Cristianesimo, tolleranza, omosessualità / John Boswell

Del libro ho letto la versione originale americana, perché la sua traduzione italiana da molto tempo è fuori catalogo, e si può riassumere dicendo che le interpretazioni tradizionali dei passi del Primo e Secondo Testamento che condannerebbero l'omosessualità non sono affatto a prova di bomba; nel caso dell'ebraismo (considerazione mia), i rabbini si sono sempre vantati di cercare tutti i pretesti per evitare le condanne a morte, qualunque fosse l'accusa, quindi le condanne per atti omosessuali, qualunque fosse l'interpretazione data al libro del Levitico, devono essere state pochissime, se mai ce ne sono state.

Per quanto riguarda il cristianesimo, fino al 1100 circa le condanne dell'omosessualità si confondono con quelle di altri tipi di trasgressione sessuale, e l'argomento del "contro natura", che pure discende dallo stoicismo e dal neoplatonismo, non viene mai praticamente usato.

La condanna dell'omosessualità è appannaggio di poche persone, tra cui spicca Giovanni Crisostomo, dottore della chiesa noto anche per la ferocia del suo antisemitismo - però Boswell evita di stabilire un parallelo tra il suo antisemitismo e la sua omofobia, anche se in altre parti del libro non esita ad osservare come tra il 1100 ed il 1200 tanti odi si siano attizzati a vicenda.

Ciò non vuol dire che il primo millennio del cristianesimo, e l'età romana che lo ha preceduto, siano stati un periodo felice per le persone omosessuali: l'atteggiamento della società nei loro confronti è sempre stato mutevole, e Boswell, per darne conto, tenta una suddivisione che lui stesso riconosce grossolana, tra società "rurali" e società "urbane".

Nelle società "rurali" l'unica istituzione sociale che funziona è la famiglia: ogni persona conta in quanto membro di una famiglia; l'imposizione con mezzi anche feroci della castità femminile ha lo scopo di impedire la nascita di persone che possono rivendicare un posto in una famiglia - ma con il dubbio che non se lo meritino.

In questo quadro la riproduzione è il dovere principale di un individuo, e l'attività sessuale fatta per amore o per il piacere è inconcepibile; se poi è statisticamente rara (come nel caso dell'omosessualità), diventa solo per questo sospetta.

Nelle società "urbane" esistono delle istituzioni che possono occuparsi di chi non ha una famiglia (divorziate, orfani, single, ecc.) e l'individuo conta come persona e non come parte di un gruppo; in queste società c'è più spazio per l'amore nelle relazioni, e l'omosessualità è vista come espressione della propria individualità e non come renitenza alla riproduzione.

Boswell ovviamente cerca di esplorare la mutevolezza degli atteggiamenti europei verso l'omosessualità, ed osserva che la decadenza dell'impero romano riportò gran parte della società imperiale dallo stadio (se così si può chiamare) "urbano" a quello "rurale", e che la ripugnanza verso l'omosessualità del tardo impero romano (che portò anche alla sua proibizione sotto Teodosio 1°, reiterata da Giustiniano) può avere avuto ragioni più sociologiche che religiose.

Stoccata particolarmente pungente è quando osserva che i padri della chiesa meno disponibili verso l'omosessualità erano di origine rurale, non urbana - ed il fatto che nell'elenco figurino Ambrogio ed Agostino permette di stabilire un contatto con il libro "La croce e il potere / Giovanni Filoramo".

Invece, la Spagna mussulmana fu un paese molto "urbano", in cui fiorì una grande letteratura omoerotica, tra i mussulmani come tra gli ebrei; ed una letteratura omoerotica sarebbe fiorita anche in tutta l'Europa cristiana verso il 1000-1100, quando lo sviluppo economico fece rifiorire le città e la cultura "urbana".

La reazione omofoba che iniziò verso la metà del 1100 sembra aver avuto due origini: da una parte il potere civile desiderava controllare più da vicino il comportamento dei sudditi, e cominciava ad avere i mezzi per farlo; dall'altra la chiesa si sentiva sempre più minacciata, da tre nemici in particolare: ebrei, eretici, mussulmani.

Che i mussulmani fossero sessualmente (e gaiamente) più liberi dei cristiani, è abbastanza noto; un po' meno noto è che agli eretici fu affibbiata la patente dei "sodomiti", non è del tutto chiaro se a torto od a ragione.

Gli eretici più "pericolosi" erano i catari (od albigesi), che furono sterminati in una crociata; poiché era possibile ricondurre i catari della Provenza ai bogomili della Bulgaria, da "bulgaro" nel senso sia di "eretico" che di "sodomita" derivano le parole "buggerare" (in italiano), "buggery" (in inglese), "bougre" (in francese).

Sebbene anche molti cattolici compissero in realtà atti omosessuali, fu molto facile dare ad intendere che la "sodomia" era una cosa degna solo degli eretici e dei mussulmani, e condannarla per questo. Per quanto riguarda gli ebrei, subirono un'accusa peggiore - quella di rapire, salassare ed uccidere bambini cristiani per una parodia del sacrificio pasquale.

Ora la chiesa si è resa conto di aver sbagliato contro ebrei, eretici e mussulmani - ma non ha ancora tratto la relativa conclusione verso gli omosessuali, che furono perseguitati soprattutto per "consolidare le fila" in vista dello scontro con questi tre "nemici dottrinali".

Ah, una cosa che mi ha divertito molto è questa: gli anni a cavallo tra il 1100 ed il 1200 videro in tutta Europa la promulgazione di numerosi codici di leggi, nei quali apparvero per la prima volta provvedimenti contro la "sodomia".

Notevole eccezione sono tre codici di area tedesca: il Sachsenspiegel del 1233 circa, lo Schwabenspiegel del 1275, e le Costituzioni Melfitane (Liber Augustalis) del 1231, compilate per ordine di Federico 2° Hohenstaufen, alias "Stupor Mundi".

Quest'uomo era una delle persone più colte d'Europa, fondò la prima università statale e laica europea (quella di Napoli che porta il suo nome, nel 1224), il pluralismo culturale e religioso della sua corte (in cui si parlava anche arabo) era leggendario, ed alla sua fama contribuisce il non aver voluto perseguitare una minoranza assolutamente innocua.

Non ho potuto fare a meno di confrontare questi tre codici di area tedesca con la panzana di Heinrich Himmler secondo cui gli antichi germani affogavano gli omosessuali nelle paludi - se fosse stato vero, perché i loro discendenti si dimostrarono i più riluttanti di tutti a promulgare leggi omofobe nel Medioevo?

Raffaele Ladu

La croce e il potere / Giovanni Filoramo

E' un libro molto interessante, di cui darò un riassunto molto parziale - tranquilli, vi spiegherò perché.

Lo scopo del libro di Filoramo è spiegare le origini dell'intolleranza delle chiese cristiane in generale, e di quella cattolica in particolare, e lo fa concentrandosi sul periodo storico tra Costantino 1° e Teodosio 1°, tra l'Editto di Milano del 313 e quello di Tessalonica del 380 - ma molto interessante è anche la sua descrizione della religione tradizionale romana, e di come codesta riuscì ad accomodare (per citare Jean Piaget) tutti i culti con cui venne in contatto tranne quello cristiano (quello ebraico merita una menzione a parte).

Filoramo comincia spiegando che nell'antica Roma la religione non era un fattore identitario - ovvero, non è che una persona, facendo una scelta religiosa, implicitamente scegliesse il gruppo sociale di cui far parte; semmai accadeva il contrario: ogni famiglia, ogni contrada, città, provincia, eccetera, fino all'impero romano tutto, aveva le proprie divinità, e quindi solo per il fatto di nascere in una certa famiglia ed in un certo luogo si veniva inseriti in una serie di culti.

Compiere scrupolosamente gli atti di culto era ritenuto indispensabile per ricevere il favore degli dei; non era però ritenuto altrettanto indispensabile avere una "corretta opinione" ("ortodossia") su di loro, e perciò molti pagani erano in realtà scettici sull'esistenza degli dei a cui tributavano il culto, ed altri interpretavano i miti classici come allegorie filosofiche.

Il politeismo è più tollerante del monoteismo - si trova sempre il modo di accomodare un nuovo culto - e capitò talvolta che diversi culti fossero importati a Roma per decisione del Senato; un esempio interessante (ne parla il nostro concittadino Catullo) è il culto di Cibele, importato a Roma durante la Seconda Guerra Punica, per fornirle un alleato anche religioso contro Cartagine e tutto ciò che essa rappresentava.

Se molti cittadini romani poterono permettersi di venire "iniziati" al culto di divinità orientali come la già citata Cibele, Iside, Mitra, Arpocrate, eccetera, senza con questo abiurare al culto delle divinità tradizionali che dovevano adorare per nascita, e senza perciò suscitare preoccupazioni, non era così quando il cittadino intendeva passare ad una religione monoteistica.

La Bibbia dice che Israele ha un dio geloso; poiché però l'ebraismo è una religione etnica (secondo cui Dio ha scelto un popolo particolare a cui ha dato una Rivelazione particolare ed ha imposto precetti diversi da quelli che sono tenuti a rispettare gli altri popoli), che non aspira a diventare la religione di tutta l'umanità, i conflitti con la religione romana furono minimi - i romani impararono a non urtare la suscettibilità degli ebrei, i quali a loro volta pregavano e pregano tuttora per le autorità costituite nei modi previsti dalla loro religione - almeno finché la religione ebraica non divenne il pretesto delle rivolte del 66-70 e 132-135 dell'era volgare, con conseguenze estremamente spiacevoli.

