Peggio la toppa dello strappo

[1] http://milk-open-house.blogspot.com/2011/08/un-rabbino-che-sposa-lesbiche-e-gay.html

[2] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4115222,00.html

[3] http://www.puahonline.org/

In [1] è stato citato Areleh Harel, un rabbino che sposa lesbiche e gay tra loro; in [2] si riferisce che tre famosi rabbini israeliani (Yaakov Ariel, Haim Drukman ed Elyakim Levanon), che avevano dato un'approvazione di principio all'operato di Areleh Harel, l'hanno ritirata in quanto in disaccordo con la sua pratica attuazione - e la manterranno congelata finché non saranno chiarite tutte le questioni etiche e pratiche.

Una persona potrebbe pensare: "Evviva, si sono resi conto che trovare ad ogni uomo gay una donna lesbica da sposare non è la soluzione al problema!", ma purtroppo non è così.

Infatti Yaakov Ariel ha detto, secondo [2]: "La vera soluzione per coloro che hanno tendenze invertite è il trattamento psicologico".

Se Haim Drukman ha prudentemente negato di essersi occupato del problema, Elyakim Levanon ha precisato che egli "fa appello a coloro che hanno insane tendenze a ricercare l'appropriato trattamento per promuoverne la riparazione".

A questo punto viene da dire: "Peggio la toppa dello strappo!", e se leggiamo le dichiarazioni del rabbino Menachem Burstein, sempre riportate in [2], ci rendiamo conto di quante sciocchezze fa dire l'omofobia.

Infatti ha scritto che il nuovo progetto prescriverà che un gay ed una lesbica che vogliono sposarsi tra loro devono "presentare la lettera di un terapeuta che conferma che hanno tentato di diventare etero, ma non ci sono riusciti, promettere di rimanere fedeli l'uno all'altro finché rimangono sposati, ed accettare guida psicologica per sé e per i figli".

La seconda condizione (la promessa di fedeltà) non è diversa da quella dei matrimoni etero; ma la prima lettera non ha bisogno della firma di un terapeuta - la si potrebbe ciclostilare e piazzare nei 'makolet = piccoli supermercati', accanto ai volantini delle offerte speciali, perché non è possibile cambiare volontariamente orientamento sessuale, ed i 'counselor' che accettano di aiutare in questo i loro clienti sono solo dei ciarlatani.

La terza condizione è semplicemente offensiva: ci sono genitori che hanno bisogno di aiuto psicologico, ma non si può pensare che l'essere gay o lesbica implichi essere incapaci di allevare i figli! Chi si è fatto venire in mente un'idea del genere ha amici LGBT esattamente come gli antisemiti hanno amici ebrei.

Considerato che Menachem Burstein è l'iniziatore di [3], un'organizzazione che aiuta le coppie ebree con problemi di fertilità, uno si chiede qual è il livello di sostegno psicologico (non dico di cure mediche) che tale organizzazione offre.

Coraggio - Israele è sopravvissuto a persone più sciocche di loro.

Raffaele Ladu

HPV (Papillomavirus)









[1] è la pagina di Wikipedia che descrive sommariamente l'HPV, ovvero il papillomavirus; [2] e [3] riferiscono che una battaglia che stanno conducendo i gay americani è chiedere l'inclusione del vaccino contro l'HPV nei piani sanitari delle HMO (Health Management Organizations = Organizzazioni di Gestione della Salute) anche per i fanciulli, non solo per le fanciulle.

Questo perché, supposto che tutte le donne siano vaccinate (purtroppo non è così), restano scoperti gli uomini che fanno sesso con uomini - costoro possono contrarre uno dei tanti virus noti della famiglia; alcuni provocano i condilomi, altri provocano cancri al pene, all'ano e perfino alle tonsille ed alla base della lingua; ed il preservativo non copre l'intera zona genitale, per cui non è molto efficace contro l'HPV.

Inoltre, è ben noto che l'avere già un'infezione venerea aumenta il rischio di contrarre l'HIV, e quindi la prevenzione dell'HPV è di fondamentale importanza; per giunta, l'immunosoppressione conseguente all'infezione da HIV aumenta il rischio che un'infezione da HPV degeneri in cancro.

La spiegazione che, secondo [4], viene data a questa discriminazione di genere è che nel caso dei maschietti, soltanto gli uomini gay correrebbero dei gravi rischi a seguito di un'infezione da HPV - però va detto che il vaccino è efficace soprattutto se viene inoculato prima dell'inizio dell'attività sessuale, che non è tanto facile capire se un bambino da adulto sarà gay o bi, e che vaccinare solo i 'sospetti' li stigmatizzerebbe gravemente.

Inoltre, queste valutazioni epidemiologiche si basano sul presupposto che le coppie etero pratichino solo la peniena penetrazione vaginale - in Italia questo presupposto non è mai stato valido, in quanto la penisola italiana detiene almeno dall'epoca romana il primato europeo nella "coltivazione del vaso improprio".

E sta diventando sempre meno valido anche nei paesi anglosassoni, come mostra [5]: in codesti paesi diminuiscono i tumori alla bocca legati al fumo, ma aumentano quelli provocati dall'HPV; e [4] fa notare che la famosa attrice Farrah Fawcett è morta di tumore anale metastatizzatosi - ma pochi lo sanno perché in America la "sodomia" è ancora tabù.

Il vaccino costa, secondo [2] e [3], 400 USD, una bella somma che convince molti maschietti a riunciare a quest'utile protezione.

