Soggettivo Chaire

Ho comprato la dispensa
e credo di aver speso male i miei € 2,00.

Cominciamo con quello che è scritto a pagina 2:
Basandoci sull'intima essenza della persona umana, creata e amata da Dio, e lasciandoci guidare dalla voce autorevole della Scrittura e del Magistero, cercheremo di toccare i diversi aspetti legati alla tendenza e al comportamento omosessuale, con l'ausilio della storia, della filosofia, della psicologia, della pedagogia e di altre scienze.
Ora, parlare di omosessualità significa parlare della mente umana, argomento in cui l'ordine dei fattori ispiratori dovrebbe essere invertito: prima le scienze, poi la teologia. Nessuno prenderebbe sul serio un libro di meccanica celeste i cui autori scrivessero nella prefazione che si basano sulla Scrittura e sul Magistero, e vogliono toccare i vari aspetti della meccanica celeste con l'ausilio di matematica, fisica, astronomia ed altre scienze.

Non è dimostrazione di cultura biologica scrivere a pagina 5:
L'omosessualità non costituisce quindi la "natura" della persona, intendendo il termine natura come il principio che dispone lo sviluppo secondo la direzione inscritta nell'essenza della persona (cioè in armonia con gli aspetti spirituali, psichici e biologici).
Questa che qui viene chiamata natura è quello che Aristotele chiamava entelechia; i biologi neodarwinisti (a partire da Richard Dawkins) si guardano bene dall'usare questo concetto, perché il corpo è creato a partire dai geni, ed il comportamento ne è almeno parzialmente determinato; ed i geni non sono entelechie, bensì norme di reazione - ovvero che stabiliscono quale sarà la struttura e l'attività di un organismo a partire dall'ambiente in cui si trova; Dawkins ha chiamato il gene egoista, in quanto la sola finalità di ognuno è propagare se stesso alle future generazioni, non il realizzare un disegno trascendente.

Poiché però ogni gene convive con altre centinaia e migliaia, è costretto a coordinare la sua attività con quella degli altri, ed il risultato è un comportamento che, nella maggiore e migliore parte dei casi, è orientato ad uno scopo.

Può sembrare la mia una pignoleria inutile, ma il concetto di entelechia fa pensare ad un organismo che agisce obbedendo al decreto di un monarca assoluto (guarda caso, il Dio degli scolastici); il paradigma del gene egoista al comportamento che obbedisce alla legge promulgata da un Parlamento, in cui ogni parte della società civile ha la sua voce e fa pesare i suoi interessi.

Altro difetto di quest'opuscolo è l'occuparsi quasi esclusivamente dell'omosessualità maschile - di quella femminile si parla solo quando si è costretti a farlo da questa citazione di Romani 1:26-27 [cito dalla Nuova Riveduta, non dall'opuscolo]:
26 Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura;
27 similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.
ciononostante, per l'omosessualità femminile gli autori dell'opuscolo non hanno né una teoria né una proposta.

La descrizione dell'eziologia dell'omosessualità maschile è semplicemente incredibile: io non sono gay, ma, in qualità di tesoriere e bibliotecario dell'Arcigay di Verona, ho conosciuto decine di maschi omosessuali, e nessuno risponde a questa descrizione di pagina 6:
L'omosessualità ha le sue radici in un problema dell'identità di genere. Questo non significa che (nella quasi totalità dei casi) gli uomini con tendenze omosessuali pensino di essere donne. Significa invece che, ad esempio, gli uomini con tendenze omosessuali pensano di non essere all'altezza degli altri uomini, di non poter soddisfare le richieste che vengono fatte a un uomo, di essere sprovvisti di quel pacchetto di virilità che in realtà ogni uomo deve faticosamente costruire.
Prima di criticare nel merito queste affermazioni, è opportuno far notare che la politica del coming-out ha lo scopo di consentire a coloro che appartengono alla maggioranza eterosessuale non solo di avere una stima più esatta della prevalenza delle minoranze sessuali (come, seppur in termini denigratori, ammettono anche gli autori della dispensa), ma anche di constatare come gli omosessuali siano diversi da come li descrivono gli omofobi.