Quando però un monoteismo aspira a diventare la religione di tutta l'umanità, mentre l'osservanza dei culti tradizionali (e di quello dell'imperatore) che questo monoteismo rifiuta è considerata indispensabile per la solidità dello stato e la "pax deorum = pace con gli dei", i conflitti diventano inevitabili; sostenere inoltre che i suoi aderenti sono cittadini di un altro mondo, e di questo sono solo ospiti, pone questo monoteismo in rotta di collisione con chi esige un pieno impegno sociale e politico in questo mondo.

Le persecuzioni non estirparono il cristianesimo, ed il breve periodo in cui Giuliano l'Apostata tentò di disfare quello che avevano fatto Costantino 1° ed i suoi successori, reinstaurando il paganesimo, convinse semmai i cristiani ad eliminare questo pericolo distruggendo completamente il paganesimo.

Ma la ragione principale dell'intolleranza cristiana sta nella ricerca di uniformità dottrinale - sconosciuta, tra l'altro, all'ebraismo da cui proviene (nessun ebreo ha mai negato ad un altro la qualifica di ebreo a causa di un dissenso sulla struttura della divinità; invece il convertirsi all'ebraismo e disapplicare i precetti può costare l'annullamento della conversione - a dimostrazione che per l'ebraismo la pratica è molto più importante della teoria).

Se ad una religione il potere civile non affida compiti particolari, le dispute teologiche o disciplinari, per quanto accese, rimangono affari interni alla chiesa ed ai fedeli; se però un imperatore come Costantino 1° affida non più al politeismo pagano ma al monoteismo cristiano il compito di mediare tra il secolo ed il divino, allora le divisioni interne rischiano di trasformarsi da religiose in politiche, e la religione, anziché unificare l'impero, lo disgrega.

E l'eretico od il non-cristiano non sono più semplicemente persone di diversa opinione, ma un rischio per la coesione sociale - vanno perciò trattati come rei di lesa maestà.

Tutto questo impose a Costantino (benché, come molti cristiani del suo tempo, fosse "catecumeno a vita", facendosi battezzare solo in punto di morte) numerose interferenze negli affari ecclesiastici, di cui la convocazione del Concilio di Nicea del 314, con lo scopo (fallito) di comporre l'eresia ariana, fu solo l'esempio più evidente - ed i suoi successori ebbero meno ritegno di lui.

Già con i suoi successori cominciò ad emergere una differenza tra Oriente ed Occidente nel modo di intendere i rapporti tra Stato e Chiesa: mentre l'imperatore in Oriente assunse una dignità superiore a quella di un vescovo, e finì con il sottomettere la chiesa al proprio volere (inaugurando uno stile di governo detto "cesaropapismo", caratteristico non solo dell'impero bizantino e di quello russo, ma anche dei paesi islamici, che in questo come in altri campi avrebbero imitato le istituzioni bizantine), in Occidente la chiesa si trovò spesso ad essere l'unica istituzione funzionante in un impero traballante - con il risultato che riuscì a rivendicare la supremazia sull'impero.

Nel riassumere il libro ho badato soprattutto al contributo del potere civile al crearsi di questo stato di cose, un po' perché non sono ferrato in teologia, ed un altro po' perché il potere civile riguarda tutti, ma la teologia cristiana solo chi fa parte della chiesa; Filoramo però dedica molto spazio anche ai vescovi ed ai teologi cristiani che ne hanno approfittato oppure teorizzato tutto questo - principalmente Atanasio, Ambrogio, Agostino; quello che scrivono in proposito risulta ora indigesto perfino alla maggior parte dei cattolici post-Vaticano 2° - il che non toglie che abbia fatto molto danno.

Tutto questo fa pensare che l'intolleranza cristiana sia tanto radicata (e con basi scritturali non trascurabili) che l'unica cosa che si possa fare sia mettere le chiese in una "sandbox", ovvero imporre una rigorosa separazione tra chiesa e stato, che impedisca a codesta intolleranza di nuocere anche a chi non riconosce l'autorità di codeste chiese - e senza che, di contro, chiese e fedeli abbiano da temere abusi da parte dello stato.

Raffaele Ladu

Savage risponde a Cain



Dan Savage è un "columnist" americano gay molto famoso (ha un blog, ma viene pubblicato in syndication da molte testate); e se una volta suscitava le ire di molti dicendo che la bisessualità non esisteva, qualcuno gli ha recentemente fatto capire che aveva torto.

Visto che uno dei candidati repubblicani alla Casa Bianca, Herman Cain, ha detto che “essere gay è una scelta”, lui ha risposto:
Caro Herman, 
se essere gay è una scelta, daccene la prova. Fai la scelta. Scegli di essere gay tu stesso. Mostra all’America come si fa, Herman, mostraci come un uomo può scegliere di essere gay. Ciucciami il cazzo, Herman. Dimmi quando e dove, e porto il mio cazzo, una troupe con la videocamera, mi sgonfi con un pompino, e vinci la discussione. 
Tuo per sempre,
Dan Savage
Savage ha aggiunto:
“Quando qualcuno sostiene che essere gay è una scelta, non sta solo insultando i gay (e mostrando la sua ignoranza della scienza dell’orientamento sessuale). Insulta gli etero. Se l’omosessualità è una scelta, così lo è anche l’eterosessualità. La scorsa notte alla CNN Herman Cain ha detto che essere etero è una cosa che un etero può prendere o lasciare. Herman Cain pensa che l’eterosessualità sia una cosa da cui un eterosessuale può fuggire, come una casa allagata od un pasto orribile. Gli etero dovrebbero arrabbiarsi quando sentono un etero dire cose del genere”.
A questo botta e risposta tra Cain e Savage si può aggiungere l'osservazione che si trova qui:


secondo cui Cain avrebbe detto che la differenza tra appartenere ad una minoranza sessuale ed una razziale è che nel primo caso puoi "lavar via" la tua appartenenza, nel secondo caso no.

Ammesso e non concesso che l'appartenere ad una minoranza sessuale possa essere "lavato via", ovvero si possa uscire da quella minoranza per scelta, colui che vuole diventare Presidente degli USA si rende conto che ci sono appartenenze da cui si può in teoria uscire, ma che sarebbe inumano pretenderlo?

  • Si può perseguitare chi ha un coniuge di un certo tipo, perché da l*i avrebbe potuto divorziare?
  • Si può perseguitare chi ha dei figli di un certo genere, perché avrebbe potuto abortirli?
  • Si può perseguitare chi appartiene ad una religione, perché tanto lui può convertirsi ad un'altra?
  • Si può perseguitare chi appartiene ad un popolo o un'etnia, nel caso quest'etnia o popolo abbiano un meccanismo che consenta a chi ne fa parte di abbandonarli?
  • Si può perseguitare chi coltiva ed esprime idee politiche, filosofiche, etiche di minoranza?
  • Si possono discriminare le donne, perché se dal punto di vista medico la transizione da femmina a maschio è possibile con discreti risultati, si può perciò supporre che chi si ostina a rimanere donna lo faccia per scelta?
Ci sono scelte che non si possono discutere, specialmente in un paese libero come l'America, e Cain se ne deve essere dimenticato.

Raffaele Ladu

Un deputato leghista si offende perché gli danno dell'omofobo

http://www.corriere.it/politica/11_ottobre_20/twitter-camera-rissa-ferrari-poliedri_9563bbc2-fb28-11e0-b6b2-0c72eeeb0c77.shtml

L'articolo riporta la prima rissa alla Camera dei Deputati italiana causata da un post su Twitter.

Pierangelo Ferrari, PD, posta su Twitter:

«L'on Polledri, Lega, ultracattolico e omofobo, interviene attaccando la Bce. Nel nome di CrediNord, la banca leghista fallita»

Massimo Polledri, Lega Nord, non ribatte su Twitter, ma va da Pierangelo Ferrari strillando:

"Mi hai dato del malato!"

Uno pensa che i nostri deputati finalmente abbiano aperto un libro di medicina e si siano resi conto che l'omosessualità non è una malattia, ma non è così per l'omofobia, e quasi se ne rallegra; ma con ogni probabilità è successo quello che hanno detto altri deputati - ovvero che Polledri ha equivocato, e la sua ignoranza è confermata.

Un anonimo utente Twitter ha commentato:

"Io la conosco la differenza tra omofobo ed omosessuale ... sono pronto per il Parlamento?"

Direi che lui è troppo intelligente per fare il politico. In Israele si commenta amaramente: una volta gli insegnanti per lodare un alunno dicevano che aveva la testa che ci voleva per fare il ministro - ora un simile apprezzamento può motivare una querela per diffamazione. Non è diverso in Italia.

Raffaele Ladu

La filogenesi del'HIV secondo un articolo del NYT

Traduco quest'articolo, in due pagine:

[1] http://www.nytimes.com/2011/10/18/health/18aids.html

[2] http://www.nytimes.com/2011/10/18/health/18aids.html?pagewanted=2

che recensisce un'interessante libro sulla filogenesi dell'HIV.

