Programmare la diseguaglianza

La settimana scorsa è stato presentato alla Camera il "Decreto Sviluppo", che tra le tante norme contiene una modifica all'articolo 537-bis del Codice Civile, per cui il testatore può dividere la "legittima" verso i figli non più in parti uguali, ma la metà può distribuirla come vuole.

La più ovvia delle osservazioni (vedi i link [1][2] e [3]) è che la norma giova direttamente a Silvio Berlusconi, che potrebbe decidere di favorire i due figli di primo letto contro gli altri tre - ed usare magari questo come arma di pressione nella causa di divorzio con Veronica Lario.

Altre persone però dicono di ricavarne beneficio, e sono gli imprenditori riuniti nell'AIDAF, la quale da molto tempo propone una cosa del genere (vedi [4]); se questo discolpa in parte Berlusconi (che può dire di non aver pensato solo a se stesso), non toglie un grave inconveniente della proposta.

Ad ogni sistema familiare si accompagna un "contenuto ideologico" (per citare il libro [5]), nel senso che i sistemi in cui i figli ereditano in parti uguali incoraggiano a pensare che tutte le persone hanno i medesimi diritti (perché ereditano in parti uguali) e doveri (perché ogni erede paga i debiti del de cuius in proporzione a quanto ha ereditato).

I sistemi in cui l'eredità viene ripartita tra i figli in modo diseguale incoraggiano invece a pensare che le persone sono intrinsecamente diseguali; e nei casi in cui l'eredità venga attribuita con il sistema del "maggiorascato" (ovvero uno solo dei figli - di solito il maschio più anziano - eredita tutto), si incoraggia a divinizzare gli eletti ed a disumanizzare i reietti.

Ed infatti Courbage e Todd notano che il nazismo tedesco, lo sciovinismo giapponese ([6], ma vedi anche [7]), e l'etnocentrismo che in Ruanda portò al genocidio poterono attecchire e fare molto danno perché Germania, Giappone e tribù ruandesi praticavano appunto il "maggiorascato".

Il danno maggiore questo sistema familiare lo fa quando non è possibile per i figli lasciare la famiglia d'origine fino alla morte del patriarca, perché questo crea una situazione di sottomissione autoritaria ad un capo che non hanno scelto; quando invece la legge e la tradizione lo consentono, sono possibili la libertà e la democrazia.

Un esempio classico è l'Inghilterra: lì era considerato normale che l'uomo sposato lasciasse la famiglia d'origine, con l'aiuto economico di quest'ultima; però il padre poteva disporre dell'eredità a suo piacimento, col risultato che il sistema politico inglese era democratico, ma non egualitario.

Un sistema egualitario (almeno per i maschietti) ma non democratico era dato da Francia, Russia e Cina: divisione dell'eredità in parti uguali, ma con obbligo di risiedere insieme con il patriarca fino alla sua morte. E queste sono state le caratteristiche delle rivoluzioni di quei paesi - eguaglianza senza libertà.

Le società in cui la ripartizione delle eredità tra i figli è in parti eguali incoraggiano a pensare in modo universalistico, ovvero a soluzioni che valgano per la generalità degli esseri umani - allo stesso modo in cui in una famiglia siffatta qualsiasi soluzione deve funzionare egualmente bene per tutti i figli e coeredi.

Invece, quando è possibile manipolare le quote ereditarie, diventa concepibile pensare a soluzioni che funzionino solo a prezzo dell'esclusione o dello sfruttamento di alcune persone - di quelle che si è già deciso che conteranno poco o punto.

E questa è la politica del centro-destra in Italia. Questa modifica delle regole ereditarie non è semplicemente un regalo a Berlusconi ed a tutte le famiglie di imprenditori che non hanno saputo impostare l'educazione dei loro figli preparandoli ad una gestione collegiale dell'impresa di famiglia - è il miglior riassunto del modello di società che ha in mente Berlusconi.

Inoltre, paradossalmente, questa misura ci costringe a rimpiangere che il primato non sia automaticamente attribuito al primogenito, indipendentemente dal sesso.

Infatti in Italia il rapporto fra i sessi [7] è, alla nascita, di 1059 maschi ogni 1000 femmine - il che significa che la probabilità che il proprio primogenito sia femmina (e quindi, nella nostra ipotesi, a lei vada il governo dell'azienda), è del 48,57%.

Poiché le signore hanno minor mortalità dei maschietti, se la probabilità fosse calcolata sulle persone di età tra i 15 ed i 64 anni, il rapporto tra i sessi sarebbe di 103 maschi per 100 femmine - ovvero che l'azienda di famiglia passi grazie al "maggiorascato" in mano ad una femmina sarebbe del 49,26%.

Nel paese che, secondo [8], nel 2011 si è trovato al 74° posto nella classifica mondiale delle diseguaglianze di genere, quante probabilità ci sono che il titolare di un'impresa familiare privilegi spontaneamente una figlia femmina nella successione? Ben inferiori, temo.

Inoltre, visto che spesso si sceglie non il figlio/la figlia più abile, ma il/la più rassicurante, anzi, il/la più stereotipicamente "normale", la possibilità che un(a) figli* non etero sia privilegiato nell'eredità sarà almeno pari al 5-10%, che è la prevalenza di lesbiche e gay nella popolazione italiana?

Il provvedimento di Berlusconi è una licenza per discriminare, e copre inoltre l'imprevidenza di chi non è stato capace di educare la propria famiglia alla gestione collegiale, come hanno fatto invece i fondatori di multinazionali come Samsung, Wal-Mart, Ford, eccetera.

Raffaele Ladu