In Italia la situazione è, se possibile, peggiore di quella americana: le regioni vaccinano a loro spese soltanto le femmine, e, mentre il CDC (Center for Disease Control = Centro per il Controllo delle Malattie) americano spiega chiaramente in [6] che l'HPV è una grave insidia per i maschietti sessualmente attivi, soprattutto per i gay, il ministero della sanità italiano persevera (vedi [7], [8], [9], [10]) nella menzogna per cui sono solo le donne a doversi preoccupare dell'HPV (guardatevi le diapositive in [9]!), ed in [10] è scritto inoltre:
7. A chi è rivolta l’offerta pubblica gratuita del vaccino?In Italia l’offerta pubblica gratuita della vaccinazione è rivolta alle bambine tra gli undici e i dodici anni di età, perché in questa fascia è massimo il profilo beneficio-rischio, con una somministrazione per via intramuscolare di una dose iniziale e due richiami, entro i sei mesi dalla prima.La somministrazione del vaccino prima dell’inizio dei rapporti sessuali è, infatti, particolarmente vantaggiosa perché induce un’efficace protezione prima di un eventuale contagio con il virus HPV, che si acquisisce di norma subito dopo l’inizio dell’attività sessuale, e perché la risposta immunitaria in questa fascia di età è maggiore di quella osservata nelle donne in altre fasce di età.E’ allo studio, inoltre, un ulteriore sviluppo della strategia vaccinale per valutare l’allargamento, in futuro, dell’offerta attiva anche ad altre coorti di donne (tra i 25 e i 26 anni), preferibilmente in concomitanza con il primo invito all’esecuzione dello screening attraverso il pap test.
8. Il vaccino si può acquistare in farmacia?Il vaccino è disponibile a pagamento in farmacia, previa indicazione e prescrizione del medico, ed è destinato alle donne che non hanno ancora contratto l’infezione da HPV.
In una parola: mentre alcun HMO americane si stanno convincendo a pagare la vaccinazione contro l'HPV anche ai maschietti, in Italia, se il documento [10] è aggiornato ed è stato correttamente interpretato, un uomo non può essere vaccinato.

Qualche giorno fa ho chiesto al mio medico, e questi ha risposto che se un maschietto italiano vuole la vaccinazione contro l'HPV la deve pagare di tasca sua. Spero che abbia ragione lui e non il sito del ministero della sanità.

Ah, lo sapete chi era il ministro della sanità che ha pensato di vaccinare solo una metà del cielo e condannare l'altra metà all'inferno?

Livia Turco, Partito Democratico. Nella sua epoca sono stati redatti [7], [9], [10], ed è suo il discorso [8].

Ricordatevene quando andate a votare: non scrivete sulla scheda "Aridatece Carlo Donat Cattin!", votate per persone più intelligenti.

Raffaele Ladu

UCCR accusa i gay di diffusione dell'AIDS nella popolazione mondiale

UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali):
'Gli omosessuali hanno diffuso l’AIDS nella popolazione umana?'

Pubblichiamo un pessimo esempio di giornalismo: per l'Unione Cristiani Cattolici Razionali i gay hanno "contribuito in modo determinante alla massiccia diffusione dell’HIV nel genere umano"

Venerdì 26 Agosto 2011 - fonte - Gaynews
Il Centers for Disease Control negli USA ha recentemente stimato che gli uomini omosessuali coprono il 61% delle nuove infezioni da HIV negli Stati Uniti, nonostante essi siano solo il 2% della popolazione del Paese. Gli esperti dicono che i giovani omosessuali sono l’unico gruppo in cui le nuove infezioni da HIV aumentano, addirittura del 48% nel periodo 2006-2009 (da 4.400 infezioni nel 2006 a 6.500 nel 2009).

Mario Corcelli, specialista in Medicina Legale, ha pubblicato nel 2009 su “Medicitalia” un articolo sulla storia dell’AIDS, informando che il virus HIV della scimmia, già presente in Africa da moltissimi anni, passò probabilmente all’uomo tramite ferita da morso, ma soltanto all’inizio degli anni ’80 avvenne la svolta. Oltre al commercio clandestino di sangue Africa-USA, l’altro motivo dell’iniziale diffusione dell’AIDS in America, e poi conseguentemente nel mondo intero, fu l’assidua frequentazione degli omosessuali americani dell’isola di Haiti per turismo sessuale. Come conferma il “Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute”, inizialmente infatti -siamo attorno agli anni ’80- l’ipotesi più accreditata fu quella che la nuova malattia mirava soltanto agli omosessuali, tanto che il “New York Times” intitolò così un editoriale: «Raro cancro osservato in 41 omosessuali»* . Il popolo omosessuale, da quanto si rileva, pare dunque aver contribuito in modo determinante alla massiccia diffusione dell’AIDS nel genere umano (anche se questo però non si può dire, come dimostra il “caso Cambi”), tanto che anche in Europa c’era la convinzione di essere di fronte ad una patologia contratta esclusivamente da loro. “The Lancet” parlò di “gay compromise sindrome”, mentre sui quotidiani nazionali di diversi Paesi era facile leggere espressioni come “immunodeficienza gay-correlata (Grid)”, “cancro dei gay”, o “disfunzione immunitaria acquisita”. Qualche anno dopo si arrivò a constatare che la malattia era trasmissibile anche fra eterosessuali.

Sempre secondo lo specialista Corcelli, il motivo per cui l’AIDS si è diffusa enormemente tra gli omosessuali (molto più che tra gli etero) è l’abitudine a frequentare club esclusivi, veri e propri complessi dotati di tutto: stanze d’albergo, sauna, palestre, piscine, dove si vive una promiscuità sessuale assai spinta, che favorisce numerosi rapporti sessuali con diversi partners, addirittura anche decine di rapporti sessuali nell’arco di un solo week end. L’altro motivo è che lo stesso “rapporto fisico” omosessuale, utilizzando “canali” non predisposti naturalmente alla penetrazione, crea facilmente tagli e ferite, aumentando così esponenzialmente la probabilità di trasmissione dell’infezione.

Ci domandiamo, come afferma anche L'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di cui l'UCCR e la reazionaria risposta alla sigla, che è la Chiesa Cattolica ad aver contribuito alla diffusione dell'AIDS soprattutto in Africa e Asia, grazie alle sue campagne contro l'informazione, la prevenzione e l'uso del preservativo.

Per approfondimenti sui temi trattati da questo articolo:
www.uaar.it - www.uccronline.it/
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*Aids: 1981-2011 Per non dimenticare

articolo di Zeno Menegazzi pubblicato anche su:
Gay Freedom - 30 Giugno 2011

Un ricatto morale da sconfiggere

Redigendo questo post sul dibattito giuridico americano sull'eguaglianza nel matrimonio, ho trovato quest'articolo:

http://www.scotusblog.com/2011/08/same-sex-marriage-and-religious-liberty/

il cui autore dice che non si può affermare l'eguaglianza nel matrimonio (che lui ritiene inattaccabile sul piano del diritto costituzionale) senza concedere una scappatoia a chi non la condivide e non vuole essere complice di cerimonie o stili di vita LGBT.