(quote)

Dallo scimpanzé, all'uomo ed ai libri di storia: la via dell'AIDS
di Donald G. McNeil Jr.
pubblicato sul New York Times il 17 Ottobre 2011

[pagina 1]

La nostra storia comincia pressappoco nel 1921, in un luogo tra il fiume Sanaga in Camerun ed il fiume Congo nell'ex-Congo belga. Coinvolge scimpanzé e scimmie con la coda, cacciatori e macellai, "donne libere" e prostitute, siringhe e venditori di plasma, malvagi legislatori coloniali e bravi dottori coloniali con le migliori intenzioni; ed un virus che, contro ogni probabilità, sembra essere riuscito a passare da un primate nella giungla centroafricana ad un burocrate haitiano che lasciò lo Zaire per tornare a casa e poi ad alcune dozzine di uomini nei bar gay della California prima che fosse avvistato - circa 60 anni dopo l'inizio del suo viaggio.

La maggior parte dei libri sull'AIDS inizia nel 1981, quando gli uomini gay americani cominciarono a morire di una rara forma di polmonite. In "The Origins of Aids", pubblicato la settimana scorsa dalla Cambridge University Press, il Dottor Jacques Pépin, infettivologo all'Università di Sherbrooke in Québec, compie una rimarchevole impresa.

Il Dott. Pépin setaccia la tempesta di articoli scientifici scritti sull'AIDS, vi aggiunge la sua formazione di epidemiologo, le sue osservazioni dal trattamento di pazienti in un ospedale nella foresta, i suoi studi del sangue dei vecchi africani, anni di scavi negli archivi delle potenze coloniali europee, e ne tira fuori il più probabile sentiero che il virus ha preso negli anni in cui praticamente non ha lasciato traccia.

Procedendo pian piano a partire dal 1900, egli spiega come le politiche coloniali di Belgio e Francia abbiano  portato ad un evento incredibilmente improbabile: un fragile virus che infetta una piccola minoranza di scimpanzé finì nel sangue di una manciata di cacciatori, uno dei quali deve averlo trasmesso ad una catena di "amplificatori" - campagne di eradicazione delle malattie, distretti a luci rosse, un centro plasma haitiano ed il turismo sessuale gay. Senza codesti amplificatori, il virus non sarebbe stato quello che è ora: un feroce pellegrino su una montagna di 62 milioni di vittime, tra vivi e morti.

Nei primi anni '80, il Dott. Pépin era un giovane dottore che combatteva un'epidemia della malattia del sonno in un ospedale a Nioki, in quello che era un tempo il Congo belga, ora lo Zaire, ed ora è la Repubblica Democratica del Congo. Allora il virus era ignoto in Africa, ma il suo lavoro gli diede degli indizi che lo avrebbero aiutato nel suo percorso.

In retrospettiva, dice nel suo libro, egli potrebbe aver infettato inavvertitamente alcuni suoi pazienti. In teoria, le siringhe di vetro usate a Nioki erano sterilizzate nell'autoclave dell'ospedale; ma poiché mancava spesso la corrente, gli infermieri invece le bollivano. "E non stavo poi tanto attento a quanto a lungo le bollissero", ha detto in un'intervista.

Poi, lavorò in Guinea-Bissau sull'HIV-2, imparentato con l'HIV-1, ma che causa una forma più benigna e difficile da trasmettere di AIDS con cui molti pazienti convivono per decenni. Notando che i casi erano più comuni tra gli anziani, concluse che l'epidemia stava estinguendosi. Se la trasmissione sessuale tra i giovanotti non la stava rinfocolando, ci doveva essere qualche altra via che aveva reso la malattia così diffusa tra i vecchi. Sospettò l'aggressiva campagna che i dottori coloniali combattevano contro la sifilide, la framboesia, la lebbra ed altri mali fino all'indipendenza negli anni '60. Tutti loro usavano le iniezioni, perché le versioni in pillole degli antibiotici o non c'erano o costavano troppo.

Nel 2005, Pépin iniziò gli studi sul campo. Prelevando campioni di sangue da africani dai 55 anni in su, egli mostrò che coloro che avevano avuto molte iniezioni in gioventù, oppure erano stati sottoposti alla circoncisione rituale, in cui molti ragazzi venivano tagliati con il medesimo coltello, spesso avevano degli anticorpi contro l'epatite C o l'HTLV, un virus poco noto che, come l'HIV-1, viene dagli scimpanzé e colpisce i CD4, ma è innocuo.

Questa era una prova inconfutabile che aghi e siringhe avevano diffuso altri virus.

I campioni di sangue e tessuti conservati nei congelatori degli ospedali africani ed europei che trattano africani - alcuni risalgono agli anni '50 - formano una mappa dei ceppi virali sorprendentemente complessa. Per esempio, i bianchi ed i neri sudafricani hanno ceppi diversi. "Pochi afrikaner omosessuali fanno sesso con zulù eterosessuali", osserva Pépin. Il ceppo dei bianchi è comune tra gli uomini gay americani ed europei; mentre quello più comune tra i neri è sceso a sud attraverso lo Zambia.

Il virus dell'immunodeficienza scimmiesca, che infetta scimmie con e senza coda, è mappato in modo simile; lo si è trovato prima negli animali degli zoo, ma ora viene rintracciato da équipes nella giungla che ne estraggono il DNA dalle feci.

L'antenato dell'AIDS si trova in una sottospecie di scimpanzé, Pan troglodytes troglodytes, che in natura vive solo tra i fiumi Sanaga e Congo (gli scimpanzé non sanno nuotare). E' una miscela di virus scimmieschi che provengono dal cercocebo dal collare [Cercocebus torquatus] e dal cefo [Cercopithecus cephus], piccole scimmie a cui gli scimpanzé danno la caccia per mangiarle.

Negli archivi coloniali a Parigi, Marsiglia, Bruxelles, Lisbona e Londra, il Dott. Pépin ha scovato dei vecchi documenti di cliniche in cui, già nel 1909, le prostitute africane erano tenute a subire ispezioni per le malattie veneree. Egli ha letto fino in fondo cataste di giornali, come la "Voix du Congolais", che scrissero molto sulla poligamia e la prostituzione, ed ha attentamente esaminato gli studi degli etnografi europei.

(Ovviamente, la sua padronanza del francese è stata cruciale).

In breve, questo è il racconto del suo epico viaggio:

In natura, non più del 6% circa degli scimpanzé comuni (Pan troglodytes) sono infetti; in ogni branco, ogni femmina si accoppia con molti maschi, ma è raro l'accoppiamento con estranei, per cui la maggior parte dei branchi è indenne, mentre alcuni sono gravemente infetti.

I quattro gruppi genetici dell'HIV-1, M, N, O e P, mostrano che esso ha fatto il salto dallo scimpanzé all'uomo almeno quattro volte nella storia. Ma più del 99% dei casi è del gruppo M.

Come mai solo uno si è diffuso?

[pagina 2]

La datazione con l'orologio molecolare mostra che il gruppo M ha raggiunto gli umani all'incirca nel 1921. Gli scimpanzé sono troppo grandi ed agili per poter dare loro la caccia con armi diverse da quelle da fuoco, che fino al 20° secolo erano quasi esclusivamente in mani bianche.

Usando i dati dei censimenti coloniali, indagini su come gli attuali cacciatori nella foresta macellano le vittime, ed i tassi di infezione tra gli infermieri punti da aghi sporchi, il Dott. Pépin calcola che, nei primi anni '20, non più di 1.350 cacciatori potevano aver avuto uno scambio di sangue con scimpanzé comuni. Solo il 6% degli scimpanzé - circa 80 - potevano essere infetti, e meno del 4% dei cacciatori che si erano graffiati potrebbero averlo preso. Questo fa al massimo tre cacciatori infetti.

Data la grande inefficacia della via sessuale - in alcuni casi marito e moglie possono far sesso per mesi senza trasmettere l'HIV, il sesso da solo non avrebbe mai consentito a tre cacciatori - ma neanche ad una dozzina - di trasmetterlo ai milioni di oggi, egli argomenta. Ci deve essere stato un amplificatore.

Gli studi tra gli eroinomani - cita esempi dall'Italia, da New York, Edimburgo e Bangkok - mostrano che la trasmissione attraverso il sangue è 10 volte più efficiente.

Negli anni '20, le siringhe di vetro fatte a macchina sostituirono le costose siringhe soffiate a mano, e belgi e francesi attaccarono molte malattie nelle loro colonie, sia per paternalismo, che per creare un'immunità di branco che proteggesse i bianchi. I pazienti potevano ricevere anche 300 iniezioni in tutta la vita. Ma in questo modo si sono diffuse altre malattie; una campagna egiziana contro la schistosomiasi terminò nel 1980 dopo aver trasmesso a metà dei suoi "beneficati" l'epatite C.

Così, un cacciatore infettato dal gruppo M poteva diventare diverse dozzine. A questo punto il Dott. Pépin sposta il fuoco sulle due città affacciate l'una sull'altra in Congo: Léopoldville (ora Kinshasa) sulla parte belga e Brazzaville sulla parte francese.

Esse sono la culla dell'epidemia: qui c'è la maggior diversità virale, ed il più vecchio campione di sangue positivo, del 1959, viene da qui.

Dal 1900 in poi, esse crebbero da piccoli avamposti sui fiumi a città, ma soltanto i neri con permessi di lavoro coloniali potevano viverci legalmente. Ovviamente, le donne li seguirono. Ma fino al 1960, i bordelli erano rari. La maggior parte delle donne erano "femmes libres" - fuggite dalla poligamia rurale che tipicamente avevano solo tre o quattro clienti per cui inoltre cucinavano e facevano il bucato.

