Le papere di Anatrella

Mi spiace dare un titolo così irriverente al post, ma penso che infine concorderete che era ben meritato.

In origine le mie feroci critiche al libro:
erano divise in tre post; ma alla fine ho deciso di conglobarli in uno, sostituendo al testo degli originali post 2 e 3 dei link.

Chi per qualche motivo vuole andare direttamente alle altre parti del post, segua questi link:

 

Parte 1


Avevo acquistato il libro pensando che avrei imparato da esso qualcosa di più sulle Teorie Queer, e magari avrei avuto l'occasione di confutare le teorie omofobe che circolano all'interno della Chiesa cattolica.

Devo dire che, dopo nemmeno 40 pagine su 168, il libro ha dimostrato di non potermi insegnare nulla sulle Teorie Queer, e mi ha dato sufficiente materiale per una solenne stroncatura.

Cominciamo da pagina 30, in cui l’autore dice:
Secondo Benedetto XVI, il pensiero non può basarsi unicamente sulla scienza, sulle scienze umane e sulle rispettive produzioni ideologiche: «Le conclusioni delle scienze non potranno indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell’uomo» ([Caritas in veritate] n.30). Quest’ultimo richiede «l’apporto di saperi come la metafisica e la teologia, per cogliere in maniera illuminata la dignità trascendente dell’uomo» (n. 53).
Che le scienze umane possano non bastare è possibile, ma anche per un prelato dovrebbero essere imprescindibili; per fare un esempio banale, nutrire gli affamati è opera di misericordia, ma non è la teologia quella che stabilisce quale sia il miglior nutrimento per l’affamato. Provare a dare del pane ad un neonato perché nella Bibbia il pane è il cibo per antonomasia non giova al bimbo e non è moralmente valido.

Poiché quella che Anatrella chiama "ideologia del gender" presume di essere una teoria scientifica, la cosa più logica per chi la vuole confutare sarebbe dimostrare che le scienze umane vanno contro tale teoria - ed Anatrella non ci prova nemmeno, perché sa che è vero il contrario: le scienze umane a lui danno torto. 

I suoi tentativi di confutazione sono puerili, e ve ne cito ad esempio quello che si trova a pagina 35:
Ci troviamo immersi nella confusione del linguaggio, mentre fino ad oggi sapevamo tener conto dell’identità sessuale di «fatto» del soggetto, di come percepiva la propria identità sessuata e la coerenza che esisteva tra la sua identità sessuale e i suoi desideri, concetto che oggi viene definito come «orientamento sessuale».
Dopo un periodo non rilevante, segue uno strafalcione:
(…) Ma con la teoria del gender assistiamo ad un cambiamento del paradigma perché il concetto di orientamento sessuale si sostituisce a quello di identità sessuale, presentando l’omosessualità, ad esempio, come un’alternativa all’eterosessualità, cosa che in realtà non è.
La definizione di "orientamento sessuale" che viene data nel primo brano non mi è inequivoca, ma più avanti nel libro Anatrella la precisa facendola corrispondere a quella comunemente accettata e che si trova, ad esempio, in questa pagina web, che cito qui volentieri:
L' "identità sessuale" (o caratterizzazione sessuale) descrive la dimensione soggettiva del proprio essere sessuati; essa inoltre risponde ad un esigenza di classificazione e stabilità anche se contiene elementi di incertezza e di imprevedibilità essendo l’esito di un processo costruttivo influenzato dalla complessa interazione tra aspetti biologici, psicologici, educativi e socioculturali.
Le attuali teorie della sessuologia, in una prospettiva biologica, psicologica e sociale, considerano l’identità sessuale un costrutto multidimensionale costituito da quattro distinte componenti: 
- Sesso biologico: ovvero l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile determinata dai cromosomi sessuali.
- Identità di genere: ovvero l’identificazione primaria della persona come maschio o femmina e tratto permanente, solitamente stabilito nella prima infanzia.
- Ruolo di genere: ovvero l’insieme di aspettative e ruoli su come gli uomini e le donne si debbano comportare in una data cultura e in un dato periodo storico.
- Orientamento sessuale: ovvero l’attrazione erotica ed affettiva per i membri del sesso opposto, dello stesso sesso o entrambi ; può essere omosessuale, bisessuale o eterosessuale.  
Non ha senso quindi accusare i teorici del genere di aver sostituito l'identità sessuale con l'orientamento sessuale, perché anche questi teorici considerano il secondo una componente della prima - ma torneremo sull'argomento nella Parte 2.

