Omosessualità e legge islamica

L'intellettuale tunisino Abdelwahab Meddeb lamentava che l'istruzione nei paesi arabi ha creato dei mussulmani con una limitata conoscenza della legge islamica - che possono fanatizzarsi più delle persone completamente ignoranti e di quelle davvero esperte.
La voce Omosessualità e legge islamica dell'Encyclopaedia Iranica sembra fatta apposta per dargli ragione. Per prima cosa, afferma che non esistono versetti coranici che parlino esplicitamente di omosessualità, sebbene nel Corano si riporti l'episodio biblico di Sodoma e Gomorra.
Lascio per un attimo la parola all'enciclopedia:
"E Loth quando disse al suo popolo: <>" [Sura 7:80-81, traduzione di Gabriele Mandel; cfr. 26:160-166, 27:54-55, 29:28-29].
Gli esegeti ed i giuristi successivi intesero all'unanimità questo come un riferimento esplicito al rapporto anale tra maschietti, ed alla sua condanna in quanto peccato grave, appoggiando la loro interpretazione ad una varietà di hadith profetici, gran parte dei quali assai più espliciti, ma di autenticità men che impeccabile.
Infatti le migliori raccolte di hadith [detti e fatti attribuiti a Maometto], cioè quelle di Al-Bukhari e di Moslem, che contengono solo hadith considerati assolutamente autentici, ignorano l'argomento; altre raccolte considerate canoniche tramandano occasionali condanne da parte di Maometto dell'"atto del popolo di Lot", il più delle volte nella forma: "Ammazzate l'attivo ed il passivo".

Altre raccolte non canoniche aggiungono molto poco - salvo una che prende in considerazione anche i rapporti lesbici, condannandoli come una forma di fornicazione, ed un'altra che dice che uno dei segni della fine dei tempi saranno gli adulti che sposano i ragazzi.
Esistono molte raccolte di hadith che attaccano il peccato di sodomia, scritte tra il 10° ed il 17° secolo del nostro calendario; ma l'enciclopedia le considera assolutamente inattendibili: in nessuna si cita Maometto, ma solo detti e fatti dei suoi compagni; inoltre, gli hadith di queste raccolte si contraddicono a vicenda, e, curiosamente, tutti i colpevoli di sodomia che sarebbero stati condannati a morte sono anonimi.
Perciò la legge islamica si trova alle prese con una scarsità di indicazioni concrete provenienti da Maometto, ed indicazioni contraddittorie od inverosimili attribuite ai suoi compagni e discepoli; il risultato è che non c'è accordo tra i giuristi mussulmani su che tipo di crimine è la sodomia, e sulla pena da infliggere.
L'islam sunnita si divide in cinque scuole giuridiche, ed un'esposizione dettagliata dovrebbe spiegare le differenze tra codeste scuole; comune a tutte è che la condanna a morte non è affatto inevitabile.
La scuola malikita, ed alcuni esponenti hanbaliti e shafiiti, paragonano l'omosessualità all'adulterio eterosessuale, e perciò esigono, per una condanna a morte, le medesime prove: quattro maschietti oppure otto femminucce devono aver sorpreso i due "con la penna nel calamaio", oppure i due devono aver ripetutamente confessato.
Ma la maggior parte degli shafiiti, nonché alcuni hanbaliti ed hanafiti, estendono l'analogia alle pene: come per l'adulterio, l'uomo libero e maritato viene lapidato, l'uomo libero e scapolo si becca cento frustate, l'uomo schiavo cinquanta.
Due giuristi molto famosi, Abu Hanifa e Zaheri Ebn Azm, sono indipendentemente giunti alla medesima conclusione: l'analogia con l'adulterio (zena) non regge, ed il rapporto anale è un esempio di ta'zir, ovvero un atto che può nuocere alla società, e perciò va punito a discrezione del giudice - cosa che in passato significava tuttalpiù la condanna ad alcune frustate, non certo alla pena capitale.
Preciso che sono i giuristi mussulmani ad avere la fissa del rapporto anale - qualsiasi altra cosa che porti all'orgasmo due gay (o due lesbiche) viene unanimemente considerata ta'zir, cioè un atto da punire a discrezione del giudice.
Zaheri Ebn Azm è notevole perché la sua riflessione comincia smentendo l'autenticità di tutti gli hadith sull'argomento; denigrare gli hadith che si oppongono alla propria tesi è normale per un giurista mussulmano, ma mostra che l'omofobia (così come l'antifemminismo più becero) non è inseparabile dalla religione mussulmana (come accadrebbe se fosse il Corano a stabilire la pena per l'omosessualità), ma è possibile rimuoverla vagliando attentamente gli hadith - ed è quello che del resto propongono le femministe mussulmane, che ritengono che tornare al nudo Corano migliorerebbe notevolmente la condizione della donna.
Questo per quanto riguarda l'islam sunnita, nonché due piccole sette sciite - gli ismailiti e gli zaiditi (questi ultimi diffusi soprattutto nello Yemen); gli sciiti duodecimani (che in Iran sono la religione di stato), per motivi non ben chiari, sono molto più feroci.
Per non riferire tutta l'evoluzione della dottrina, basti dire che anche per gli sciiti duodecimani è fondamentale la distinzione tra il sesso penetrativo e quello non penetrativo (l'esempio che viene fatto di quest'ultimo è infilare il pene tra le cosce); i rei di sesso penetrativo vanno giustiziati (il giudice può scegliere come), quelli di sesso non penetrativo meritano cento frustate ciascuno.
L'enciclopedia avverte però che è difficile sapere fino a che punto siano state mai applicate codeste pene. Infatti, dell'argomento si comincia a parlare soltanto centocinquant'anni dopo la morte di Maometto, e non è certo facile istruire un processo per sodomia se si ha bisogno di almeno quattro od otto testimoni.
Ma l'argomento decisivo, agli occhi dell'autore della voce dell'enciclopedia, è che almeno a partire dall'8° secolo del nostro calendario, le società arabe ed islamiche hanno sempre accettato volentieri le pubbliche dimostrazioni di affetto tra maschi, e nessuno si premurava di indagare su quello che due maschietti facevano quand'erano soli.
La voce dell'enciclopedia continua passando dalla legge alla cultura islamica - la sintetizzo in un altro articolo.

Raffaele Ladu