LOVE IS RIGHT! Verona c'è!

Il Video con attori e attrici italiani per LOVE IS RIGHT
Verona e il Veneto ci saranno: Sabato 7 Dicembre a Roma ci sarà per la manifestazione LOVE IS RIGHT! Diritti senza compromessi! Perchè è tempo che anche il nostro paese riconosca fondamentale diritto alla felicità dei propri cittadini.

LOVE IS RIGHT!
ORE 15 - Piazza SS. Apostoli - Roma



Su Repubblica il bellissimo Video spot con diversi attori e attrici, testimonial della manifestazione.http://video.repubblica.it/cronaca/love-is-right-in-piazza-contro-l-omofobia/149066/147574?ref=HREC1-11

"Love is Right - Diritti senza compromessi". Il video promuove la manifestazione nazionale di sabato 7 dicembre in piazza dei Santi Apostoli, a Roma, per chiedere l'uguaglianza dei diritti per le persone gay, lesbiche e transessuali. Le associazioni che compongono il movimento Lgbt (Agedo, Arcilesbica, Arcigay, Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno e Mit-Movimento Identità Transessuale) hanno scelto di scendere in piazza per rivendicare un sistema di leggi che garantisca le libertà, l'autodeterminazione e i diritti civili.
Testimonial della campagna Claudia Gerini, Valeria Solarino, Giulia Michelini, Anna Falchi, Chiara Caselli, Marco Cocci, Giorgio Marchesi, Alessandro Tiberi, Fabrizio Falco, Filippo Nigro, Alessandro Roja, Michele Venitucci, Andrea Napoleoni, il regista del video è Marco Simon Puccioni

Due risposte di Papa Francesco

[0] http://www.huffingtonpost.com/2013/07/29/pope-francis-gays_n_3669635.html

Non leggo la stampa italiana, e quello che ha detto Papa Francesco, che ha suscitato tante polemiche, lo so dall'articolo [0].

Una cosa positiva credo vada riconosciuta: come osserva l'autore dell'articolo, mentre Benedetto 16° riteneva l'omosessualità un impedimento al sacerdozio, non è così per Francesco 1°, il quale dice che non se la sente di giudicare una persona che, pur gay, cerca sinceramente Dio.

Direi che è un colpo mortale a tutto il sottobosco di cialtroni, da Tony Anatrella in giù, che a dispetto della scienza continuano a sostenere che l'omosessualità è una malattia da curare. I fautori delle terapie riparative ora perdono la copertura in alto loco.

Certo, restano molte cose da fare per rendere la chiesa cattolica accogliente verso le persone LGBT, ma il primo passo, il non patologizzarle, è stato fatto. Un altro passo importante è stato fatto quando Papa Francesco, rispondendo alle domande su un prelato accusato di aver avuto una tresca gay una decina d'anni fa, ha osservato che, se le indagini avessero confermato le accuse, si sarebbe comunque trattato di un peccato, non di un reato come sarebbe stato ad esempio abusare dei bambini.

Quindi, Papa Francesco rifiuta di equiparare l'omosessualità alla pedofilia, e di criminalizzare l'attività (omo)sessuale tra adulti consenzienti - direi che sarebbe il caso di riproporre all'ONU la mozione per la decriminalizzazione universale dell'omosessualità, e vedere se la delegazione vaticana ora vota a favore e non più contro.

Questo certamente non risolve i problematici rapporti tra chiesa cattolica e movimento LGBT, e tra chiesa cattolica e stato laico in Italia, ma li riduce.

Una cosa che mi ha parecchio infastidito è leggere su Facebook l'insulto "cattochecche" rivolto agli LGBT cattolici che hanno apprezzato le frasi di Papa Francesco, e l'accusarli di essere la causa degli scarsi risultati ottenuti dal movimento in Italia.

Chi scrive queste cose mostra di pensare che la strategia del movimento LGBT non deve essere quella di raggiungere l'egemonia culturale, ovvero convincere il 90-95% di persone etero che l'eteronormatività è una rovina per tutti, e che più diritti per le persone LGBT vuol dire anche più diritti per gli etero - ma quella di creare un esercito di militanti dalla fede perfetta ed immuni da compromissioni con il Male.

Sarà Dio a premiarli con la vittoria poi? E che ci guadagniamo ad insultare delle persone LGBT per quello che sono anziché criticarle per gli eventuali errori che commettono? Questo è il mestiere degli omofobi, lasciatelo fare a loro.