L'esempio da cui parte non è quello del prete cattolico che potrebbe essere costretto ad officiare un matrimonio gay (nessuno vuole una cosa del genere, e sarebbe una cosa chiaramente inammissibile), ma quello di un fotografo di Albuquerque, New Mexico, che fu citato in giudizio per essersi rifiutato di fotografare la "committment ceremony = matrimonio simbolico" di una coppia gay - violando così la legge federale che vieta le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale.

Secondo Thomas C. Berg, autore di quest'articolo, bisognava consentire invece al fotografo di rifiutarsi, tantopiù che Albuquerque ha quasi 546.000 abitanti, e quindi un fotografo gay-friendly la coppia lo poteva trovare facilmente - se fosse stato l'unico fotografo di una contea, allora avrebbe avuto senso costringerlo ad accontentarli.

Esempi simili potrebbero essere le agenzie che si occupano di adozioni, che potrebbero perdere l'accreditamento se per motivi religiosi si rifiutassero di accogliere proposte di adozione da parte di coppie arcobaleno, oppure i conviti che ospitano studenti sposati, che potrebbero mettersi nei guai se si rifiutassero di ospitare coppie LGBT oltre a quelle etero.

La proposta di Berg sembra molto semplice: se non si vogliono pericolosi conflitti sociali, tra due parti che si ispirano a valori costituzionali di eguale rango, occorre stabilire un compromesso - e nel compromesso sono più abili i legislatori dei giudici, che non sono tenuti a vedere aldilà del caso in esame.

Il compromesso sarebbe consentire a chi non vuole essere coinvolto in atti di vita LGBT di rifiutarsi di prestare il suo servizio, a meno che non sia l'unico in zona a poterlo erogare, ed il suo rifiuto dunque sarebbe un torto irrimediabile per le persone LGBT che lo vogliono.

La mia opinione è che la proposta sia inaccettabile, e vi spiego perché.

Il primo motivo è che la sessualità, la vita di coppia e la vita familiare sono estremamente pervasivi in tutte le persone; le persone etero non se ne rendono conto, perché uno dei privilegi della maggioranza è l'oblìo di se stessa - ma le persone LGBT se ne accorgono eccome.

Se si consente ad un etero, per motivi religiosi, di rifiutarsi di prestare il suo servizio ad una persona che sta manifestando il suo essere LGBT, gli si dà praticamente licenza di ignorarlo completamente in ogni circostanza, magari anche in alcune che al professor Thomas Berg, ordinario di Diritto e Politiche Pubbliche all'Università San Tommaso, non sarebbero mai venute in mente!

Il secondo motivo è che il fotografo non fa il suo lavoro per simpatia, ma per denaro - e l'accettare denaro per riprendere una cerimonia LGBT non significa approvare codesta cerimonia, ma fare il proprio mestiere. I principi morali del fotografo (ammesso e non concesso che sia "morale" discriminare) non vengono perciò compromessi.

Soltanto se le chiese cristiane decretassero che accettare di fotografare una cerimonia LGBT significa approvarla, allora il ragionamento potrebbe reggere. Ma mi piacerebbe sapere che direbbero codeste chiese dell'attivista contro la pena capitale o contro il razzismo che riprende esecuzioni od esempi di discriminazione razziale per dimostrare invece quanto sono orrendi.

Mi pare ovvio che non si può giudicare una persona solo dal suo comportamento esterno, e non ha senso dire: "Se fai così, vuol dire che sei cosà, e non puoi dimostrare il contrario". Non lo si fa nemmeno con un assassino, figuriamoci con un fotografo.

Inoltre, si potrebbe fare un esempio molto interessante: poiché per la chiesa cattolica il matrimonio è un sacramento, il battezzato cattolico non può contrarre un matrimonio che non sia anche un sacramento. Il cattolico che contrae matrimonio civile perciò non è un novello sposo, ma un pubblico peccatore.

Eppure nessuno si sogna di intimare ai cattolici di rifiutarsi contribuire alla celebrazione di un matrimonio civile - né come sindaci, né come ufficiali di stato civile, né come fotografi. E la differenza tra un matrimonio civile eterosessuale ed uno civile omosessuale è solo di grado, non di qualità.

Per quanto riguarda le agenzie di adozione, il loro compito è accoppiare adottanti ed adottati, solo sulla base dell'idoneità psicologica dei primi; se vogliono garantire anche la rispondenza ad una religione od ideologia, allora compiono una discriminazione che lo stato non può autorizzare - e giustamente revoca loro l'accreditamento.

Se non lo facesse, lo stato verrebbe accusato di usare queste agenzie di adozione per "compiere il lavoro sporco", ovvero discriminare in un modo vietato dalla legge - e perderebbe tutte le cause che gli venissero intentate per questo.

Per quanto riguarda pensionati studenteschi e simili, idem: il matrimonio è matrimonio, qualunque sia il genere dei coniugi.

Il terzo motivo è questo: il modello di società di Thomas Berg prevede che gay ed alleati vivano separati dagli eterosessisti - una società di "separate but equal = separati ma uguali", in cui la separazione finisce con l'indurre le due parti a disprezzarsi a vicenda (con il disprezzo della maggioranza eterosessista molto più pericoloso di quello della minoranza inclusiva) ed a coltivare degli stereotipi bizzarri nel migliore dei casi, odiosi nel peggiore.

Il modello del "separate but equal = separati ma uguali" è stato stroncato dalla Corte Suprema USA da più di cinquant'anni, in quanto la separazione è già discriminazione contro la minoranza; inoltre, se le due comunità vivono separate, e la maggioranza eterosessista ha piena licenza di ignorare la minoranza inclusiva, gli eterosessisti non impareranno mai che gay ed alleati non sono i mostri di cui si sparla ogni domenica a messa.