Vorrei far leggere anche questo brano, a pagina 36:
La domanda che non viene mai posta, né tanto meno ascoltata, riguarda il sapere che cosa sia l’omosessualità e se questa possa essere un fenomeno a partire dal quale la società si organizza. Si tratta di una situazione che si può iscrivere nella prospettiva del bene comune oppure si tratta di un fatto particolare della psicologia umana e, se questo è il caso, può essere in verità alla base della coppia, del matrimonio e della famiglia? La risposta risiede nell'osservazione del reale e non nella sua manipolazione.
Interrompo la citazione per far notare che non è il confessionale il luogo migliore per osservare la realtà, in quanto il penitente, per ottenere l’assoluzione, deve descrivere il proprio “peccato” usando le categorie teoretiche e morali del suo confessore. In una parola: il penitente deve confermare il confessore nelle sue convinzioni, non metterle in discussione, se non vuole vedersi rifiutata l’assoluzione.

Riprendo la citazione:
I genitori e i conoscenti di solito sono felici quando due giovani annunciano il proprio matrimonio. Rimangono perplessi e perfino delusi al momento della firma di un accordo di unione civile. Ma se in famiglia viene svelata l’omosessualità di uno dei fratelli, questa viene spesso accolta con costernazione. Questa non viene concepita come un orientamento che costituisce parte normale della diversità umana e ancora meno come una variante della coppia o della famiglia.
Aldilà del fatto che esiste tutta una letteratura (da “Romeo e Giulietta” a “West Side Story”, eccetera, eccetera) che mostra che il giudizio di genitori e parenti su una nuova coppia è spesso poco saggio, potrei ricordare a Mons. Anatrella che, se sostituiamo ad “omosessualità” il “battesimo” od il “cristianesimo”, otteniamo uno dei momenti clou di molte storie di martiri cristiani – e non credo che il monsignore saprebbe confutare il paragone.

Anatrella potrebbe ribattere alla mia precedente osservazione sul confessionale che lui è uno psicoanalista ed un esperto di psichiatria sociale (vedi questa pagina web - lascio perdere le accuse che ha ricevuto e non hanno avuto seguito), e quindi non è solo nel confessionale che ha imparato a conoscere le persone.

Eppure lui non riesce a confutare una teoria che si presume scientifica con le armi della scienza: i brani che ho citato mostrano che l’arma migliore a cui riesce a ricorrere è il senso comune nella sua versione più becera - ma la scienza è nata proprio perché il senso comune spesso ci inganna.

Inoltre, benché egli si dichiari psicoanalista, non risulta negli elenchi soci disponibili sul web delle seguenti società psicoanalitiche francesi:
Chi lo ha accreditato, dunque? La mia curiosità è sincera e non retorica.

La sua rappresentazione della teoria del genere è una caricatura, e per rimanere nel vago dice, a pagina 36:
Senza entrare in tutta la complessità dell’ideologia di genere, che ha molte sfaccettature, in questo contesto prenderemo principalmente in considerazione la negazione della differenza sessuale, con tutte le sue conseguenze sul matrimonio e la filiazione.
Egli poi continua:
La teoria del genere afferma che non esiste una natura umana poiché l’essere umano sarebbe unicamente un risultato della cultura. Essa cerca di dimostrare che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto culturale di ogni periodo.
Il problema è che nemmeno Judith Butler sottoscrive più integralmente una simile affermazione: nel suo libro La disfatta del genere (Undoing Gender, 2004 - citato in una nota a piè di pagina da Anatrella, il che mi fa pensare che egli lo abbia letto) ella si rende conto che esistono dei limiti all’assegnazione di un genere all’individuo, come dimostrato dal caso di David Reimer, che, nato maschio ma castrato accidentalmente da piccolo, si tentò di farne una femmina, con risultati catastrofici che lo portarono al suicidio.

La mia opinione è questa: se adottiamo l'ontologia di Searle e Ferraris (qui riassunta), riscontriamo che "mascolinità" e "femminilità" hanno le proprietà degli oggetti sociali: non sono eterne come gli oggetti ideali, non sono deperibili come gli oggetti fisici, ma giocano un ruolo esclusivamente sociale - cosa che ammette lo stesso Anatrella quando afferma che "mascolinità" e "femminilità" sono complementari, ovvero che sono finalizzate all'interazione tra gli individui che ne sono portatori.