Le autorità coloniali tolleravano e tassavano questo. Ad un certo punto la "tassa sulle zitelle" era il 20% delle entrate di Stanleyville [ora Kishangani - ma Venezia non era da meno].

Dacché le "femmes libres" avevano pochi partner, la trasmissione virale era probabilmente stentata, anche si furono notate occasionali epidemie di epatite nelle cliniche in cui le prostitute ricevevano le iniezioni di penicillina contro la sifilide - che suggeriscono anche qui amplificazione attraverso gli aghi.

Tutto cambiò negli anni '60. La Seconda Guerra Mondiale aveva gonfiato le città, che fornivano agli alleati le materie prime che avevano perso quando il Giappone conquistò le colonie asiatiche. Allora, quando i bianchi fuggirono dal caos dell'indipendenza, le economie crollarono, e la povertà dilagò.

Nacquero dozzine di bar & bordelli detti "fenicotteri", la concorrenza costrinse le donne disperate ad avere rapporti con fino a mille clienti l'anno, e fu interrotto il trattamento per le malattie veneree. Ci dev'essere stata un'esplosione virale come quella che sarebbe avvenuta vent'anni dopo in una banda di prostitute di Nairobi studiata da vicino: nel 1981, il 5% di loro aveva il virus; tre anni dopo, ce l'aveva l'82%.

Il successivo anello della catena fu Haiti. Poiché i belgi bianchi non formarono mai un'élite africana, sì e no solo 30 congolesi che non fossero preti avevano una laurea al momento dell'indipendenza.

Per colmare il vuoto, le Nazioni Unite assunsero insegnanti e burocrati all'estero. Circa 4.500 haitiani risposero all'appello; erano neri, ben istruiti, parlavano francese, e volevano guadagnare di più che a casa.

Ora i calcoli del Dott. Pépin diventano un po' più congetturali.

Il gruppo M dell'HIV-1 si divide a sua volta nei sottogruppi da A a K.

L'epidemia ad Haiti, proprio come quella in Nordamerica e nell'Europa occidentale, appartiene quasi tutta al sottogruppo B. Ma il sottogruppo B è così raro in Africa centrale che esso produce meno dell'1% dei casi.

Questo suggerisce che l'AIDS abbia passato l'Atlantico dentro il corpo di un solo haitiano. La datazione con l'orologio molecolare indica che ha raggiunto Haiti all'incirca nel 1966.

Il Dott. Pépin sostiene un'altra volta che una rapida espansione solo attraverso il sesso è matematicamente impossibile, e che ci dev'essere stato un amplificatore. Pensa che il colpevole sia stato un centro plasma di Port-au-Prince chiamato Hemo-Caribbean, che funzionò tra il 1971 ed il 1972, ed aveva notoriamente uno scarso livelo igienico.

I centri plasma, prendono il sangue, lo centrifugano, e restituiscono gli eritrociti. Se non si usano nuove linee per ogni paziente, si diffondono le infezioni. La trascuratezza nel maneggio del plasma avrebbe in seguito causato epidemie di HIV in Messico, Spagna, India e, nel caso più famoso, nelle campagne cinesi, in cui 250.000 venditori [del proprio plasma] furono infettati.

Il comproprietario di Hemo-Caribbean era Luckner Cambronne, capo della temuta polizia segreta dei Tontons Macoutes. Soprannominato "il vampiro dei Caraibi", e morto nel 2006, il signor Cambronne salassava  6.000 venditori che venivano pagati appena 3 dollari al dì ed esportava negli USA 1.600 galloni (più di 6.000 litri) di plasma al mese, secondo un articolo del New York Times.

Haiti era anche una destinazione primaria per i turisti del sesso gay americani; la guida di viaggi Spartacus spiegava quanto volevano farsi pagare i giovani haitiani. All'inizio degli anni '80 il sottogruppo B stava uccidendo sia gli omosessuali americani che gli emofiliaci, suggerendo che era arrivato attraverso ambo le vie. Era iniziata la moderna storia dell'AIDS.

Tra l'altro, il Dott. Pépin confuta altri miti delle origini.

Il più grottesco era quello che lui ha chiamato la moda del "Viagra chirurgico" degli anni '20. Circa 2.000 uomini americani ed europei - vecchi, ricchi ed impotenti - si fecero impiantare nei loro scroti testicoli di scimpanzé. La moda perì quando si diffuse la voce del rigetto degli impianti, e dopo che alcune donne si fecero impiantare delle ovaie di scimpanzé, cosa che scandalizzò gli editorialisti, che suggerirono che esse avrebbero generato degli ibridi uomo-scimmia.

Un mito più noto viene da un libro del 1999 intitolato "The River", che sosteneva che il virus era in un vaccino sperimentale contro la polio che si diceva fosse stato coltivato in cellule di scimpanzé.

L'anno scorso, quando il suo editore inviò la bozza del manoscritto del Dott. Pépin al Dott. Max Essex, presidente dell'Iniziativa sull'AIDS della Facoltà di Salute Pubblica dell'Università di Harvard, il Dott. Essex era "prevenuto contro l'idea", disse in un'intervista, perché ancora turbato dalla "distorta insensatezza" dell'ipotesi della polio.

"Ma ne sono stato piacevolmente sorpreso. Questa è dottrina scientificamente solida ed obbiettiva", disse il Dott. Essex.

Il Dott. Alan Ronald, un esperto di AIDS dell'Università del Manitoba che inziò lo studio sulle prostitute di Nairobi, lesse anch'egli una prima versione del libro e dichiarò il Dott. Pépin "uno degli eroi non celebrati della ricerca sull'AIDS".

Mentre altri avevano speculato che fossero state le siringhe ad amplificare il virus, "Jacques ha fatto gli studi sui vecchi che ci servivano".

Il Dott. Pépin ha trovato inoltre delle prove affascinanti di quelle che avrebbero potuto essere antiche epidemie di AIDS.

Il Dott. Léon Pales, un medico militare francese, indagò sui tassi di mortalità in cabrata tra gli uomini che costruivano la Ferrovia Congo-Mare negli anni '30; in 26 autopsie egli trovò una condizione logorante che chiamò "cachessia del Mayombe", dalla regione della giungla in cui questi uomini morirono; gli uomini avevano cervelli atrofici, linfonodi addominali ingrossati, ed altri sintomi rivelatori dell'AIDS.

Ed in uno dei suoi propri studi sui vecchi africani, fu detto al Dott. Pépin che molti di coloro che avevano ricevuto iniezioni contro la malattia del sonno negli anni '40 erano morti negli anni '50. Dacché molti dei superstiti erano infetti dall'HTLV, un altro virus degli scimpanzé, egli suppose che i loro amici morti da molto tempo potessero essere stati tra le prime vittime dell'AIDS.

(unquote)

Traduzione di Raffaele Ladu

20 Ottobre - Spirit Day

[1] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/19/facebook-twitter-and-google-to-mark-spirit-day-for-bullied-gay-teens/

[2] http://www.glaad.org/spiritday

[3] http://www.facebook.com/raffaele.ladu1

Per commemorare gli adolescenti che si tolgono la vita a causa del bullismo omofobico, l'anno scorso il 20 Ottobre è stato dichiarato "Spirit Day = Giornata dello Spirito" - e lo "spirito" è simboleggiato dal colore viola (purple) nella bandiera arcobaleno [1].

Per la commemorazione si consiglia di virare in viola la propria foto sul profilo Facebook, Twitter, Google+ ([2] contiene delle applicazioni che lo fanno) oppure di vestire di viola.

Io ho virato la foto del mio profilo [3].

Raffaele Ladu

Omosessualità e Commonwealth britannico

[1] http://www.edgeonthenet.com/index.php?ch=news&sc=international&sc2=&sc3=&id=125849

[2] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/18/commonwealth-country-leaders-to-be-asked-to-decriminalise-gay-sex/

[3] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/19/australian-foreign-minister-to-call-on-commonwealth-to-repeal-anti-gay-laws/

[4] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/19/former-botswana-president-calls-for-legalisation-of-homosexuality/

[5] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/18/zimbabwe-refuses-to-give-prisoners-condoms-because-homosexuality-is-illegal/

[6] http://www.whatspreventingprevention.org/commonwealth-must-reform-laws-to-stop-hiv/

[7] http://islab.dico.unimi.it/phmae/IZ/Dam._lib.htm

Ogni due anni i capi di governo delle nazioni del Commonwealth britannico si riuniscono, e la settimana prossima lo faranno a Perth, in Australia [1, 2, 3].

Uno dei temi che potrebbe essere trattato è la decriminalizzazione dell'omosessualità - una delle spiacevoli eredità della dominazione inglese è stata infatti la criminalizzazione della "sodomia", tuttora vigente in 41 dei 54 paesi del Commonwealth [6].

E' stato notato [7] che l'Inghilterra ha il triste primato di essere stata il primo paese cristiano (dopo le leggi di Giustiniano del 533) a criminalizzare l'omosessualità (il Sinodo di Londra del 1102 ordinò che i fedeli fossero informati della gravità di questo "peccato" e lo confessassero), ed in Inghilterra l'abolizione del reato si è avuta solo nel 1967 (in Australia solo nel 1997).

Questa triste eredità però è rimasta in molte ex-colonie, con il risultato che non sono solo violati i diritti umani delle persone, ma il problema dell'Aids è diventato intrattabile: queste leggi chiudono nel "closet" anche chi è sieropositivo, viremico ed infettivo, impedendogli sia di curarsi che di prendere precauzioni per non trasmettere il morbo.