Karl Popper, di famiglia ebraica, ma di religione protestante (tutto meno che cattolico, insomma) riteneva il commercio il migliore antidoto al razzismo. Thomas Berg non vuole quest'antidoto, visto che vuole autorizzare i commercianti a non servire le persone che manifestano la loro identità LGBT (praticamente sempre).

Raffaele Ladu

I/Le bisessuali esistono

http://www.nytimes.com/2011/08/23/health/23bisexual.html?_r=3

La notizia sa di "scoperta dell'acqua calda", ma purtroppo sono tante le persone ancora convinte che i/le bisessuali siano o persone confuse, oppure gay/lesbiche che non hanno il coraggio di "uscire dall'armadio", oppure persone che "attraversano una fase".

Ben vengano quindi questi studi!

Raffaele Ladu

Un ricatto morale da sconfiggere

Trasferito qui: http://fasciosodomatti.blogspot.com/2011/08/un-ricatto-morale-da-sconfiggere.html

SCOTUSblog sull'eguaglianza nel matrimonio

SCOTUSblog è un blog dedicato all’analisi delle sentenze della Corte Suprema USA, e con questa pagina ha annunciato un “symposium” sul matrimonio omosessuale, in cui per due settimane giuristi di vaglia, sia favorevoli che contrari, interverranno sulla materia.


Finora sono stati pubblicati questi articoli – non li traduco, ne do un breve riassunto:

01. Marriage equality state by state, by William Eskridge, Professor of Law at Yale
L’autore ricorda che le corti costituzionali devono evitare di creare una frattura tra l’ordinamento giuridico ed i sentimenti della popolazione, e perciò devono evitare di chiudere prematuramente il dibattito all’interno dell’opinione pubblica con sentenze troppo ardite, anche se giuridicamente ben motivate. Nel caso che ha in mente l’autore, la causa Perry v. Schwarzenegger, con la quale si vuole abrogare la Proposizione 8 che ha abolito i matrimoni arcobaleno in California, l’autore avverte che una sentenza che proclamasse che il diritto al matrimonio vale anche per lesbiche e gay, in tutti gli Stati Uniti, sarebbe al momento troppo ardita; ma si può abbattere lo stesso la Proposizione 8, e ripristinare i matrimoni arcobaleno in California, in un modo che dividerebbe di meno l’opinione pubblica.

E’ evidente che lo scopo della Proposizione 8 era quello di privare una minoranza della popolazione californiana di un diritto già ritenuto “fondamentale” dalla Costituzione del medesimo stato – e non solo non era possibile dimostrare che questa privazione rispondeva ad un preponderante interesse pubblico, ma i promotori non ci hanno neppure provato! Le loro argomentazioni erano tanto fanatiche, moralistiche, e basate sul disprezzo di un gruppo di persone quanto altre già stroncate dalla Corte Suprema, come in Romer v. Evans (1996), con la quale la Corte Suprema stroncò l’Articolo 2, un emendamento costituzionale del Colorado volto ad impedire a lesbiche e gay di lottare per i loro diritti – la versione americana delle Leggi di Norimberga.


Con questa tattica – mostrare che la Proposizione 8 ha gli stessi demeriti dell’Articolo 2 – la Corte Suprema potrebbe stroncarla senza costringere l’opinione pubblica americana ad accettare incondizionatamente e prematuramente i matrimoni arcobaleno – e restituendo a lesbiche e gay californiani un fondamentale diritto.

02. Marriage equality: religious freedom, federalism, and judicial activism, by Robert Levy, Chairman of the Cato Institute

Il “Cato Institute” è un think tank libertario, che nelle questioni economico-sociali assume posizioni di destra; quando si tratta però di diritti della persona, può dare dei punti a molte organizzazioni italiane di sinistra.

Il presidente di quest’istituto, nel suo articolo, risponde a tre delle più diffuse obiezioni americane contro il riconoscimento costituzionale dell’eguaglianza del matrimonio: essa non coarta la libertà religiosa, perché non costringe le chiese che non accettano i matrimoni arcobaleno a celebrarli; non viola il federalismo, perché il federalismo non è fatto tanto per garantire gli stati dall’intervento del governo federale, quanto per garantire il cittadino da un’eccessiva concentrazione dei poteri che potrebbe privarlo dei suoi diritti fondamentali – quindi il governo federale può imporre ai singoli stati di rispettare i diritti fondamentali della persona (14° Emendamento, 1868); infine, le polemiche sull’iperattivismo dei giudici, tanto comuni anche negli USA, sono in questo caso fuori posto, perché i giudici impongono ai pubblici poteri di conformarsi alla Costituzione, ed alla retta ragione – che non trova ragione per la disuguaglianza nel matrimonio.

03. Same-sex marriage and religious liberty, by Thomas C. Berg, Professor of Law and Public Policy at the University of St. Thomas

Qui ci vuole una confutazione a parte, visto che questo contributo è assai meno innocuo di come appare a prima vista.


Interessante è soprattutto il fatto che un professore in un'università cattolica ragioni come se la battaglia contro l'eguaglianza del matrimonio fosse già persa, e si potesse soltanto negoziare le condizioni della resa.


04. What’s rational about rational basis review?, by Ruthann Robson, Professor of Law at the City University of New York


Non è un grande articolo – avverte solo che il criterio che viene spesso usato per valutare le differenze di trattamento, la “base razionale”, per cui una differenza di trattamento si giustifica se serve ad uno scopo più importante, viene spesso usato in modo “irrazionale”, per cui si dovrebbe usare il criterio dello “stringente scrutinio”, molto più esigente.


05. Why timing is crucial in the ongoing same-sex marriage cases, by Rutgers law professor Carlos Ball


Secondo l'autore, è non solo più probabile, ma anche assai più opportuno che la Corte Suprema prima esamini il DOMA (Defense of Marriage Act), e poi la Proposizione 8 della California. Infatti, lo stesso governo federale USA, su ordine di Obama, sta ricorrendo a tutti gli argomenti possibili contro il DOMA, tra cui il principale è che le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale sono sospette quanto quelle sulla base del genere, e ci vuole un impellente interesse pubblico a giustificarle (tecnicamente, si dice che queste discriminazioni devono superare uno "scrutinio intermedio").