Ciao, RL

Diverso vuol sempre dire diseguale

[1] http://www.ourdocuments.gov/doc.php?flash=true&doc=52&page=transcript

[2] http://it.wikipedia.org/wiki/XIV_emendamento_della_Costituzione_degli_Stati_Uniti_d'America

[3] http://www.law.cornell.edu/supct/html/historics/USSC_CR_0347_0483_ZO.html

[4] http://www.nytimes.com/interactive/2013/06/26/us/26windsor-doc.html?_r=0

[5] http://www.supremecourt.gov/opinions/12pdf/12-144_8ok0.pdf

[6] https://ecf.cand.uscourts.gov/cand/09cv2292/files/09cv2292-ORDER.pd

[7] http://caselaw.lp.findlaw.com/scripts/getcase.pl?court=US&vol=388&invol=1

[8] http://www.freedomtomarry.org/page/-/files/pdfs/mildred_loving-statement.pdf

Mi capita di trovarmi di fronte all’argomento per cui si potrebbe offrire alle persone LGBT l’unione civile in luogo del matrimonio – se l’unione civile ha i medesimi contenuti (diritti e doveri), non si può parlare di discriminazione, è il ragionamento.

Purtroppo, è un ragionamento a cui le corti costituzionali del mondo non credono più. Poiché l’argomento e la sua confutazione sono nati negli Stati Uniti d’America, cito la giurisprudenza americana.

Tutto cominciò nel 1896, quando la Corte Suprema USA sentenziò, nel caso Plessy v. Ferguson [1], che un treno con carrozze per i bianchi e carrozze per i neri non discriminava contro i neri se le carrozze per i neri erano uguali a quelle per i bianchi.

Che l’argomento fosse soltanto un modo per autorizzare la discriminazione razziale a dispetto del Quattordicesimo Emendamento della Costituzione USA [2] se ne era reso conto il giudice supremo Harlan nello scrivere la sua opinione di minoranza (sempre in [1]), giustamente passata alla storia.

Dopo la 2^ Guerra Mondiale l’argomento è stato però respinto; caso classico è stato nel 1954 Brown v. The Board of Education [3], in cui si discuteva se era lecito far frequentare a bianchi e neri scuole diverse, anche se di eguali caratteristiche.

La sentenza dice (non traduco le note):

(inizio)

Arriviamo quindi alla questione postaci: la segregazione dei ragazzi nelle scuole pubbliche solo sulla base della razza, anche se le strutture fisiche ed altri fattori “tangibili” possono essere uguali, privano i ragazzi del gruppo minoritario delle opportunità di ricevere eguale istruzione? Crediamo di sì.

In Sweatt v. Painter, supra, nel rinvenire che una facoltà di legge segregate per i negri non poteva offrir loro opportunità di eguale istruzione, questa Corte si è affidata in gran parte a “quelle qualità che non si possono misurare obiettivamente ma che contribuiscono alla grandezza in una facoltà di legge”. In McLaurin v. Oklahoma State Regents, supra, la Corte, richiedendo che un negro ammesso ad una scuola di specializzazione bianca venisse trattato come tutti gli altri studenti, ha nuovamente fatto ricorso a considerazioni impalpabili: “… la sua abilità di studiare, di entrare in discussione e scambiare opinioni con altri studenti, ed, in generale, di apprendere la sua professione”. Tali considerazioni valgono con maggior forza per i ragazzi delle scuole elementari e medie. Separarli da altri di età e qualifiche simili solo a causa della loro razza genera un sentimento di inferiorità al riguardo della loro posizione nella comunità che può influenzare i loro cuori e le loro menti in un modo che è assolutamente improbabile che si possa disfare. L’effetto di questa separazione sulle loro opportunità di istruzione è stato ben affermato da un pronunciamento nel caso del Kansas da parte di un tribunale che comunque si sentì obbligata a sentenziare contro gli attori negri: la segregazione dei ragazzi bianchi e di colore nelle scuole pubbliche ha un effetto dannoso sui ragazzi di colore. L’impatto è più grande quando è sanzionato dalla legge, in quanto la politica di separazione delle razze è usualmente interpretata come denotante l’inferorità del gruppo negro. Un senso di inferiorità influenza la motivazione di un ragazzo ad apprendere. La segregazione con la sanzione della legge, perciò, ha la tendenza a [ritardare] lo sviluppo educativo e mentale dei ragazzi negri ed a privarli di alcuni dei benefici che riceverebbero in un sistema scolastico razzialmente integrato. Qualunque sia stata la portata delle conoscenze psicologiche al tempo di Plessy v. Ferguson, questo pronunciamento è ampiamente sostenuto dall’autorità moderna. Ogni linguaggio in Plessy v. Ferguson contrario a questo pronunciamento è respinto.

