Arcigay: Berlusconi non cerchi di ricostruire la sua verginità sulla pelle di gay, lesbiche e trans

Arcigay: Comunicato stampa.
Con un’affermazione pronunciata con cinica consapevolezza: “Fin quando governeremo noi non ci sarà mai un’equiparazione tra matrimonio tradizionale e unioni gay”, Silvio Berlusconi regala al Paese intero una mossa meschina che cerca di riconquistare un elettorato cattolico disgustato da mesi di scandali e storielle più o meno spregevoli, attraverso l’ennesimo uso spietato delle vite e degli amori delle persone omosessuali e transessuali .
Il tentativo strumentale è talmente evidente, e corredato da un attacco alla scuola pubblica in favore di quella privata, da non potere ingannare nessuno. Rammenti il Presidente del Consiglio che è la Corte Costituzionale con la sentenza 138 /2010 ad aver equiparato i diritti delle coppie gay conviventi a quelli delle coppie eterosessuali coniugate, e che l’affermazione dei doveri e dei diritti di qualunque cittadino di questo Paese è assolutamente obbligo etico, politico, morale di un uomo di Governo.
Silvio Berlusconi con le sue parole straccia senza pudore la storia dell’eguaglianza in Europa; il dettato della Corte costituzionale, i principi di dignità delle persone che l’Unione afferma e che lui nega. Non è di sinistra, né di destra affermare l’uguaglianza di diritti tra le persone, ma è patrimonio della coscienza civica e del buon governo.
Il Presidente dice di temere derive integraliste in Nord Africa e poi ce le ripropone in Italia? E’ evidente che il suo modello non sono gli USA di Obama che pochi giorni fa ha usato parole importanti a sostegno dei matrimoni gay: il Presidente del Consiglio si guardi attorno nel mondo per verificare quale tipo di paesi usino le persone lgbt per le peggiori derive ideologiche, e poi ci faccia sapere.
La Storia osserva e giudica tutti, caro Presidente, persino lei, e ricordi che milioni di persone gay, lesbiche e trans pagano regolarmente le tasse ed assolvono ai propri doveri sociali e civili, senza avere gli stessi diritti di qualunque cittadino. Per queste persone le sue affermazioni sono davvero troppo ridicole per essere sopportate, ma per lei e per tutti in questo Paese sono davvero troppo poco per ripulirsi la coscienza.
La sua verginità la ricostruisca sottoponendosi al giudizio della Magistratura ma non con le nostre vite ed i nostri amori da sventolare come trofeo alle brame della parte più retriva di un Italia che lei contribuisce a frammentare.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay
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Stefano Bolognini
Ufficio Stampa Arcigay

Mussulmani gay britannici in cerca di nozze islamiche


La pagina che qui vi traduco presenta un programma della BBC (l'emittente di stato inglese) sul fenomeno dei mussulmani gay (per la precisione, nel programma viene intervistata una coppia lesbica) che chiedono nozze mussulmane per la loro coppia, che verrà trasmesso nel Regno Unito stasera, domenica 20 Febbraio 2011, alle 2100 GMT (2200 ora italiana).
Lo si può ascoltare anche in Italia via podcast: http://www.bbc.co.uk/podcasts/series/5linvestigates , anche in differita.