Un esempio evidente lo si ha in [5]: le autorità dello Zimbabwe si rifiutano di distribuire condom ai detenuti per non incoraggiarli a compiere atti vietati dalla legge - il risultato è che in prigione l'Aids è rampante.

Non è solo il delegato australiano Michael Kirby [1, 2], giudice in pensione dichiaratamente gay, a chiedere questo: perfino l'ex-presidente della Botswana Festus Mogae, pur con dichiarazioni di retrogusto omofobo ("Io non la capisco [l'omosessualità] - io sono etero"; "Per proteggere loro [gli omosessuali] ed i loro clienti [!!!] ..."), ha detto che bisogna assolutamente decriminalizzare l'omosessualità e consentire a gay e lesbiche di difendersi dal morbo.

Chi vuol dare una mano può firmare la petizione in [6]:

http://www.whatspreventingprevention.org/commonwealth-must-reform-laws-to-stop-hiv/

Raffaele Ladu

Guanyin, la bodhisattva transgender

Quest'articolo riferisce le polemiche suscitate di recente da un comunicato del Centro di Bioetica dell'Arcidiocesi di Torino.

Non perdo il mio tempo a confutare la screditata ipotesi secondo cui l'omosessualità è malattia da curare (anche perché costringerebbe quel centro di bioetica a concludere che la più grande organizzazione omosessuale del mondo è anche il più grande manicomio del mondo, con conseguenze spiacevoli a tutti i livelli), ma mi occupo un attimo di questa frase dell'articolo:
Il punto di partenza della Chiesa non è nuovo perché ribadisce la richiesta che l’approvazione di quella proposta non deve servire come «pretesto per tradurre in norme legislative l’ideologia del “Gender”». 
Quella che viene qui chiamata "ideologia del Gender" è la semplice presa d'atto che il sesso è un dato corporeo, ma il genere è un dato sociale; che la società reagisce al genere e non al sesso delle persone, e quest'ultimo è solo un indizio (ambiguo nel caso delle persone intersessuali, disatteso nel caso di quelle transgender e transessuali) per attribuire un genere alle persone.

Pretendere di far sempre corrispondere il genere al sesso è impossibile - la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità avverte qui (traduzione della pagina Gender and Genetics) che
La biologia dello sviluppo suggerisce che la rigida credenza in un dimorfismo sessuale assoluto è erronea (42). Invece, Blackless ed altri suggeriscono due curve a campana che si sovrappongono per concettualizzare le variazioni sessuali tra le popolazioni. Le variazioni qualitative nell'assetto cromosomico, nella morfologia genitale e nell'attività ormonale cadono nell'area di sovrapposizione (43). Una simile opinione mette in discussione la necessità di un intervento medico nei casi di intersessualità.
Quindi il centro di bioetica sta sostenendo che il sole sorge ad ovest, e che letteralmente è il sole a levarsi su una terra immobile.

Se non ha senso dal punto di vista scientifico sostenere che la distinzione tra il maschile ed il femminile è naturale e non culturale, è questa per caso una "finzione" indispensabile al funzionamento sociale?

Il caso di Guanyin, la bodhisattva transgender, fa pensare il contrario.

Che io sappia, la mitologia greca ha solo un personaggio transsessuale, l'indovino Tiresia, il quale ebbe la ventura di vivere sia da uomo che da donna; ed il mito attribuisce ad Achille un periodo di "cross-dressing", quando uno dei due genitori (Peleo o Teti), per impedirgli di partecipare alla guerra di Troia, lo travestì da donna e lo mandò alla corte di Licomede, re di Sciro (ma Ulisse lo smascherò e lo arruolò).

Per quanto interessanti (le capacità divinatorie di Tiresia ed il valore guerriero di Achille sono insuperabili), questi personaggi non hanno però l'importanza che ha Guanyin nel buddhismo mahayana.

Riassumendo, anzi, liofilizzando, gli insegnamenti di Siddharta Gautama vogliono liberare l'uomo dal samsara, ovvero il ciclo di vita, morte e rinascita, attraverso il risveglio; dopo la morte di Siddharta, il buddhismo si divise in molte scuole che fanno capo alle forme del Theravada o del Mahayana.

La differenza principale tra le due forme è che, secondo il Theravada, l'esperienza del risveglio può fare di una persona un Arhat, cioè una persona venerabile perché ha raggiunto il nirvana; secondo il Mahayana, il risveglio si ha quando ci si rende conto che samsara e nirvana sono la stessa cosa, e che non si può raggiungere il risveglio solo per sé, ma bisogna condividere questo risveglio con tutti gli esseri senzienti, aiutandoli a raggiungerlo; chi se ne rende conto, accetta questo compito, e pronuncia il relativo voto, viene chiamato Bodhisattva.
Si narra la vita di molti illustri Bodhisattva, tra cui spicca Avalokitesvara, il "Bodhisattva della grande compassione"; in sanscrito il suo nome significa "Colui che guarda", ma il nome originale era Avalokitasvara, cioè "Colui che ascolta il suono".

Questa variante è stata tradotta in cinese come "Guanshiyin = Colui che ascolta i lamenti del samsara", nome abbreviato per decreto imperiale in Guanyin; in Giappone questo nome si pronuncia "Kannon", e simili sono i nomi con cui è conosciut* quest* bodhisattva nei paesi che hanno appreso il buddhismo da missionari cinesi.

Avalokitesvara = Guanyin è considerat* un(a) bodhisattva molto potente, venerat* in tutta l'Asia orientale; sommando la popolazione di Cina, Giappone, Corea, Vietnam, arriviamo tranquillamente al miliardo e seicento milioni di devoti, a cui possiamo aggiungere le minoranze di questi paesi nel mondo.

Come ho detto, si tratta di una bodhisattva transgender: Avalokitesvara è maschio, spesso addirittura con i baffi, ed il Dalai Lama è considerato una sua reincarnazione.

Ma in Cina Guanyin ha preso fattezze femminili, e viene venerata in forma androgina oppure femminile.

Gli studiosi si dividono sull'origine del "transgenderismo" di Avalokitesvara = Guanyin: c'è chi sostiene che il bodhisattva fosse androgino fin dal principio (vedi qui); altri pensano che, poiché Avalokitesvara dà un erede maschio a chi ne è privo, fosse più logico immaginarlo come una femmina (vedi qui); altri si rifanno al Sutra del Loto, Capitolo 25, secondo il quale Avalokistesvara = Guanyin può assumere qualsiasi forma per compiere la sua missione, e di l*i si dice che:
Se loro [gli esseri viventi su questa terra] debbono essere salvati da qualcuno nel corpo della moglie di un Anziano, di un laico, di un ministro di stato, o di un bramino, egli si manifesterà nel corpo di una moglie, e parlerà a loro del Dharma.
Se loro devono essere salvati da qualcuno nel corpo di un puro giovane o di una pura fanciulla, egli si manifesterà nel corpo di un puro giovane od una pura fanciulla e parlerà a loro del Dharma.
Nessuno si preoccupa quindi del sesso a cui appartiene Avalokitesvara = Guanyin, in quanto quest* bodhisattva adotterà il genere che più si addirà alla sua missione.

Non mi pare che si possano accusare cinesi, giapponesi, coreani, vietnamiti, eccetera, di essere intellettualmente menomati o socialmente disorganizzati per essersi rifiutati di dare importanza al sesso di uno dei personaggi più importanti della loro religione maggioritaria.

E questo dimostra che la cosiddetta "ideologia del gender" tanto vituperata da quel centro di bioetica, non fa danno alcuno né alle persone né alla società - risparmia anzi figure barbine.

Presto la chiesa cattolica sarà costretta ad ammettere che anche per Genesi 1:27 ("Maschio e femmina Dio li creò") vale quello che già Galileo aveva detto di Giosuè 10:12 ("Fermati, o sole, su Gàbaon"), ovvero che "La Scrittura non ci insegna come vada il cielo, ma come si vada in cielo" - ma nel frattempo si sarà fatta un sacco di danni e ne avrà fatti a chi le avrà dato retta.

Ah, Kannon, la versione giapponese di Guanyin, è stata protagonista di un curioso caso di "closeting" o "nicodemismo": nel 1612 (periodo Edo) erano cominciate in Giappone le persecuzioni contro i cattolici, che si aggravarono via via fino alla completa proibizione del culto, pena la morte, dopo la rivolta di Shimabara del 1637-1638.

Che fecero i cattolici giapponesi che non vollero né morire né abiurare? Divennero "Kakure Kirshitan = cristiani nascosti", e crearono delle statue della Vergine Maria con le fattezze di Kannon - ma con una croce in un punto poco visibile, per rimarcare il loro essere cristiani anziché buddisti.

Sebbene nel 1853 il Giappone avesse riaprerto i porti al commercio estero, e nel 1871 fosse stata introdotta la libertà di culto, e quindi i "Kakure Kirshitan" potessero "uscire dal closet" e riunirsi alla chiesa madre, sono rimasti alcuni di loro che preservano i riti come sono stati tramandati dai loro antenati.

Si è parlato la settimana scorsa di "epistemologia del closet" all'Università di Verona, e sarebbe stato interessante citare anche questo caso, oltre al closeting omosessuale ed al ben noto "marranesimo".

