Critica di Indigo Blue / Ebine Yamaji


Al Bookout di Pisa ho comprato, tra i tanti libri:

e l'ho considerato la più bella storia d'amore tra donne che ho letto.

In realtà si tratta di un triangolo tra Rutsu Nakagawa, una scrittrice che esprime le sue velate pulsioni lesbiche nelle sue narrazioni, Riuji, il suo editor ed amante, e Tamaki Yano, redattrice della rivista "Nerve" che, da fan della scrittrice ne diventa infine la compagna.

La storia si svolge su due piani - letterario ed esistenziale, in quanto l'evolversi della personalità e della scrittura di Rutsu procedono di pari passo; il racconto inizia con Tamaki che dice a Rutsu di aver capito che il protagonista di un suo racconto, "Una manciata di attimi", un illustratore che fa l'amore con una donna con le dita intrise del colore blu indaco (quello che dà il nome al fumetto) e le macchia piacevolmente il seno che accarezza, potrebbe essere una donna: viene infatti identificato come "Y", e non c'è nessuna indicazione grammaticale che ne chiarisca il genere.

Anche Riuji sospetta che ci sia una tematica lesbica latente nelle opere di Rutsu, e critica molto favorevolmente il romanzo che sta ora scrivendo Rutsu - la storia di una donna sposata che si scopre innamorata di una donna, ed è dibattuta tra questo nuovo amore e la fedeltà coniugale. Non sa che la storia sta parlando di loro due!

Le cose in realtà non sono così semplici: Rutsu, quando le viene chiesto se "Y", il protagonista di quel racconto, è davvero una donna, risponde che l'ambiguità è voluta, perché il personaggio stesso non sa come definirsi.

Nel fumetto Rutsu dice a Tamaki che è stato un segno del destino che quel personaggio si chiamasse "Y", e lei avesse per cognome "Yano"; Tamaki risponde che sono cose che dicono tutte le donne innamorate, ma c'è una scena che fa pensare
che Tamaki sia davvero l'incarnazione dell'ambigu* "Y".

Tamaki infatti dice una volta che vorrebbe avere un pene per penetrare Rutsu, e "sentirla meglio"; ed un'altra volta dice che preferisce fare il "cunnilingus" che riceverlo, ma che quella volta Rutsu glielo aveva fatto meravigliosamente.

Ora, chiunque può fare un "cunnilingus", ma per riceverlo occorre essere venute a patti con la propria femminilità. Non era soltanto Rutsu che faceva fatica ad accettare di essere lesbica; anche Tamaki faceva fatica ad accettare di essere donna - e le due amanti sono maturate insieme.

Ma questa maturazione ha un limite: nel romanzo che Rutsu sta scrivendo la protagonista sacrifica l'amore con la sua donna alla famiglia "tradizionale"; nella vita Rutsu trova il coraggio di fare "coming out" con Riuji e lasciarlo, sia come amante, che come editor.

Però ... in questa storia le femmine sono subordinate ai maschi: la scrittrice femmina Rutsu sottopone le sue opere al giudizio dell'editor maschio Riuji, e le volte in cui ci vuole qualcuno che offra una diversa prospettiva (gli anglosassoni dicono: "to think out of the box"), è Den, un altro suo amico maschio, sposato e padre di famiglia, ad offrirgliela.

La subordinazione più evidente sta nel fatto che Rutsu (lo dice lei stessa) non va a letto con Riuji per amore, ma perché lui le serve; la situazione è peggiorata dal fatto che Riuji, convinto di farle un favore, fa in modo di diventare il suo editor.

Questo però lo pone in una posizione di potere nei confronti di Rutsu, ed impone all'autrice Ebine Yamaji di modulare con attenzione il rapporto tra Riuji e Rutsu, per risparmiare a Riuji la nomea di stupratore o babbeo, ed a Rutsu la nomea di vittima o di meretrice.

A mio avviso ci riesce abbastanza bene: Rutsu non fa l'amore con Riuji per amore o desiderio, ma lo fa comunque per scelta; e Riuji si rende conto che Rutsu non risponde come tutte le altre donne che ha conosciuto biblicamente, ma non la costringe a nulla.

Però Riuji deve accollarsi comunque una buona dose di colpa: non avrebbe dovuto mettersi in una posizione di potere nei confronti di Rutsu (la deontologia di molte professioni vieta al professionista di avere rapporti sessuali con il proprio cliente, proprio per lo squilibrio di potere tra i due), ed i dubbi sulle reali sensazioni (e motivazioni) di Rutsu avrebbero dovuto fermarlo.

Temo che non sia raro il caso di una donna lesbica che ha rapporti di convenienza con un uomo (il motivo più semplice e nobile è quello di essere fecondata - tema che si ritrova in quest'altra graphic novel della medesima autrice:


che vale la pena leggere), e questo avrebbe dovuto rendere Tamaki comprensiva alla scoperta che Rutsu la tradiva con Riuji; ma lei invece si arrabbia moltissimo.

Penso che questa scenata sia servita non solo per dare alle lettrici una prova dell'amore che lega Rutsu e Tamaki, ma anche per discolpare Riuji: la scenata si giustifica soltanto se c'era veramente del sentimento tra Rutsu e Riuji, anche se in altre circostanze non li avrebbe portati a letto.

La storia finisce bene, ma c'è una cosa che vorrei aggiungere. Molti maschi etero hanno la fantasia di amare una donna impegnata in una relazione lesbica, e curiosamente il fumetto di Yamaji viene incontro alle loro fantasie; inoltre, la subordinazione delle donne Rutsu e Tamaki ai maschietti Riuji e Den li rassicura che questi amori non sovvertiranno i rapporti tra i sessi.

In "Love My Life" le cose vanno meglio: Eri sfugge al destino impostole dalla famiglia, ed anziché diventare una casalinga, od un avvocato come suo padre e suo fratello [non era la sua vera vocazione, ma soltanto una "protesta virile", cioè un tentativo di dimostrare che valeva non meno di loro], diventa una scrittrice di successo - anche la romanziera vive delle sue parole, come l'avvocato.

Curiosa è una cosa: Rutsu e Tamaki hanno dei cognomi (rispettivamente Nakagawa ed Yano), mentre Riuji e Den non li hanno. Mi sono chiesto perché, e credo che questo accada perché rappresentano l'"Animus" di Rutsu Nakagawa - come fossero le incarnazioni del "maschio eterno", e chi è eterno non ha genealogia né famiglia.

Il cognome "Yano" comincia con "Y" come quello dell'autrice, "Yamaji", il che fa pensare che Ebine Yamaji abbia fatto una storia quasi autobiografica, quali quelle che scrive Rutsu Nakagawa.

Tornando all'"Animus", in "Love My Life" è rappresentato dal padre della protagonista, un gay che ha sposato una lesbica perché entrambi desideravano un figlio, ed anche gli altri maschi della storia sono gay - penso che la storia abbia uno svolgimento migliore perché l'Animus qui non è eterosessista, e non condiziona altrettanto negativamente la protagonista.


Raffaele Ladu