Gli autori della dispensa propongono agli omosessuali la confessione sacramentale in luogo del coming-out; la scelta di ricorrere ad un sacramento è privatissima, e non mi sogno certo di sindacarla; ma il consiglio è implicitamente quello di non mettere in discussione quello che si dice di sé in quanto omosessuale, anche se non ha senso alcuno.

Chi si confessa accetta le categorie teologiche del confessore, e se si sogna di metterle in discussione, rischia di vedersi rifiutata l'assoluzione - la cosa è inevitabile, accade anche nei tribunali laici, e mostra che se si vuole che le persone, i teologi, i confessori ed i penitenzieri abbiano un'idea più precisa di come vivono gli omosessuali, e di come relazionarsi con loro, occorre uscire allo scoperto (facendo appunto il coming-out), smentire le idee sbagliate che circolano, mostrare con l'esempio che l'essere omosessuali non significa essere peggiori, ed affermare il messaggio che le persone (non solo gli omosessuali) non si giudicano a tavolino, ma conoscendole bene.

Entrando nel merito, che cosa contenga il "pacchetto di virilità che in realtà ogni uomo deve faticosamente costruire", gli autori dell'opuscolo non lo dicono - cosa che contrasta con il brano precedentemente citato, in cui si usa la parola natura con il significato di entelechia: se loro sapessero davvero qual è la natura umana, non avrebbero difficoltà a spiegarla a chi non la sa, o ne contesta il concetto.

Quello che posso immaginare è che per loro il "pacchetto" contenga quattro cose (anche se non sono esclusive dei maschietti): le doti erotiche, le capacità genitoriali, la professionalità lavorativa ed il valore militare; quasi tutti i maschi omosessuali che conosco hanno avuto anche relazioni con donne, molti sono stati anche sposati, e tutti hanno una corte di frociarole che li considerano i migliori uomini che possono conoscere; questo mostra che non sono le capacità di entrare in relazione erotica con il femminile a mancare in loro - non lo fanno perché non interessa loro.

Per quanto riguarda la paternità, molti maschi omosessuali sono anche padri o vogliono diventarlo - se ormai nessun tribunale di alcun paese civile ritiene l'omosessualità del genitore motivo per privarlo della custodia del figlio, è perché l'esperienza ha dimostrato che i genitori omosessuali sono pari agli altri.

Per quanto riguarda la professionalità lavorativa (che anche le donne hanno, anche se la società la svaluta), basti dire che Tim Cook, il CEO della Apple, attualmente la più grande società al mondo per capitalizzazione in borsa, è un gay dichiarato. Mi pare il controesempio più convincente dell'affermazione secondo cui un uomo gay ha paura delle responsabilità tipiche del genere maschile.

Per quanto riguarda il valore militare (che, a dire il vero, hanno anche le donne), non credo di dover ricordare ai lettori le prodezze del Battaglione Sacro tebano, e di molti combattenti omosessuali e bisessuali di tutti i tempi e paesi, tra cui Giulio Cesare, molti imperatori romani e cinesi.

Se Barack Hussein Obama ha abolito il DADT, consentendo ai gay dichiarati di servire nelle forze armate americane, è stato anche perché i soldati americani avevano potuto apprezzare l'eroismo dei soldati omosessuali degli altri paesi che hanno combattuto insieme con loro.

La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, diceva Carl von Clausewitz, ed i politici gay o bi non sono mai mancati  - il migliore di loro è stato Mohandas Karamchand Gandhi, a giudicare dalla corrispondenza con Hermann Kallenbach.

Gli esempi tratti dalla storia vengono rifiutati dagli autori dell'opuscolo, in quanto essi intendono concentrarsi sull'omosessualità in senso moderno, che ritengono un frutto dello sconvolgimento sociale portato dalla Rivoluzione Francese, che avrebbe portato alla crisi dell'identità di genere di cui l'omosessualità sarebbe un sintomo.

Considerato che gli autori incolpano anche il femminismo di questo, c'è da pensare che ci sia una visione reazionaria della società dietro i loro sforzi: ogni persona ha un ruolo divinamente ordinato nella società, e guai a crearsi il proprio.