Raffaele Ladu

Sessualità e nazionalismo / George L. Mosse


Questo
  • Sessualità e nazionalismo [Testo a stampa] : Mentalità borghese e rispettabilità = Nationalism and Sexuality : Respectability and Abnormal Sexuality in Modern Europe / George L. Mosse ; Traduzione di Andrea Zorzi. - 2^ Edizione. - Roma : Laterza, 2011. - 254 p. ; 21 cm. - (Economica Laterza ; 73). - ISBN 9788842048169 : 9,50 EUR
è uno dei libri più interessanti del Milk, in quanto mostra come la creazione dei moderni ruoli di genere, a partire dalla fine del '700, abbia dato un enorme contributo non solo all'omofobia, ma anche all'antisemitismo ed al razzismo.

Mosse individua i componenti della miscela esplosiva nella "rispettabilità" e nel "nazionalismo" con cui essa si è alleata, ed il modo migliore per capirne la natura è fare un salto indietro alla metà del '700.

Un divertente esempio di Mosse è la dimora neo-palladiana di Holkham, dei conti di Leicester: i turisti constatano con i loro propri occhi che nella credenza della sala da pranzo erano conservati non solo piatti e posate, ma anche i vasi da notte - e Mosse afferma che nei banchetti del '700 non mancava il maschietto che giocava con le tette della compagna.

La separazione delle funzioni corporee, e la loro distinzione in "pubbliche" e "private", è stata portata dalla "rispettabilità", più che dall'igiene, e la rispettabilità ha un'origine religiosa, che Mosse individua nel risveglio del pietismo in Germania e dell'evangelismo in Inghilterra - agli altri paesi d'Europa Mosse dedica meno attenzione.

Per quanto riguarda il nazionalismo, la deleteria forma moderna comincia a far capolino verso la fine del '700; mentre fino al '700 un patriota poteva benissimo mettere sullo stesso piano la lealtà alla famiglia ed agli amici con quella al proprio paese, ed aggiungere che riteneva l'amor di patria una tappa verso l'amore dell'umanità intera, il nazionalismo successivo alla Rivoluzione francese pretese la supremazia dell'amor di patria.

La rispettabilità è potuta durare così tanto - siamo ancora persone "rispettabili" - grazie all'alleanza con il nazionalismo, che non si accontentava di persone che si comportavano onestamente (Mosse cita una famosa frase di Elisabetta 1^ d'Inghilterra, che affermava che non voleva aprire una finestra nell'animo dei suoi sudditi), ma esigeva di controllarne anche l'indole ed i moti dell'animo.

L'esempio più famoso di questo controllo si ha nella nascita della definizione di "omosessuale": mentre fino al 1860 circa il "sodomita", cioè colui che praticava atti sessuali diversi dalla peniena penetrazione vaginale, era tuttalpiù un peccatore abituale, la nuova definizione di "uranista" (per mutuare il termine di Karl Heinrich Ulrichs) od "omosessuale" (la parola fu inventata da Károly Mária Kertbeny) creava un nuovo tipo umano, con una personalità a sé stante.

Va però detto che prima ancora dell'omosessualità, la prima vittima della "rispettabilità" fu la masturbazione: il medico svizzero Samuel-August Tissot pubblicò nel 1761 il trattato "L'Onanisme", che allarmò l'intera Europa, e nel 1775 Jean-Francois Bertrand creò un Museo delle Cere a Parigi in cui facevano bella mostra dei masturbatori (e delle masturbatrici) agonizzanti a causa del "vizio segreto".

Non era solo una questione di salute: i medici dell'epoca erano convinti che lo sperpero di seme indebolisse l'uomo rendendolo effemminato - e compromettendo la dicotomia dei sessi.

In tutta l'opera ed in tutte le preoccupazioni sessuali dell'epoca che studia (da poco prima della Rivoluzione francese fino all'Olocausto) Mosse rinviene quest'ossessione per il mantenere la differenza tra il genere maschile e quello femminile, compromessa dalle pratiche sessuali e sociali disapprovate.

Non era un'impresa facile, anche perché il rifiuto dell'"omosessualità" era accompagnato dall'apprezzamento per l'"omosocialità", ovvero per i rapporti anche stretti fra uomini, ritenuti (anche da Freud) il collante dell'edificio sociale, ma che non dovevano degenerare in relazioni sessuali.

Questa tensione tra omosocialità ed omosessualità si può rinvenire anche nell'arte neoclassica; sebbene Winckelmann fosse gay, riuscì a proporre un'ideale di perfezione artistica, tratto dai nudi greci, apparentemente privo di sensualità, e che potè essere imitato anche dai monumenti ai caduti tedeschi nella 1^ Guerra Mondiale.

Anche il naturismo partecipa della medesima tensione: è possibile apprezzare il corpo nudo senza esserne sensualmente affascinati? Mosse osserva che le associazioni naturiste tedesche non sempre furono all'altezza dei loro ideali, e che i tribunali tedeschi della prima metà del '900 di tanto in tanto sequestravano le pubblicazioni nudiste, in quanto non sempre si era riusciti a rendere asettica la nudità.

I collegi in cui in Inghilterra e Germania si formava la gioventù maschile erano chiari luoghi in cui si esercitavano l'omosocialità (raccomandata) e l'omosessualità (proibita); ma il luogo in cui tutto questo era più evidente fu la guerra, e specialmente le trincee della 1^ Guerra Mondiale, in cui il cameratismo tra commilitoni assumeva spesso vesti omoerotiche.

Diversi scrittori e poeti che erano partiti volontari si trovarono a celebrare il bagno che nudi facevano insieme i soldati nelle pause della guerra - in versi che solo apparentemente erano innocenti.

In questa società dominata dal "Männerbund = Legame tra maschi" il ruolo della donna non poteva essere che subordinato - la donna casta sottomessa all'uomo che tiene insieme la famiglia, senza ambizioni extrafamiliari, anche quando per avventura (come in Francia e Germania) è una figura femminile il simbolo della nazione.

Mosse nota che in un paese come la Germania, che riuscì a completare la sua unificazione nazionale solo nel 1871, tutto questo era molto più esasperato che in Inghilterra, paese con oltre novecento anni di storia unitaria alle spalle e che dominava un quinto delle terre emerse allora.

Ma il controllo della sessualità non serviva soltanto per aumentare la fertilità e conservare la distinzione tra maschio e femmina: le persone che non si conformavano al modello dominante di maschio bianco cristiano ed etero erano tacciate di perversione sessuale, e questo era il loro stigma.

Le donne venivano dichiarate incapaci di controllare i propri istinti sessuali, e tendenzialmente isteriche; lo stereotipo degli italiani sessualmente esuberanti non è nato come un complimento in Germania, e già nel '700 lo storico Gibbon proiettava sugli arabi la vitalità e la virilità che gli inglesi reprimevano in se stessi - tracciando così la strada che percorrerà Thomas Edward Lawrence ne "I sette pilastri della saggezza", un libro più di fantasie orientalistiche che di avventure nel deserto arabo.

Mosse fa un riassunto puntuale di tutte le caratterizzazioni dell'omosessuale (soprattutto maschio) tra '800 e '900, che non mi pare indispensabile riportare qui; ma non manca di riportare come gli ebrei siano stati accusati non solo di essere "effemminati", e quindi già di per sé un attentato alla dicotomia dei sessi, ma anche di cospirare per offuscare codesta dicotomia e così indebolire la razza ariana.

L'opera in cui più si manifesta lo stereotipo dell'ebreo vile, effemminato, perverso e cospiratore è "Sesso e carattere", scritta guarda caso dall'ebreo Otto Weininger, il cui antisemitismo interiorizzato lo spinse al suicidio dopo la pubblicazione del libro nel 1903.

L'atteggiamento dei nazisti verso l'omosessualità fu complicato dal caso Ernst Röhm: sebbene il nazismo esaltasse il "Männerbund", non volle più essere associato all'omosessualità dopo la "Notte dei lunghi coltelli", in cui nel 1934 Ernst Röhm ed i suoi più fedeli gerarchi furono uccisi, ed Himmler manifestò un'omofobia che faceva sospettare pure a Mosse che il primo gay che voleva colpire fosse lui stesso.

Mosse attira l'attenzione su un discorso tenuto nel novembre 1937 da Himmler ai comandanti delle SS a Bad Töltz, in cui esprime la concezione della sessualità del nazismo.

Dopo aver elencato le trasgressioni incompatibili con il rimanere nei ranghi delle SS, Himmler da esse escludeva le relazioni extraconiugali, in quanto per lui l'imperativo della procreazione era supremo, tant'è vero che incoraggiava gli uomini delle SS ad avere relazioni sessuali (ed infatti nel 1940 il regime nazista parificherà i figli naturali ai legittimi non per elementare giustizia, ma per non scoraggiare i rapporti sessuali prematrimoniali).

Se il nazismo aveva severamente limitato la prostituzione, Himmler, convinto che l'omosessualità fosse la conseguenza della mancanza di occasioni, invece la voleva espandere per dare più possibilità ai giovani di avere rapporti etero.

Se Himmler voleva la privacy nei rapporti eterosessuali (anche se adulterini, o suscettibili di rendere una donna una ragazza madre), non era così per i rapporti omosessuali, in quanto li riteneva estremamente perniciosi per la nazione.

Il "Männerbund = legame tra uomini" era diventato con il nazismo un "Männerstaat = stato di maschi", che però, se cadevano vittima dell'omosessualità, potevano diventare effemminati, amanti dell'erotismo, pronti a premiare il favoritismo (sessuale) in luogo della competenza, con il risultato che gli omosessuali avrebbero infine occupato lo stato.

