Omosessualità e legge islamica

L'intellettuale tunisino Abdelwahab Meddeb lamentava che l'istruzione nei paesi arabi ha creato dei mussulmani con una limitata conoscenza della legge islamica - che possono fanatizzarsi più delle persone completamente ignoranti e di quelle davvero esperte.
La voce Omosessualità e legge islamica dell'Encyclopaedia Iranica sembra fatta apposta per dargli ragione. Per prima cosa, afferma che non esistono versetti coranici che parlino esplicitamente di omosessualità, sebbene nel Corano si riporti l'episodio biblico di Sodoma e Gomorra.
Lascio per un attimo la parola all'enciclopedia:
"E Loth quando disse al suo popolo: <>" [Sura 7:80-81, traduzione di Gabriele Mandel; cfr. 26:160-166, 27:54-55, 29:28-29].
Gli esegeti ed i giuristi successivi intesero all'unanimità questo come un riferimento esplicito al rapporto anale tra maschietti, ed alla sua condanna in quanto peccato grave, appoggiando la loro interpretazione ad una varietà di hadith profetici, gran parte dei quali assai più espliciti, ma di autenticità men che impeccabile.
Infatti le migliori raccolte di hadith [detti e fatti attribuiti a Maometto], cioè quelle di Al-Bukhari e di Moslem, che contengono solo hadith considerati assolutamente autentici, ignorano l'argomento; altre raccolte considerate canoniche tramandano occasionali condanne da parte di Maometto dell'"atto del popolo di Lot", il più delle volte nella forma: "Ammazzate l'attivo ed il passivo".

Altre raccolte non canoniche aggiungono molto poco - salvo una che prende in considerazione anche i rapporti lesbici, condannandoli come una forma di fornicazione, ed un'altra che dice che uno dei segni della fine dei tempi saranno gli adulti che sposano i ragazzi.
Esistono molte raccolte di hadith che attaccano il peccato di sodomia, scritte tra il 10° ed il 17° secolo del nostro calendario; ma l'enciclopedia le considera assolutamente inattendibili: in nessuna si cita Maometto, ma solo detti e fatti dei suoi compagni; inoltre, gli hadith di queste raccolte si contraddicono a vicenda, e, curiosamente, tutti i colpevoli di sodomia che sarebbero stati condannati a morte sono anonimi.
Perciò la legge islamica si trova alle prese con una scarsità di indicazioni concrete provenienti da Maometto, ed indicazioni contraddittorie od inverosimili attribuite ai suoi compagni e discepoli; il risultato è che non c'è accordo tra i giuristi mussulmani su che tipo di crimine è la sodomia, e sulla pena da infliggere.
L'islam sunnita si divide in cinque scuole giuridiche, ed un'esposizione dettagliata dovrebbe spiegare le differenze tra codeste scuole; comune a tutte è che la condanna a morte non è affatto inevitabile.
La scuola malikita, ed alcuni esponenti hanbaliti e shafiiti, paragonano l'omosessualità all'adulterio eterosessuale, e perciò esigono, per una condanna a morte, le medesime prove: quattro maschietti oppure otto femminucce devono aver sorpreso i due "con la penna nel calamaio", oppure i due devono aver ripetutamente confessato.
Ma la maggior parte degli shafiiti, nonché alcuni hanbaliti ed hanafiti, estendono l'analogia alle pene: come per l'adulterio, l'uomo libero e maritato viene lapidato, l'uomo libero e scapolo si becca cento frustate, l'uomo schiavo cinquanta.
Due giuristi molto famosi, Abu Hanifa e Zaheri Ebn Azm, sono indipendentemente giunti alla medesima conclusione: l'analogia con l'adulterio (zena) non regge, ed il rapporto anale è un esempio di ta'zir, ovvero un atto che può nuocere alla società, e perciò va punito a discrezione del giudice - cosa che in passato significava tuttalpiù la condanna ad alcune frustate, non certo alla pena capitale.
Preciso che sono i giuristi mussulmani ad avere la fissa del rapporto anale - qualsiasi altra cosa che porti all'orgasmo due gay (o due lesbiche) viene unanimemente considerata ta'zir, cioè un atto da punire a discrezione del giudice.
Zaheri Ebn Azm è notevole perché la sua riflessione comincia smentendo l'autenticità di tutti gli hadith sull'argomento; denigrare gli hadith che si oppongono alla propria tesi è normale per un giurista mussulmano, ma mostra che l'omofobia (così come l'antifemminismo più becero) non è inseparabile dalla religione mussulmana (come accadrebbe se fosse il Corano a stabilire la pena per l'omosessualità), ma è possibile rimuoverla vagliando attentamente gli hadith - ed è quello che del resto propongono le femministe mussulmane, che ritengono che tornare al nudo Corano migliorerebbe notevolmente la condizione della donna.
Questo per quanto riguarda l'islam sunnita, nonché due piccole sette sciite - gli ismailiti e gli zaiditi (questi ultimi diffusi soprattutto nello Yemen); gli sciiti duodecimani (che in Iran sono la religione di stato), per motivi non ben chiari, sono molto più feroci.
Per non riferire tutta l'evoluzione della dottrina, basti dire che anche per gli sciiti duodecimani è fondamentale la distinzione tra il sesso penetrativo e quello non penetrativo (l'esempio che viene fatto di quest'ultimo è infilare il pene tra le cosce); i rei di sesso penetrativo vanno giustiziati (il giudice può scegliere come), quelli di sesso non penetrativo meritano cento frustate ciascuno.
L'enciclopedia avverte però che è difficile sapere fino a che punto siano state mai applicate codeste pene. Infatti, dell'argomento si comincia a parlare soltanto centocinquant'anni dopo la morte di Maometto, e non è certo facile istruire un processo per sodomia se si ha bisogno di almeno quattro od otto testimoni.
Ma l'argomento decisivo, agli occhi dell'autore della voce dell'enciclopedia, è che almeno a partire dall'8° secolo del nostro calendario, le società arabe ed islamiche hanno sempre accettato volentieri le pubbliche dimostrazioni di affetto tra maschi, e nessuno si premurava di indagare su quello che due maschietti facevano quand'erano soli.
La voce dell'enciclopedia continua passando dalla legge alla cultura islamica - la sintetizzo in un altro articolo.