Se la Corte Suprema si trova a dichiarare incostituzionale il DOMA sulla base di quest'argomento, non potrà ignorare il proprio precedente quando dovrà esaminare la Proposizione 8 della California - e codesta proposizione non può certo superare lo "scrutinio intermedio" già imposto al DOMA.


06. Same-sex marriage: The tortuous road to the Supreme Court, by The Marriage Law Foundation’s William Duncan
L'autore è contrario all'eguaglianza nel matrimonio, e soprattutto alla possibilità che venga perseguita per via giudiziaria.


07. The true marriage divide, by Bob Barr, former Congressman and DOMA author


L’autore aveva scritto il “Defense of Marriage Act”, la norma che Obama non vuol più difendere, e che vieta al governo federale di riconoscere i matrimoni omosessuali; ora invece ritiene che la Corte Suprema USA, qualora investita della questione, riconoscerebbe che non c’è motivo per il governo di vietare a lesbiche e gay l’esercizio del fondamentale diritto al matrimonio.


Prima di arrivare al dunque, però, avverte che il problema secondo lui non va impostato come la richiesta di “legittimazione al matrimonio”, ma come il rifiuto dell’interferenza del governo nei matrimoni, espressa in America con l’istituto della “licenza matrimoniale”, tra i cui scopi, quando fu istituita verso il 1850, c’era quello di prevenire i matrimoni interrazziali. La sua soluzione è quindi libertaria: il governo deve interferire il meno possibile nelle vite dei cittadini, e non regolamentare più i matrimoni, bensì ritenerli come contratti che può costringere ad onorare.


08. If you can’t beat ‘em, join ‘em, by Brian Raum, Senior Counsel and head of marriage litigation at the Alliance Defense Fund


Brian Raum è un oppositore dell’eguaglianza nel matrimonio, e nota che l’ACLU, la più nota associazione americana per le libertà civili, ha ultimamente e radicalmente cambiato strategia, passando dal politico al giudiziario, e vede in questo un’ammissione di debolezza.


09. Perry as Politics, by Dale Carpenter, Professor of Law at the University of Minnesota Law School
L'autore osserva che il caso Perry v. Schwarzenegger, quello da cui ci si aspetta la dichiarazione di incostituzionalità della Proposizione 8, ha già esatto un notevole costo politico: tutte le energie sono rivolte al caso, e non a mobilitare la gente per un'abrogazione di codesta proposizione. Si spera che la scommessa sia vinta.


10. Why the Supreme Court will strike down DOMA, by Northwestern Law School’s Andrew Koppelman
L'autore spiega che è improbabile che la Corte Suprema USA prenda in mano la patata bollente del caso Perry v. Schwarzenegger, mentre è assai più probabile che abbatta il DOMA, per i motivi esposti nell'articolo.

E' un articolo utile da leggere perché mostra che cosa le coppie sposate omosessuali perdono in America a causa del DOMA.
11. The time for marriage equality has finally arrived, by Ewrin Chemerinsky, Dean and Professor of Law at University of California, Irvine


L'autore prevede una vittoria di misura (5-4) alla Corte Suprema USA per l'eguaglianza nel matrimonio, con il giudice Antony Kennedy che dà il voto decisivo e scrive l'opinione di maggioranza.


12. States’ rites? Federalism and marriage litigation, by David B. Cruz, Professor of Law at the University of Southern California Gould School of Law


Anche quest'autore avverte che è pericoloso per una corte costituzionale allontanarsi dal sentimento prevalente nell'opinione pubblica; per questo ritiene improbabile una decisione fondata sulll'eguaglianza nel matrimonio prima che il pubblico sia pronto ad accettarla senza salire sulle barricate.


Un esempio della cautela tradizionale della Corte Suprema si è avuto negli anni '50: nel 1954, nel caso Brown v. The Board of Education, la Corte Suprema ha dichiarato illegittima la segregazione razziale; nel 1955 ci fu chi ne trasse le conclusioni proponendo un caso di matrimonio interrazziale vietato dalla legge, ma la Corte Suprema lo declinò.


L'illegittimità costituzionale del divieto di matrimonio interrazziale sarebbe stata proclamata solo nel 1967 (Loving v. Virginia), ma tra il 1955 ed il 1967 gli stati che ancora vietavano codesti matrimoni erano scesi da 29 a 16 - la Corte Suprema non fece altro che dare l'eutanasia ad un moribondo.


Nel caso Roe v. Wade (1973), che portò alla liberalizzione dell'aborto nel primo trimestre di gravidanza, la Corte Suprema fu meno cauta, provocando forti tensioni tra "pro-choice" e "pro-life" ancora incandescenti.


Per questo l'autore ritiene probabile che la Corte Suprema dichiarerà incostituzionale la Proposizione 8 ed il DOMA non sulla base del riconoscimento che anche le coppie gay e lesbiche hanno diritto a sposarsi, quanto nel fatto che la prima ha un intento palesemente discriminatorio, mentre il secondo rappresenta un'ingerenza immotivata del governo federale in una competenza statale - il matrimonio e la famiglia.


Questo permetterebbe di disinnescare due mine senza affrontare un problema, l'eguaglianza nel matrimonio, su cui ancora non c'è sufficiente consenso.


13. Balancing marriage equality with other social goods, by Robin Wilson, Professor of Law at Washington and Lee,


Anche quest'articolo si preoccupa del rischio che l'eguaglianza nel matrimonio porrebbe per la libertà religiosa, e ritiene che la soluzione del problema non debba essere giudiziaria, ma legislativa, ed a livello statale, perché statale è la competenza in queste materie.


La mia opinione è che chi esprime questi timori non si fosse reso conto di quanto la vita sessuale, familiare e di coppia improntasse la vita di una persona, fino a quando anche le persone LGBT non hanno preteso di averla alle stesse condizioni degli etero.


E solo allora si è reso conto della gravità del conflitto potenziale tra fede religiosa e diritti civili, conflitto esacerbato dall'opinione di molte autorità religiose (e degli "atei devoti" che hanno paura di loro) secondo cui l'eterosessismo è inseparabile dalla fede.