In ogni caso, il modo in cui trattano l'argomentazione storica mi pare estremamente significativo: sostengono che
Nell'antichità, come nel Medioevo, si trovano sodomiti che, per vizio, per manifestare la propria superiorità o per altri motivi, compiono atti omosessuali nei confronti di giovani o di schiavi, così come esistono forme di prostituzione maschile.
Dicono anche:
(Nella Grecia antica) c'era l'idea che solo il rapporto tra un adulto maturo e il ragazzo preparava quest'ultimo alla vita sociale e politica. Ma tale rapporto era socialmente e legalmente accettato solo se non si protraeva oltre i limiti di età previsti per l'adolescente, che poi doveva assumere un atteggiamento diverso.
Del primo brano va detto che concludere un elenco con la locuzione "o per altri motivi" vanifica l'elencazione: se io trovassi un motivo non compreso nell'elenco, e lo rinfacciassi agli autori, questi risponderebbero: "Ma noi ci siamo parati le terga con quella locuzione. Qualsiasi cosa tu possa scoprire, non ci può dare torto."

Questo modo di procedere non è scientifico, perché la scienza procede formulando affermazioni falsificabili (Karl Popper docet), e quello che hanno scritto falsificabile non è. Comunque, visto che la polemica la devo proseguire, cerco di salvare quello che hanno scritto cercando di capire che cosa veramente sorprenderebbe gli autori - e non hanno pensato che potrebbe far parte degli "altri motivi".

In nessuna parte dell'opuscolo si prende in considerazione la possibilità che due persone (o meglio, due maschi, visto delle donne non si parla praticamente mai) omosessuali siano unite dall'amore; eppure la letteratura di tutti i tempi e tutti i paesi (anche quelli che oggi si vantano della loro omofobia, come i paesi arabi ed alcuni paesi islamici come l'Iran) celebra l'amore omosessuale, tramandando ai posteri i nomi di coppie celebri, come Davide e Gionata in Israele, Armodio ed Aristogitone in Grecia, l'imperatore cinese Ai Di degli Han Anteriori e Dongxian, l'imperatore romano Adriano ed Antinoo, i Santi Sergio e Bacco nel tardo impero romano, il sultano Mahmud Ghaznavi e Malik Ayaz in Persia, eccetera.

Eva Cantarella fa pure notare che le uniche donne greche che scelsero il loro partner (femminile, in questo caso) per amore erano quelle che vivevano nei "tiasi" come quello della poetessa Saffo, l'unica poetessa greca che celebrò l'amore - un amore omosessuale che ha commosso i lettori di tutte le generazioni e tutte le identità sessuali, visto che la alla leggenda secondo cui ella si sarebbe tolta la vita perché respinta da un barcaiolo chiamato Faone non crede più nessuno.

La continuità del topos letterario attesta la continuità del vissuto, anche se le società lo regolamentano (o lo proibiscono) in modo diverso. Non si può dire che le relazioni omosessuali sono esclusive dell'Occidente moderno.

E' vero che nella Grecia antica la pederastia aveva un valore iniziatico, e l'adulto che avesse persistito nel ruolo di omosessuale passivo era socialmente disapprovato, ma non c'era nessuna pena per chi, cresciuto, continuasse ad avere questo tipo di rapporti; Platone poté lodare l'amore omosessuale nel Simposio; Pausania ed Agatone, pur derisi, poterono continuare ad amarsi ed andarono a vivere insieme alla corte di Archelao I di Macedonia; il Battaglione Sacro tebano, composto da 150 coppie di guerrieri omosessuali, cadde eroicamente a Cheronea; e la relazione tra Alessandro Magno ed Efestione sconvolge solo i bigotti.

Se l'omosessualità in Cina è poeticamente definita la passione della manica tagliata, è perché si dice che il gia citato imperatore Ai Di, per non svegliare il suo favorito Dongxian, si tagliò la manica della sontuosa veste.

Più complicata è la situazione nell'antica Roma: durante la Repubblica, il modello predominante era la "virilità da stupro" (così la chiama Eva Cantarella), per cui il maschio doveva sempre essere attivo, ed il passivo era disapprovato e pativa pure conseguenze legali; ma dopo la conquista della Grecia la situazione si evolvette, favorendo una maggiore tolleranza per queste unioni, manifestata anche dalla poesia del periodo.

Di essa esponente di spicco è il nostro concittadino Catullo, il quale nel Carme 61, che pure è un epitalamio, cioè dedicato al matrimonio di un uomo con una donna, descrive anche i turbamenti del "concubino" dello sposo, cioè dello schiavo che era diventato il suo amante, stabile anche se non esclusivo secondo Eva Cantarella, che ora temeva di essere abbandonato, ma doveva partecipare attivamente alla festa nuziale.

Lo sdoganamento avvenne con Giulio Cesare, che aveva relazioni sia con donne che con uomini, ed era il prototipo del "versatile", in quanto di lui si diceva che fosse la moglie di tutti i mariti, ed il marito di tutte le mogli; ciononostante, riuscì a dimostrare che essere passivo a letto non vuol dire essere passivo nella vita. 

Pare che all'inizio dell'impero romano si celebrassero a Roma anche matrimoni tra due uomini (senza valore legale) - Nerone ne avrebbe celebrati addirittura tre, secondo Svetonio; ma il paradigma delle coppie omosessuali romane è quello dei già citati Adriano imperatore e del suo favorito Antinoo, morto annegato nel Nilo e subito dopo deificato; l'inconsolabile imperatore Adriano gli dedicò tante città e tante statue, tanto che il volto del bel giovane è uno dei più noti della statuaria romana.

Tutti questi esempi (e potremmo aggiungerne altri, come ad esempio la poesia omoerotica araba e persiana, nonché quella ebraica che ne ha subìto l'influenza) mostrano che non è vero che l'omosessualità non ha niente a che fare con l'amore, e che c'è una cesura tra il modo in cui vivevano l'amore omosessuale i protagonisti nell'antichità e quello odierno.


E se nel passato solo la letteratura e la filosofia potevano indagare sull'amore eterosessuale ed omosessuale, ora sono arrivate le neuroscienze, che, in studi come questo, mostrano che l'amore per una persona, che sia del proprio genere o dell'opposto genere, induce la medesima attività cerebrale - ovvero, il sentimento eterosessuale e quello omosessuale sono la stessa cosa. Se uno è sano, lecito, e presente sin dai primordi dell'umanità, perché dichiarare l'altro illecito, patologico e frutto della Rivoluzione Francese?

Per quanto riguarda le terapie riparative, che gli autori della dispensa caldeggiano, non devo ripetere che sono scientificamente screditate, che gli ordini degli psicologi di vari paesi (Italia compresa - vedi anche qui che pensano gli psicologi seri degli autori di questa dispensa) le vietano, che è pure accaduto che la terapeuta inglese Lesley Pilkington sia stata cacciata dalla British Association for Counselling and Psychotherapy per aver proposto di condurne una (ignara che il cliente Patrick Strudgwick era in realtà un giornalista gay armato di registratore).

Va aggiunto che è stata recentemente approvata una legge in California che vieterà di praticarle sui minori di 18 anni dal 1 gennaio 2013, visti i danni che provocano; la legge è stata però impugnata per sospetta incostituzionalità, e la sua efficacia è stata perciò temporaneamente sospesa.

Va osservato che il fatto che gli ordini degli psicoterapeuti di vari paesi vietino le terapie riparative significa che chi le pratica lo deve fare clandestinamente, senza supervisione né controllo, né garanzia di rispettare la deontologia professionale (anzi, praticarle è già una violazione grave). È improbabile che chi è davvero qualificato come psicoterapeuta accetti di praticarle, e chi vi si sottopone o vi sottopone i figli si mette nella stessa situazione di chi compra medicine in Internet. Persona avvisata mezzo salvata.

La dispensa inoltre riferisce che lo psichiatra americano Robert Spitzer (l'ispiratore della depatologizzazione dell'omosessualità nel 1973) aveva anticipato nel 2001 e pubblicato nel 2003 uno studio da cui sembrava possibile cambiare l'orientamento (omo)sessuale di una persona - ma nel 2012 Spitzer si è scusato con la comunità LGBT perché ha riconosciuto le mancanze di quello studio.

Gli autori della dispensa non potevano immaginarlo quando l'hanno data alle stampe nel 2005 (anche se dovevano sapere che lo studio non era peer-reviewed, e quindi non lo si poteva prendere sul serio, ad onta della fama del suo autore), ma noi lo sappiamo e potremmo chiedere loro la stessa integrità professionale di Spitzer - ovvero scusarsi per le informazioni sbagliate fornite.