Raffaele Ladu

Omosessualità e zoroastrismo

Per caso mi sono imbattuto nell'Encyclopaedia Iranica, una colossale enciclopedia della civiltà iranica in lingua inglese redatta dal Centro di Studi Iraniani della Columbia University, e vi ho trovato delle interessanti voci sull'omosessualità nei paesi islamici in generale ed in Persia in particolare.
Non ho il tempo di tradurre per intero le voci rilevanti, e perciò mi accontendo di darne una sintesi, con il link all'originale; cominciamo con Omosessualità e zoroastrismo.
La voce dedicata allo zoroastrismo si può riassumere dicendo che è una religione eterosessista: per essa il mondo è il teatro di una battaglia tra la Divinità del Bene (Ahura Mazda) e lo Spirito del Male (Angra Mainyu), e poiché Ahura Mazda crea la vita, tutti i suoi fedeli sono tenuti ad imitarlo.
Il rapporto anale, essendo sterile, viene ritenuto un'invenzione dello Spirito del Male per distrarre le persone dalla riproduzione; anzi, si afferma che da esso nascono demoni ed un fetore particolare che contamina il mondo - tant'è vero che secondo i Libri del Pahlavi, scritti nel 9°-10° secolo DC, lo Spirito del Male si sarebbe autosodomizzato per creare le sue schiere.
Lo zoroastrismo non si limita a denigrare la sodomia (ignora invece il lesbismo), la punisce ferocemente: il partner passivo non consenziente viene fustigato, quelli consenzienti colti sul fatto possono essere impunemente uccisi; la sodomia (anche eterosessuale) viene considerata un peccato estremamente grave ed imperdonabile - solo un testo pahlavico (Dadestan i Denig) lascia aperta la possibilità della redenzione.
Curiosamente, viene ritenuto più grave sodomizzare un adulto di un bimbo; forse perché l'integrità psichica del minore non era ritenuta importante, ed il bimbo non può riprodursi. L'eterosessismo nuoce anche agli etero!