Ora la traduzione - non senza prima chiedersi com'è possibile che la BBC, pur afflitta dai feroci tagli al bilancio che le ha inflitto il governo Cameron, riesca a fare programmi migliori della RAI.
20 Febbraio 2011 Ultimo aggiornamento ore 07:38 GMT [08:38 ora italiana]
Mussulmani gay britannici cercano nozze islamiche
Di Adrian Goldberg
Presentatore, 5 live Investigates = [BBC Radio] 5 indaga in diretta.
Come molti gay, i gay mussulmani britannici ricercano il matrimonio
I mussulmani gay britannici si uniscono alla battaglia globale per l'eguaglianza e cercano un matrimonio islamico gay. Il programma della BBC '5 live Investigates = [Radio] 5 indaga in diretta' parla ad una coppia a proposito della loro 'nikah' - un contratto nuziale islamico - e chiede loro come conciliano la loro sessualità con la fede islamica.
"Ci siamo incontrate circa tre anni fa, ad un iftar - la fine del digiuno durante il Ramadan.
"Penso che molti mussulmani trovino quel periodo dell'anno molto spirituale e molto illuminante, e perciò penso che sia per questo che si sia sviluppata la nostra relazione, perché parlavamo della nostra fede.
"Alla fine, ci siamo date appuntamento".
Asra rammenta la prima volta che incontrò il proprio partner, Sarah, tre anni fa. La coppia gay, che è inoltre mussulmana, appartiene ad un crescente numero di mussulmani britannici gay che hanno cementato la loro relazione con il matrimonio - il matrimonio islamco.
Asra ricorda con tenerezza il momento in cui Sarah le fece la proposta.
"Dopo il primo appuntamento, che durò circa un'ora, Sarah senza parere mi chiese di sposarla".
Sarah interviene.
"Penso che sia durato circa quattro ore, dopo cena, caffé ed una passeggiata. Non l'avevo premeditato, ma sembrava proprio che, visto come stava andando la cosa tra noi, dovevo cercare di renderla più pura possibile.
"Può sembrare strano perché siamo lesbiche, ma sentivamo che dovevamo farlo nel modo più onorevole che potevamo".
Il modo islamico
Asra e Sarah optarono per la 'nikah' - un contratto nuziale mussulmano. Mentre le nikah sono state tradizionalmente riservate ai mussulmani eterosessuali, Asra e Sarah erano consce che altri mussulmani gay avevano seguito questa strada e la coppia decise di indagare ancora. 
"Alcuni amici dissero 'Non avete davvero bisogno di un imam ufficiale, ma vi serve qualcuno che conosca abbastanza bene il Corano per farlo'. Per fortuna, una delle nostre amiche lo conosceva, e si offrì di farlo. Anche lei è lesbica, e disse che lo potevamo fare a casa sua".
Tre mesi dopo la proposta, arrivò il gran giorno. Asra indossava uno 'shalwar kameez' - un abito tradizionale pachistano - bianco e Sarah un vestito rosa.
"Avrei voluto vestire in pelle, ma Asra non me lo avrebbe permesso", sospira.
"Abbiamo preso gli anelli al mercato di Camden, ed abbiamo redatto i contratti - abbiamo scaricato da Internet la falsariga di un contratto eterosessuale, e lo abbiamo esaminato separatamente, per vedere se c'erano cose che volevamo cambiare.
"Mi ricordo di aver messo dentro il cane - cioè che, se rompiamo, Asra non si può portar via il cane".
Asra sgrana gli occhi ed aggiunge: "Abbiamo anche costituito una dote, di cinque sterline. Era una cosa simbolica, e conserviamo ancora queste banconote da cinque".
Erano presenti sei amici, che fecero anche da testimoni - "e pure un gatto", dice Sarah.
La breve cerimonia fu condotta in arabo, furono lette delle 'dua' - preghiere - aggiuntive, ed il matrimonio non era in sostanza diverso dalle 'nikah' compiute dalle coppie etero mussulmane in tutto il mondo.
C'è una crescente visibilità dei mussulmani gay in Gran Bretagna, anche se non tutti si fidano a fare il 'coming out'.


Ma la fede islamica respinge con veemenza l'omosessualità, ed il fatto che questa nikah fosse per una coppia gay è altamente offensivo per la maggioranza dei mussulmani - compresi i medesimi genitori di Asra.
"Per me è ancora molto difficile parlare alla mia famiglia della mia vita da lesbica. Loro sanno che sono credente, sanno che sono religiosa, ma arrivare a dire che sono lesbica è piuttosto dura", dice Asra.
"Mi ricordo di aver pensato che questa era l'unica volta in cui mi sarei sposata, e la mia famiglia non era lì.
"Questo continuava a tornarmi in mente - sto avendo una 'nikah' islamica, facendo tutto quello che posso secondo la mia fede, ma la mia famiglia non era lì".
Però, la relazione di Sarah con la sua famiglia è piuttosto diversa.
"Perché non sono nata mussulmana - mi sono convertita cinque anni fa - e penso che la mia famiglia accetti abbastanza la mia sessualità, ma talvolta sembra che aspetti che io superi la mia fase mussulmana".
Voci mussulmane gay
Sarah ed Asra sanno che il loro matrimonio non è ortodosso, e che l'idea di una 'nikah' gay sarebbe respinta dalla maggioranza dei dotti mussulmani, ma Sarah dice che non gliene deve importare a nessuno.

"E' una cosa tra me e Dio, e quando noi ci siamo sposate non era l'ideale, ma stiamo facendo del nostro meglio".
Però c'è una voce piccola ma in crescita all'interno della comunità islamica che rappresenta le persone gay, con l'emergere di gruppi di sostegno gay islamici e britannici come Imaan e Safra Project.
Uno dei principali sostenitori del matrimonio islamico gay è l'imam americano Daayiee Abdullah - anche lui gay. Egli ha eseguito diverse 'nikah' gay in America ed ha inoltre consigliato delle coppie gay islamiche britanniche su come eseguire la cerimonia.
Egli ragiona che negare alle coppie gay islamiche il diritto ad un'unione religiosa va contro gli insegnamenti del Corano.
Parlando a '5 live Investigates = [Radio] 5 indaga in diretta', egli dice: "Dacché i precedenti giuridici islamici non consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le società islamiche lo rendono legalmente impossibile all'interno dell'islam, [ma], non permettendo alle coppie dello stesso sesso di sposarsi, si ha un attacco diretto al messaggio del Corano, per cui ogni persona ha un partner che è il suo 'conforto ed il suo manto'". 
E non è solo nella comunità islamica che le coppie islamiche gay come Sarah ed Asra hanno incontrato ostilità.
"Sento che c'è dell'islamofobia all'interno della comunità gay. E' una cosa che proprio mi preoccupa", dice Sarah.
Asra ricorda un incidente particolarmente spiacevole.
"Ci fu un'occasione una volta ad un gay pride in cui uno dei marciatori si girò e con una certa crudezza disse 'Non sapevamo che il pride ammetteva alla marcia dei bombaroli suicidi' - è stato davvero scioccante sentirlo da un altro marciatore gay".
Ma, secondo Sarah, non sono solo i mussulmani ad essere respinti dalla comunità gay.
"Penso che ci sia un ben radicato presupposto nella comunità laica e queer, che tu non puoi essere gay e credere in qualcosa che non sia tu od il materialismo".
Acceptance
I ministri hanno promesso maggiore eguaglianza per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, ma dissero che nessun gruppo religioso sarebbe costretto ad ospitare le cerimonie.
La Chiesa d'Inghilterra ha già detto che non lo farà, i quaccheri hanno dato il benvenuto al progetto, e ci si aspetta che anche gli unitariani e gli ebrei liberali diano il loro appoggio. Ma la comunità islamica?
"L'omosessualità non è considerata ora un modo di vivere 'halal' [= lecito], perciò ci sarà certo una reazione estrema ad una 'nikah' gay. Perciò, come comunità dobbiamo avere la tolleranza prima anche solo di tentare di far accettare il matrimonio", dice Asra.
Ma lei spera nel futuro.
"Certo conosco dei giovani mussulmani gay che si sono svelati alle loro famiglie, ed alle loro famiglie questo va benissimo.
"Le 'nikah' unisessuali sono ancora una questione controversa, ma tutto quello che posso dire è che l'ho fatta, sono del tutto a mio agio ed a posto con la mia fede, e spero che la gente pensi, 'Beh, proviamoci e facciamolo'".
Raffaele Ladu

In Italia sono tutti maschi / Luca de Santis ; Sara Colaone

Il libro ha un grosso merito: il portare all'attenzione di un pubblico giovane un aspetto poco noto del regime fascista, contribuendo così a smantellare il mito degli "italiani brava gente"; purtroppo, la scarsità di documentazione sul fenomeno, aggravata dall'omofobia che è sopravvissuta al fascismo, e che ha indotto molte vittime a tacere come se fossero state loro a doversi vergognare, anziché i loro persecutori, ha menomato gli sforzi degli autori di dare un respiro epico alla storia.
Per ovviare a ciò, la storia è stata impostata come una "storia cornice", ovvero come il tentativo di due documentaristi di convincere un uomo, soprannominato "Ninetta", che fu confinato nel 1938 a San Domino, nelle Isole Tremiti, a raccontare finalmente la sua esperienza.
Ma non è facile per un vecchio raccontare ciò che lo ha profondamente ferito nella sua giovinezza, e supererà tutte le esitazioni, che gli fanno raccontare la sua storia a singhiozzo, solo quando saprà conto che il giovane cineasta che tanto insiste per divulgare la sua storia ha perso una volta un rapporto importante a causa dell'omofobia, allo stesso modo in cui il vecchio al confino perdette un amico (il fumetto mostra grande affetto tra i due, ma non sesso) perché i fascisti non si presero cura della sua cagionevole salute - tanto era frocio.
Allora il vecchio vede nel giovane una sorta di discepolo, perché seppure in forma più leggera sta vivendo esperienze analoghe alle sue, ed allora decide di aprirsi a lui, di trasmettergli la sua esperienza ed il suo sapere.
Il libro, da questo punto di vista, è anche onesto, perché mostra come la narrazione storica nasca da una lotta tra lo storico ed i documenti che ha sottomano - una scena toccante si ha quando il vecchio si risente con il giovane per essere considerato "materiale", e non una persona che ha sofferto ed alla quale si chiede di rivivere ciò che lo ha fatto soffrire.
Il fumetto si ispira ad una storia vera - un'intervista raccolta da Giovanni Dall'Orto, e ripubblicata in appendice al libro; per un'analisi meno letteraria e più storica di questo fenomeno misconosciuto si possono consigliare:
Il primo volume è opera degli autori della prefazione a "In Italia sono tutti maschi", il link punta ad un saggio tuttora fondamentale sul perché mai un paese omofobo come l'Italia abbia smesso di criminalizzare l'omosessualità già nel 1889.


Raffaele Ladu

Omosessualità e cultura islamica

La voce Omosessualità e legge islamica dell'Encyclopaedia Iranica prosegue parlando dell'omosessualità nella cultura islamica, ed il raccordo è dato dall'osservazione che le società arabe ed islamiche hanno sempre accettato volentieri, almeno a partire dall'8° secolo del nostro calendario, le pubbliche dimostrazioni d'affetto tra maschietti.

Ed infatti, la poesia amorosa araba (ghazal - che secondo una teoria avrebbe ispirato la poesia trovadorica in Provenza attraverso il sufismo) cantava con eguale disinvoltura ed ampiezza di toni (dall'eccelso al terragno) l'amore per i ragazzi come quello per le ragazze; già in arabo, lingua che distingue il maschile dal femminile, spesso non si capisce se la poesia parla di un ragazzo od una ragazza - figuriamoci in persiano, che non ha genere grammaticale!
Il poeta più chiaramente gay è Abu Nowas di Baghdad (morto nell'814), di cui si dice che amava i ragazzi almeno come amava il vino, e li decantava in tutti i modi, con versi che andavano dal birichino ma casto, al laidamente osceno.
Ma temi omoerotici si trovano anche tra gli insospettabili, ovvero i giuristi: l'enciclopedia riferisce che quelli di scuola hanafita amavano discutere se per caso i bei ragazzi ed i rapporti con loro fossero come il vino - un piacere vietato su questa terra, ma disponibile con inesauribile abbondanza in paradiso.
Ovviamente, le discussioni terminavano sempre con un "no, i ragazzi sono proibiti in questo mondo come nell'altro", ma è divertente notare come anche questi giuristi fossero affascinati dal tema.
L'omosessualità delle società mussulmane era in realtà molto simile a quella dell'antica Grecia e dell'Italia meridionale: non era vista come un orientamento durevole, ma come una fase transitoria, in cui il ragazzo che si affacciava alla pubertà sfruttava la sua androginìa per attirare i favori di un uomo adulto, proponendosi a lui come partner passivo; ma una volta diventato uomo (cioè dopo i quattordici anni), il suo ruolo anche sessuale diventava attivo, o con le donne, o con altri ragazzi più giovani.
Due uomini adulti che avessero scelto un ruolo passivo sarebbero stati insultati con una parola che nell'enciclopedia non è scritta, ma probabilmente traduceva in tutto e per tutto il termine "'ricchione".
Come si è detto nella voce precedente, Omosessualità e legge islamica, l'argomento delle relazioni omoerotiche emerge improvvisamente nell'8° secolo, dura almeno fino al 19°, e gli stessi mussulmani si sono chiesti come mai è accaduto questo.
Il letterato Jahez (morto nell'869 - autore anche di un libro in cui mette a confronto le qualità erotiche delle donne e dei fanciulli per il maschio attivo) sostiene che l'innovazione risale agli abbassidi: quando Abu Moslem partì nel 749 da Khorasan per invadere le terre islamiche e stabilire la dinastia abbasside, i suoi soldati non poterono portare con loro le mogli, ma portarono con sé i loro paggi. L'astinenza avrebbe fatto il resto :-)
L'enciclopedia si occupa prevalentemente dell'Iran, e nota due piccole differenze tra l'omoerotismo persiano e quello di altre letterature islamiche: dopo il Mille in Iran comincia ad essere decantata la bellezza dei turchi, specialmente di quelli dagli occhi mongolici, e l'età limite per il comportamento passivo sale.
La sintesi è data dall'attrazione per i soldati turchi (che altri mussulmani li avrebbero trovati troppo vecchi), ed alle famose coppie eterosessuali della letteratura araba e persiana (Giuseppe e Zulaika, Majnun e Layla, Kosrow e Shirin) si affianca una paradigmatica coppia omosessuale: il sultano ghaznavide Mahmud ed il suo coppiere Ayaz - la loro relazione è attestata anche da fonti non letterarie.
Ma l'ambito in cui l'omoerotismo dall'arte si estende alla vita è il sufismo: dal 9° secolo i sufi svilupparono la pratica del nazar - ovvero di contemplare un bel ragazzo come shahed = testimone della bellezza di Dio; non è detto che i sufi siano sempre rimasti a guardare, ed i loro molti nemici ne trassero un argomento in più per attaccarli.
Però il nazar fu difeso da mistici/poeti della levatura di Ahmad Ghazali, e nel tardo medioevo in Iran si sviluppò un intreccio unico nel mondo islamico tra sufismo e letteratura omoerotica - che indusse poeti persiani di grande valore come Rumi, Hafez, Zolali, a scrivere liriche in cui (approfittando anche dell'assenza del genere nella lingua persiana) si canta l'amore per un essere che potrebbe essere un ragazzo, una donna, oppure Dio stesso.
Non che la poesia omoerotica fosse solo religiosa - ovviamente c'era anche la sua controparte profana; non molto originale è l'opinione dei medici arabi sulla sodomia.
Essi infatti si basavano sulle opinioni di Aristotele (variamente deformate dalle traduzioni e parafrasi arabe) e di Avicenna, che ebbe particolare influenza, ed il loro principale interesse era il maschio adulto passivo, l'unico soggetto ai loro occhi patologico.
Le donne lesbiche non interessavano i medici, ed avevano un limitato interesse anche per la letteratura. Le cronache riferivano occasionalmente di "scandali nell'harem", e ci fu qualcuno che si chiese l'origine del lesbismo. La maggior parte pensava che le donne lesbiche si fossero ispirate, come gli uomini gay, a Lot; alcuni lo fecero risalire alla storia d'amore tra la principessa Hend per Zarqa - la principessa, dopo la morte della compagna, fece costruire un convento in cui si ritirò.
Come molti maschi italiani d'oggi, anche i mussulmani erano turbati dal lesbismo; si chiedevano chi fosse l'attiva e chi la passiva, se tutte le lesbiche fossero quelle che ora chiamiamo "camioniste", e spesso non sapevano se essere divertiti od indignati da loro.
E, come accade anche nell'Italia di oggi, i maschietti mussulmani spesso si chiedevano se era possibile convertire le lesbiche all'eterosessualità.
L'omosessualità nel mondo arabo/islamico ed in Iran è un argomento molto interessante, ma solo adesso si comincia a studiarlo; il problema principale è riuscire a capire fino a che punto la letteratura (piena di riferimenti omoerotici) rispecchiava la vita quotidiana della gente.
L'autore conclude dicendo che i letterati non notavano una grande contraddizione tra l'atteggiamento verso l'omoerotismo (apprezzatissimo nella vita e nella letteratura) e quello verso la sodomia (assolutamente vietata): per loro il problema non era dissimile da quello posto dal desiderio eterosessuale, che può motivare a formare una famiglia ("il matrimonio è metà della religione", ripetono i personaggi di Naguib Mahfouz) come alla dissolutezza.
Sarebbe un bell'argomento anche qui in Italia.

Raffaele Ladu

Omosessualità e legge islamica

L'intellettuale tunisino Abdelwahab Meddeb lamentava che l'istruzione nei paesi arabi ha creato dei mussulmani con una limitata conoscenza della legge islamica - che possono fanatizzarsi più delle persone completamente ignoranti e di quelle davvero esperte.
La voce Omosessualità e legge islamica dell'Encyclopaedia Iranica sembra fatta apposta per dargli ragione. Per prima cosa, afferma che non esistono versetti coranici che parlino esplicitamente di omosessualità, sebbene nel Corano si riporti l'episodio biblico di Sodoma e Gomorra.
Lascio per un attimo la parola all'enciclopedia:
"E Loth quando disse al suo popolo: <>" [Sura 7:80-81, traduzione di Gabriele Mandel; cfr. 26:160-166, 27:54-55, 29:28-29].
Gli esegeti ed i giuristi successivi intesero all'unanimità questo come un riferimento esplicito al rapporto anale tra maschietti, ed alla sua condanna in quanto peccato grave, appoggiando la loro interpretazione ad una varietà di hadith profetici, gran parte dei quali assai più espliciti, ma di autenticità men che impeccabile.
Infatti le migliori raccolte di hadith [detti e fatti attribuiti a Maometto], cioè quelle di Al-Bukhari e di Moslem, che contengono solo hadith considerati assolutamente autentici, ignorano l'argomento; altre raccolte considerate canoniche tramandano occasionali condanne da parte di Maometto dell'"atto del popolo di Lot", il più delle volte nella forma: "Ammazzate l'attivo ed il passivo".

Altre raccolte non canoniche aggiungono molto poco - salvo una che prende in considerazione anche i rapporti lesbici, condannandoli come una forma di fornicazione, ed un'altra che dice che uno dei segni della fine dei tempi saranno gli adulti che sposano i ragazzi.
Esistono molte raccolte di hadith che attaccano il peccato di sodomia, scritte tra il 10° ed il 17° secolo del nostro calendario; ma l'enciclopedia le considera assolutamente inattendibili: in nessuna si cita Maometto, ma solo detti e fatti dei suoi compagni; inoltre, gli hadith di queste raccolte si contraddicono a vicenda, e, curiosamente, tutti i colpevoli di sodomia che sarebbero stati condannati a morte sono anonimi.
Perciò la legge islamica si trova alle prese con una scarsità di indicazioni concrete provenienti da Maometto, ed indicazioni contraddittorie od inverosimili attribuite ai suoi compagni e discepoli; il risultato è che non c'è accordo tra i giuristi mussulmani su che tipo di crimine è la sodomia, e sulla pena da infliggere.
L'islam sunnita si divide in cinque scuole giuridiche, ed un'esposizione dettagliata dovrebbe spiegare le differenze tra codeste scuole; comune a tutte è che la condanna a morte non è affatto inevitabile.
La scuola malikita, ed alcuni esponenti hanbaliti e shafiiti, paragonano l'omosessualità all'adulterio eterosessuale, e perciò esigono, per una condanna a morte, le medesime prove: quattro maschietti oppure otto femminucce devono aver sorpreso i due "con la penna nel calamaio", oppure i due devono aver ripetutamente confessato.
Ma la maggior parte degli shafiiti, nonché alcuni hanbaliti ed hanafiti, estendono l'analogia alle pene: come per l'adulterio, l'uomo libero e maritato viene lapidato, l'uomo libero e scapolo si becca cento frustate, l'uomo schiavo cinquanta.
Due giuristi molto famosi, Abu Hanifa e Zaheri Ebn Azm, sono indipendentemente giunti alla medesima conclusione: l'analogia con l'adulterio (zena) non regge, ed il rapporto anale è un esempio di ta'zir, ovvero un atto che può nuocere alla società, e perciò va punito a discrezione del giudice - cosa che in passato significava tuttalpiù la condanna ad alcune frustate, non certo alla pena capitale.
Preciso che sono i giuristi mussulmani ad avere la fissa del rapporto anale - qualsiasi altra cosa che porti all'orgasmo due gay (o due lesbiche) viene unanimemente considerata ta'zir, cioè un atto da punire a discrezione del giudice.
Zaheri Ebn Azm è notevole perché la sua riflessione comincia smentendo l'autenticità di tutti gli hadith sull'argomento; denigrare gli hadith che si oppongono alla propria tesi è normale per un giurista mussulmano, ma mostra che l'omofobia (così come l'antifemminismo più becero) non è inseparabile dalla religione mussulmana (come accadrebbe se fosse il Corano a stabilire la pena per l'omosessualità), ma è possibile rimuoverla vagliando attentamente gli hadith - ed è quello che del resto propongono le femministe mussulmane, che ritengono che tornare al nudo Corano migliorerebbe notevolmente la condizione della donna.
Questo per quanto riguarda l'islam sunnita, nonché due piccole sette sciite - gli ismailiti e gli zaiditi (questi ultimi diffusi soprattutto nello Yemen); gli sciiti duodecimani (che in Iran sono la religione di stato), per motivi non ben chiari, sono molto più feroci.
Per non riferire tutta l'evoluzione della dottrina, basti dire che anche per gli sciiti duodecimani è fondamentale la distinzione tra il sesso penetrativo e quello non penetrativo (l'esempio che viene fatto di quest'ultimo è infilare il pene tra le cosce); i rei di sesso penetrativo vanno giustiziati (il giudice può scegliere come), quelli di sesso non penetrativo meritano cento frustate ciascuno.
L'enciclopedia avverte però che è difficile sapere fino a che punto siano state mai applicate codeste pene. Infatti, dell'argomento si comincia a parlare soltanto centocinquant'anni dopo la morte di Maometto, e non è certo facile istruire un processo per sodomia se si ha bisogno di almeno quattro od otto testimoni.
Ma l'argomento decisivo, agli occhi dell'autore della voce dell'enciclopedia, è che almeno a partire dall'8° secolo del nostro calendario, le società arabe ed islamiche hanno sempre accettato volentieri le pubbliche dimostrazioni di affetto tra maschi, e nessuno si premurava di indagare su quello che due maschietti facevano quand'erano soli.
La voce dell'enciclopedia continua passando dalla legge alla cultura islamica - la sintetizzo in un altro articolo.

Raffaele Ladu

Omosessualità e zoroastrismo

Per caso mi sono imbattuto nell'Encyclopaedia Iranica, una colossale enciclopedia della civiltà iranica in lingua inglese redatta dal Centro di Studi Iraniani della Columbia University, e vi ho trovato delle interessanti voci sull'omosessualità nei paesi islamici in generale ed in Persia in particolare.
Non ho il tempo di tradurre per intero le voci rilevanti, e perciò mi accontendo di darne una sintesi, con il link all'originale; cominciamo con Omosessualità e zoroastrismo.
La voce dedicata allo zoroastrismo si può riassumere dicendo che è una religione eterosessista: per essa il mondo è il teatro di una battaglia tra la Divinità del Bene (Ahura Mazda) e lo Spirito del Male (Angra Mainyu), e poiché Ahura Mazda crea la vita, tutti i suoi fedeli sono tenuti ad imitarlo.
Il rapporto anale, essendo sterile, viene ritenuto un'invenzione dello Spirito del Male per distrarre le persone dalla riproduzione; anzi, si afferma che da esso nascono demoni ed un fetore particolare che contamina il mondo - tant'è vero che secondo i Libri del Pahlavi, scritti nel 9°-10° secolo DC, lo Spirito del Male si sarebbe autosodomizzato per creare le sue schiere.
Lo zoroastrismo non si limita a denigrare la sodomia (ignora invece il lesbismo), la punisce ferocemente: il partner passivo non consenziente viene fustigato, quelli consenzienti colti sul fatto possono essere impunemente uccisi; la sodomia (anche eterosessuale) viene considerata un peccato estremamente grave ed imperdonabile - solo un testo pahlavico (Dadestan i Denig) lascia aperta la possibilità della redenzione.
Curiosamente, viene ritenuto più grave sodomizzare un adulto di un bimbo; forse perché l'integrità psichica del minore non era ritenuta importante, ed il bimbo non può riprodursi. L'eterosessismo nuoce anche agli etero!

Raffaele Ladu