Concludiamo che, nel campo dell’istruzione pubblica, la dottrina del “separati ma eguali” non ha posto. Strutture educative separate sono intrinsecamente ineguali. Perciò sosteniamo che gli attori ed altri in posizione analoga per cui sono state intentae le azioni, sono privati dell’Eguale Protezione della Legge garantita dal Quattordicesimo Emendamento a ragione della segregazione lamentata. Questa disposizione rende superflua ogni discussione sul se tale segregazione violi inoltre la clausola del Giusto Processo del Quattordicesimo Emendamento.

(fine)

Se Plessy v. Ferguson fu emessa a maggioranza (ricordo il dissenso del giudice Harlan), Brown v. The Board of Education fu emessa all’unanimità ed ha influenzato anche la giurisprudenza straniera (l’ha citata perfino l’Alta Corte di Giustizia israeliana nel 2000, quando ha sentenziato in Qa’adan v. Katzir che un “insediamento cooperativo” non può impedire ad una persona di farne parte solo perché araba).

La Corte Suprema USA non ha abolito soltanto il DOMA [4] la settimana scorsa, ha anche stabilito [5] che chi aveva fatto ricorso contro la sentenza della Corte Distrettuale Federale della California del Nord [6] che aveva abolito la Proposizione 8 in California non aveva titolo per farlo – doveva farlo il Governatore Jerry Brown, ma si è rifiutato.

Si tratta di un caso molto interessante, perché il diritto californiano, pur riservando il matrimonio alle coppie eterosessuali, consentiva alle coppie omosessuali di unirsi in “domestic partnership = unione civile”, con praticamente gli stessi diritti e doveri delle coppie coniugate.

Ciononostante, così argomentarono gli oppositori, la perfetta eguaglianza non poteva esserci perché socialmente non è la stessa cosa dire “noi due siamo sposati” e “noi due siamo in un’unione civile”, e l’allora presidente della Corte Distrettuale Vaughn R. Walker ha così concluso la sua lunga sentenza:

(inizio)

La Proposizione 8 non riesce a mostrare una qualsiasi base razionale per negare la licenza matrimoniale proprio ai gay ed alle lesbiche. Infatti, le prove mostrano che la Proposizione 8 non fa altro che incorporare e santificare nella Costituzione della California la nozione che le coppie di sesso diverso sono superiori a quelle del medesimo sesso. Poiché la California non ha alcun interesse a discriminare contro i gay e le lesbiche, e poiché la Proposizione 8 impedisce alla California di adempiere al suo dovere costituzionale di consentire il matrimonio a condizioni di eguaglianza, la corte conclude che la Proposizione 8 è incostituzionale.

(fine)

Dopo la sentenza della Corte Suprema USA lo stato della California ha ricominciato ad emettere licenze matrimoniali alle coppie lesbiche e gay – ed a sposarle.

Io e mia moglie abbiamo più volte discusso se esigere proprio il matrimonio od accontentarsi dell’unione civile. Il compromesso che propongo è che l’unione civile può essere un primo passo, giusto per convincere gli scettici che non casca il mondo se le coppie lesbiche e gay hanno un riconoscimento sociale, e tenendo conto che l’evoluzione costituzionale è sempre graduale: dalla sentenza del 1954 Brown v. The Board of Education a Loving v. Virginia, la sentenza del 1967 [7] che ha abolito il divieto di matrimonio interrazziale che vigeva in 19 stati USA sono passati 13 anni – e non perché nessun altro nel frattempo avesse fatto ricorso.

Però è solo un primo passo, che a me pare ora superfluo: L’Olanda è stato il primo paese al mondo ad aprire le unioni civili (1979) ed il matrimonio (2000) alle coppie omosessuali, ed è in miglior salute dell’Italia da tutti i punti di vista.

