Poesia burchiellesca (da "Encyclopedia of Homosexuality")

Nel 1990 fu pubblicata quest'opera:
  • Encyclopedia of homosexuality / edited by Wayne R. Dynes ; associate editors Warren Johansson, William A. Percy ; with the assistance of Stephen Donaldson - New York ; London, 1990 - 2 v. ; 27 cm. - Garland reference library of social science
che però nel 1995 fu ritirata dal commercio; per fortuna la si può ora consultare online a questo indirizzo:
Tra le molte voci serie e seriose, una che mi ha particolarmente colpito è quella che ora vi traduco, ed il cui originale si trova qui:
ero tentato di tradurla come: "Quello che avreste voluto sapere sulla poesia omoerotica italiana, e non avete mai osato chiedere", perché il fenomeno sembra ignorato dai manuali di letteratura italiana del liceo, e credo che soltanto pochi specialisti lo abbiano approfondito. Ed infatti la voce è firmata "Giovanni Dall'Orto" :-)

Se volete pietrificare il/la vostr* prof. di lettere, provate a parlargli/le della


Poesia burchiellesca


Questo termine designa un tipo di poesia italiana ("alla burchia = a casaccio") [1] che ricorre ad un linguaggio "esopico" o cifrato, zeppa di doppi sensi osceni che offrono un certo parallelo con le famose poesie in jargon [gergo] di François Villon (1431 circa - 1463). La poesia burchiellesca fiorì dai primi anni del '400 fino a tutto il '500. Il principale autore del genere fu Domenico di Giovanni, detto per questo "Il Burchiello" (1404-1449).


Tra i seguaci e successori del Burchiello, uno dovrebbe notare Antonio Cammelli (1436-1502) e Bernardo Bellincioni (1452-1492), che scrissero molte composizioni a tema omosessuale. Anche diversi altri scrittori scrissero "alla burchia", tra cui notevoli sono Domenico Di Prato (1370 circa - 1432 circa), Rosello Roselli (1399-1451) ed i grandi architetti Filippo Brunelleschi (1377-1466) e Leon Battista Alberti (1404-1472) [2].


Il linguaggio burchiellesco apparve anche nella prosa: per gli scrittori toscani del Rinascimento era pratica abituale, quando scrivevano eufemisticamente di sesso (per esempio, nella corrispondenza privata), ricorrere al "codice" burchiellesco - così facevano Niccolò Machiavelli e Francesco Berni.


La poesia burchiellesca svanì nel '500, dando vita alla meno esuberante variante di burlesco detta Bernesca [3]; eppure elementi del linguaggio burchiellesco continuarono ad aleggiare per molto tempo, per esempio nelle pasquinate romane che prendevano in giro il papa.


Spesso nonsense innocente, precursore del limerick [4], il linguaggio burchiellesco consiste interamente di doppi sensi, che normalmente nasce da indovinelli o motti di spirito, che sono quasi sempre osceni, e spesso omoerotici. Al non addetto le poesie burchiellesche possono sembrare in sé compiute, dal punto di vista del significato superficiale, tanto da apparire innocue, anche se in qualche modo eccentriche; in altri casi sono ermetiche pure a livello superficiale, ed indecifrabili per chiunque non ne possegga la chiave.


E' difficile interpretare il linguaggio burchiellesco, in quanto spesso la soluzione è un indovinello che porta ad un altro indovinello. Per esempio, è possibile intendere il verbo tagliare [5] nel senso di sodomizzare, poiché è simile alla parola tagliere. Un tempo essi erano rotondi, non rettangolari - da cui il significato di "ano". Il significato metaforico di tagliere è parallelo a quello di tondo, che significa "ano" anch'esso.


Il gergo burchiellesco è generalmente costruito attraverso contrasti simmetrici: asciutto = "sodomia" di contro ad umido = "rapporto vaginale"; valle = "vulva" di contro a monte = "ano". In altri paragoni, la controparte del pene non è la vagina, ma normalmente l'ano.


Normalmente la penetrazione non si esprime nel senso eterosessuale, ma comunemente nei termini di una penetrazione anale con un uomo come oggetto. Questa preminenza del rapporto sodomitico probabilmente riflette l'intento "trasgressivo" della poesia burchiellesca, per cui i rapporti "anali" erano più adatti di quelli "banali" ed eterosessuali [6].


La difficoltà del linguaggio burchiellesco, ed il soggetto "scandaloso", si sono coalizzati per scoraggiare la ricerca erudita. A tutt'oggi non esiste un'edizione critica delle opere del Burchiello [7], il fondatore del genere, e non è ancora stata escogitata una chiave che possa decifrare tutti i significati nascosti.


Bibliografia:
  • Sonetti del Burchiello, del Bellincioni e d'altri poeti fiorentini alla burchiellesca. - London [in realtà Lucca e Pisa], 1757 [8]
  • Sonetti inediti / Il Burchiello ; a cura di M. Messina. - Firenze : Olschki, 1952
  • I sonetti del Burchiello / edizione critica della vulgata quattrocentesca a cura di Michelangelo Zaccarello - Bologna : Commissione per i testi di lingua, 2000 - CXXXII, 344 p. ; 24 cm. - Collezione di opere inedite o rare pubblicate dalla Commissione per i testi di lingua ; 155 [9a]
  • I sonetti del Burchiello / a cura di Michelangelo Zaccarello - Torino : G. Einaudi, [2004] - XXIX, 349 p. ; 18 cm. - Collezione di poesia ; 328 [9b]
  • http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_3/t52.pdf [10]
Giovanni Dall'Orto


Note del traduttore:


[1: vedi il Dizionario del Tommaseo qui: http://www.dizionario.org/d/?pageurl=burchia ; il sito http://www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere/burchiello_sonetti.htm sostiene che questo genere letterario riprende indirettamente la tradizione francese dei versi "battellati" (ed infatti, "burchia" è un tipo di battello fluviale, e "burchiello" è il battello che portava i nobili veneziani alle loro ville sulla Riviera del Brenta, di cui ora esiste una versione a motore per i turisti), in cui gli oggetti vengono messi alla rinfusa come le merci su un battello.
Altro significato di "alla burchia" è "plagiando", come attestato dal Vocabolario della Crusca: http://www.lessicografia.it/BURCHIA, oltreché dal Tommaseo, ed il Burchiello ammette di aver scritto "alla piratesca prendendo un po' qui un po' là, alla rinfusa".]


[2: Avevo già l'impressione che l'architettura del Rinascimento italiano fosse il "campionario" di ciò che sono capaci di fare i gay quando non vengono perseguitati]


[5: va detto che Giovanni Dall'Orto si era premurato non solo di riportare ognuna di queste parole italiane che ho scritto in corsivo nell'articolo dell'enciclopedia, ma anche di corredarle di una precisa traduzione in inglese - che io ho omesso, perché assolutamente superflua per "Le genti / del bel paese là dove 'l sì suona" (Dante, Inferno XXXIII, 79-80)]


[6: e così ho esplicitato un motto di spirito di Giovanni Dall'Orto che forse non era abbastanza chiaro nella forma originale]


[7: Giovanni Dall'Orto scrive nel 1990. La lacuna è stata colmata nel 2000. Vedi qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Burchiello_(poeta)]


[9a e 9b: questi due testi li ho aggiunti io alla bibliografia originale fornita da Giovanni Dall'Orto, in quanto li ho ritenuti indispensabili per completare la trattazione; (9b) sembra la versione economica di (9a), con le medesime poesie, ma con una prefazione ridotta (29 pagine anziché 132) ed un formato ridotto (18 anziché 24 cm).]


[10: sembra un estratto di 9a - anche questa è ovviamente un'aggiunta.]


Raffaele Ladu

Identità che liberano, identità che schiavizzano


Una volta lessi questo libro:
Marc-Alain Ouaknin, il primo degli autori, è uno studioso francese (non è un rabbino, come invece avevo scritto in precedenza) che scrive anche cose molto serie, tra cui l'introduzione al libro citato, in cui spiega la differenza molto sottile tra la barzelletta antisemitica e quella ebraica: l'antisemita cerca di rinchiudere l'ebreo nella gabbia degli stereotipi, l'umorista ebreo di farlo evadere.

Judith Butler, che è ebrea, dice che per uscire dagli stereotipi di genere occorre farne la parodia - non è un ragionamento molto diverso da quello di Ouaknin: l'autentica barzelletta ebraica può partire da un luogo comune antiebraico, ma il suo svolgimento deve demolirlo.

Il 9 aprile, in un gruppo che si proponeva l'accoglienza ai/alle trans, dissi che il mio sesso biologico ed il mio ruolo sessuale sono maschili, e la mia identità di genere ed il mio orientamento sessuale sono quelli di un maschio etero, ma sono spesso tentato di assumere l'identità di genere e l'orientamento sessuale di una donna lesbica - oscillando quindi tra queste due configurazioni dell'identità sessuale. In forma lievemente diversa, ma meno corrispondente al mio pensiero, mi sono espresso stasera in una comunicazione al Direttivo dell'Arcigay di Verona.

Il 16 Aprile Berlusconi ha detto al Meeting Nazionale del PdL:

In che cosa si distingue ciò che ho detto io da quello che dice Berlusconi?

Qui viene in aiuto Ouaknin: io forzo il modello a quattro componenti dell'identità sessuale alla ricerca di spazi di libertà, Berlusconi li nega a sé ed anche agli altri. Infatti la sua battuta implica che il maschio etero perfetto è quello che non ha desideri o sentimenti omoerotici, perché ha trasformato ciò che avrebbe potuto farlo evadere dall'eterosessualità obbligata nel suo carceriere più fidato.

L'eterosessismo non viene messo in discussione da Berlusconi, anzi, viene pietrificato – mentre un trans FtM gay od una trans MtF lesbica lo devono demolire per forza, perché rifiutano che il loro destino sia dettato dal loro sesso di nascita.

Tra parentesi, chi ha una visione granitica dell'identità sessuale non si dimostra più duttile in altri contesti: l'eterosessista ed il razzista hanno in comune il credere che la nascita di una persona debba dettarne inesorabilmente il comportamento ed il ruolo sociale – e che sia un errore voler sfuggire a questo destino. Il Berlusconi che oggi si dimostra eterosessista in passato ha cercato di essere più razzista della Lega, e non smette mai di essere antifemminista.

L'omofobia al potere non è un problema solo delle persone LGBT – è un danno per chiunque abbia la parità e la mobilità sociale a cuore, e non per niente l'Italia è uno dei paesi europei più antifemministi e socialmente più immobili.

Raffaele Ladu

Un «etero» a capo dell'Arcigay di Bari Convive e ha una bimba: è polemica

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
L'elezione di Francesco Brollo suscita i primi malumori
Gli iscritti scandalizzati: «Ma lui non ci rappresenta»
Francesco Brollo
BARI - Francesco Brollo, eterosessuale trentasettenne, è il nuovo presidente di Arcigay Bari. E’ stato eletto, nel corso del terzo congresso per il rinnovo degli organismi, con il sostegno di Enrico Fusco, ex presidente e militante dell’associazione. «La mia prima battaglia? Ottenere di vivere in un mondo in cui non ci si chieda più perché un etero è a capo di Arcigay. Come dice il presidente Napolitano "I diritti delle persone omo e transessuali non riguardano solo loro ma riguardano tutti noi"». Ma la scelta provoca polemiche e divide prima di tutto il mondo gay. «Per quanto sensibile, che ne sa il neopresidente di cosa significa essere chiamati "ricchione di m..."?». Anche Arcigay è in subbuglio: c’è chi invoca il commissariamento dell’associazione. Brollo non si fa turbare. «Di fronte al cambiamento c’è sempre chi non comprende. Io non mi rivolgo alla comunità omosessuale, io parlo con le persone e vivo in una società. E con le persone spero di contribuire a ottenere che la società riconosca i diritti di tutti». Un eterosessuale alla guida di Arcigay Bari? Perché no, secondo un gruppo, il nocciolo fondativo dell’associazione che si aggrega intorno a Enrico Fusco, in passato a sua volta presidente di Arcigay. Si deve a loro l’elezione di Francesco Brollo, 37enne, etero dichiarato. Circostanza che scandalizza i gay che non si sentono rappresentati da lui. La sua elezione sarebbe una «provocazione», secondo diverse voci della comunità omosessuale barese, dentro e fuori da Arcigay. L’opposizione interna potrebbe chiedere il commissariamento e per ora punta almeno sul riconteggio dei voti. Brollo non si lascia impressionare. «La mia elezione una provocazione? Io credo che provocazioni siano le facili battute subìte da ragazzi gay. Le aggressioni. O uno Stato che non riconosce pari diritti. Non l’elezione di un etero alla guida di Arcigay».
Brollo, nato a Venezia, si è trasferito a Bari per vivere con la sua compagna barese con la quale ha avuto una bambina. È laureato in regia alla Nuova università di cinema e tv di Roma. Ha vinto un premio per il miglior cortometraggio al quinto Festival del cinema europeo di Lecce. E, mentre lavora alla sceneggiatura del suo primo lungometraggio, Over the rainbow, insegna regia in alcune scuole medie e superiori della provincia di Bari. L’impegno nel sociale, per lui, non è una novità. L’avvicinamento alla comunità omosessuale barese, invece, una cosa accaduta in modo naturale, nei vicoli di Bari Vecchia dove Brollo vive «molto meglio che al Nord». «Io - spiega il presidente di Arcigay Bari - non ho passione per il concetto di "comunità". Che sia quella omosessuale o altro tipo di comunità. Io conosco persone, entro in contatto con persone. Non entro ed esco da comunità. Con tutte le persone mi sento in una società. Che stenta a riconoscere dei diritti. Per questi diritti voglio battermi». Brollo, insomma, non fa sforzi per attirarsi le simpatie di quegli omosessuali che, invece, sembrano fidarsi poco o niente del nuovo corso. «Sono certa che Brollo avrà tutta la sensibilità che anch’io mostro dinanzi alle ingiustizie della vita - dice per esempio Viviana Loprieno, tra le fondatrici di un’altra associazione, Between - ma il neopresidente saprà cosa significa essere chiamati "ricchioni di m..."? Certe cose se non le vivi sulla pelle...». Brollo replica annunciando che si batterà prima di tutto proprio contro questa mentalità, quella di chi lo sente altro, diverso.

«Il primo risultato che vorrei centrare? Vorrei che a nessuno venisse più in mente di chiedersi perché il capo di Arcigay è etero - replica Brollo -. Questo è il mio primo obiettivo da presidente dell’associazione. E’ evidente che c’è stata una parte dei soci che voleva questo cambiamento, questo percorso. E’ evidente anche che non tutti comprendono il cambiamento. Sono pronto al confronto». Brollo è stato eletto nel terzo congresso del comitato provinciale dell’associazione. «Sono qui - ha dichiarato durante l’atto di investitura - per affermare che Arcigay Bari esce dal confine che segna le differenze tra persone. E’ possibile stare insieme, anche senza chiedersi il perché». Quindi il richiamo a un’autorevole dichiarazione, quasi a rafforzare la sua posizione. «Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha affermato: "I diritti delle persone omo e transessuali non riguardano solo loro ma riguardano tutti noi". Sarà questa la linea del mio mandato, affinché il legislatore attui il principio di uguaglianza e cessino le discriminazioni per l’orientamento sessuale, il genere o il colore della pelle».