Va detto però che anche per i cristiani, fino alla Seconda Guerra Mondiale almeno, l'antisemitismo era considerato parte fondamentale della fede cristiana - eppure le confessioni cristiane dichiaratamente antisemite ora sono una rarità, e la chiesa cattolica ha riconosciuto Israele nel 1992.


E prima ancora per la chiesa cattolica il geocentrismo era considerato tanto cruciale per il cristianesimo che si costrinse Galileo all'abiura - ora la Specola Vaticana è un osservatorio astronomico di tutto rispetto, perché si è data ragione a Galileo, secondo cui la Bibbia non è un manuale di meccanica celeste.


E l'esperienza fatta con Galileo convinse la chiesa a procedere con i piedi di piombo con le teorie darwiniane, evitando condanne generalizzate ed a livello vaticano, finché nel 1950 l'enciclica Humani Generis sdoganò completamente l'evoluzionismo.


Purtroppo, nel caso dell'omosessualità, la chiesa ha deciso di ignorare l'esperienza passata e di entrare in rotta di collisione con la miglior scienza del momento. Ne uscirà con le ossa rotte.


Siamo veramente sicuri che chi ha tanto riguardo verso una tradizione religiosa le stia facendo un favore?


14. Why the Court can strike down marriage restrictions under rational-basis review, by NYU Law School’s Kenji Yoshino


Un altro articolo sul tema della "base razionale" come criterio di costituzionalità delle leggi. L'autore dice che in realtà i criteri sono due: la "base razionale ordinaria" e la "base razionale aggressiva [with bite]".


Nel caso della "base razionale ordinaria", la Corte, esaminando una legge, cerca di mettersi nei panni del legislatore e, quand'anche la motivazione per una legge particolare non fosse chiara, cerca di trovargliela lei; e se anche la legge non calza bene agli scopi che si prefiggeva, questo non è motivo di dichiarazione di incostituzionalità - è chiaro che con questo criterio, è abbastanza raro che una legge venga trovata incostituzionale.


Diverso è il caso della "base razionale aggressiva", perché in questo caso la Corte Suprema si rifiuta di fare i compiti al posto del legislatore: questi deve dimostrare che quella legge soddisfa un prioritario interesse pubblico, a cui tale legge calza a pennello. E quand'anche la legge pregiudicasse i diritti di alcune persone, deve essere chiaro che questa non era l'intenzione originaria, ma conseguenza inevitabile, e che la legge non poteva minimizzare ulteriormente tale pregiudizio. Questo è il criterio che si applica quando c'è il sospetto che la legge abbia preso di mira un particolare gruppo sociale.


Cose come il DOMA oppure la Proposizione 8 non superano questo criterio, sia a causa della loro cattiva redazione, sia per le evidenti testimonianze di omofobia date dal dibattito parlamentare.


15. The right to marry, and the right to remain married, by Steve Sanders, visiting assistant professor at University of Michigan Law School

L'autore osserva che uno dei problemi più seri che affrontano le coppie omosessuali già sposate negli Stati Uniti è il fatto che non solo il loro matrimonio non è valido a livello federale a causa del DOMA (accidenti a Bill Clinton!), ma anche il fatto che 43 stati su 50 hanno emanato delle leggi od emendamenti costituzionali che impediscono loro di riconoscere codesti matrimoni.

Questo non è un problema solo di quegli stati, perché il 2-3% degli americani ogni anno trasloca in un altro stato; si può quindi immaginare che delle circa cinquantamila coppie arcobaleno sposate in America a partire dal 2004, almeno un migliaio l'anno facciano la stessa cosa, e magari finiscono in uno stato che il loro matrimonio non lo riconosce.

E la dottrina e la giurisprudenza non hanno ancora stabilito se in questo caso il loro matrimonio è sciolto di diritto, oppure semplicemente messo in sospeso.

Faccio un esempio che non ha fatto l'autore: immaginatevi una coppia sposata nel Massachussets in cui una delle due donne sia bi anziché lesbica, che si trasferisce in Georgia; poiché le coppie lesbiche in America durano in media 8-9 anni, è abbastanza probabile che la coppia infine scoppi, e che la donna bi si metta poi insieme con un uomo (molt* bisessuali alternano le relazioni con un genere a quelle con un altro).

Se la bi ed il maschietto decidono di sposarsi, nasce un problema già al momento di chiedere la licenza matrimoniale: il Massachussets dirà che la donna è sposata e non divorziata, ma la Georgia disconosce per legge codesto matrimonio, per cui probabilmente emetterà lo stesso la licenza matrimoniale.

Risultato: se il matrimonio (etero) si celebra, abbiamo una donna regolarmente sposata per la legge della Georgia, ma bigama secondo la legge del Massachussets e degli altri stati che riconoscono il matrimonio omosessuale.

L'unico modo per evitare questo pasticcio sarebbe quello di presumere che il trasloco in uno stato senza eguaglianza nel matrimonio equivalga al divorzio.

Tra parentesi, la legge della Georgia (vedi qui) vieta anche ai suoi tribunali di far rispettare gli accordi di divorzio omosessuale - perché per essa il matrimonio non è mai esistito. Immaginate perciò una coppia gay di New York che divorzi, in cui uno dei due debba un sostanzioso assegno di mantenimento all'altro: il debitore si trasferisce in Georgia, e chi gli può più chiedere un centesimo?

Sono tanti i divorziati etero che non pagano gli alimenti all'ex-moglie nemmeno se costretti dai tribunali - figuriamoci che può capitare se i tribunali rifiutano di riconoscere i diritti ed i doveri dei divorziati arcobaleno!

L'autore dice che alla Corte Suprema vanno fatte notare queste incongruenze, che sono le violazioni dei diritti delle coppie LGBT già sposate, per chiedere la dichiarazione di incostituzionalità di tutte le norme che violano l'eguaglianza nel matrimonio.

16. The constitutionality of traditional marriage, by John Eastman, professor of Law at Chapman University

L'autore sostiene il "matrimonio tradizionale" ed afferma che le unioni omosessuali sono da esso troppo diverse (perché non consentono la procreazione non assistita) per essere al primo equiparate.