Le caratteristiche degli oggetti sociali sono determinate dalle società in cui tali oggetti hanno corso, ed ammettere che "mascolinità" e "femminilità" hanno diversi significati in diverse culture non fa che rispecchiare le osservazioni di antropologi e sociologi, i quali hanno oltretutto osservato che la dicotomia dei generi non è universale nelle società umane.

Ed il Manuale Merck (che citerò nuovamente poi), avverte qui:
I comportamenti legati al ruolo di genere rientrano in un continuum di mascolinità e femminilità tradizionali.
negando così che mascolinità e femminilità siano due categorie discrete, come invece vuole Anatrella. Non è questo quello che suggerisce l'esperienza clinica.

Si può individuare nel discorso di Anatrella quest’aporia: rifiuta di considerare mascolinità e femminilità oggetti sociali, e dal modo in cui ne parla sembra che li consideri oggetti ideali, come se ogni uomo ed ogni donna fossero l’ipostasi degli ideali di mascolinità e femminilità.

Ma un oggetto ideale non è accessibile ai sensi (il Teorema di Pitagora non lo si vede, lo si dimostra), e sarebbe perciò necessario dimostrarne l'esistenza razionalmente (non lo si fa solo con gli enti matematici, ma anche con l'Essere Perfettissimo, e si deve accettare il rischio che la dimostrazione si riveli impossibile); però Anatrella rimpiange il bel tempo andato in cui la comune esperienza era ritenuta prova sufficiente del fatto che "maschio e femmina Dio li creò" (Genesi 1:27), e questo chiude la sua argomentazione in un vicolo cieco, perché se un oggetto non è né ideale né sociale è fisico - ma mascolinità e femminilità non hanno le proprietà degli oggetti fisici, nemmeno nella mente di Anatrella.

Per quanto riguarda la descrizione che lui fa dell’omosessualità, va ricordato che le scienze umane smentiscono completamente Anatrella, e non per merito della lobby LGBT; per quanto riguarda transessualismo ed intersessualità, è incredibile che egli, pur dichiarandosi psicoanalista, docente universitario, ed esperto in psichiatria sociale, scriva queste perle che nessun(a) militante lesbica o gay scriverebbe, nemmeno se fosse un(')analfabeta con mezzo cervello ubriaco e mezzo cervello drogato:
  • a pagina 36:
La nozione di genere (gender) è stata ampiamente ispirata da medici che lavoravano su personalità transessuali e travestiti (si parla di stati intersessuali).
  • ed a pagina 37:
Il termine genere è stato coniato da John Money, uno psicologo americano (1921-2006) che lavorava in un dipartimento di endocrinologia pediatrica a Baltimora dove si trattavano i principali casi di intersessualità (transessualismo) del Paese.
Per capire la gravità dell'errore leggete quello che dice il Manuale Merck, scritto da medici esperti, a proposito di:
Poiché il libro nasce come trascrizione di alcune conferenze, mi sono chiesto se per caso l’errore lo avesse fatto chi ha sbobinato questa conferenza di Anatrella, ma a pagina 4 è scritto:
Il testo del libro di Monsignor Tony Anatrella consiste nella riproposizione, riveduta, corretta, ampliata e annotata, di alcuni suoi interventi: (…)
E quindi della papera tutta la responsabilità ricade sul Monsignor Tony Anatrella, ed è nostro diritto giudicarlo male per questo.

Di Richard Nixon si diceva: "Comprereste un'auto usata da quest'uomo?", di mons. Tony Anatrella si potrebbe dire: "Santo Padre, lo vuole un uomo così come archiatra? Oppure teme anche lei che l'autore di un simile errore metterebbe la sua vita a repentaglio?"

Povero Cardinale Angelo Scola, che non soltanto ha scritto esigito nel brano della prefazione che compare nella quarta di copertina di questo libro, ma ne ha scritto una prefazione piena di lodi senza rendersi conto delle sue lacune, e poveri noi che patiamo l’ignoranza crassa dei vertici di Santa Madre Chiesa!

