L’omosessualità femminile nei telefilm americani

Eccovi un articolo sulle serie televisive lesbiche o in cui compaiono lesbiche,è interessante e viene ripercorsa la storia della comparsa della soggettività lesbica in tv.
Grazie all'amico D. traduttore dell'articolo

Articolo e discussione sul blog di "Libération":

L’omosessualità femminile nei telefilm americani

Questa settimana vi propongo tre note dedicate rispettivamente all’omosessualità femminile, all’omosessualità maschile e un ritorno su due serie chiave: Queer As Folk e The L Word. È praticamente impossibile essere esaustivi sull’argomento, pertanto ho dovuto fare delle scelte.

Dal primo bacio al primo personaggio fisso

Bisogna aspettare gli anni ‘90 perché una relazione lesbica appaia sullo schermo, per quanto mai apertamente “consumata”: l’amicizia che lega la forte Xena (Xena, La Principessa Guerriera, 1995-2001) alla dolce Gabrielle acquisisce col tempo una sempre maggiore ambiguità, e gli sceneggiatori saranno abili nel gioco dei sottintesi. Il doppiaggio francese proverà a cancellare ogni allusione amorosa; ciononostante Xena e Gabrielle hanno aperto la strada ad una maggiore visibilità dell’omosessualità femminile nei telefilm, e Xena è diventata col tempo un’icona gay (l’attrice che la interpreta, Lucy Lawless, fa d’altronde un’apparizione nell’ultima stagione di The L Word).

Il primo personaggio fisso lesbico compare nel 1997 in una serie che passò inosservata: Relativity, che mette in scena una giovane coppia, Isabel e Leo, che si innamorano durante un viaggio a Roma. Rhonda, la sorella di Leo, è il primo personaggio fisso ad essere presentato come lesbico fin dall’inizio della serie. Si cita a torto Relativity per aver messo in scena il primo bacio lesbico; in realtà la palma spetta ad un episodio di L. A. Law (“La legge di Los Angeles”) del febbraio 1991.

Questi baci provocarono dei malumori fra i conservatori, ma niente di paragonabile a quanto successe a Ellen DeGeneres nel 1997. Attrice, comica e presentatrice, Ellen DeGeneres fu anche l’eroina di una sit-com diffusa su ABC tra il 1994 e il 1998, intitolata semplicemente Ellen. L’attrice, in coppia con Portia De Rossi, decise di rivelare la propria omosessualità attraverso il coming out del suo personaggio. Dopo settimane di trattative con Walt Disney e ABC, la proposta viene accolta, ma una fuga di notizie suscita l’interesse della stampa. L’America conservatrice si scatena: minacce di morte, allarme bomba negli studi di registrazione, inducono Ellen DeGeneres a fare coming out con due mesi di anticipo allo show di di Oprah Winfrey. Nonostante tutto, i produttori tengono duro, e nell’aprile del 1997 il personaggio di Ellen evocherà la sua omosessualità alla psicologa, interpretata… da Oprah Winfrey.

Un’accettazione più facile dell’omosessualità femminile?

Resta però una domanda: come mai, mentre il primo personaggio fisso lesbico appare dopo 15 anni rispetto al primo personaggio gay, il primo bacio omosessuale è fra donne?

Bisognerà infatti aspettare maggio 2000 per vedere due uomini baciarsi in un telefilm. Tutto parte dalla serie, pure molto poco sovversiva, di Dawson’s Creek (1998-2003), con l’episodio True Love (3.23) che mette in scena il bacio fra Jack e un personaggio di passaggio. Molti elementi possono essere evocati per spiegare questa differenza di trattamento, ma nessuno di questi va nel senso di una maggiore tolleranza verso le lesbiche che verso i gay. Se c’è una spiegazione, va cercata in una diversa accettazione dell’omosessualità femminile, o quantomeno della sua rappresentazione: caricata delle fantasie maschili, e nel contempo negata dall’idea che non possa esserci vera sessualità senza penetrazione, la questione dell’omosessualità femminile non provoca gli stessi meccanismi di rigetto che la controparte maschile. Ci vorranno comunque molti anni – e il cammino non è ancora stato completato – prima che una storia d’amore fra donne riceva lo stesso trattamento di una storia eterosessuale.

Nella serie Buffy (1997-2003) viene sviluppato il lento coming out di Willow e la sua bella storia d’amore con Tara: la relazione prende forma senza che però nulla sia mostrato esplicitamente. Bisognerà aspettare l’episodio The Body (5.16) per il loro primo bacio. Il trasferimento di Buffy sul canale UPN porterà ad una maggiore libertà nella rappresentazione della loro omosessualità e, fatto nuovo, ad un trattamento identico rispetto alle altre storie eterosessuali della serie.

Anche E.R. (1994-2009) si interessò alla questione con il personaggio di Kerry Weaver: innamoratasi di una psichiatra, Kim Legaspi, dopo anni di relazioni eterosessuali, Kerry confessa con difficoltà la propria omosessualità ai colleghi e incontra una seconda donna, Sandy Lopez, da cui ha un figlio per inseminazione artificiale. Il personaggio resta però confinato ad una rappresentazione superficiale, per quanto abbia comunque lasciato il segno.

La rappresentazione messa in questione: l’arrivo di The L Word

Nonostante ogni serie contenga ormai un personaggio lesbico, la rappresentazione degli amori tra donne non è molto evoluta: le relazioni lesbiche, che coinvolgono spesso delle adolescenti, come se l’omosessualità fosse solo una fase di passaggio e di smarrimento temporaneo, sono rappresentate di solito come effimere, con un personaggio principale che per qualche episodio ha una cotta per un personaggio secondario.

La vera rivoluzione si chiama The L Word, che sbarca sul canale Showtime nel 2004. Ambientato nell’ambiente lesbico di Los Angeles, mette in scena le avventure di Bette, Tina, Jenny, Marina, Alice, Dana e Shane, e la novità è che si tratta di personaggi adulti e sicuri delle loro scelte. Messe di fronte agli stessi problemi delle trentenni, omo o eterosessuali, le protagoniste di The L Word cercano di conciliare vita privata e vita lavorativa, desideri di maternità e angosce esistenziali. The L Word ha l’ambizione di rappresentare le lesbiche nella loro diversità, uscendo dai pregiudizi e dagli sterotipi diffusi dalle serie televisive.

Una volontà di diversità che però è stata spesso criticata: scegliendo di rappresentare solo personaggi “lipstick” (termine creato a San Francisco negli anni 90 dalla giornalista Priscilla Rhoades e che designa delle lesbiche ultra-femminili) a scapito delle “camioniste”, The L Word offrirebbe una visione parziale dell’omosessualità femminile. Altri vanno oltre dicendo che la serie alimenterebbe certi sterotipi come quello della lesbica socialmente ben messa, con un lavoro di responsabilità generosamente remunerato; altri criticano invece l’eccesso di scene di sesso e una tendenza al voyeurismo.

In ogni caso, malgrado i difetti, la serie di Ilene Chaiken ha molto contribuito alla visibilità dell’omosessualità femminile nei telefilm. Senza dubbio aprirà la strada a nuove rappresentazioni.