Tornando alla sentenza Loving v. Virginia [7], essa è stata citata dal giudice Walker nella sua sentenza sulla Proposizione 8 [6], per affermare che “il diritto costituzionale al matrimonio protegge la scelta che un individuo fa del coniuge indipendentemente dal genere”; Mildred Loving, la donna nera condannata insieme con il marito bianco Robert Loving, prima di morire, nel 2007 dichiarò [8]:

(inizio)

Credo che tutti gli americani, non importa la loro razza, non importa il loro sesso, non importa il loro orientamento sessuale, dovrebbero avere la medesima libertà di sposarsi. … Sono ancora una persona non politica, ma sono orgogliosa che il nome di Richard e mio sia in un caso giudiziario che può aiutare a rinforzare l’amore, l’impegno, l’equità e la famiglia, che molte persone, nere o bianche, giovani o vecchie, gay od etero cercano nella vita. Sostengo la libertà di sposarsi per tutti. Questo è tutto ciò che riguarda Loving ed amarsi” [“Loving” non è solo il cognome di Mildred e Richard – in inglese vuol dire anche “amarsi”].

(fine)

Pensate che chi sostiene che prevedere il matrimonio per gli etero e l’unione civile per gay e lesbiche non sia discriminatorio riuscirà a convincere i giudici costituzionali degli USA e del resto del mondo?

Raffaele Ladu

L'ontologia di Agere Contra





Agere Contra ha pubblicato l’articolo [1]; vi pregherei, prima di leggere la mia risposta, di leggere [0].

Il fulcro di [1] è questo brano:

(inizio)

Il punto decisivo per decidere se i sostenitori di questo nuovo diritto abbiano ragione o torto, se il nuovo diritto vada introdotto oppure no non è affatto l’uguaglianza, ma l’istituto matrimoniale considerato nella sua essenza e nei suoi fini. Si tratta, in altri termini, di accertare se le ragioni per le quali  la legge riconosce il matrimonio e la famiglia, distinguendoli non solo dalle unioni più o meno occasionali, ma anche dalla semplici convivenze di un uomo con una donna, valgano anche  per le unioni fra due persone dello stesso sesso. Hanno, quindi, perfettamente ragione i vescovi  nel richiedere che tutte le leggi  “rispettino la verità sul matrimonio”. Volendo, si può discutere quale sia la verità sul matrimonio, ma in base alle  funzioni e ai compiti del matrimonio e, quindi, della famiglia, che su di esso si fonda ed è la vera ragione per cui l’ordinamento giuridico può e deve interessarsi dell’unione fra due esseri umani (che altrimenti avrebbero tutto il diritto di pretendere che lo Stato non si occupi dei fatti loro). Funzioni e compiti che i vescovi americani individuano nell’impegno a “originare, promuovere e difendere la vita” e nel garantire “ad ogni bambino il diritto e la certezza di avere un padre ed una madre”. Chi non condivide è su questo piano che deve affrontarli dimostrando che hanno torto.

(fine)

Credo che questo brano tradisca un errore di ontologia: Agere Contra è convinta che il matrimonio sia un oggetto ideale, eterno ed increato al pari di Dio, con delle proprietà universalmente valide anche se al mondo non ci fosse nessuna persona da sposare; un matrimonio che violi queste proprietà sarebbe come uno spazio euclideo in cui non vale il Teorema di Pitagora – una cosa non solo inesistente, ma pure inconcepibile perché illogica.

Purtroppo, lo stesso racconto biblico pone l’istituzione del matrimonio come posteriore alla creazione di Adamo ed Eva, facendo del matrimonio un oggetto sociale, al pari della Torah e del denaro. Tocca quindi alle singole società stabilire le caratteristiche del matrimonio, esattamente come lo fa con le monete e le leggi.

Non è possibile applicare al diritto dimostrazioni rigorose come in matematica (perché le leggi sono oggetti sociali e non ideali), ma un principio basilare fu espresso così già dalla Nona delle Dodici Tavole (vedi [2]): “Privilegia ne irroganto = Non si creino privilegi”, a danno o vantaggio di qualcuno.

Con buona pace di Agere Contra, in Italia i coniugi hanno il dovere di mantenere, istruire ed educare i loro figli – ma non hanno il dovere di generarne, e non è una lacuna dell’ordinamento; infatti solo per il diritto canonico (cattolico) l’”esclusione dei figli”, cioè il non volerli generare, è motivo di nullità matrimoniale.