 

Parte 2


Penso di poter aggiungere alcune osservazioni, non pretendendo di esaurire tutto il discutibile che c'è nel libro.

La prima cosa da dire è che, se veramente quella che Anatrella chiama ideologia del gender rispondesse completamente alla descrizione che lui ne fa a pagina 122 (per niente: vedete qui) e che qui vi riporto:
Il gender è una filosofia che nega l'identità personale del soggetto e la differenza sessuale costitutiva dell'umanizzazione delle persone.
forse allora il padre di codesta teoria non dovrebbe essere considerato Michel Foucault, e nemmeno il più volte citato Pico della Mirandola, ma l'autore di Galati 3:28, brano biblico che qui riporto nella versione della Nuova Riveduta:
Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.
Una lettura pedestre (lo ammetto, pedestre, e quindi aperta alla confutazione) fa infatti pensare che per l'autore di questo brano, che certo Anatrella conosce a memoria, la dicotomia dei generi sia di origine sociale (così come quella tra Giudei e Greci, e tra liberi e schiavi), e perciò trascurabile in quanto destinata ad essere trascesa nel corpo mistico di Cristo.

Mi piacerebbe perciò assistere ad un colloquio tra l'autore di Galati 3:28 e di questo brano a pagina 61 del libro che sto stroncando:
I difensori della teoria del genere sostengono l'idea che, prima di essere uomini o donne, noi siamo esseri umani. Si tratta di un sofisma illusorio e accondiscendente, dato che l'essere umano in sé non esiste. Incontriamo infatti persone umane che sono o uomini o donne. Non esistono d'altro canto altre identità oltre a queste.
Non è l'unico caso in cui Anatrella si rifà ad un insegnamento che in realtà lo contraddice. Anatrella si dichiara freudiano, e cita due opere di Sigmund Shlomo Freud: i Tre saggi sulla teoria sessuale del 1905 e la Lettera a una madre americana del 1935.

Di particolare interesse è il trattamento che Anatrella riserva a codesta lettera. Egli dice a pagina 100:
Nel 1935 Freud precisa il proprio pensiero affermando: «L'omosessualità non è certo un vantaggio, ma [...] noi la consideriamo una variante della funzione sessuale (4)». Utilizzando quest'ultimo concetto di «variante», Freud indica che lo sviluppo affettivo e sessuale ha seguito un percorso particolare e conduce a una forma di sessualità a cui manca l'internalizzazione di una dimensione essenziale: l'alterità sessuale. 
(4) S. Freud, Lettera a una madre americana, cit. in Ernest Jones, Vita e opere di Sigmund Freud, Il Saggiatore, Milano, 1985, p. 637. 
Io invece vi traduco l'intera lettera, dalla pagina web prima linkata, che proviene dal sito della Fordham University, che si autodefinisce L'università gesuita di New York, e non la si può quindi accusare di essere contro Anatrella per partito preso.
Cara Signora X 
Comprendo dalla vostra lettera che vostro figlio è un omosessuale. Sono assai colpito dal fatto che non siate voi stessa ad usare questo termine nelle informazioni che date di lui. Posso chiedervi perché lo evitate? Certamente l'omosessualità non è un vantaggio, ma non è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è una degenerazione, non la si può classificare come una malattia; la consideriamo una variazione della funzione sessuale prodotta da un certo arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui assai rispettabili dei tempi antichi e moderni sono stati omosessuali, diversi dei più grandi tra loro (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc.). E' una grande ingiustizia perseguire l'omosessualità come un crimine, e pure una crudeltà. Se non mi credete, leggete i libri di Havelock Ellis.  
Chiedendomi se posso essere d'aiuto, intendete dire, suppongo, se posso abolire l'omosessualità e fare in modo che la normale eterosessualità prenda il suo posto. La risposta è che, in linea generale, non possiamo promettere di riuscirci. In un certo numero di casi ci riusciamo a sviluppare i germi lesi delle tendenze eterosessuali che sono presenti in ogni omosessuale, nella maggior parte dei casi non è più possibile. È una questione di qualità ed età dell'individuo. Il risultato del trattamento non lo si può prevedere.
Quello che l'analisi può fare per vostro figlio va in un'altra direzione. Se è infelice, nevrotico, lacerato dai conflitti, inibito nella sua vita sociale, l'analisi può portargli armonia, pace della mente, piena efficienza, sia che egli rimanga un omosessuale o che cambi. Se voi decidete che egli debba avere un'analisi con me (non mi aspetto che lo facciate), egli dovrà venire a Vienna. Non ho intenzione di andarmene da qui. Però, non trascurate di darmi la vostra risposta.
Cordiali saluti ed i migliori auguri,
Freud
P.S. Non mi è stato difficile leggere la vostra scrittura. Spero che la mia scrittura ed il mio inglese non li troviate un'impresa più difficile.
Fonte: 
Freud, Sigmund, "Letter to an American mother", American Journal of Psychiatry, 107 (1951): p. 787.
Sebbene Freud non esca da questa lettera come un campione dei diritti dei gay (e siamo ancora più pessimisti di lui sulla possibilità di "riparare" l'omosessualità), purtuttavia risulta meno omofobo di Anatrella, ed assai meno omofobo di come può apparire a chi ne ha letto solo la citazione monca riportata dal monsignore.

