Verona: Il Consiglio Comunale non vota la mozione contro l'Omofobia

Coppia gay aggredita in casa, il Consiglio comunale non vota la mozione di solidarietà
Ostruzionismo da parte della maggioranza a Palazzo Barbieri durante l'ultima seduta, nella quale si sarebbe potuta votare la "Mozione di solidarietà e contro il razzismo e l'omofobia"...

Articolo su Verona sera del 21.9.2018


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Andrea Bacciga chiede di "Abrogare la Mancino"... L'Arena 10/8/2018

Rassegna Stampa: L'Arena di Venerdì 10 agosto 2018.
il Consigliere di Battiti, Andrea Bacciga chiede di "Abrogare la Mancino", risponde il Consigliere Federico Benini del Partito Democratico chiedendo l'intervento del Presidente della Repubblica.

Andrea Bacciga presenta mozione contro la legge Mancino

Andrea Bacciga, consigliere di Verona (e amico di Fontana), presenta una mozione in Consiglio Comunale per auto tutelarsi. Tempo fa denunciò il fotografo Toscani chiedendo l'applicazione proprio della Mancino. 

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Ritorno al medioevo, ancora una volta a Verona

La voglia di Medioevo per il Consiglio Comunale di Verona ciclicamente riemerge. Dopo la mozione anti gay N.336 del 1995, di cui in questi giorni ricorre il 23°anniversario dall'approvazione, dopo la mozione contro il "Gender" del 2014, Giovedì 26 luglio, su proposta del solito "Torquemada" veronese, il consigliere della Lega Nord ALBERTO ZELGER, saranno poste in votazione ben due mozioni contro la legge 194, l'autodeterminazione delle donne, la laicità dello stato e la libertà sessuale e affettiva dei delle cittadini/e.

PIANETA MILK VERONA LGBT*CENTER Arci/Arcigay sarà a fianco delle amiche e delle compagne di NUDM Verona e di tutte le nostre donne contro questo ennensimo vergognoso episodio di oscurantismo, fascismo ed integralismo religioso veronse.
Invitiamo a firmare gli appelli e partecipare alla mailbombing e alla twitterstorm per manifestare il dissenso.

OmoBiTransfobia: Il Veneto approva la mozione 340 che riconosce la sola "Famiglia Naturale".

>> Mozione 340 (pdf)
>> Resoconto della seduta (pdf) (word)
>> Mozione 340 (sito Regione Veneto)

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A distanza di oltre un ventennio dalla vergognosa Mozione 336  in cui il Comune di Verona decretò che le persone lgbt dovessero essere ritenute «non gradite», «contro natura» e «pericolose» per la società, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la mozione 340 prevede l’appoggio della Regione a «quanti si battono in difesa della famiglia naturale» ed «efficaci politiche di sostegno alla natalità».
Ovviamente il termine «naturale», come sempre avviene, viene reinterpretato e riutilizzato a sostenere che «naturale» sia sinonimo di eterosessuale.
A farsi promotore di tale ideologia è Giovanna Negro (Veneto del Fare – Flavio Tosi – Alleanza per il Veneto), primo firmatario della vergognosa mozione che tenta di cancellare le unioni civili per sancire la presunta supremazia dell'eterosessualità. A lei va attribuito il seguente testo: 

