Immunologia, vegetarianesimo, ciclo mestruale


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Riv Biol. 2001 Sep-Dec;94(3):403-26.

Luteal phase immunosuppression and meat eating.

Source

Department of Anthropology, University of California, Los Angeles, Los Angeles, CA 90095-1553, USA. dfessler@anthro.ucla.edu


il cui titolo originale significa "Immunosoppressione durante la fase luteinica ed ingestione di carne", e che cerco di riassumere.

La gravidanza richiede un certo grado di immunosoppressione, per evitare che il feto venga "rigettato" come un organo estraneo; e quest'immunosoppressione comincia già nella fase luteinica del ciclo mestruale, in cui il corpo si prepara ad un'eventuale gravidanza - e termina con la mestruazione se la gravidanza non c'è.

L'articolo elenca vari sintomi di immunosoppressione, ed un tentativo di compensarla: riducendo il consumo di carne (che è il cibo che più spesso ospita agenti patogeni) e sviluppando una maggiore sensibilità - per non dire una vera e propria nausea - per tutti gli odori che suggeriscono che il cibo possa essere infetto. Alcuni sintomi della sindrome premestruale e della gravidanza vengono spiegati dall'articolo come effetti collaterali della nuova regolazione del sistema immunitario.

Quello che interessa vegetarian* e vegan* è questo: molte donne, specialmente quelle che hanno una sindrome premestruale spiccata, finiscono con il mangiare assai meno carne durante la loro vita dei maschietti di analoga età e condizione sociale - anche perché non è possibile, per motivi non solo economici, ma anche di salute, ricuperare durante la fase follicolare tutta la carne che non si è mangiata durante la fase luteinica.

Molte, comunque in misura molto molto superiore ai maschietti, "gettano la spugna" e passano al vegetarianesimo, ovvero smettono proprio di mangiare carne, non per motivi ideologici, bensì perché il loro corpo non riesce proprio a convincersi ad ingerire una carne di qualità sempre più catastrofica - l'abuso di antibiotici negli allevamenti intensivi dà ragione alle donne che, come dicono gli americani, non toccherebbero una bistecca con uno palo lungo tre metri.

L'articolo parla di "vegetarianesimo", quindi delle persone che non mangiano "carne" in senso stretto, ma si procurano proteine animali da altre fonti - uova e latticini; però codesti alimenti danno le stesse perplessità igieniche della carne - e mia madre mi disse che la prima volta che ebbe la nausea quando era incinta (di me) fu quando sentì l'odore del caffellatte.

Sono vecchio, questo è accaduto nel 1962, la mucca che aveva dato il latte probabilmente brucava l'erba in un alpeggio ed era stata munta poche ore prima - ma il rischio era già intollerabile per una donna gravida.

L'articolo fa un'osservazione interessante: gli antropologi sembrano d'accordo che le prime società umane erano di cacciatori e raccoglitori, con i maschietti che andavano a caccia e le femmine che raccoglievano piante commestibili.

L'ipotesi più comune è che gravidanza, allattamento ed allevamento riducessero la mobilità delle donne e rendessero difficile per loro partecipare attivamente alle battute di caccia, ma gli autori dell'articolo trovano motivi per dissentire e proporre una spiegazione alternativa: la caccia e la successiva manipolazione degli animali uccisi implicavano (ed implicano tuttora) un grave rischio d'infezione - che poteva essere meglio affrontato dai corpi maschili che da quelli femminili.

Da cosa purtroppo nasce cosa, e questo avrebbe portato ad una sempre più rigida divisione del lavoro - infatti le società che più dipendono dalle proteine animali sono anche quelle più sessiste.

Raffaele Ladu