Anatrella ammette, a pagina 99, che
È vero che un conflitto psichico non costituisce di per sé una malattia psichiatrica, anche se consolidandosi impedisce lo sviluppo di altri stadi della libido.
Ma questa concessione è fatta a denti stretti, per non trovarsi spiazzato dal suo maestro, e tutto il libro la smentisce come un espediente tattico. Infatti Anatrella rimpiange che l'omosessualità sia stata depennata nel 1973 dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali allora in vigore negli Stati Uniti (e non sia più ricomparsa), e dà una ricostruzione tendenziosa di come questo è avvenuto alle pagine 131 e 132 del libro, che culmina in questo brano:
Secondo Joseph Berger, membro di spicco dell'APA, dal principio di queste procedure insolite  «l'obbiettivo seguito non è stato quello di fornire una decisione scientifica definitiva in materia di omosessualità, ma di creare un clima propizio a ridurre l'intolleranza e la stigmatizzazione nei confronti degli omosessuali. Purtroppo, come accade spesso, quello che è stato deciso da una generazione per migliorare il clima sociale, è stato interpretato in seguito come una conclusione scientifica ben supportata (2)»
(2) Estratto dell'articolo The APA Vote On Same-Sex Marriage: The Inside Story (Il voto dell'APA sui matrimoni tra persone dello stesso sesso: l'Inside Story).
Freud, che Anatrella cita così male, avrebbe votato a favore di quella decisione (e di tutte le successive sulla sua falsariga), a giudicare non solo dalla lettera che io ho tradotto, ma anche da quest'intervista ad Elisabeth Roudinesco, analista lacaniana che, per mostrare che la psicoanalisi freudiana non è necessariamente omofoba, ricordava che l'Associazione Psicoanalitica Internazionale decise di vietare l'ammissione delle persone dichiaratamente omosessuali nei suoi ranghi solo nel 1921, con il voto contrario di Sigmund Freud, che riteneva che anche i candidati omosessuali dovessero essere giudicati in base alle loro abilità e non in base a quello che ora si chiama orientamento sessuale.

Ben altra cosa rispetto alla posizione vaticana, caldeggiata da mons. Tony Anatrella, per cui una persona omosessuale è inadatta al sacerdozio a causa della struttura della sua personalità (vedi qui); è vero che non tocca ad altri che alla gerarchia ecclesiastica scegliere i candidati al sacerdozio cattolico, ma non è facile difendere la ragionevolezza di questa posizione se la mettiamo a confronto non solo con colui al quale Anatrella dichiara di ispirarsi, ma anche con l'American Psychiatric Association, che fin dal 1973 ripete (questa versione viene da un documento del 2011):
Giacchè l'omosessualità in sé non implica alcuna menomazione nel giudizio, nella stabilità, nell'affidabilità, o nelle generali capacità relazionali e professionali (...)
E come faceva Freud a sapere che una persona omosessuale poteva essere un uomo geniale ed uno psicoanalista di vaglia? Ne conosceva una che aveva tutte queste qualità: lui stesso.

L'epistolario di Sigmund Freud con Wilhelm Fliess mostra che i sentimenti del primo nei confronti del secondo andavano ben oltre la normale amicizia, e sconfinavano in quello che viene chiamato "omoerotismo";  normalmente si ribatte che Freud si era sposato per amore con Martha Bernays, e ne ebbe 6 figli, ma il matrimonio fornisce, paradossalmente, una prova ulteriore.