- i Padri Costituenti, nella redazione dell’articolo 29 della Carta, hanno stabilito che “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” definendo chiaramente i contenuti e la valenza di tale primario istituto;
- purtroppo assistiamo quotidianamente alla messa in discussione di questo principio. L’azione distruttoria di questo articolo portata avanti da certi ambienti politici e sociali ha, ormai da tempo, subito una forte accelerazione, anche per effetto della cosiddetta Legge Cirinnà. Sul tema si vivono ormai, di continuo, paradossi come per esempio attaccare brutalmente una madre perché allatta con discrezione il suo bambino o il tentativo di abolire le feste della Mamma o del Papà;
CONSIDERATO che non è assolutamente messo in discussione il rispetto che si deve alla persona, qualsiasi sia il suo orientamento sessuale e/o di credo, ma va sostenuto e promosso il ruolo di protezione della famiglia, vero e unico porto sicuro, specialmente in momenti di particolari difficoltà economiche e sociali come quelle che sta vivendo il Veneto e l’Italia tutta;
RILEVATO che le previsioni di calo demografico che si prospettano per il Paese, per il prossimi decenni, richiedono una politica di incentivo alle giovani generazioni a dar vita a nuove famiglie che possano procreare nel segno della continuità;
tutto ciò premesso e considerato,
impegna la Giunta regionale
ad attivarsi con provvedimenti ed azioni, soprattutto di carattere programmatorio ed economico, che mirino al sostegno e assistenza delle famiglie naturali, incentivandone la formazione e agevolando le future mamme.


La mozione è stata approvata il 3 luglio 2018 dopo un allucinante dibattito che si può leggere qui o vedere tramite video sotto.


28 Giugno 1969 Orgoglio e rivolta

Sylvia Rivera (1951-2002)
Murales a lei dedicato nella sede
di Pianeta Milk Verona Lgbt* Center
Nella notte tra il 27 e il 28 Giugno 1969 in un piccolo bar di Christopher Street nel Greenwich Village a New York accadde qualcosa...qualcosa destinato a incidere sulla storia.
Quel piccolo bar si chiamava "Stonewall Inn" ed era un bar frequentato da persone Omosessuali, Lesbiche, Drag Queen e Transessuali.
I cosiddetti moti di Stonewall, chiamati anche dal movimento Lgbt* rivolta di Stonewall, furono una serie di violenti scontri fra gruppi di persone Lgbt e la polizia a New York.

La prima notte degli scontri fu quella di venerdì 27 giugno 1969 poco dopo l'1:20 di notte, quando la polizia irruppe per l'ennesima volta nel bar, perquisendo e arrestando i frequentatori. Nelle notti successive i disordini continuarono, costringendo la polizia all'invio di reparti speciali di truppe antisommossa. L'episodio dello "Stonewall" è generalmente considerato simbolicamente il momento di nascita del movimento di liberazione Lgbt moderno in tutto il mondo. Per la prima volta nella storia una minoranza numerosa di persone ebbe il coraggio di ribellarsi alle persecuzioni, alle quotidiane violenze e all'emarginazione. 

Per questo motivo il 28 giugno è stato scelto dal movimento Lgbt come data della "giornata mondiale dell'orgoglio LGBT" o "Gay pride". Molti sono considerati gli eroi che furono protagonisti dei moti di Stonewall, diversi di questi divennero negli anni successivi, dirigenti del Movimento di Liberazione Gay, come il "Gay Liberation Front" e migliaia di altre organizzazioni che si costituirono, ma una persone è considerata il simbolo per eccellenza di questa rivolta e fu la transessuale Sylvia Rivera, che si vuole abbia cominciato la protesta gettando una bottiglia contro un poliziotto oppure una sua scarpa col tacco, come sostiene un'altra leggenda.

25 Giugno 2018 - La bandiera Arcobaleno compie 40 anni

Si differenzia dalla bandiera della pace principalmente per l'assenza della scritta PACE, ma anche perché la disposizione dei colori è speculare (il rosso è in basso nella bandiera della pace, in alto in quella gay), e infine perché la bandiera della pace prevede sette strisce di colore al posto delle sei di quella LGBT. La somiglianza si spiega col fatto che entrambe le bandiere derivano dall'arcobaleno, il quale è considerato simbolo di pace e armonia; questo simbolo appare nella Bibbia nel racconto del Diluvio universale e, per la "rainbow flag", è stato mutuato dalla filosofia spiritualista New Age. La bandiera arcobaleno, talvolta chiamata "bandiera della libertà" (freedom flag), è stata usata come simbolo dell'orgoglio gay e lesbico dagli anni ottanta. I colori simboleggiano l'orgoglio gay e i diritti gay. Ebbe origine negli USA, ma ora è usata in tutto il mondo. 

Fu creata nel 1978 a San Francisco dall'artista Gilbert Baker, ed aveva in origine otto colori, ognuno simboleggiante un aspetto caro alla simbologia New age (serenità, spiritualità, natura, vita, sessualità...). 
Per ragioni di difficoltà e costo nel reperire tutti i colori previsti, le tinte si sono successivamente ridotte prima a sette e poi alle attuali sei. La bandiera viene oggi usata sia nelle manifestazioni pubbliche LGBT, come i Gay pride, sia all'esterno di locali o attività LGBT, da sola o in congiunzione con altri simboli, come segnale di riconoscimento.

E' morto Dick Leitsch uno dei pionieri del Movimento Gay americano

23 giugno 2018 Dick Leitsch, uno dei pionieri e dei primi eroi del movimento gay negli Stati Uniti, è morto a 83 anni a New York. Leitsch è stato uno dei primi leader della Mattachine Society, organizzazione a difesa dei diritti gay quando ancora l'omosessualità era per lo piu' tenuta nascosta e anche una piccola protesta richiedeva grande coraggio. Si è' battuto per assicurare ai gay il diritto di essere serviti nei bar nel 1966, ovvero prima che la rivolta dello Stonewall Inn accelerasse il movimento dei diritti gay in America. Leitsch è morto per un cancro al fegato, scoperto in febbraio. 


Fra le decine di lettere ricevute da quando la sua malattia e' stata resa nota c'e' stata quella di Barack Obama. "Grazie per i decenni di lavoro che hanno aiutato il paese a muoversi sulla strada dell'uguaglianza Lgbt - ha scritto l'ex presidente -. Il nostro viaggio come Paese dipende, come e' sempre stato, dagli sforzi collettivi e persistenti di gente come te".


Intervento di Laura Pesce, presidente di Pianeta Milk Arcigay Verona alla serata incontro a Bussolengo. 14.5.2018

Laura Pesce - Presidente Pianeta Milk Arcigay Verona.
Foto: Michele Vaccari
Intervento di Laura Pesce, presidente di Pianeta Milk Arcigay Verona alla serata incontro a Bussolengo.

NUOVI DIRITTI.

Partiamo proprio dal titolo dell’argomento che mi è stato affidato: NUOVI DIRITTI; è questo il senso che vorrei dare al mio intervento.
Perché l’approvazione della legge sulle unioni civili risale ormai a 2 anni fa, ha dato vita a un dibattito spesso tra il volgare e il grottesco, è arrivata dopo anni di richiami e sanzioni da parte della Corte Europea dei Diritti Umani verso l’Italia, per la mancanza di una regolamentazione per le coppie dello stesso sesso, lasciando comunque una gran parte del Movimento insoddisfatta.
Certamente parlando dei nuovi diritti uno degli obiettivi è il matrimonio egualitario, ma il cammino verso la piena cittadinanza e uguaglianza delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e di tutte le soggettività non conformi, non passa solo attraverso il riconoscimento di diritti coppia o di famiglia, ma anche attraverso i diritti civili di ogni singolo e singola.

Il caso Censura "Sposa Chi Vuoi"

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Nozze gay, il Comune si difende ma il caso diventa nazionale - L'Arena 6.2.2018

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Post a commento dell'articolo su L'Arena 6.2.2018

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Verona, il comune: Via lo slogan sulle coppie gay - Il Corriere di Verona 5.2.2018

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Nozze anche gay E lo stand finisce nella bufera - L'Arena 4.2.2018
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Nozze gay, il Comune si difende ma il caso diventa nazionale - L'Arena 6.2.2018

Slogan #sposachivuoi rimosso da uno stand di «Verona sposi», all’Arsenale, di un «wedding planner» specializzato anche in matrimoni tra persone dello stesso sesso? Dopo lo scontro politico l’Amministrazione comunale si difende: «Abbiamo soltanto ricordato ai titolari dello stand che la posizione dell’Amministrazione è per la famiglia tra persone di sesso diverso. Gli organizzatori non avevano alcun obbligo di modificare l’esposizione. È stata una loro libera scelta», dice l’assessore al Patrimonio Edi Maria Neri. Ma il caso ormai è nazionale, visto tra l’altro che l’Arcigay - in una nota del segretario nazionale Gabriele Piazzoni - fa sapere che sta «segnalando la vicenda all’Unar, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni, affinché richiami la giunta di Verona al rispetto delle leggi». L’imprenditrice Silvia Cassini, creatrice dello slogan finito al centro delle polemiche, aveva detto che dopo aver fatto togliere i cartelli su cui era scritto, ha difeso la libertà d’impresa, non rilevando nulla di male in ciò che aveva fatto. La Neri però - alla nostra richiesta di una ulteriore presa di posizione dell’Amministrazione - ha definito «polemiche strumentali tutte le posizioni avanzate su una presunta censura del Comune nei confronti della manifestazione e dello stand Sposa chi vuoi. Se davvero il Comune avesse voluto censurare, avrebbe revocato la concessione data a una società privata dietro pagamento del regolare canone di affitto. Si tratta di un evento commerciale, al quale giustamente non è stato concesso patrocinio e del quale non si conoscevano i contenuti». L’unica azione messa in campo il giorno prima dell’inaugurazione, prosegue la Neri, «quando abbiamo appreso dalle pubblicità sulla stampa e non da comunicazioni dirette ai nostri uffici, è stato informare gli organizzatori della posizione ormai nota della nostra Amministrazione. Il Comune di Verona rispetta e dà esecuzione alle leggi nazionali che prevedono la celebrazione delle unioni civili, ma non i matrimoni per le coppie delle stesso sesso, come in maniera ingannevole suggeriva la pubblicità. Non abbiamo fatto altro che ricordare agli organizzatori questo aspetto». Palazzo Barbieri sottolinea che «gli organizzatori non avevano alcun obbligo di modificare l’esposizione. È stata una libera scelta. Non è un segreto che la nostra Amministrazione di centrodestra abbia questa impostazione valoriale, è invece strumentale l’azione di chi approfitta di temi etici per fomentare partigianerie». Lo scontro però non si placa. «Ha ragione l’imprenditrice Silvia Cassini. Essere credenti non significa fare crociate o barricate. Anch’io, come lei, sono cattolica e praticante e sono imbarazzata di fronte a questo continuo ridurre la dottrina morale della Chiesa esclusivamente a una morale sessuale, spesso strumentalizzata in condanne astiose e giudicanti». Il senatore uscente di Idea Carlo Giovanardi invece difende l’operato del Comune. E spiega che «l’articolo 1 della Legge Cirinnà stabilisce che “La presente legge istituisce l’unione civile fra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione…”. Quindi chi confonde unioni civili con nozze e matrimonio fra persone dello stesso sesso fa pertanto un’affermazione falsa e contraria alla legge in vigore». Michele Bertucco, capogruppo di Verona e Sinistra in Comune, si augura invece che «la professionista vittima a mio parere di una richiesta illegittima da parte dell’amministrazione faccia valere il diritto di impresa nelle sedi appropriate». Per Flavio Tosi, consigliere comunale, , «che un’amministrazione comunale arrivi a censurare un’azienda di wedding planner, danneggiandola, solo perché promuove le unioni civili, è inconcepibile». E Alessia Rotta, deputata uscente del Pd, sfida il leghista Vito Comencini: «Leggo con stupore che secondo lui la famiglia è solo quella “composta da mamma e papà”. Quindi le coppie che non possono avere figli non sono una famiglia? Lo sa che la legge tutela tutte le famiglie, sposate, unite civilmente e conviventi?» Enrico Giardini su L'Arena di Verona del 6.2.2018

Verona, il Comune: via lo slogan sulle coppie gay. Scoppia la polemica - Corriere di Verona 5.2.2018

LA VICENDA
Verona, il Comune: via lo slogan sulle coppie gay.
Scoppia la polemica Chiesto agli organizzatori dello stand di «Verona sposi» di far sparire la scritta #sposachivuoi


VERONA «Verona ha tradito la sua missione di città dell’amore».

È bastato uno slogan ad effetto, #sposachivuoi, proposto in uno stand dagli organizzatori della manifestazione «Verona Sposi» in programma in questo fine settimana all’ex Arsenale della città veneta, per scatenare una polemica politica con accuse di discriminazioni nei confronti delle coppie gay da parte dell’opposizione in consiglio comunale e decise prese di posizione da parte di chi sostiene la famiglia tradizionale. Nel mirino la decisione dell’amministrazione comunale scaligera di centrodestra di «invitare» gli organizzatori della rassegna veronese a rimuovere in uno stand immagini e slogan allusivi al «same sex wedding», condensati nell’hashtag #sposachivuoi.



Lega e Pd
Il capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale, Vito Comencini, ha commentato favorevolmente le critiche che erano state avanzate in precedenza dall’assessore alla trasparenza, Edi Maria Neri. «Le trovate di marketing non possono affossare i valori - ha sottolineato l’esponente del Carroccio -. Bene ha fatto l’assessore Neri a frenare l’allestimento di stand palesemente contrari alla famiglia tradizionale, che rischiava di trasformarsi in propaganda relativista a favore di altre unioni che nulla c’entrano con la famiglia composta da mamma e papà». Immediata la replica del centrosinistra con il consigliere del Partito Democratico, Federico Benini: «l’amministrazione comunale finalmente ha battuto un colpo, ma non per convocare le commissioni sulle richieste delle minoranze che da oltre tre mesi non vengono discusse o per esaminare decine di mozioni ignorate: ha subito trovato il tempo per far rimuovere uno slogan in uno stand a Verona Sposi». Anche il Circolo Pink di Verona ha fortemente contestato la censura allo stand con lo slogan #sposachivuoiverona: «Verona è sempre meno città dell’amore e sempre più patria dei diritti negati - afferma una dichiarazione -. Giulietta e Romeo si stanno rivoltando nelle loro tombe, ammesso che siano esistiti, perché in queste ore Verona ha tradito la sua missione di città dell’amore». 


«Verona sempre meno città dell’amore» 
Verona «sempre meno città dell’amore e sempre più patria dei diritti negati: a sostenerlo il circolo Pink che ha diffuso domenica sera una nota per criticare due distinti episodi che coinvolgono il capoluogo veneto. Il primo è la richiesta da parte dell’amministrazione municipale, dopo la sollecitazione del movimento il Popolo della Famiglia, di cancellare lo slogan »#sposachivuoi” da uno degli stand della rassegna «Verona sposi», in corso nel fine settimana in città. «Giulietta e Romeo scappano e si rifugiano in un’altra città - commentano - con grande preoccupazione per l’indotto turistico generato dal famoso balcone, che da solo attira metà dei turisti che arrivano a Verona da tutto il mondo». Il secondo riguarda l’organizzazione il 16 e 17 febbraio alla Gran Guardia del convegno «Festival per la vita», un evento, sostiene il circolo, che riconduce in città «l’integralismo cattolico», tanto da essere «pubblicizzato sul sito di ProVita». Un appuntamento, accusa il circolo Pink, che riporta Verona «a tempi molto bui, quando la città era laboratorio dell’estrema destra e dell’integralismo cattolico» 

La wedding planner
Si chiama Silvia Cassini ed è una promettente wedding planner la creatrice dello slogan #sposachivuoi finito al centro delle polemiche a Verona. «Ho levato tutti i cartelli con lo slogan - racconta Silvia, 48 anni, madre di tre figli, creatrice della società MyEve, specializzata nell’organizzazione di matrimoni - ma resto convinta di non aver fatto nulla di sbagliato. I matrimoni civili sono legge dello Stato». Lo slogan incriminato, spiega, lo ha inventato lei: «mi è venuto così e ho voluto che diventasse la frase-simbolo del mio lavoro». Silvia organizza matrimoni da quasi tre anni e ha già curato diverse cerimonie per coppie omosessuali. «Sono cattolica praticante - sbotta - ma non vedo niente di male in quello che sto facendo. Io vado avanti per la mia strada, anche perché non capisco cosa ci sia di sbagliato». A non vederci nulla di male, dice, dovrebbe essere pure l’amministrazione municipale di Verona «che organizza cinque matrimoni civili al mese affittando alcune delle sale più belle a sua disposizione». Il patrocinio Il Comune di Verona «non ha dato nessun patrocinio alla manifestazione». Lo precisa l’amministrazione comunale in merito all’evento `Verona Sposi´ e all’invito che l’assessore alla Legalità, Edi Maria Neri, ha rivolto agli organizzatori di togliere riferimenti ai matrimoni gay con l’iniziativa #sposachivuoi. L’amministrazione guidata dal sindaco Federico Sboarina ha sottolineato che il caso è scoppiato all’insaputa del Comune e gli organizzatori «sono stati poco chiari». In sostanza, sapendo la posizione dell’attuale amministrazione sulla questione delle unioni civili, sarebbe stato opportuno - hanno fatto sapere da Palazzo Barbieri - informare i responsabili comunali per affrontare il problema ne trovare la giusta soluzione.

Leggi articolo sul Corriere di Verona

Nozze anche gay E lo stand finisce nella bufera - L'Arena 4.2.2018

Nozze anche gay E lo stand finisce nella bufera
E pensare che quello slogan lo aveva studiato da tempo apposta per Verona Sposi. Una trovata di marketing con l’obiettivo di distinguersi e colpire nel segno i potenziali clienti: le coppie - di qualsiasi genere - alla ricerca di un aiuto per organizzare il giorno del “sì”. Chi organizza matrimoni, di questi tempi, deve saper andare incontro alle richieste di tutti i clienti, senza distinzioni, siano nozze tradizionali o unioni civili. E mai avrebbe pensato Silvia Cassini, impiegata con l’hobby del wedding planning, che il suo hashtag #sposachivuoi sarebbe stato cassato proprio a Verona, città dell’amore, di Giulietta e Romeo, per di più alla vigilia di San Valentino. Con l’invito, neanche tanto velato, da parte del Comune, dopo i comunicati di protesta del Popolo della famiglia, a far sparire lo slogan dall’allestimento dello stand pronto per il via della manifestazione dedicata ai promessi sposi, inaugurata ieri all’ex Arsenale e che si conclude oggi.
 Elisa Pasetto - L'Arena 4.2.2018

Ideologia Gender? Pianeta Milk Verona Lgbt* Center scrive una lettera al Comune di Cerea.

Ideologia Gender? Pianeta Milk Verona Lgbt* Center scrive una lettera al Comune di Cerea.

Egregio Sindaco, Egregi/e Assessori/e, Egregi/e Consiglieri/e,

abbiamo appreso da articoli di stampa (L’Arena del 6.12.2017 [1] e del 8.12.2017 [2]) che il Comune di Cerea ha deliberato una modifica del proprio regolamento comunale per la richiesta di Patrocinio, che sarà quindi negato alle associazioni e agli enti che, secondo un non chiaro metodo di valutazione, saranno ritenute promotrici della cosidetta “Ideologia del Gender” 
(“Se ci saranno iniziative a sostegno dall’ideologia gender, promosse da associazioni o da altri enti, a quelle negheremo il patrocinio” dichiarazione del Sindaco).