Raffaele Ladu

VESTITE DA UOMO NON DA MASCHIO

23-01-2011 - La Repubblica - SIMONE MARCHETTI
Comfort, sofisticatezza, rigore, pulizia. Le ragazze che oggi amano indossare i pantaloni del fidanzato o le signore che mettono il tuxedo del marito dichiarano una differenza di carattere, non di sesso E fanno una scelta di stile più che di genere Ecco chi sono le nuove trasformiste

Indossare i pantaloni e sentirsi in minigonna. Mettere il tailleur e scoprirsi in giarrettiera. Le donne che si vestono da uomini, oggi, non vogliono diventare maschi. Ma più femmine. È il paradosso della moda, l´ultima evoluzione di una tendenza che ha preso il via all´inizio del secolo scorso. A differenza del passato, però, lo stile androgino attuale non ha nulla a che fare col femminismo o le quote rosa. In un certo senso, ha perso i connotati per guadagnare in connotazione. Sono lontani i tempi in cui Coco Chanel rubava il jersey dai grembiuli delle cameriere per metterli alle clienti emancipate dal corsetto. O gli anni di lotta femminista in cui Yves Saint Laurent vestiva le sue muse con lo smoking del potere maschile. E sono passati anche i decenni che hanno visto Giorgio Armani traghettare le business woman nei consigli di amministrazione col tailleur al posto del tubino. Persino lo stile giapponese, quello che sbriciolò i confini tra i sessi all´inizio degli anni Novanta dando il via al minimalismo, è argomento di ieri. Le ragazze che oggi indossano i pantaloni del fidanzato (in gergo fashion si chiamano "boyfriend pants") o le signore che mettono il tuxedo del consorte dichiarano una differenza di carattere, non di sesso. E fanno una scelta di stile più che di genere.
Esemplare, a questo riguardo, è la fortuna e l´ascesa al successo di Phoebe Philo, la stilista inglese che ha riportato in auge la maison francese Céline. Nominata designer dell´anno ai Fashion British Award del 2010, Philo ha lanciato un diktat molto semplice: no frills, ovvero niente fronzoli. Niente rouches, niente ricami, niente simboli della femminilità di ieri. Solo comfort, sofisticatezza e pulizia. Dopo uno shock iniziale, nell´ultimo anno lo stile Céline e quello di chi l´ha seguita sembra essere stato digerito. Lo confermano tre proprietari di alcune tra le più importanti boutique d´Italia. Il primo è Beppe Angiolini, titolare di Sugar ad Arezzo: «Il ritorno dello stile maschile per le donne», ha dichiarato, «non ha a che fare né col minimalismo né con l´androginia del passato: è piuttosto la voglia di non farsi sopraffare dagli abiti, di trovare una cornice al proprio carattere, piuttosto che un vestito sexy che lo prevarichi». Gli fa eco Roberto Trapani, della boutique Vertice di Torino: «Dopo un momento di stanca, oggi le donne tornano a comprare giacche e pantaloni. Non solo, spesso entrano nella parte maschile del nostro negozio per acquistare pull extra large e pantaloni di lui. Il completo da uomo, poi, non viene usato solo nelle occasioni lavorative, ma soprattutto nelle serate eleganti in alternativa all´abito lungo». E Antonia Giacinti, della boutique Antonia di Milano, conferma: «Per la sera, il massimo della tendenza è unire maschile e femminile. Per questo consiglio alle mie clienti lo smoking, i tacchi alti e un top coperto davanti ma con la schiena nuda. L´effetto che si crea togliendo la giacca è un piccolo colpo di teatro. Un´accortezza che trasforma un abito in un colpo di stile».

LETTERA-APPELLO PER I DUE RAGAZZI GAY IRANIANI CONDANNATI ALLA LAPIDAZIONE

Appello al Governo italiano e alla Commissione Europea
 Roma, 20 gennaio 2011

In Iran nei giorni scorsi, due ragazzi di 20 e 21 anni, sono stati condannati alla lapidazione per aver registrato un video nel quale sarebbero protagonisti di un loro rapporto sessuale. Il video è stato scoperto sul cellulare di Ayub e Mosleh dagli agenti nella regione del Kurdistan in Iran.

Secondo diverse fonti pare che la lapidazione dei giovani ragazzi sia stata ordinata per venerdì 21 gennaio 2011.

La notizia è stata pubblicata da un giornale curdo e successivamente sarebbe stata comunicata dal comitato internazionale contro la lapidazione, che già ha lanciato una campagna mondiale contro la lapidazione di Sakineh Ashtiani condannata alla lapidazione per adulterio.

Gli attivisti lgbt(e) iraniani e le organizzazioni per i diritti umani hanno segnalato diversi casi di sentenze di condanne a morte per l’omosessualità negli ultimi due anni.