Per quanto riguarda Alfred Kinsey, di lui dicono a pagina 7 che:
In questa pubblicazione ["Il rapporto Kinsey"] Kinsey sostiene che il 10% della popolazione maschile sarebbe prevalentemente o esclusivamente omosessuale. Il motivo per cui questo dato non è stato confermato è molto semplice: Kinsey ha manipolato il campione di individui intervistati per ottenere quei dati.
Kinsey non è inappuntabile, ma credo che la risposta più equilibrata l'abbiano data Patricia e Kamal Weerakoon, che si dichiarano cristiani (Kamal è uno studente di teologia, Patricia una lettrice di scienze biomediche) in quest'articolo, che riassumo per chi non conosce l'inglese.

La metodologia impiegata da Kinsey oggi non sarebbe accettabile per diversi motivi; per giunta lui non era bravo in statistica, e l'unico modo che conosceva per correggere i difetti di un campione era aumentarne le dimensioni; purtroppo, lui nell'aumentare le dimensioni deformava ulteriormente il campione; per esempio, voleva maggiori informazioni sugli omosessuali? Intervistava tanti omosessuali; voleva maggiori informazioni sui pedofili? Intervistava tanti pedofili.

Il risultato è stato che i comportamenti sessuali "estremi" venivano sovrarrappresentati, e non per dolo specifico di Kinsey; i difetti metodologici dei suoi studi sarebbero oggi considerati mortali, e nessun editore serio ora li pubblicherebbe; però, dicono gli autori dell'articolo, Kinsey ha avuto il merito di cambiare positivamente gli atteggiamenti della società verso il sesso, gli omosessuali [non mi fraintendete: gli autori dell'articolo ritengono il comportamento omosessuale incompatibile con la fede cristiana - ma ciononostante non vedono motivo di sparlare degli omosessuali] e le donne; io aggiungo che nessun altro ha fatto uno studio tanto vasto sulla sessualità umana, e si cerca in qualche modo di salvarlo rielaborando i dati grezzi dopo aver tentato di "ripulire" il campione - come potete leggere qui.

Il riassunto che gli autori dell'opuscolo che sto stroncando danno dei risultati di Kinsey è però considerato un abuso - traduco quello che scrivono Patricia e Kamal Weerakoon:
Non c'è da sorprendersi che delle ricerche più recenti, eseguite con metodi migliori, hanno mostrato che le varianti del comportamento sessuale sono assai meno comuni di quello che i dati di Kinsey ci farebbero credere. 
Prendete ad esempio la famosa (o famigerata) cifra del 10% per gli omosessuali nella popolazione. I veri risultati di Kinsey sono come seguono (Kinsey, Pomeroy and Martin, 1948, p. 650): 
  • il 37% della popolazione ha avuto una qualche esperienza apertamente omosessuale fino all'orgasmo tra l'adolescenza e la senilità;
  • il 10% della popolazione è stata più o meno esclusivamente omosessuale (5-6 [sulla scala Kinsey]) per almeno tre anni, tra i 16 ed i 55 anni;
  • il 4% sono esclusivamente omosessuali per tutta la loro vita adulta.
Come potete vedere, la cifra del 10% era solo una di una gamma di statistiche, e contava per un solo gruppo in particolare: le persone che avevano avuto comportamenti omosessuali per almeno tre anni in tutta la loro vita adulta. Solo il 4% di chi aveva risposto era omosessuale per tutta la sua vita adulta. Perciò non è lecito usare la cifra del 10% come se Kinsey avesse 'provato' che il 10% della popolazione fosse 'naturalmente' omosessuale. Questo semplicemente non è quello che i dati di Kinsey hanno rivelato.
E' vero che l'abuso lo fanno anche molte pubblicazioni gay, ma ci sono cascati anche gli autori dell'opuscolo, i quali, oltretutto, si sono basati su questo libro:
Reisman, J. A., Eichel, E. W., Court, J. H. and Muir, J. G. 1990. Kinsey, Sex and Fraud. Lochinvar-Huntington House Publishers, Lafayette, LA.
che in realtà, secondo Patricia e Kamal Weerakoon, è molto screditato; la prima degli autori, Judith Reisman, avrebbe addirittura fatto causa all'Istituto Kinsey, perdendola.

Per quanto riguarda l'omosessualità animale, sono d'accordo con gli autori dell'opuscolo che è un campo molto vasto e tuttora da approfondire, che non si presta a facili traslazioni al campo umano (anche se mostra che l'omosessualità non è un sottoprodotto della Rivoluzione Francese); però tre cose vanno contestate.

La prima è che non è detto che tutti gli atti sessuali tra animali abbiano valore procreativo - perciò non sarebbe il caso di chiedersi se gli atti omosessuali tra animali siano degli errori dal punto di vista evolutivo; la seconda è che la distinzione tra maschio e femmina è puramente convenzionale: nelle specie oogame (cioè in cui i gameti hanno dimensioni diverse), femmina è l'animale che produce il gamete più grosso, maschio l'animale che produce il gamete più piccolo - pertanto dire, a pagina 25:
Non bisogna dimenticare che, per gli animali, l'essenza della femminilità consiste nell'essere sottomesso, cioè "messo sotto", in senso propriamente fisico.
mostra solo ignoranza della biologia. La terza affermazione che contesto è questa, sempre a pagina 25:
(...) ciò non significa che gli uomini debbano regolare la propria vita con le stesse modalità degli esseri viventi non dotati di autocoscienza e ragione: le leggi con cui vanno regolati i comportamenti umani sono di natura diversa e vanno cercate là dove Dio le ha scritte, cioè nella natura umana.
Ho già contestato il concetto di "natura come entelechia"; posso aggiungere che l'etica e la religione sono due cose diverse (non si può provare l'esistenza di Dio, ma è possibile argomentare la bontà di un comportamento), eppure il cristianesimo ha dato una bella formulazione del principio etico fondamentale in Matteo 22:39 (che cita Levitico 19:18):
Ama il prossimo tuo come te stesso.
I grandi sistemi etici (come il kantismo e l'utilitarismo) derivano da questa semplice norma, che non ha bisogno di appoggiarsi alla Rivelazione (e perciò tutti possono approvare), eppure funziona molto bene; il converso di questo principio è, nelle parole di Hillel il Vecchio riferite dal Talmud (bShabbat 31a):
Quello che ti è sgradito, al tuo prossimo non lo fare.
E tra le cose da non fare perché a chiunque sgradite c'è il proibire quello che non fa male a nessuno. La separazione tra la religione e lo stato, iniziata proprio da Gesù quando disse [Matteo 22:21; Marco 12:17; Luca 20:25 - Nuova Riveduta]:
Rendete a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio
non solo impone di distinguere il reato (ciò che nuoce alla società) dal peccato (ciò che viola un precetto religioso), ma riafferma anche l'autonomia dell'etica (che si rivolge a tutti coloro che vivono in una società) dalla religione (che si rivolge solo a chi ha il dono della fede).

Ci sarebbero altre cose da dire, ma non posso fare una stroncatura più grande dell'opuscolo; mi limito a ribattere ad un paio di osservazioni sulla Bibbia.

Gli autori insistono sulla tradizionale interpretazione cattolica del brano di Sodoma e Gomorra (Genesi 19), ovvero che l'omosessualità maschile era il peccato da punirsi così gravemente; ma Ezechiele 16:49 [Nuova Riveduta] aveva già spiegato prima di Paolo:
Ecco, questa fu l'iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figlie vivevano nell'orgoglio, nell'abbondanza del pane, e nell'ozio indolente; ma non sostenevano la mano dell'afflitto e del povero.
Con quest'interpretazione concordano gli ebrei ortodossi, che pure sono quasi altrettanto omofobi della Chiesa cattolica - non si può quindi sostenere che quest'interpretazione sia avanzata al solo scopo di portare avanti la causa gay.

Per quanto riguarda l'episodio riferito da Matteo 8:5-13, Luca 7:1-10, e con una significativa variante da Giovanni 4:46-54, ovvero la guarigione del paîs (propriamente, "fanciullo"; ma di solito si intende qui come "servo") del centurione, va detto che gli antichi romani trattavano malissimo i loro schiavi, a meno che non fossero preziosi per le loro doti; e poiché paîs in greco designava anche il partner giovane e passivo di un rapporto pederastico, è inevitabile chiedersi se tanta sollecitudine del centurione per il suo servo non indicasse che questi era il suo concubino - nel senso di Catullo.

L'interpretazione di altri passi biblici lascio che siano altri a contestarla.

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale