Intervento di Laura Pesce, presidente di Pianeta Milk Arcigay Verona alla serata incontro a Bussolengo. 14.5.2018

Laura Pesce - Presidente Pianeta Milk Arcigay Verona.
Foto: Michele Vaccari
Intervento di Laura Pesce, presidente di Pianeta Milk Arcigay Verona alla serata incontro a Bussolengo.

NUOVI DIRITTI.

Partiamo proprio dal titolo dell’argomento che mi è stato affidato: NUOVI DIRITTI; è questo il senso che vorrei dare al mio intervento.
Perché l’approvazione della legge sulle unioni civili risale ormai a 2 anni fa, ha dato vita a un dibattito spesso tra il volgare e il grottesco, è arrivata dopo anni di richiami e sanzioni da parte della Corte Europea dei Diritti Umani verso l’Italia, per la mancanza di una regolamentazione per le coppie dello stesso sesso, lasciando comunque una gran parte del Movimento insoddisfatta.
Certamente parlando dei nuovi diritti uno degli obiettivi è il matrimonio egualitario, ma il cammino verso la piena cittadinanza e uguaglianza delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e di tutte le soggettività non conformi, non passa solo attraverso il riconoscimento di diritti coppia o di famiglia, ma anche attraverso i diritti civili di ogni singolo e singola.
Vorrei quindi parlare della proposta di legge che vuole introdurre il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobe.
Il disegno di legge che è stato approvato alla Camera ormai 5 anni fa, non è mai arrivata la discussione in Senato.
Il Parlamento non riesce a dire che è sbagliato discriminare una persona in base a chi ama o chi desidera, anzi con gli emendamenti approvati durante la discussione si è giunti a dei compromessi che hanno finito per creare una discriminazione ulteriore invece di allargare a omosessuali e trans la legge che vale per altre minoranze (mi riferisco alla legge Mancino del 1993 che condanna gesti azioni e slogan che incitino alla violenza e discriminazione per motivi razziali, etnici e religiosi).
In pratica l’emendamento di cui parlo sostiene che “non costituisce discriminazione la libera espressione di opinioni riconducibili al pluralismo di idee”, anche all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria religiosa.
E’ chiaro che questo compromesso rende di fatto inapplicabile l’aggravante per odio omofobo:  quindi un’aggressione a suon di “Frocio pervertito!” rimarrebbe una semplice aggressione.
Senza porre un limite ai discorsi di odio, il tal politico potrà continuare a dire che le Famiglie Arcobaleno sono delle schifezze, il tale integralista cattolico potrà continuare a dire che i gay sono pedofili, medici e psicologi proporranno impuniti cure e terapie riparative, gli insegnanti continueranno a raccontare barzellette sui gay, gli studenti continueranno a discriminare la loro compagna maschiaccio e il loro compagno coi pantaloni rosa.
La legge contro l’omofobia infatti avrebbe anche un importante valore educativo e simbolico: l’omofobia non è una reazione naturale, è un comportamento appreso. Le battute, i discorsi d’odio nei media, la mancanza di diritti civili, tutte queste cose sommate legittimano il comportamento omofobo.
E l’Italia rimane tra i pochi paesi europei che ancora non ha nessun tipo di legge contro le discriminazioni omofobe, nonostante i dati ci parlino di 20.000 contatti all’anno al numero verde nazionale della Gay Help Line e nonostante dall’inizio di quest’anno le aggressioni a persone lgbt siano state diverse decine (solo quelle note chiaramente).

