Caro Direttore, buongiorno. Vorrei dire la mia sull’omosessualità.
Sono una donna di 61 anni, mi chiamo Anna Rita Di Martino e so di essere lesbica da sempre. Ho scoperto la mia omosessualità a 13 anni e Le garantisco che è stata dura vivere la mia condizione a quei tempi. Da sempre lotto per i nostri diritti affinché i giovani non siano costretti a vivere quello che abbiamo dovuto vivere noi. Se ai nostri tempi avessimo avuto a scuola un’informazione sulla sessualità, credo che la nostra vita sarebbe stata migliore. Oggi non sono più una ragazzina, non ho più timore di viaggiare da sola perché nel tempo il mio carattere si è fortificato e mi sono abituata a vivere senza paura.
Sono a Verona da 13 anni, sono arrivata in questa splendida città per amore di una donna (veronese da generazioni) e insieme per circa 8 anni abbiamo lottato per i nostri diritti; qualche anno fa Lei ha fatto delle scelte diverse, ma io continuo a lottare per i nostri diritti.
Sono una lavoratrice instancabile, faccio la volontaria in Croce Verde da quando sono arrivata a Verona e prima ero volontaria a Torino in Croce Rossa. Ripeto, non ho mai avuto problemi ad accettare la mia omosessualità, dichiarata da sempre e fiera di essere chi sono e come sono.
Ma il punto è un altro. Io non mi sento malata, anzi. Sono una persona sanissima, non ho bisogno di pillole per diventare eterosessuale o per formarmi una famiglia. Sono lesbica e desidero formare un nucleo familiare come tale, perché lavorando pago le tasse come tutti e tutte e voglio vedere i miei diritti rispettati come quelli di tutti gli altri, e non essere considerata una cittadina veronese di serie B. Ho lottato (e continuerò finché avrò vita) per far riconoscere i nostri diritti, e spero proprio che il nostro Sindaco mantenga la promessa (dichiarata sui giornali) di costituire un registro delle coppie di fatto, ma non solo per noi omosessuali: ci sono tante coppie eterosessuali che non hanno intenzione di sposarsi, desiderano convivere pur vedendo riconosciuta questa unione con diritti e doveri annessi.
Se nelle scuole di parla di omosessualità e si educano i figli a non essere omofobi, ad accettare il diverso, non si diventa omosessuali per contagio. Quando si nasce siamo tutti uguali, poi le proprie scelte della vita ti cambiano. Detto ciò mi auguro che l’Ordine del Giorno che è stato approvato generi un vero dibattito pubblico, ma dando a noi omosessuali la possibilità di dire la nostra senza strumentalizzazioni.
La ringrazio con stima,
Anna Rita Di Martino*
*Presidente Arcilesbica Verona e consigliera del Milk Verona Lgbt Community Center
Spedita al direttore del L'ARENA - Giornale di Verona il 24 Agosto 2014
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