Per motivo analogo Himmler non voleva donne nella pubblica amministrazione - per paura che i maschietti preferissero le donne carine e disponibili alle donne efficienti e capaci; ma mentre lui era convinto che le donne si sarebbero poi sposate ed avrebbero lasciato il loro posto, limitando così il danno, un omosessuale avrebbe continuato a far danno fino alla pensione.

Himmler era convinto che gli omosessuali fossero fisicamente malati e, almeno nel 1937, sembrava convinto che loro, a differenza degli ebrei, potessero "guarire" attravarso la rieducazione col duro lavoro - ma qualche anno dopo la ferocia con cui furono anch'essi rastrellati e mandati nei campi di concentramento lascia intendere che avesse cambiato idea.

E se un omosessuale si dimostrava "incurabile"? Per Himmler, occorreva ricorrere al supplizio degli antichi germani: affogarlo in una palude - Mosse nota che non ci sarebbe voluto molto ai nazisti per passare dall'eliminazione di un tipo di "estraneo", come l'omosessuale, all'eliminazione di tutti gli "estranei", tra cui i più "pericolosi" ed inguaribili per definizione, gli ebrei.

Il tramite fu (non lo dice Mosse, lo dico io sulla scorta di Christopher Browning) l'"Aktion T4", ovvero il programma eutanasia, che uccise 70.000 disabili, e fu seguita dall'"Aktion 14F13", con un numero di vittime imprecisato; l'eutanasia non aveva lo scopo di risparmiare inutili sofferenze a chi non poteva più guarire, ma di liberare la società dalle "vite prive di valore" - e fu anche psicologicamente la tappa necessaria per passare allo sterminio di coloro che venivano ritenuti irriducibili nemici della razza ariana.

In tutto questo Himmler si mostrava ossessionato dal timore che si offuscasse la dicotomia dei sessi, e questo era per lui un motivo per temere le "donne mascoline", che a suo avviso incoraggiavano l'omosessualità maschile.

Mosse non è perfetto (c'è un minuscolo lapsus omofobo nel libro), ma il suo libro mostra come l'omofobia, che nasce dall'ossessione per la conservazione della dicotomia dei generi, non abbia nuociuto soltanto a lesbiche e gay, ma abbia contribuito a svilire le persone che non facevano parte dell'élite dominante ed a renderne più facile concepirne lo sterminio.

Non sono solo gli LGBT a doverla temere.

Raffaele Ladu

Un colpo basso - centrare il portafoglio degli omofobi

[1] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/10/government-to-cut-aid-to-anti-gay-countries/

[2] http://www.vita.it/news/view/113975

Il governo inglese sta cominciando a tagliare gli aiuti monetari ai paesi che si distinguono per omofobia.

[1] dice che il premier conservatore David Cameron ha voluto mostrarsi generoso aumentando gli aiuti internazionali da 7,5 miliardi di sterline (8,6 miliardi di euro) l'anno ad 11,4 miliardi di sterline (13,1 miliardi di euro), ma gli aiuti vengono erogati in rate trimestrali - e se il governo inglese rinviene un peggioramento nei diritti umani, cala immediatamente la scure.

Il Malawi ha già perso 19 milioni di sterline (21,8 milioni di euro) per aver condannato una coppia gay a 14 anni di lavori forzati; il Ghana è stato avvertito che se non la pianta di perseguitare i gay, perderà 36 milioni di sterline (41 milioni di euro); ed il prossimo stato nel mirino sembra l'Uganda.

L'Italia non può fare come la Gran Bretagna, e non solo perché il suo governo è molto più omofobo, ma anche perché, come osserva [2], il nostro paese è molto spilorcio.

Infatti noi abbiamo un arretrato di 22 miliardi di dollari (16,2 miliardi di euro) di aiuti internazionali dovuti e non pagati, tra cui 280 milioni di dollari (206 milioni di euro) al Fondo Globale per la lotta all'Aids, alla Tubercolosi, alla Malaria.

Se anche volessimo usare la leva monetaria, scopriremmo di avere in mano uno stuzzicadenti.

Raffaele Ladu

Maggiore & Arcigay: sempre più liberi. Anche di muoversi

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Chi è confuso da bimbi e bimbe trans

[1] http://www.advocate.com/Politics/Commentary/Oped_When_It_Comes_to_Trans_Kids_It_Us_Who_Are_Confused/

Molti adulti temono che il transgenderismo e la transessualità possano confondere i bambini; l'articolo, scritto da Diane Ehrensaft, psicologa clinica e dello sviluppo, risponde a codesti adulti che i bimbi e le bimbe trans, che cioè mostrano già in tenera età di aver scelto un'identità di genere che non coincide con il sesso attribuito loro alla nascita, esistono comunque, e non per causa dei genitori, o della società.

L'unica cosa da fare è, in generale, rendersi conto che non si può ridurre il genere di una persona alla dicotomia maschio-femmina; nel caso particolare di quei bimbi, lasciarli vivere la loro identità di genere. Reprimerla non serve che a renderli infelici, ed esprime la confusione degli adulti, non dei bimbi.

Raffaele Ladu

David Cameron per il matrimonio gay

[1] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/05/david-cameron-urges-tories-to-back-gay-marriage/

[2] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/06/cameron-faces-religious-backlash-over-gay-marriage-comments/

David Cameron [1] ha tenuto ieri a Manchester un discorso ai quadri del Partito Conservatore, in cui spiccava questo brano:
Una volta mi trovavo ad una conferenza del Partito Conservatore e dissi che non importava se l'impegno era tra un uomo ed una donna, un uomo ed un altro uomo, od una donna ed una donna.
Per questo mi applaudiste. Dopo cinque anni, abbiamo lanciato una consultazione sulla legalizzazione del matrimonio gay.
Ed a chiunque abbia delle riserve io dico: "Certo, è una questione di eguaglianza, ma è anche di un'altra cosa: l'impegno. I Conservatori credono nei legami che ci uniscono; che la società è più forte quando noi facciamo dei voti gli uni agli altri e ci sosteniamo gli uni gli altri.
Perciò non sostengo il matrimonio gay ad onta del mio essere Conservatore. Sostengo il matrimonio gay perché io sono Conservatore.
Altri brani del discorso erano meno pregevoli, ma la conclusione era memorabile:
Ricordate: non conta la dimensione del cane nella lotta, ma la dimensione della lotta nel cane. Vincere le sfide, confutare gli scettici, reinventare noi stessi, questo è quello che facciamo. Si chiama Leadership.
Purtroppo, dice [2], Cameron probabilmente incontrerà una forte opposizione da parte delle principali chiese britanniche.

Raffaele Ladu

L'argomento del "contro natura" nell'antisemitismo europeo

[1] Argomenti per lo sterminio [Testo a stampa] : L'antisemitismo e i suoi stereotipi nella cultura europea : (1850-1920) / Francesco Germinario. - 1^ Edizione. - Torino : Einaudi, 2011. - XXIV, 396 p. ; 23 cm. - (Einaudi Storia ; 39). - ISBN 9788806207304 :     32,00 EUR

[2] http://www.haaretz.com/jewish-world/early-hitler-letter-urging-annihilation-of-jews-goes-on-display-in-u-s-1.388159

L'autore di [1] non si occupa di questioni LGBT, ma il suo libro mostra come contro gli ebrei, nel 19° e 20° secolo siano stati usati stereotipi affini a quelli usati contro le persone LGBT.

Lo stereotipo più interessante è quello dell'ebreo "effemminato" e poco "virile", nonché sessualmente "perverso" - ma lo si affronterà in dettaglio in un'altra occasione; quello su cui ora vorrei attirare l'attenzione è l'accusa degli antisemiti alla moderna società liberale di essere una società contro natura (per approfondire leggete le pagine 44-55).

Adolph Hitler è l'autore in cui questo è più evidente, ma non è originale, in quanto riprende ciò che avevano espresso autori come Maurras e Drumont qualche decennio prima.

Riassumiamo: per Hitler la natura è una potenza irresistibile a cui è insensato opporsi, in quanto è la "crudele regina di ogni saggezza". Herbert Marcuse spiega che questa concezione della natura come dimensione di originarietà mitica è molto comune nella cultura germanica, ed implica che ci sia una contrapposizione tra natura e civiltà, tra natura e storia.

Per Hitler e le persone della sua risma l'umanità, dando inizio alla storia, si è contrapposta radicalmente alla natura, sovvertendone le leggi; gli antisemiti amano le teorie cospirative, e sono convinti che la storia sia un'invenzione ebraica, in quanto tale sovversione delle leggi della natura avrebbe giovato soprattutto agli ebrei.

Penso che più eloquente di me sia Francesco Germinario, a cui cedo ora la parola (pp. 47-48):
Per verificare questa convinzione tralasciamo per un momento i nostri autori di fine Ottocento per un breve excursus su Hitler. Com'è ampiamente noto, questo è uno dei temi fondamentali del Mein Kampf. E' tutt'altro che causale che Hitler attribuisca all'ebreo la pretesa di aver voluto collocare controcorrente la società moderna rispetto ai principi cui si ispira la Natura, "crudele regina di ogni saggezza". A suo avviso è "la dottrina semita del marxismo [che] rifiuta il principio aristocratico della Natura"; sono i "moderni pacifisti ebrei" ad avere diffuso l'illusoria convinzione che "l'uomo è fatto per vincere la natura". E', questa, un'"idiozia ebraica", che pone gli uomini nella situazione "di essere una razza di eversori della natura"; è l'ebraismo "a distruggere quest'ordine [naturale]. Esso suscita costantemente la rivolta del debole contro il forte, della bestialità contro l'intelligenza, della quantità contro la qualità".
La triste conseguenza storica è, appunto, che non agli immutabili principi darwinistico-sociali della selezione dei migliori si ispira la società moderna: "dal momento che il principio parlamentare della maggioranza rifiuta l'autorità della persona e la sostituisce col numero del gregge, esso pecca nei confronti del pensiero fondamentale aristocratico della natura, dove naturalmente il concetto di nobiltà non è davvero impersonato dalle odierne classi dirigenti del nostro periodo di decadenza". Come a dire che la Natura è aristocratica, nel senso che, distinguendo il forte dal debole, privilegia i diritti del primo a danno di quelli del secondo. Viceversa la Storia, che già nella visione cospirazionista è giudicata sempre e comunque storia dell'ebreo, diviene, quasi per definizione, democratica e liberale, non foss'altro perché essa è pervenuta a un capolinea, quello della modernità, in cui tutto è stato eguagliato e omologato. La Storia è insomma lenta quanto continua erosione della Natura; essa è storia dell'insubordinazione in base ai principi ebraici di egualitarismo, omologazione delle differenze e appiattimento delle gerarchie contro i principi aristocratici della Natura, che in epoca borghese sono stati del tutto sospesi dalle loro funzioni. Fin qui Hitler.
Germinario avverte che lo stereotipo dell'ebreo "cospiratore" si intreccia con quello dell'ebreo "effemminato", in quanto per natura dovrebbe essere il maschio forte e virile a dominare, ma l'antisemita vede al comando la "razza femminea", cioè gli ebrei, o direttamente od attraverso persone ebreizzate o che hanno inconsapevolmente assorbito valori ebraici.

Non mancano le affinità tra questi stereotipi e ciò che gli omofobi più virulenti dicono delle persone LGBT, ovvero di essere contro natura e di perseguire il dominio del mondo, direttamente od attraverso persone che condividono i loro valori.

Sia l'omofobo che l'antisemita sono terrorizzati dalle persone "velate", quelle che soltanto il "Jewdar" od il "gaydar" può riconoscere, e che per questo diventano veicoli d'influenza dell'ebraismo o dell'"omosessualismo"; e la loro ossessione per le malattie (presunte) tipiche degli ebrei e dei gay è anche un tentativo di riconoscere grazie a loro la persona "velata".

Prima di arrivare all'"eliminazionismo", gli antisemiti intendevano mantenere segregati gli ebrei nei ghetti, in modo da difendere la società ariana dal contatto con gli ebrei - secondo loro, la maggioranza ariana non avrebbe assimilato la minoranza ebraica, ma si sarebbe lasciata circuire ed assoggettare da quest'ultima; e molti omofobi si mostrano convinti che gli omosessuali siano una minaccia per la famiglia e la società di gravità più che proporzionale al loro effettivo numero in quanto capaci di "reclutare" gli eterosessuali; e questo giustificherebbe ai loro occhi le discriminazioni sociali e provvedimenti come il confino ed il campo di concentramento.

Il sogno di questo genere di antisemiti (e, immagino, anche di omofobi) è giungere alla fine della storia, ad una situazione in cui tutto ciò che l'uomo nella sua evoluzione sociale ha costruito crolla, e si torna a vivere secondo le presunte leggi della natura - che sottomettono le donne agli uomini, isolano gli ebrei dagli ariani, impediscono alle persone LGBT di esistere, fanno dell'oppressione del debole da parte del forte indiscutibile realtà.

Raffaele Ladu



La foto riproduce la firma di Adolph Hitler in calce ad una lettera redatta nel 1919, in cui appare per la prima volta tutta l'inumanità del suo antisemitismo - tratta da [2].

Orientamento sessuale od identità sessuale?

[1] http://www.advocate.com/News/Daily_News/2011/10/04/Inconclusive_Results_of_ExGay_Study_Cause_Dispute/

L'articolo [1] riferisce che uno studio condotto da due psicologi americani legati ad università cristiane sarebbe giunto alla conclusione che l'orientamento sessuale si può cambiare.

Agli autori dello studio è stato risposto che si può cambiare il comportamento di una persona, non il suo orientamento (Eli Coleman, University of Minnesota Medical School), e che una cosa è l'orientamento sessuale (le persone da cui ci si sente attratti) ed una cosa l'identità sessuale (il modo in cui si esprimono il proprio orientamento ed i propri sentimenti - Jack Drescher, New York Medical College).

Raffaele Ladu

Discriminazioni sull'impiego

[1] http://www.advocate.com/News/Daily_News/2011/10/04/Study_Gay_Men_Offered_Less_Job_Interviews/

Il ricercatore dell'Unversità di Harvard Andras Tilcsik ha fatto quest'esperimento: ha mandato due curriculum vitae (fittizi ma verosimili) a 1.700 datori di lavoro americani che cercavano degli impiegati; in un curriculum era scritto che il candidato aveva fatto il tesoriere della sua associazione gay universitaria, mentre l'altro si dichiarava coinvolto nella "Progressive and Socialist Alliance".

L'assunto del ricercatore era che questi due dettagli alludevano al medesimo orientamento politico, e che se i due curriculum avessero ricevuto diverse risposte, il motivo sarebbe stato che l'uno alludeva all'omosessualità del candidato.

Diversa risposta c'è stata: il curriculum "progressivo e socialista" ha avuto una probabilità dell'11,5% di ricevere risposta, mentre il curriculum "gay" una probabilità del 7,2% - una differenza del 40% a danno dei gay.

In Italia queste discriminazioni sono vietate dalla legge, ma non per questo meno diffuse - lo si può dire per esperienza.

Uno dei nostri soci ci ha voluto raccontare un gustoso episodio di segno contrario: quando aveva dato le dimissioni, il suo superiore (femmina) gli disse: "Visto che sei stato tanto bravo, non è che ci consigli qualche amichetto da assumere al tuo posto?"

Il nostro socio ridendo rispose: "Signora, questa è discriminazione al contrario!"

Raffaele Ladu

I passaporti britannici non distingueranno tra "mamma" e "papà"

[1] http://www.pinknews.co.uk/2011/10/03/uk-passport-forms-to-accommodate-gay-parents/

[2] http://www.pinknews.co.uk/2011/09/19/uk-home-office-considering-gender-neutral-passports/

[1] dice che, come già negli USA, il governo inglese sta valutando di modificare il modulo di richiesta di passaporto per i minori - non chiederà più "madre" e "padre", ma "genitore 1" e "genitore 2".

[2] ricorda che il medesimo governo sta meditando di seguire l'esempio australiano - ovvero di emettere passaporti senza indicazione del genere.

Ambo le modifiche gioverebbero alle persone LGBT.

Raffaele Ladu

Getrude Stein ed Alice Toklas collaborazioniste?

[1] http://www.truth-out.org/gertrude-steins-missing-vichy-years/1317135716

[2] http://www.haaretz.com/jewish-world/san-francisco-jewish-museum-hosts-hand-holding-day-after-homophobic-incident-1.375385

L'articolo (citato da The Advocate) recensisce questo libro, che accusa Gertude Stein e la sua compagna Alice Toklas di collaborazionismo con la Francia di Vichy, e ne approfitta per polemizzare con i curatori di due mostre su Gertrude Stein (al Museo d'Arte Moderna di San Francisco ed al Museo Ebraico Contemporaneo), in quanto non avrebbero approfondito a sufficienza i rapporti della Stein con il regime di Pétain.

Il trait-d'union tra la coppia Stein & Toklas e Vichy sarebbe stato Bernard Faÿ, un consigliere gay di Pétain che era rimasto intellettualmente affascinato da Gertrude Stein. Faÿ fece in modo che i nazisti non s'impossessassero dell'inestimabile collezione d'arte contemporanea della Stein, lasciata a Parigi, e quindi nel territorio dominato direttamente dai tedeschi; e forse fu lui a far sì che che Stein & Toklas non venissero censite come "ebree" nella lista preparata dal regime su richiesta dei nazisti.

Le due donne avrebbero potuto riparare negli USA, ma decisero invece di rimanere nella Francia di Vichy, e Faÿ fece in modo che il prefetto competente non facesse mai mancar loro nulla, anche se altri francesi soffrivano la fame ed il freddo.

Non è stato, a leggere l'articolo, solo opportunismo: Gertrude Stein aveva un rapporto molto tormentato con la propria ebraicità, ed alcuni ebrei li disprezzava - tanto da prestarsi a tradurre alcuni discorsi di Pétain, e le leggi antisemite che egli promulgò su influenza e richiesta tedesca.

Politicamente lei era di destra, tanto da sostenere Franco durante la guerra di Spagna, e tutto questo fa pensare  appunto che lei fosse tutt'altro che obbligata a schierarsi con Vichy.

Leggendo l'articolo di "The Advocate", mi è tornato in mente che lo scorso luglio era accaduto un curioso incidente alla mostra su Gertrude Stein al Museo Ebraico Contemporaneo: due ragazze erano state rimproverate da una guardia perché si tenevano per mano mentre visitavano la mostra.

Considerato che la Stein era lesbica, così come la direttrice del museo, il cui addetto stampa è oltretutto un gay dichiarato, l'episodio era veramente degno del teatro dell'assurdo!

La direzione ha voluto riparare non solo scusandosi, ma proclamando una "Giornata del Tenersi per Mano".

Raffaele Ladu