Inquisizione, sessualità e matrimonio


Riassunto del libro:

  • Inquisizione, sessualita e matrimonio : Sardegna, secoli 16.-17. / Salvatore Loi - Cagliari : AM&D, [2006] - 377 p. ; 21 cm. - Agora ; 2 - L'inquisizione e i sardi

Trovandomi in Sardegna per le vacanze, ed avendo già letto un altro libro del medesimo autore (Sigismondo Arquer : un innocente sul rogo dell'Inquisizione : cattolicesimo e protestantesimo in Sardegna e Spagna nel '500 / Salvatore Loi - Cagliari : AM&D, c2003 - 403 p. : ill. ; 21 cm - Agora ; 23), ho voluto leggervi e riassumervi codesto libro.


Non sono molte le notizie che interessano un'associazione LGBT come la nostra: il lesbismo era teoricamente noto agli inquisitori sardi, ma non si hanno notizie di donne accusate o condannate per questo; l'omosessualità maschile invece ha attirato alcune condanne.


Va detto che in teoria la 'sodomia' (ovvero un rapporto sessuale diverso dalla peniena penetrazione vaginale) non sarebbe stata di competenza dell'Inquisizione, ma la presunzione che questo comportamento non fosse semplicemente frutto di umana lascivia, ma di convinzioni contrarie alla fede cattolica (e di presunta origine mussulmana), permise all'Inquisizione di ingerirsi in questa ed altre trasgressioni sessuali.


Loi, l'autore del libro, dice che in nessuno dei casi noti i 'sodomiti' furono condannati a morte - cosa che rende l'Inquisizione più generosa dei tribunali civili e vescovili, che non avrebbero invece esitato.


Sono pochi i casi noti; Loi ne deduce che la 'sodomia' fosse poco praticata in Sardegna, ma io penso che anche per la 'sodomia' valesse quello che lui ha riscontrato per altre trasgressioni di competenza inquisitoriale: l'Inquisizione non poteva permettersi di perseguire tutte le trasgressioni in cui fosse congetturabile una convinzione eretica, ma doveva per forza limitarsi ai casi più eclatanti.


Dei casi noti, alcuni sono di 'sodomia imperfetta' (cioè eterosessuale), ed uno piuttosto curioso di 'sodomia perfetta' riguarda un nobile ed il suo vecchio schiavo mussulmano.


Va precisato che la schiavitù non si era estinta in Europa con l'avvento del cristianesimo (che invece non si oppone a questa pratica), e che, se è vero che i saraceni scorrazzavano per le coste europee e sarde in cerca di bottino e schiavi, i cristiani facevano esattamente la stessa cosa sulle coste africane! A Cagliari esisteva un mercato degli schiavi di cui si sono conservati i registri, che mostrano che dopo la battaglia di Lepanto il prezzo degli schiavi crollò.


Nel caso del nobile e dello schiavo, il nobile morì in attesa del processo (attesa trascorsa agli arresti domiciliari, perché lui apparteneva ad una delle più importanti famiglie dell'isola), mentre lo schiavo, dopo molti anni in prigione, fu liberato perché, essendo egli mussulmano, su di lui l'Inquisizione non aveva giurisdizione.


Oltre alla 'sodomia', veniva punita anche la 'bestialità' (entrambe venivano chiamate 'peccato nefando') - e con essa si intendevano anche i rapporti con il demonio.


Il Loi ha scritto un altro libro che sto ora leggendo (Streghe, esorcisti e cercatori di tesori : inquisizione spagnola ed episcopale (Sardegna, secoli 16.-18.) / Salvatore Loi - Cagliari : AM&D, [2008] - 306 p. ; 21 cm. - Agora ; 36 - L' inquisizione e i sardi ; 3), dedicato ai processi per stregoneria, in cui si dice che le accuse di rapporti carnali con il demonio si sono concentrate negli ultimi trent'anni del '500, probabilmente a seguito dell'esaurirsi dei processi contro i 'giudaizzanti' ed i protestanti.


Loi si mostra molto scettico sulla veridicità di queste accuse (come mai si sono concentrate in un periodo specifico?) ed io aggiungerei che mi pare molto strano che nessuno parlasse di rapporti omosessuali con il demonio - ovvero con un diavolo che aveva assunto le sembianze di una persona del genere di chi ha stretto un patto con lui anziché dell'opposto genere, per meglio compiacerlo.