Mi pare inutile aggiungere che chi  sostiene che di questa legge non ci sia bisogno, che malmenare un panettiere o un gay abbia lo stesso significato,  e che anzi sarebbe una legge eterofoba, sta facendo invece affermazioni gravemente omofobe e ci fa capire quanto questa legge sia necessaria.
Come serve una legge che equipari tutte le famiglie; tutti i figli e figlie delle Famiglie Arcobaleno, più di 100.000 figlie che già esistono, che frequentano le scuole italiane e vivono nelle nostre città in una costante condizione di discriminazione.
Nonostante numerosi studi confermino l’adeguatezza genitoriale delle persone gay e lesbiche, nel nostro paese persistono atteggiamenti omofobi e discriminatori: nei fatti, la maggiore difficoltà che le nuove famiglie incontrano è proprio l’ostilità di quelle persone, gruppi ed associazioni, che dichiarano di voler “difendere” i bambini e le bambine, dimenticando totalmente il maggior interesse del minore, la sua tutela effettiva, le relazioni affettive della sua famiglia di fatto.
Questi stessi movimenti pro vita e integralisti spostano in maniera strumentale la discussione sulla non discriminazione delle Famiglie Arcobaleno verso la GPA (gestazione per altri/altre).
Già nel dibattito sul DDL Cirinnà l’argomento era stato usato, in maniera chiaramente strumentale, per confondere le acque, dato che la legge non trattava la legalizzazione di queste nuove pratiche ma la tutela dei figli e figlie delle nuove formazioni famigliari.
Legando invece la pratica della GPA  alla sola condizione di omogenitorialità, tali movimenti ultra integralisti storpiano la realtà parlando di utero in affitto, maternità surrogata, compravendita di bambini da parte di coppie gay.
Dovete sapere che nei paesi dove la gestazione per altr* è normata, la maggioranza delle coppie che vi ricorre è eterosessuale (per capirci nel 90% dei casi) è evidente che incentrare la discussione sulle sole coppie omogenitoriali è uno sbilanciamento, una forzatura.
Inoltre parlare di “utero in affitto” riduce strumentalmente la donna a una specie di utero vagante, come se la donna non scegliesse liberamente e consapevolmente di portare avanti una gravidanza per altri/altre. 

Chi parla invece di “maternità surrogata” tende a puntare tutto sul significato di maternità e sull’immutabile destino biologico della donna in attesa, che quindi alla fine della gestione non vorrà separarsi dal figlio/figlia.

Ma non si è madri per il semplice fatto di rimanere incinte, lo si é se lo si desidera. È possibile infatti interrompere volontariamente la gravidanza, o decidere di non assumersi la responsabilità di chi sta per nascere, affidandolo alle cure di altri o altre come nel caso della gestazione per altri.
Sembra quasi che la donna a cui ci si rivolge per una GPA non abbia una sua soggettività:  incentrare tutto sul nascituro, quasi fosse un feticcio, è un trucco caro a certi movimenti ultra conservatori e integralisti che da sempre negano l’autodeterminazione della donna.
Spostare  invece la discussione sulla possibile mercificazione della GPA è un’ulteriore forzatura.
Avere un figlio è SEMPRE una questione anche economica: ad esempio i governi che vogliono favorire la natalità offrono bonus in denaro, e altri vari incentivi.
È anche possibile non volere un figlio per ragioni economiche. 
Dovremmo quindi ritenere più legittime certe motivazioni di carattere economico rispetto ad altre? 

Neppure possiamo negare che si possa essere spinti e spinte da altre motivazioni: solidarietà, amicizia, parentela. L’aspetto del “dono” non è secondario.
E donare implica che chi riceve non pretende: i desideri in quanto tali non sono fonte di diritti e il solo diritto che si pretende è che queste pratiche vengano normate come in molti stati europei.
Voglio concludere portando questi temi nel contesto di stasera.

Una giunta comunale non ha di certo il potere di legiferare rispetto agli argomenti che abbiamo fin qui affrontato, ma qualcosa concretamente la può fare.

Può creare e promuovere iniziative culturali sui temi dell’inclusività, della parità di genere, del rispetto verso tutte le differenze, così che la cittadinanza sia più attenta e rispettosa nel contesto locale e nel più ampio contesto politico e sociale.
 
Può promuovere percorsi formativi nelle scuole, creare sportelli e consultori che sappiano ascoltare e consigliare adeguatamente chi vi si rivolge, o creare un osservatorio antidiscriminazioni. 

Può anche, qualora necessario, registrare senza polemiche i figli e figlie di famiglie omogenitoriali, come stanno già facendo molti sindaci di comuni italiani.
Concludo quindi augurando buon lavoro al candidato e alla candidata di queste elezioni a Bussolengo, nella speranza che, qualunque sarà il risultato, questi temi potranno essere centrali nel vostro lavoro.