Lisa Michelle Diamond ha osservato nel suo libro Sexual Fluidity che, mentre le donne con l'età diventano più fluide, i maschietti lo diventano sempre meno. Pertanto, mentre è facile che una donna che da giovane era prevalentemente etero oppure lesbica, invecchiando diventi disponibile a relazioni che contraddicono il suo orientamento sessuale di fondo, ai maschietti accade il contrario: il giovanotto prevalentemente gay che da giovane poteva comunque avere rapporti soddisfacenti con le donne, tanto da sposarne felicemente una, nella mezza età diventa incapace di avere rapporti con lei, magari (ri)comincia ad avere storie con dei maschietti, ed alla fine deve ammettere che il matrimonio è finito.

Freud, a 41 anni, fece voto di castità dando a tal voto la fantasiosa giustificazione che egli doveva sublimare la sua libido. Penso che invece egli si fosse trovato nella situazione descritta dal precedente paragrafo.

En passant, anche Mohandas Karamchand Gandhi potrebbe essersi trovato in una situazione simile: a 36 anni fece voto di castità, con la fantasiosa giustificazione che si sentiva in colpa per aver abbandonato il padre morente per far l'amore con la moglie - ma le lettere che in gioventù egli scrisse all'architetto e culturista ebreo tedesco Hermann Kallenbach trasudano omoerotismo, e fanno pensare che la vera ragione fosse un'altra.

Curiosamente, Anatrella propugna un'interpretazione ferocemente omofobica della psicoanalisi, respinta dalla maggior parte dei suoi colleghi, interpretazione che nega che le persone omosessuali siano capaci di avere "pace della mente, armonia, piena efficienza" (sono le parole di Freud), proprio a partire dall'opera di un uomo gay, Freud, che non era immune dall'eteronormatività, ma cercava di sottrarre le persone come se stesso allo stigma, e ricordava quanti gay geniali ha conosciuto il mondo.

Non ho finito con Anatrella.

 

Parte 3


Non posso dedicare molto tempo a mons. Anatrella, quindi scrivo solo alcune osservazioni conclusive.

Un brano rivelatore del suo libro si trova a pagina 79:
Il concetto «omosessualità» è composto da homo, il simile, e sessualità, che deriva da sexus, la cui radice latina secare significa tagliare, addirittura tagliare in due. Si tratta di due radici, homo e sexus, che non si accordano. Esse indicano che due persone dello stesso sesso sono scisse o distinte da ciò che è simile, cosa che non sono, mentre uomo e donna sono espressioni differenziate. Preso alla lettera il termine «omosessualità» esprime in realtà l'opposto di ciò che enuncia, in quanto due persone dello stesso sesso, nel quadro dell'omoerotismo, sono in relazione fusionale, coincidendo nell'identico. Constatiamo qui, ancora una volta, che la negazione della differenza sessuale implica la confusione dei pensieri.
Dopo aver reso omaggio a Sándor Ferenczi, che coniò il termine omoerotismo, di quest'ultima parola egli dice:
Essa infatti esprime l'attrazione erotica del simile ed appare più precisa rispetto al termine omosessualità. Quest'ultimo non può essere inteso nel senso di una sessualità ordinaria tra persone dello stesso sesso a immagine di quello che accade tra un uomo e una donna e che implica sempre un terzo termine che è estraneo alla pratica omosessuale. Infatti, homo corrisponde [pag. 80] a una relazione intrattenuta con un simile, mentre sessualità presuppone una distinzione per garantire creatività sotto diversi aspetti. Vale a dire una relazione intrapresa tra due soggetti di natura differente, di pari dignità personale e di complementarietà funzionale. Dal concetto di omosessualità si inferisce quindi un'illogicità che rimanda innanzitutto a una forma di sessualità oggettivamente incoerente.
Ora, il metodo etimologico tanto caro ad Heidegger e ad Anatrella ha un grosso inconveniente: solo in rari casi (vedi la nomenclatura chimica) si è potuto far corrispondere la struttura di una parola con la struttura della cosa che rappresenta; nel migliore dei restanti casi, l'etimologia non fa che esprimere il senso comune o, per mutuare una locuzione di Anatrella (a pagina 114) la saggezza dei popoli.

Io che faccio anche il bibliotecario, ho bene in mente la distinzione fra tassonomie (classificazioni su base scientifica, sempre provvisorie) e folksonomie (classificazioni basate sul senso comune); se può essere d'aiuto fornire all'utente della biblioteca una classificazione delle risorse basata sulla folksonomia con cui lui è più familiare, questa può essere solo in aggiunta alla tassonomia (generale o speciale) con cui le risorse vengono organizzate a beneficio degli esperti (i quali si devono rassegnare al fatto che non esiste la tassonomia definitiva).

Si potrebbe rispondere a questo brano di Anatrella con una semplice scrollata di spalle, in quanto l'etimologia non può provare nulla, ma indica come Anatrella preferisca il senso comune alla scienza.

Ho citato Heidegger, ed Heidegger sosteneva che "la scienza non pensa", in quanto la scienza si concentra sull'apparenza, mentre il pensiero dovrebbe occuparsi dell'essere (vedi qui); e quando Anatrella cita a pagina 30 il brano della Populorum Progressio in cui è scritto:
85. E se è vero che il mondo soffre per mancanza di pensiero
la prosecuzione di Anatrella sembra rispecchiare più Heidegger che Paolo 6°:
perché lo spirito contemporaneo nega qualsiasi fondamento alla persona umana che non ricada nelle percezioni immediate e nella sola presa in considerazione dei suoi desideri. Secondo Benedetto XVI, il pensiero non può basarsi unicamente sulla scienza, sulle scienze umane e sulle rispettive produzioni ideologiche: «Le conclusioni delle scienze non potranno indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell’uomo» ([Caritas in veritate] n.30). Quest’ultimo richiede «l’apporto di saperi come la metafisica e la teologia, per cogliere in maniera illuminata la dignità trascendente dell’uomo» (n. 53).
La battaglia contro queste posizioni non è solo una questione di lotta all'omofobia - è anche una questione di difendere la scienza contro i suoi nemici.

Anatrella dice che non ci possono essere altre identità sessuali oltre a quella maschile ed a quella femminile; anche questa è cattiva scienza: l'identità è da una parte il giudizio che si ha di sé, dall'altra l'insieme dei gruppi di persone a cui si sente di appartenere - perciò, allo stesso modo in cui Gramsci diceva che siamo tutti filosofi (del senso comune), tutti noi abbiamo un'identità.

Dire che l'orientamento (omo)sessuale non può essere alla base dell'identità sessuale vuol dire semplicemente introdurre un giudizio di valore in un concetto esclusivamente descrittivo - e poiché l'effetto e l'intento di ciò è denigrare delle persone, la cosa è particolarmente grave.

Anatrella si intestardisce a dire che l'omosessualità è sintomo di una problematica narcisistica, e questo (e non lo stigma) spiegherebbe perché le persone omosessuali tendono alla depressione anche suicida.

Purtroppo, questo costringe Anatrella a rispondere a questa domanda: se lui nega che l'omosessualità abbia una componente genetica (io preferisco aspettare ulteriori studi prima di dire sì o no), come può accoppiarla ad una famiglia di disturbi (quelli dell'umore) che sembra proprio che abbiano una componente genetica, più o meno pronunciata?

Inoltre, le varie forme di depressione unipolare hanno maggiore prevalenza tra le femmine che tra i maschi (da 2:1 a 3:1), mentre, a giudicare da questo studio, l'omosessualità ha egual prevalenza in ambo i generi. Non è quello che ci si aspetta da due "sintomi" del medesimo disturbo!

Potrei anche citare (pur ricordando che un resoconto aneddotico non fa scienza) una trans MtF, che mi disse che prima di prendere degli antidepressivi, aveva paura a svelare la propria omosessualità (allora non aveva iniziato la transizione); dopo averli presi invece fece il coming-out!

Mi si dirà: l'antidepressivo non risolve le eventuali problematiche intrapsichiche; già, ma rende la persona in grado di funzionare meglio e di riprendere i compiti evolutivi (per usare il linguaggio degli psicoanalisti) interrotti; si è inoltre notato che le persone che sono vulnerabili alla depressione vanno in cerca di esperienze di vita particolarmente stressanti, che possono trasformare la tendenza in malattia od aggravarla - tutto questo giustifica l'intervenire sulle depressioni gravi non solo con le parole, ma anche con i farmaci, che, oltre all'effetto loro proprio, possono contrastare le tendenze autofrustranti del soggetto.

In generale, sebbene esistano molte cure di discreta efficacia contro la depressione, nessuna ha cambiato l'orientamento (omo)sessuale dei pazienti. Non è lì che si deve cercare.

Un'altra cosa interessante che si lascia scappare Anatrella è la critica al DSM-IV-TR (edizione originale, traduzione italiana) che si trova nella nota in calce alla pagina 113:
Questo manuale, di ispirazione comportamentalista, costituisce una regressione intellettuale e ignora tutte le scoperte recenti in materia di psichiatria grazie alla psicoanalisi freudiana. Non tiene conto della storia della personalità del soggetto, dei suoi conflitti interni e delle modalità in cui si elaborano le pulsioni sessuali. È in sintonia con la crisi dell'interiorità contemporanea.
Va premesso che il DSM-IV-TR è un libro assai criticato, che verrà sostituito nel maggio 2013 dal DSM-5, e non mi dilungo sulle critiche ragionevoli che subisce; ma non riconosco a quella di Anatrella la qualifica di ragionevole.

Infatti esistono centinaia, se non migliaia, di scuole di psicoterapia, ognuna con il proprio modello della mente umana; il DSM-II, in vigore dal 1968 al 1980 (nel 1974 fu espunta la parte relativa all'omosessualità) affrontava il problema copiando le nosografie (classificazioni delle malattie) di tutte le scuole riconosciute, con il risultato che lo stesso paziente riceveva diverse diagnosi a seconda dell'orientamento clinico del professionista che lo visitava.

Questa babele non poteva durare, e con il DSM-III, pubblicato nel 1980, si decise di passare ad un paradigma medico-fenomenologico, ovvero basarsi solo su ciò che è osservabile (storia clinica, comportamento e decorso clinico) e quindi condivisibile - purtroppo, non si possono vedere gli stati mentali di un paziente, e perciò li si è messi da parte.

I risultati sono ben lontani dall'essere soddisfacenti - per questo il libro continua a subire revisioni e ad essere ferocemente criticato - ma dar retta ad Anatrella significherebbe imporre a tutti i clinici la stretta osservanza freudiana (precisiamo: del freudismo che professa Anatrella), indipendentemente dai meriti effettivi di questo indirizzo psicologico e terapeutico.

Quella di Anatrella non è una critica migliorativa, ma assai peggiorativa. Aggiungiamo il fatto che la psicoanalisi freudiana non è una scienza (lo aveva spiegato bene Karl Popper: non crea ipotesi falsificabili), e completiamo il ritratto di una persona che ripudia la scienza, cerca una verità oggettiva con mezzi meno sicuri e più presuntuosi e, peggio ancora, la vuole imporre agli altri.

Infine, mi permetto di osservare che Anatrella ha i suoi ammiratori che lo descrivono come uno specialista di fama internazionale; in campo scientifico, la fama si misura solo sulla base delle pubblicazioni peer-reviewed.

"Peer-reviewed = riveduto dai pari" significa che l'articolo od il libro non viene pubblicato finché non viene esaminato da altri esperti della materia, i quali non devono lodarlo a prescindere, ma individuare tutti i suoi difetti, in modo che l'autore possa correggerli prima della pubblicazione, con beneficio di tutta la comunità scientifica.

I difetti non vengono corretti? Lo scritto non si pubblica, cosa che tutela anche il buon nome dell'autore.

Le migliori riviste mediche peer-reviewed sono indicizzate su PubMed, ed in quel database l'unico articolo scritto da "Anatrella T." (immagino che sia lui) è questo:
Servir. 1988 Jul-Aug;36(4):192-200.
[Psychological aspects: information, prevention and the company of patients with AIDS].
[Article in Portuguese]
Anatrella T.
PMID: 3144746 [PubMed - indexed for MEDLINE]
Un po' poco per dare "fama internazionale"; questo è l'elenco dei libri di Anatrella pubblicati in francese tenuto da Amazon, e credo che nessuno degli editori citati pratichi il peer-review.

In Italia sappiamo che è successo: l'editore del libro di Anatrella che sto stroncando non si sogna nemmeno di correggere gli errori di grammatica in quarta di copertina, se a commetterli è un cardinale - figuriamoci fare peer-review!

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale