalla legge lo stigma contro i gay e le lesbiche," ha scritto, tra cui la nozione per cui "i gay e le lesbiche non sono altrettanto bravi degli eterosessuali" e che "le relazioni gay e lesbiche non meritano il pieno riconoscimento della società".
Nella sentenza, il giudice Walker ha assunto un atteggiamento prudente nella sua interpretazione della legge, ha detto Erwin Chemerinsky, preside della facoltà di giurisprudenza dell'Università di California, Irvine. Il giudice Walker ha creato con la ricognizione dei fatti delle fondamenta che gli avrebbero permesso di invocare il "severo scrutinio" per la Proposizione 8 - un test che la maggior parte delle leggi non passa. 
"La sua decisione non dipende dall'adozione del 'severo scrutinio' da parte della corte superiore," una decisione che una corte superiore potrebbe benissimo rovesciare, ha detto il Professor Chemerinsky. Invece, il giudice Walker ha sottoposto la legge ad uno standard meno esigente che molte leggi rispettano, ma questa, secondo la sua opinione, no.
"Ritiene che non rispetti nemmeno il test della ragionevolezza" della distinzione tra il matrimonio omosessuale e le unioni eterosessuali, ha detto il professor Chemerinsky.
Però, anche alcuni di coloro che hanno applaudito l'opinione hanno detto che la strada ancora da fare non è né libera né facile. Doug NeJaime, professore associato alla Loyola Law School, Los Angeles, ha detto che, anche se considerava la sentenza del giudice Walker "una grande opinione", era scettico sulla possibilità che la strategia sottostante possa vincere anche nelle corti federali. Ad onta degli sforzi del giudice Walker di fondare la sentenza sui fatti, e la tradizione di deferenza, ha detto il Sig. NeJaime, la Corte Suprema non è del tutto vincolata dalla ricognizione dei fatti compiuta dalla corte inferiore.
"Abbiamo visto tante volte la Corte Suprema far quel che voleva" della ricognizione dei fatti, e "non vedo cinque giudici della Corte Suprema portare la ricognizione dei fatti del giudice Walker dove lui vuole che la portino."
Il professor NeJaime ha suggerito che il caso potrebbe dipendere dal tradizionale ago della bilancia della Corte Suprema, Anthony M. Kennedy, che ha foggiato delle decisioni che hanno abrogato delle leggi che discriminavano contro i gay e le lesbiche. Il test della ragionevolezza usato dal giudice Walker corrisponde allo standard usato dal giudice Kennedy in casi come Lawrence v. Texas [ 559 US 558 (2003) - http://www.law.cornell.edu/supct/html/02-102.ZS.html ], che ha abrogato una legge statale contro la sodomia. Strutturando un'opinione che consenta alla Corte Suprema di usare il criterio meno esigente, il giudice Walker "sta rivolgendosi al giudice Kennedy", ha detto.
Il professor Jesse H. Choper, professore di diritto all'Università di California, Berkeley, ha detto che è troppo presto per dire che cosa deciderà il giudice Kennedy sulla questione del matrimonio omosessuale. "Non saprei prevedere che deciderà, e penso che neppure lui possa farlo, in questo momento."
Infine, il professor NeJaime ha detto che anche i quattro giudici più liberal della Corte Suprema potrebbero aver paura di approvare una decizione risolutiva che potrebbe rovesciare i divieti di matrimonio omosessuale in tutto il paese. "La Corte Suprema raramente ama le fughe in avanti," ha detto.
Il reverendo Jim Garlow, pastore della Skyline Church a La Mesa, California, ed uno dei principali sostenitori della Proposizione 8, concorda.
"Dato l'assetto attuale della Corte Suprema, il principio 'un uomo, una donna' rimarrà in piedi," ha detto.
E questo è il perché, ha detto il professor Chemerinsky, "questa è una grande vittoria per chi sostiene l'eguaglianza del matrimonio - ma non è l'ultima parola."
[Nota di Fedra: anche la Corte Costituzionale italiana usa il test della ragionevolezza, e come tutte le Corti Costituzionali del mondo, si tiene bene informata sulle sentenze delle corti consorelle, anche non è obbligata a tenerne conto.
Se la Corte Suprema USA cogliesse l'assist del giudice Walker, e la questione del matrimonio omosessuale tornasse poi all'attenzione della Corte Costituzionale italiana, a quest'ultima sarebbe difficile dichiarare "ragionevole" una discriminazione già stroncata come "irragionevole" a Washington, DC.]


Raffaele Ladu