The Bisexual Option / Fritz Klein

Qui recensisco un libro antico:
  • The Bisexual Option [Testo a stampa] / Fritz Klein ; Prefazione di Regina U. Reinhardt. - 2^ Edizione. - Brighamton, NY : Harrington Park Press, 1993. - 215 p. ; 22 cm. - ISBN 9781560230335 :     45,00 EUR
Sebbene sia tuttora considerato fondamentale per capire la bisessualità, mostra purtroppo tutti i suoi anni.

Scritto in un'epoca in cui era necessario perfino convincere la gente che la bisessualità esisteva, e che non era più patologica dell'eterosessualità o dell'omosessualità, spende molte pagine per dimostrare quello che ora diamo per assodato.

Purtroppo, non lo è per tutti: nella primavera del 2011 il Rebis ha ospitato un esperto che ha detto sì tante cose interessanti, ma anche che la bisessualità non esisteva.

Una cosa che mi ha convinto poco del libro è l'orientamento psicodinamico dell'autore. Per i freudiani, infatti, la differenza tra la salute e la malattia è data dal modo in cui è stato superato il Complesso di Edipo - e secondo la teoria classica, l'orientamento non eterosessuale dimostrava che era stato superato male.

Klein deve tentare una riscrittura della teoria che renda compatibili eterosessualità, omosessualità e bisessualità con il corretto superamento del Complesso di Edipo - e quindi con la salute mentale; teoricamente la sua riscrittura è attraente, ma non sono un freudiano, e rimpiango che non abbia invece fatto quello che fanno molti psicologi oggi - cercare quali interazioni tra geni ed ambiente portano ad un certo orientamento sessuale.

Di positivo c'è che Klein descrive molte persone bisessuali, "sane" e "nevrotiche", in modo da convincere il lettore che non solo esse esistono, ma che non hanno il monopolio né della salute né della malattia; e la sua analisi della bisessualità in alcune opere dell'ingegno è senz'altro utile.

Non centra però il bersaglio quando dice che il bisessuale, non avendo nulla da temere se l'intimità emotiva si trasforma in intimità erotica, è più capace di intimità di etero, lesbiche e gay.

La mia opinione infatti è che l'unico che è veramente coartato nell'intimità emotiva è il maschio etero, in quanto nella sua formazione il più delle volte entra in gioco un pizzico di omofobia - e l'omofobia, scatenata dalla paura di essere un "frocio", è quella che gli rende difficile avere un'intimità emotiva con altri maschietti.

Nelle donne la situazione è ben diversa: sono molto più capaci di intimità degli uomini (ed una lesbica che ho conosciuto si è premurata di precisare che questa è la vera superiorità femminile in amore), e non sentono il bisogno di frenare i loro sentimenti di amicizia verso altre donne.

Può capitare che una grande amicizia diventi amore erotico, ma se capita abbastanza spesso da attirare l'attenzione degli psicologi (e delle lesbiche), non è così frequente da obbligare le donne a stare in guardia.

Aggiungendo che le amicizie tra donne etero ed uomini gay sono leggendarie, scopriamo che il bisessuale ha dei rivali temibili quando si tratta di attitudine all'intimità emotiva.

Klein sostiene che la bisessualità è la caratteristica delle civiltà umane all'apogeo; gli do ragione, ma non per il motivo che pensa lui.

Come è stato scritto qui, gli stati americani meno religiosi e dove c'è l'eguaglianza nel matrimonio (ovvero, anche gay e lesbiche hanno questo diritto) sono anche quelli in cui si divorzia meno, perché in questi stati c'è maggiore cultura e tolleranza, che aiutano sia i gay e le lesbiche ad unirsi, che gli etero a rimanere uniti.

Allo stesso modo, probabilmente l'amore per la conoscenza, la creatività e la relativa mancanza di pregiudizi (purtroppo, nessuno ne è esente) sono le cose che favoriscono sia il rigoglio culturale che la libera espressione della bisessualità.

In una cosa però Klein ha proprio toppato: aveva notato l'esistenza di una cultura gay e di una cultura lesbica,  ma non di una cultura bisessuale - ed era convinto che non sarebbe mai nata perché caratteristica spesso indisponente dei bisessuali è il potersi infiltrare ed integrare ovunque, tra gli etero come tra gli omo.

Klein ha applicato ai bisessuali, e penso che se ne sia reso conto perché era ebreo (vedi qui), il classico stereotipo dell'ebreo senza patria che può mimetizzarsi ovunque. Ma così facendo ha commesso l'errore di Moritz Güdemann, il rabbino capo di Vienna, che disse a Theodor Herzl che non c'era bisogno del sionismo perché gli ebrei erano bene integrati nell'impero austroungarico.

Invece gli ebrei avrebbero fondato Israele, e quelli che tuttora vivono nella Diaspora non vogliono più un'assimilazione come quella che prometteva tanto a Güdemann, perché li priverebbe della loro peculiarità; allo stesso modo i bisessuali hanno cominciato a creare la propria cultura, la propria bandiera da sventolare nei Pride, e sono stati contenti come pasque quando quest'anno la Casa Bianca ha invitato una loro nota attivista per la celebrazione dell'orgoglio LGBT.

Un bel libro, dunque, ma da aggiornare. Visto che Klein tende oltretutto a confondere la bisessualità con la fluidità, conviene leggere anche questo libro, molto più recente.

Raffaele Ladu