La giunta di Verona apre ai gay. Patrocinio allo spettacolo omosex - Corriere di Verona 6.4.2011

La giunta di Verona apre ai gay
Patrocinio allo spettacolo omosex

Quindici anni dopo la mozione contro il riconoscimento delle coppie omosessuali bollate come «contronatura». Tosi: «Come istituzione dobbiamo tutelare i diritti di tutti»

VERONA — «Ammalati» o «contronatura». Era un torrido luglio del 1995 quando alcuni esponenti del centrodestra, in un concitato consiglio comunale, bollarono così gli omosessuali a suggello di una mozione contro una risoluzione del Parlamento europeo per il riconoscimento delle coppie gay. Ma a far diventare quella seduta un caso, che esplose sulla stampa nazionale e internazionale, fu il leghista Romano Bertozzo. Che arrivò a chiedere per i gay la castrazione chimica. Cambiano i tempi e oggi la destra volta pagina e sdogana i diversi orientamenti sessuali. In concomitanza con la Giornata mondiale contro l’omofobia, l’amministrazione comunale patrocina lo spettacolo teatrale «Divercity - Verona incontra la diversità», diretto dal regista Gaetano Miglioranzi, che andrà in scena al Camploy il 5 maggio. A promuoverlo è il Gasp, gruppo di salute e prevenzione Aids, con le adesioni di Arcigay e Milk (nuova associazione che riunisce gay e lesbiche). Trama: un amore contrastato tra omosessuali che scatena reazioni contrarie e indignate, con rimandi a Giulietta e Romeo, pure osteggiati da convenzioni e pregiudizi sociali. A spingere l'iniziativa l'assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco e la consigliera comunale Elena Traverso, che fanno capo a quell’ala di An del Pdl che con le coppie omosex non è mai stata tenera.

La Traverso spiega, molto semplicemente, che il mondo cambia e con esso la mentalità e il senso della morale: «Tutti in fondo abbiamo qualche amico gay. E anche la tivù, tra fiction e Isola dei Famosi, li ha sdoganati alla grande». Non a caso l’intera giunta, compresi il cattolicissimo assessore Alberto Benetti e tutta l’ala leghista, sindaco Flavio Tosi in testa, ha dato l’imprimatur alla sponsorizzazione dello spettacolo omosex. «Tutto nasce da uno spettacolo del Gasp per la prevenzione dell’Aids organizzato al Camploy in novembre - racconta la consigliera -. Da lì è nata una collaborazione con il Gasp e l’Arcigay, puntata sui temi dell'intolleranza e della discriminazione sessuale. Così, in vista della Giornata mondiale contro l’omofobia, io e Bertacco abbiamo pensato che era giunto il momento per cancellare quella brutta immagine della Verona razzista e sessista, mostrando che invece tutti noi abbiamo una grande sensibilità sul tema». Sul passato, fa capire la Traverso, è ora di metterci una pietra sopra.

Anche a quella famosa mozione, «che comunque era una cosa diversa, perché poneva al voto il riconoscimento delle coppie gay. Intendiamoci: io sono contro le intolleranze, ma resto fermamente convinta che il matrimonio si faccia tra uomo e donna». Anche Flavio Tosi, che più volte Arcigay e Pink hanno contestato per ordinanze e «azioni omofobe», ammorbidisce le sue posizioni e prende le distanze dalla famosa mozione del 1995: «A prescindere da quel documento e al di là della mia posizione personale, che fu di astensione, credo che un’amministrazione debba sempre essere da una certa parte, che è quella della democrazia. E come istituzione si ha il dovere di tutelare tutti e i diritti di tutti». Il regista Gaetano Miglioranzi dice di essere stupito dalla vicenda, ma in positivo: «Noi ce lo ricordiamo bene come le forze di destra di Verona abbiano avversato la diversità sessuale. Però quest’apertura dà spazio alla speranza. E a un futuro di tolleranza».

Laura Lorenzini