Gli altri doveri dei coniugi sono, per il diritto civile italiano (vedi [3]):

-          l’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi;
-          la fedeltà reciproca;
-          l’assistenza morale e materiale e la collaborazione;
-          la coabitazione e la contribuzione.

Tutti questi doveri li possono adempiere anche due coniugi del medesimo genere – perché negare a due persone quello che possono e vogliono fare, e non fa danno a nessuno (certamente non a me ed a mia moglie, felicemente sposati ed attivisti per il matrimonio egualitario)?

Raffaele Ladu

Palermo Pride 2013

Oggi Palermo si colorerà di arcobaleno. 22 Giugno 2013,
la grande parata del Pride nazionale di Palermo
www.palermopride.it

Religiosità LGBTQI e strumenti interpretativi

Ho dovuto rispondere ad una persona che non apprezzava (eufemismo) la militanza in un'associazione LGBT cattolica, ed ho pensato di estrarre dalla mia replica questi argomenti.

C'è sempre il pericolo, per dirla con rav Steven Greenberg, che la persona LGBT all'interno di un'organizzazione religiosa cooperi alla sua stessa umiliazione, ma non è detto che sia sempre così, anzi, il più delle volte in un'associazione religiosa LGBTQI le cose vanno come dice Amalia Ziv in quest'intervista:
Giornalista: “Nel libro lei scrive della prestazione di genere. Non è che tutte le nostre prestazioni di genere, o forse la maggioranza, sono basate su dei modelli oppressivi, o su dei modelli determinati da qualcuno?”
Ziv: “Sì, ma ripeto, possiamo solo lavorare su modelli già esistenti. Con questo collegamento possiamo risalire, ad esempio, alla critica lesbo-femminista delle ‘butch = camioniste’, che afferma che le camioniste riproducono i costrutti oppressivi della mascolinità.
Però, innanzitutto, le camioniste sono donne che si oppongono ai dettati sociali della femminilità e li sfidano in un modo che ha grande visibilità e perciò può anche costare parecchio. Inoltre, quando una donna fa il maschio, non è la stessa cosa di quando un uomo fa il maschio. Cioè, qui si crea qualcosa di diverso, ibrido. Queste sono donne che compiono una revisione non-standard di una norma mascolina. E le revisioni non-standard creano una nuova forma.”
Revised Standard Version è una popolarissima traduzione della Bibbia in lingua inglese; parlando di una Revised Non-Standard Version, la Ziv allude al fatto che non soltanto le norme di genere, ma anche le norme religiose possano essere rivedute in modo non standard, creando qualcosa di nuovo, e (si spera) meno oppressivo.

Judith Butler nel suo ultimo libro Strade che divergono. Ebraicità e critica del sionismo parla di come ogni norma etica o religiosa debba essere tradotta per rivolgersi a noi, e di come la traduzione possa caricarla di nuovi significati – e non è una cosa nuova, visto che al proposito vengono citati filosofi come F.D.E. Schleiermacher (1768-1834) e W. Benjamin (1892-1940).

Come potete vedere, le teorie queer non impongono di ritenere l'attivista religioso LGBTQI un ingenuo, un masochista od un pericolo, anzi! spiegano molto bene la funzione che svolge nel movimento.

Altro paradigma utile all'uopo è quello dell'interculturalità, che viene molto bene spiegato da Duccio Demetrio, che in quest'articolo cita lo scrittore libanese Hamid Maluf [in realtà si chiama Amin Maalouf] - due brani del suo libro L'identità sono illuminanti:
Da quando ho lasciato il Libano, nel 1976, per trasferirmi in Francia, mi è stato chiesto innumerevoli volte, con le migliori intenzioni del mondo, se mi sentissi più francese o più libanese. Prima o poi, a uno straniero questa domanda viene rivolta, e risponde invariabilmente ‘l’uno e l’altro’. Ciò che mi rende come sono e non diverso, è l’esistenza fra due paesi, fra due o tre lingue, fra parecchie tradizioni culturali ed è proprio questo che definisce la mia identità. Sarei più autentico se mi privassi di una parte di me stesso, quindi delle mie vicende, delle mie storie, che si sono compiute al di là del luogo, il Libano in cui sono nato. 
Naturalmente l’identità non si suddivide in compartimenti stagni, non si ripartisce né in metà, né in terzi. Non ho parecchie identità, con questo, ne ho una sola fatta di tutti gli elementi che l’hanno plasmata secondo un dosaggio particolare, che non è mai lo stesso da una persona all’altra.
Il secondo brano ricorda che:
In ogni uomo e donna si incontrano molteplici appartenenze, che a volte si contrappongono tra loro e lo costringono a scelte penose. Se ciascuno di questi elementi, cosiddetti identitari, può riscontrarsi in un gran numero di individui, non si trova mai la stessa combinazione in due persone diverse. Ed è proprio ciò che fa sì che ogni essere sia unico e insostituibile.
Aggiungendo quello che dovrebbe essere ovvio, ovvero che gli elementi identitari non sono puri, ma meticci in quanto tutte le culture sono frutto di ibridazione e subiscono o governano la propria evoluzione, ci rendiamo conto che la mente umana è intrinsecamente interculturale (Giuseppe Mantovani), e che l'interculturalità non serve solo ad entrare in rapporto con i migranti, ma anche con noi stessi, perché tutti quanti viviamo alla frontiera di più culture, tant'è vero che l'insieme delle componenti  identitarie viene definito da Duccio Demetrio "arcipelago identitario".

Alle persone religiose LGBTQI si applica in modo particolare la frase di Maalouf:
In ogni uomo e donna si incontrano molteplici appartenenze, che a volte si contrappongono tra loro e lo costringono a scelte penose.
Ma queste appartenenze non le dispensano dal creare un'identità unitaria, e lo strumento da usare è la narrazione autobiografica: ogni persona racconta in continuazione a se stessa ed agli altri chi è, e narrando non descrive solo se stessa, ma crea anche se stessa.

Su questo si innestano le teorie queer: quando Judith Butler sostiene che il genere è una norma che deve essere citata per creare il soggetto e renderlo intelliggibile a se stesso, vuol dire che il genere deve far parte dell'autobiografia dell'individuo; si può citarlo in modo non standard, per forzare le regole, ma non si può ometterlo né sceglierlo arbitrariamente.

La persona religiosa LGBTQI ha un compito molto difficile, a cui si aggiunge il fatto che molte persone che usano proficuamente l'interculturalità per entrare in rapporto con i migranti si dimenticano di usarla per entrare in rapporto con loro, ed applicano invece a loro la logica amico-nemico.

Potrei aggiungere questa considerazione sull'identità: ci sono due concezioni principali di essa, l'essenzialismo ed il costruttivismo.

Per l'essenzialista, l'identità è ciò che una persona è e non può fare a meno di essere. Questa concezione descrive molto bene le persone che mettono in grande risalto (o sono costrette a mettere in risalto) caratteristiche che non possono cambiare (come la razza), o possono cambiare solo con grande difficoltà (il sesso, la religione, la cittadinanza, l'etnia), ma è sempre meno adeguata ad un'epoca come la nostra in cui le persone hanno accesso a stimoli culturali e rapporti sociali molto più variegati che in passato.

Per il costruttivista, l'identità non è un prodotto, ma un processo; la persona non scopre la propria identità con il tempo (come vuole l'essenzialista), ma la costruisce entrando in relazione, con le persone e gli elementi culturali che ha a disposizione, e subendo i vincoli ed i limiti che incombono su un essere umano nato in un luogo e tempo storico.

L'interculturalità e le teorie queer si basano sul costruttivismo; e se nel creare la propria identità non contano solo gli ingredienti che si hanno a disposizione, ma anche e soprattutto come vengono lavorati, non ha senso giudicare una persona solo dagli elementi identitari che ha scelto o che ha ricevuto in retaggio - è un errore che non farebbe un buongustaio il giudicare un piatto solo dalla lista degli ingredienti, senza conoscerne dosi e modalità di preparazione.

Non tutti purtroppo se ne rendono conto, e si sentono perciò autorizzati a discriminare le persone che hanno degli elementi identitari a loro sgraditi; il divieto di divulgare "dati sensibili" ha anche questa giustificazione - impedire alle persone di ragionare in modo essenzialista quando la persona va invece valutata in modo costruttivo.

Mi sono sentito rinfacciare il non aver detto che faccio parte di un gruppo LGBT cattolico (sebbene fosse cosa assai nota) - e questa è la mia ragionata risposta. Potete immaginare quella istintiva.

Raffaele Ladu