Agere Contra ha pubblicato l’articolo [1]; vi pregherei, prima di leggere la mia risposta, di leggere [0].
Il fulcro di [1] è questo brano:
(inizio)
Il punto decisivo per decidere se i sostenitori di questo nuovo diritto abbiano ragione o torto, se il nuovo diritto vada introdotto oppure no non è affatto l’uguaglianza, ma l’istituto matrimoniale considerato nella sua essenza e nei suoi fini. Si tratta, in altri termini, di accertare se le ragioni per le quali la legge riconosce il matrimonio e la famiglia, distinguendoli non solo dalle unioni più o meno occasionali, ma anche dalla semplici convivenze di un uomo con una donna, valgano anche per le unioni fra due persone dello stesso sesso. Hanno, quindi, perfettamente ragione i vescovi nel richiedere che tutte le leggi “rispettino la verità sul matrimonio”. Volendo, si può discutere quale sia la verità sul matrimonio, ma in base alle funzioni e ai compiti del matrimonio e, quindi, della famiglia, che su di esso si fonda ed è la vera ragione per cui l’ordinamento giuridico può e deve interessarsi dell’unione fra due esseri umani (che altrimenti avrebbero tutto il diritto di pretendere che lo Stato non si occupi dei fatti loro). Funzioni e compiti che i vescovi americani individuano nell’impegno a “originare, promuovere e difendere la vita” e nel garantire “ad ogni bambino il diritto e la certezza di avere un padre ed una madre”. Chi non condivide è su questo piano che deve affrontarli dimostrando che hanno torto.
(fine)
Credo che questo brano tradisca un errore di ontologia: Agere Contra è convinta che il matrimonio sia un oggetto ideale, eterno ed increato al pari di Dio, con delle proprietà universalmente valide anche se al mondo non ci fosse nessuna persona da sposare; un matrimonio che violi queste proprietà sarebbe come uno spazio euclideo in cui non vale il Teorema di Pitagora – una cosa non solo inesistente, ma pure inconcepibile perché illogica.
Purtroppo, lo stesso racconto biblico pone l’istituzione del matrimonio come posteriore alla creazione di Adamo ed Eva, facendo del matrimonio un oggetto sociale, al pari della Torah e del denaro. Tocca quindi alle singole società stabilire le caratteristiche del matrimonio, esattamente come lo fa con le monete e le leggi.
Non è possibile applicare al diritto dimostrazioni rigorose come in matematica (perché le leggi sono oggetti sociali e non ideali), ma un principio basilare fu espresso così già dalla Nona delle Dodici Tavole (vedi [2]): “Privilegia ne irroganto = Non si creino privilegi”, a danno o vantaggio di qualcuno.
Con buona pace di Agere Contra, in Italia i coniugi hanno il dovere di mantenere, istruire ed educare i loro figli – ma non hanno il dovere di generarne, e non è una lacuna dell’ordinamento; infatti solo per il diritto canonico (cattolico) l’”esclusione dei figli”, cioè il non volerli generare, è motivo di nullità matrimoniale.
Gli altri doveri dei coniugi sono, per il diritto civile italiano (vedi [3]):
- l’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi;
- la fedeltà reciproca;
- l’assistenza morale e materiale e la collaborazione;
- la coabitazione e la contribuzione.
Tutti questi doveri li possono adempiere anche due coniugi del medesimo genere – perché negare a due persone quello che possono e vogliono fare, e non fa danno a nessuno (certamente non a me ed a mia moglie, felicemente sposati ed attivisti per il matrimonio egualitario)?
Raffaele Ladu