Secondo quanto dichiarato da Soheila Vahdati, difensore dei diritti umani per la Human Rights Watch (HRW), Amnesty International e l’Iranian Queer Organisation di San Francisco, in Iran non si fa distinzione tra stupro e rapporti omosessuali, i familiari di queste persone non si preoccupano di difendere i loro cari da queste brutali punizioni, preferendo continuare a vivere nella cultura della vergogna.

La situazione è piuttosto delicata ed è davvero difficile riuscire a salvare la vita dei due ragazzi. Il comitato internazionale contro la lapidazione ha esortato i giovani a difendere e sostenere la coppia gay al fine di non permettere questa tragedia.

I giudici ordinano condanne alla lapidazione grazie ad un decreto legge del 1983 che elenca i reati prescritti da Dio, e quindi del codice penale islamico che riflette i precetti del corano.

Diversi esponenti religiosi sciiti si sono opposti alla lapidazione.
La situazione degli iraniani omosessuali è davvero delicata e in gran parte dei casi le persone accusate di reato omosessuali hanno poche possibilità di ricevere un processo equo e giusto.

Sebbene la lapidazione sia molto frequente in Iran, è difficile quantificarne il numero dato che molti non vengono dichiarati pubblicamente. Diversi membri del parlamento iraniano si stanno battendo affinché sia approvata una legge contro la lapidazione.

Da ormai molti anni siamo a conoscenza dell’azione repressiva del regime iraniano contro i dissidenti, le minoranze etniche, le persone lesbiche e gay.

Questo grave atto rappresenta l’ennesimo episodio di disprezzo delle Convenzioni Internazionali per i Diritti dell’Uomo, peraltro sottoscritte anche dall’Iran ed è in palese contrasto con la Moratoria Onu contro la pena di morte e la richiesta di molti paesi di depenalizzazione dell’omosessualità.

Il rapporto 2009 di Iran Human Rights denuncia il sistema di “esecuzioni arbitrarie effettuate per procurare terrore”. Nel 2009 le esecuzioni capitali in Iran sono state 402, il 20% in più rispetto all’anno precedente. Le esecuzioni infatti hanno avuto un picco a ridosso delle elezioni iraniane del giugno scorso (50 esecuzioni a maggio, 94 a luglio, delle quali 50 nella sola Teheran). Inoltre, nonostante una ordinanza governativa del 31 gennaio 2008 sostanzialmente le vietasse, le impiccagioni in pubblico l’anno scorso sono state nove.

L’atteggiamento antidemocratico e repressivo di qualunque forma di espressione contraria al regime pervasivo dei Mullah affonda le proprie radici nel modello del terrore, affinché l’uomo ridotto a pura materia priva di contenuti vi si adatti incondizionatamente.

Per questi motivi chiediamo un intervento immediato del Governo italiano, da sempre impegnato per l'adozione di una Risoluzione per la Moratoria Universale delle esecuzioni capitali che incontra un crescente sostegno in ambito ONU, e della Commissione Europea, nei confronti delle autorità iraniane affinché venga scongiurata questa azione di violenza inaudita contro i due ragazzi.

Nessuno Tocchi Caino
Arcigay
Associazione Radicale Certi Diritti
Radicali Italiani
Associazione Luca Coscioni
Non c’è Pace Senza Giustizia

L’omosessualità femminile nei telefilm americani

Eccovi un articolo sulle serie televisive lesbiche o in cui compaiono lesbiche,è interessante e viene ripercorsa la storia della comparsa della soggettività lesbica in tv.
Grazie all'amico D. traduttore dell'articolo

Articolo e discussione sul blog di "Libération":

L’omosessualità femminile nei telefilm americani

Questa settimana vi propongo tre note dedicate rispettivamente all’omosessualità femminile, all’omosessualità maschile e un ritorno su due serie chiave: Queer As Folk e The L Word. È praticamente impossibile essere esaustivi sull’argomento, pertanto ho dovuto fare delle scelte.

Dal primo bacio al primo personaggio fisso

Bisogna aspettare gli anni ‘90 perché una relazione lesbica appaia sullo schermo, per quanto mai apertamente “consumata”: l’amicizia che lega la forte Xena (Xena, La Principessa Guerriera, 1995-2001) alla dolce Gabrielle acquisisce col tempo una sempre maggiore ambiguità, e gli sceneggiatori saranno abili nel gioco dei sottintesi. Il doppiaggio francese proverà a cancellare ogni allusione amorosa; ciononostante Xena e Gabrielle hanno aperto la strada ad una maggiore visibilità dell’omosessualità femminile nei telefilm, e Xena è diventata col tempo un’icona gay (l’attrice che la interpreta, Lucy Lawless, fa d’altronde un’apparizione nell’ultima stagione di The L Word).

Il primo personaggio fisso lesbico compare nel 1997 in una serie che passò inosservata: Relativity, che mette in scena una giovane coppia, Isabel e Leo, che si innamorano durante un viaggio a Roma. Rhonda, la sorella di Leo, è il primo personaggio fisso ad essere presentato come lesbico fin dall’inizio della serie. Si cita a torto Relativity per aver messo in scena il primo bacio lesbico; in realtà la palma spetta ad un episodio di L. A. Law (“La legge di Los Angeles”) del febbraio 1991.

Questi baci provocarono dei malumori fra i conservatori, ma niente di paragonabile a quanto successe a Ellen DeGeneres nel 1997. Attrice, comica e presentatrice, Ellen DeGeneres fu anche l’eroina di una sit-com diffusa su ABC tra il 1994 e il 1998, intitolata semplicemente Ellen. L’attrice, in coppia con Portia De Rossi, decise di rivelare la propria omosessualità attraverso il coming out del suo personaggio. Dopo settimane di trattative con Walt Disney e ABC, la proposta viene accolta, ma una fuga di notizie suscita l’interesse della stampa. L’America conservatrice si scatena: minacce di morte, allarme bomba negli studi di registrazione, inducono Ellen DeGeneres a fare coming out con due mesi di anticipo allo show di di Oprah Winfrey. Nonostante tutto, i produttori tengono duro, e nell’aprile del 1997 il personaggio di Ellen evocherà la sua omosessualità alla psicologa, interpretata… da Oprah Winfrey.

Un’accettazione più facile dell’omosessualità femminile?

Resta però una domanda: come mai, mentre il primo personaggio fisso lesbico appare dopo 15 anni rispetto al primo personaggio gay, il primo bacio omosessuale è fra donne?

Bisognerà infatti aspettare maggio 2000 per vedere due uomini baciarsi in un telefilm. Tutto parte dalla serie, pure molto poco sovversiva, di Dawson’s Creek (1998-2003), con l’episodio True Love (3.23) che mette in scena il bacio fra Jack e un personaggio di passaggio. Molti elementi possono essere evocati per spiegare questa differenza di trattamento, ma nessuno di questi va nel senso di una maggiore tolleranza verso le lesbiche che verso i gay. Se c’è una spiegazione, va cercata in una diversa accettazione dell’omosessualità femminile, o quantomeno della sua rappresentazione: caricata delle fantasie maschili, e nel contempo negata dall’idea che non possa esserci vera sessualità senza penetrazione, la questione dell’omosessualità femminile non provoca gli stessi meccanismi di rigetto che la controparte maschile. Ci vorranno comunque molti anni – e il cammino non è ancora stato completato – prima che una storia d’amore fra donne riceva lo stesso trattamento di una storia eterosessuale.

Nella serie Buffy (1997-2003) viene sviluppato il lento coming out di Willow e la sua bella storia d’amore con Tara: la relazione prende forma senza che però nulla sia mostrato esplicitamente. Bisognerà aspettare l’episodio The Body (5.16) per il loro primo bacio. Il trasferimento di Buffy sul canale UPN porterà ad una maggiore libertà nella rappresentazione della loro omosessualità e, fatto nuovo, ad un trattamento identico rispetto alle altre storie eterosessuali della serie.

Anche E.R. (1994-2009) si interessò alla questione con il personaggio di Kerry Weaver: innamoratasi di una psichiatra, Kim Legaspi, dopo anni di relazioni eterosessuali, Kerry confessa con difficoltà la propria omosessualità ai colleghi e incontra una seconda donna, Sandy Lopez, da cui ha un figlio per inseminazione artificiale. Il personaggio resta però confinato ad una rappresentazione superficiale, per quanto abbia comunque lasciato il segno.

La rappresentazione messa in questione: l’arrivo di The L Word

Nonostante ogni serie contenga ormai un personaggio lesbico, la rappresentazione degli amori tra donne non è molto evoluta: le relazioni lesbiche, che coinvolgono spesso delle adolescenti, come se l’omosessualità fosse solo una fase di passaggio e di smarrimento temporaneo, sono rappresentate di solito come effimere, con un personaggio principale che per qualche episodio ha una cotta per un personaggio secondario.

La vera rivoluzione si chiama The L Word, che sbarca sul canale Showtime nel 2004. Ambientato nell’ambiente lesbico di Los Angeles, mette in scena le avventure di Bette, Tina, Jenny, Marina, Alice, Dana e Shane, e la novità è che si tratta di personaggi adulti e sicuri delle loro scelte. Messe di fronte agli stessi problemi delle trentenni, omo o eterosessuali, le protagoniste di The L Word cercano di conciliare vita privata e vita lavorativa, desideri di maternità e angosce esistenziali. The L Word ha l’ambizione di rappresentare le lesbiche nella loro diversità, uscendo dai pregiudizi e dagli sterotipi diffusi dalle serie televisive.

Una volontà di diversità che però è stata spesso criticata: scegliendo di rappresentare solo personaggi “lipstick” (termine creato a San Francisco negli anni 90 dalla giornalista Priscilla Rhoades e che designa delle lesbiche ultra-femminili) a scapito delle “camioniste”, The L Word offrirebbe una visione parziale dell’omosessualità femminile. Altri vanno oltre dicendo che la serie alimenterebbe certi sterotipi come quello della lesbica socialmente ben messa, con un lavoro di responsabilità generosamente remunerato; altri criticano invece l’eccesso di scene di sesso e una tendenza al voyeurismo.

In ogni caso, malgrado i difetti, la serie di Ilene Chaiken ha molto contribuito alla visibilità dell’omosessualità femminile nei telefilm. Senza dubbio aprirà la strada a nuove rappresentazioni.  

Gaiezza nel Sud degli USA


Bell’articolo che non ho purtroppo il tempo di tradurre. L’essenziale è che i mutamenti demografici fanno sì che ora le lesbiche ed i gay americani dichiarati non sono più solo persone simili ad Harvey Milk (bianco, benestante, vivente sulla costa ovest o nel Nordest degli USA), ma sono sempre più neri, “Latinos”, e del Sud.

Per giunta, poiché molti di loro hanno dovuto affrontare una disapprovazione sociale particolarmente forte, e l’uso delle loro minoranze è sposarsi e procreare presto, la maggior parte delle coppie gay e lesbiche americane con figli ora è nel Sud – in quanto dopo il “coming out” ed il divorzio, i genitori si sono portati i figli con loro nella nuova famiglia. Queste famiglie arcobaleno hanno problemi molto simili a quelli delle famiglie etero – tant’è vero che viene riportato il caso di una chiesa africano-americana & gay-friendly di Jacksonville, Florida, che quando scelse un pastore donna, anzi, lesbica, e costei pensò bene di creare delle iniziative per bambini e ragazzi, i frequentatori abituali crebbero da 25 a 90 in pochi mesi – quasi tutte donne con figli che ne approfittarono per uscire allo scoperto. 


Altre cose che dice l’articolo è che nel 2009 il Census Bureau = Ufficio del Censimento stimava che negli USA ci fossero 581.000 coppie unisessuali negli USA; circa 1/3 delle lesbiche è madre, 1/5 dei gay padre. A Jacksonville, Florida, il 32% delle coppie gay [e lesbiche] alleva dei figli, ed il record lo ha San Antonio [Texas], con il 34%. 

Queste coppie affrontano vari problemi; per esempio, anche dopo la riforma sanitaria di Obama, molte persone hanno un’assicurazione medica per sé ed i figli solo grazie al loro coniuge, e quando lo stato americano non riconosce i matrimoni omosessuali, e le unioni civili non rimediano a quest’inconveniente, molti gay e lesbiche si trovano obbligati ad assicurare sé ed i figli di tasca loro. 


Alcuni datori di lavoro provano ad offrire copertura sanitaria anche ai partner omosessuali dei dipendenti, ma quest’assicurazione supplementare viene considerata un fringe benefit e viene tassata. L’eterosessismo è duro a morire! 


Ci sono anche altri problemi per queste coppie (per esempio, offrire sostegno psicologico ai figli che vanno a scuola), ma sembra che il denaro sia proprio il più grave. Come dice una donna che alleva sei figli insieme con la sua compagna, “Per essere davvero poveri ci manca solo il sussidio!”

Raffaele Ladu