17. Marriage equality: protect or promote?, by Robert Levy, Chairman of the Cato Institute

L'autore, che aveva già scritto l'articolo #02, risponde all'articolo #08: l'autore di quest'ultimo articolo sostiene che il governo deve difendere, non promuovere, e che la sentenza che ha invalidato la Proposizione 8 della California promuove il matrimonio omosessuale.

Il presidente del Cato Institute non solo smentisce che la sentenza in questione promuovesse alcunché, ma fa notare che il matrimonio omosessuale non fa danno a nessuno, per cui l'unico motivo per vietarlo è proprio il promuovere quello eterosessuale come unico giusto e santo.

L'argomentazione "difendere, non promuovere" si ritorce quindi contro chi la propone.

Ma l'autore promuove anche un'altra questione di diritto costituzionale: dagli anni del New Deal si è cominciato a distinguere i diritti in "fondamentali" (perché esplicitamente espressi o profondamente radicati nella tradizione americana) e "non fondamentali"; questa dicotomia fa sì che spesso sia la descrizione di un caso, e non il merito, a deciderne l'esito, perché chi riesce a far rientrare un diritto tra quelli "fondamentali" vince, chi non ci riesce perde.

In Lawrence v. Texas (2003 - era ora), che decriminalizzò la "sodomia" negli USA, la Corte Suprema evitò di parlare di "diritti" (fondamentali o non fondamentali?) e parlò invece di "libertà" - un esempio per l'autore da imitare.

18. Marriage does not consist of straw men, by Brian Raum, head of marriage litigation for the Alliance Defense Fund

L'autore, contrario all'eguaglianza nel matrimonio, risponde all'autore degli articoli #02 e #18. 

Per lui, la procreazione è l'interesse pubblico che viene perseguito legalizzando solo il matrimonio etero, e cita pure un paio di studi (a, b) che proverebbero che l'optimum per un figlio è vivere con due genitori sposati, ed essere il figlio biologico di entrambi.

Questi studi possono essere interpretati anche in altro modo però: a parte la curiosa mancanza di confronti con le famiglie adottive, se si dovesse perseguire l'optimum, allora si dovrebbero vietare anche il divorzio e la fecondazione artificiale eterologa - due divieti inconcepibili in America; e dubito che una famiglia che sta insieme solo per obbligo di legge riesca ad offrire ai figli la serenità che ci vuole per crescerli - il rimedio ucciderebbe il malato.

Inoltre, lo studio b avverte che nei casi in cui il patrigno ha sposato la madre del bimbo, il tasso di delinquenza diminuisce notevolmente. Non migliora altrettanto il successo scolastico, ma non ci sono peggioramenti in alcunché, e questo lascia comunque intendere che la stabilità della famiglia è comunque un valore per i figli, ed il matrimonio supera la convivenza non regolamentata in questo - perciò, perché offrirlo solo ai genitori etero e non anche a quelli LGBT?

Inoltre, come ho già notato, non si fanno confronti con le famiglie adottive - secondo l'Accademia Americana di Pediatria (c), i figli adottivi sono più problematici, ma hanno famiglie più supportive di quelli biologici; non è un dato direttamente confrontabile con gli altri, ma fa comunque risaltare la contraddizione tra chi dice da una parte che il matrimonio deve essere eterosessuale per offrire ai bimbi l'incomparabile beneficio di essere biologicamente figli di ambo i suoi genitori, e poi non solo non vieta (come fa invece l'islam) l'adozione in quanto subottimale per i figli, ma la esalta come forma di grande generosità.

Si può volere il meglio, ma solo quando si tratta di famiglie arcobaleno ci si dimentica che il meglio è nemico del bene. E quando sarà possibile produrre spermatozoi od ovuli da cellule staminali umane adulte, allora anche le coppie arcobaleno potranno offrire il "meglio".



19. The courts, the political process, and DOMA, by Harvard law professor and former Solicitor General Charles Fried

L’autore preferirebbe che l’eguaglianza del matrimonio fosse decisa dal potere legislativo, con il sostegno dell’opinione pubblica, anziché dal potere giudiziario, contro una sostanziosa parte dell’opinione pubblica; preferirebbe inoltre le unioni civili al matrimonio arcobaleno.

Detto questo, la sua opinione è che il Congresso non riuscirà ad abrogare una legge indifendibile come il DOMA, costringendo perciò la Corte Suprema a dichiararlo incostituzionale; ed il problema è come – egli preferirebbe una sentenza che si limiti a dichiarare incostituzionale il rifiuto del governo federale di riconoscere come validi matrimoni regolarmente contratti; questo lascerebbe sul tappeto alcune questioni (come ad esempio come indurre gli stati che si rifiutano di riconoscere i matrimoni gay contratti da altri stati a cambiare le loro leggi), che però pensa che alla fine si risolveranno.

20. Marriage equality: A question of equality rather than liberty, by Deborah Hellman, Professor of Law at the University of Maryland and Visiting Professor of Law at the University of Virginia
L’autrice risponde agli autori degli articoli #01 ed #11 (e cita anche l’autore di #08 e #18) sostenendo che è sbagliato impostare la battaglia contro la Proposizione 8 dicendo che in teoria viola il diritto costituzionale fondamentale al matrimonio, ma in pratica sarebbe migliore una sentenza che invochi l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Secondo lei, impostare l’attacco accampando una violazione del diritto fondamentale al matrimonio vuol dire costringere la Corte Suprema USA a dare una definizione di codesto diritto, definizione che nell’ordinamento americano spetta ai singoli stati – e perciò la Corte Suprema USA dovrebbe evitare di usurpare i loro poteri; invece invocare l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (violata dalla Proposizione 8) significa dire: “I diritti li potete definire come volete, ma tutti ne devono godere allo stesso modo”, e questo la Corte Suprema lo può fare.



21. The constitutional inevitability of same-sex marriage, by Harvard law professor Lawrence Tribe


L'autore, uno dei più rinomati professori di diritto costituzionale americano, spiega perché la Corte Suprema non potrà fare a meno di riconoscere la costituzionalità del matrimonio omosessuale, anzi, che il matrimonio non può distinguersi in eterosessuale (permesso) ed omosessuale (proibito) senza violare i diritti fondamentali della persona.


22. Collusion in the marriage cases?, by Northwestern University's Andrew Koppelman


L'autore risponde a chi sostiene che il DOMA serve a garantire standard uniformi in campo matrimoniale che non si capisce perché mai va bene che gli stati stabiliscano diverse norme a proposito dell'età matrimoniale o dei gradi di parentela proibita quando si tratta di matrimoni etero, ma questa varietà non va bene quando si tratta di matrimoni arcobaleno.


Il DOMA sarà certo dichiarato incostituzionale.


23. Balancing away marriage equality, by University of Maryland School of Law professor Jana Singer


L'autrice risponde al prof. Robin Wilson (articolo #13) osservando che le esenzioni per motivi religiosi che egli propone al principio dell'eguaglianza del matrimonio equivalgono ad una licenza di discriminazione (cosa vietata dal 14° Emendamento), ed al sostegno da parte del governo ad una religione (cosa vietata dal 1° Emendamento).


Quindi lui sta proponendo una cosa incostituzionale. L'obiezione di coscienza all'aborto non si basa solo su motivi religiosi, ma anche su motivi etici, e non si può estendere a rifiuti motivati solo dalla religione.


24. A winner-takes-all approach to state same-sex marriage laws is self-defeating, by Washington and Lee University School of Law’s Robin Fretwell Wilson


L'autore risponde all'autrice dell'articolo #23, dicendo che nella sua proposta il rifiuto di prestare un servizio riguarda solo la celebrazione nuziale, ed è consentito soltanto se non crea effettive difficoltà alla coppia arcobaleno che vuole sposarsi.


Avverte inoltre che tutti i tentativi di passare leggi che non concedessero la possibilità di rifiutarsi di contribuire ad una cerimonia nuziale arcobaleno sono finora naufragati.


La mia opinione è che mettere il proprio mestiere al servizio di una cerimonia nuziale arcobaleno non vuol dire commettere apostasia, e non si capisce perché mai un impiegato comunale cattolico può mettersi al servizio di due cattolici che vogliono contrarre un matrimonio esclusivamente civile (diventando quindi dei "pubblici peccatori"), ma eterosessuale, e chiedere l'obiezione di fronte ad un matrimonio arcobaleno.


La differenza tra le due situazioni è di grado, non di qualità, a meno che non ricorriamo all'argomento stantio della "legge naturale", smentito già da David Hume nel 1739, e da George Moore nel 1903. 


25. Reflections on a dialogue: Getting to marriage equality, by the University of California, Irvine’s Dean Erwin Chemerinsky


Questo è l'articolo conclusivo in cui l'autore riassume il dibattito e dà un'ultima confutazione agli argomenti contro l'eguaglianza nel matrimonio.


IX. Indice degli articoli del symposium

Raffaele Ladu

A proposito di trans



(quote)

Mi piacciono le donne, ho un cromosoma Y in corpo, faccio parte dell’Arcigay, ho una laurea in psicologia, e vorrei intervenire nel dibattito.

Innanzitutto, le persone transgender vogliono che ci si riferisca a loro con il genere di scelta e non con quello di nascita – quindi, un’MtF (male-to-female) va definita “una trans” e non “un trans”.

Per quanto riguarda Marrazzo, dico solo che con il proprio coniuge è inevitabile giudicarsi a vicenda, perché vivere insieme significa anche accertarsi che ognuno faccia la propria parte nel rapporto.

E’ legittimo volere un rapporto in cui non si venga giudicati, ma si deve cercarlo altrove. E’ necessario ricorrere ad una sex-worker per averlo?

No: esiste il “counseling”, ovvero la famiglia di terapie ispirate a Carl Rogers, in cui il “counselor” non deve giudicare il cliente, ma accoglierlo; se Marrazzo si fosse rivolto ad un “counselor”, non sarebbe nato questo putiferio.

Non sono per nulla convinto che sia l’omosessualità a motivare gli uomini che cercano rapporti con le trans - chi cerca un rapporto omosessuale cerca un altro maschio, e lo trova facilmente.

Se ci pensate un attimo, vi rendete conto che i vestiti occultano i caratteri sessuali primari (i genitali), ma evidenziano quelli secondari – per le donne seno, vita, glutei, fianchi, ecc.

Un maschio etero, nei ristretti limiti in cui è lui a scegliere e non ad essere scelto, sceglie la sua partner sulla base di questi caratteri sessuali secondari, e dei tratti di personalità – e questo permette alle transgender MtF di entrare in gioco, esibendo caratteri sessuali secondari “supernormali” ed una personalità conforme ad un modello femminile.

Ci sono maschi che interpretano caratteri sessuali secondari e personalità come promesse che devono essere mantenute proprio dagli organi genitali, ed evitano le trans; ma chi è più flessibile (io non lo sono – ma perché giudicare il mio prossimo?) può accettare una “soddisfazione alternativa”.

Va aggiunto che nessuno considera omosessuale un maschio che ha rapporti orali od anali con una femmina “biologica”, e non vedo perché applicare un “doppio standard”; San Bernardino da Siena disse in una predica di aver conosciuto una donna ancora “vergine” dopo otto anni di matrimonio, e non credo che considerereste gay suo marito, anche se per la chiesa egli era reo di “sodomia imperfetta”, ovvero con donna.

Le transgender, quelle che non chiedono la rettificazione chirurgica del sesso, vogliono essere considerate donne per i loro caratteri sessuali secondari e la loro personalità, anche in contrasto con i loro organi genitali.

In Germania loro possono assumere un nome femminile, sufficiente per “passare” da donna in moltissime circostanze; in Spagna possono chiedere di essere considerate in tutto e per tutto donne di fronte alla legge.

Non vedo perché biasimare Marrazzo perché la pensa come i legislatori di due paesi all’avanguardia nell’Unione Europea, e non vedo perché tacciare di omosessualità (ovviamente per me non è negativa - ma quello che è falso è sempre un insulto) chi la pensa come lui e come loro.

Saluti.


(unquote)


Raffaele Ladu