Tutto questo fa pensare che gli inquisitori abbiano plagiato gli accusati, inducendoli a formulare accuse corrispondenti alle proprie concezioni, anziché a quello che avevano davvero fatto. E quando la Suprema, cioè il Tribunale Supremo dell'Inquisizione Spagnola, ammonì gli inquisitori ad essere cauti ed a non parlare gratuitamente del demonio, questo genere di accuse sparì - e diminuirono molto anche i casi di 'possessione demoniaca'.


Inoltre, Loi osserva che nella transizione tra il '500 ed il '600 cambiò anche lo stereotipo femminile che avevano in mente gli ecclesiastici: da essere tanto lascivo da poter essere sedotto dal demonio ella fu degradata ad essere debole di mente e suggestionabile - ovvero incapace di dire la verità, perfino su se stessa.


Altre osservazioni meno specifiche ma comunque utili sono queste: in Sardegna la donna ha avuto un ruolo sociale elevato fin dalla preistoria, quando furono costruiti nell'isola 91 pozzi sacri, in cui si adoravano divinità femminili delle sorgenti e della luna (su alcuni di questi pozzi sono stati poi eretti templi punico-romani e poi ancora chiese cristiane).


Un'attestazione contemporanea di quest'antica preminenza è data dall'uso della pillola contraccettiva, l'equivalente sessuale della corona della regina, in cui le donne sarde detengono il primato europeo, e del ricorso all'aborto, in Sardegna assai raro, soprattutto tra le minorenni; nei documenti che ha esaminato Loi la preminenza è espressa soprattutto da queste cose:

  • il matrimonio 'a sa sardisca = alla sarda', equivalente alla contemporanea comunione dei beni, diffuso soprattutto tra i ceti popolari (i ceti più elevati, più suscettibili all'influenza spagnola, adottavano forme di matrimonio più penalizzanti per la moglie);
  • la divisione ereditaria in parti uguali, indipendentemente dal genere degli eredi;
  • l'ereditare molto spesso il cognome dalla madre, anche se maritata.

Secondo il Loi, che pure ha insegnato teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, il Concilio di Trento produsse un peggioramento della condizione femminile, che l'Inquisizione tentò di portare anche in Sardegna.


Il suo sforzo principale fu l'eradicazione del 'cuncubinato'; in realtà la tradizione sarda voleva che fosse il suggello apposto dalla congiunzione carnale all'accordo degli sposi e delle loro famiglie a costituire il matrimonio; era una concezione simile a quella ebraica, e che fu sostenuta nel Medioevo anche all'interno della chiesa cattolica, finché non prevalse la tesi che bastava il consenso - che il Concilio di Trento impose che fosse espresso nella 'forma canonica'.


Pertanto, molte delle coppie che l'Inquisizione bollava come di 'concubini' erano coppie che si ritenevano ed erano ritenute da tutti regolarmente sposate, e che solo il Concilio di Trento aveva spinto nell'illegalità.


Ci volle molto tempo perché i sardi imparassero che l'accordo tra gli sposi e le famiglie contava tuttalpiù come promessa di matrimonio; e per molte coppie ci volle la scomunica per convincerle a regolarizzare la loro posizione.


E non sempre bastò: i vescovi imposero addirittura una multa - 25 lire per i concubini che non avevano mai richiesto la licenza matrimoniale, 10 per coloro che l'avevano ottenuta, ma non avevano voluto aspettare la benedizione nuziale per 'coabitare', come si diceva pudicamente allora.


La vicenda della multa, sinceramente, fa morire dal ridere: nei primi tempi i vescovi si lamentavano che i parroci non riscuotevano la multa, ed imposero loro di segnare nei registri parrocchiali se la multa era dovuta, ed era stata pagata - poiché però i registri parrocchiali erano tenuti in modo semplicemente miserando (non che la situazione sia migliorata con il tempo - almeno a giudicare dai registri del 19° e 20° secolo che ho avuto occasione di consultare), non si poteva pretendere che fossero precisi come un ruolo fiscale.


Alla fine si decise di appaltare la riscossione di codeste multe, e si passò all'estremo opposto: il fidanzato era entrato nella casa della fidanzata per firmare una carta? Per l'esattore era come se i due fossero stati colti sul fatto, e ne approfittava per esigere la multa! Qualche esattore arrivava al punto di piazzarsi davanti alla chiesa in cui gli sposi dovevano ricevere la benedizione nuziale, e non li lasciava entrare finché non avevano pagato!


Qualche esattore ricorse al calcolo delle probabilità: quante probabilità c'erano che due fidanzati avessero 'coabitato' prima della benedizione? Solo il 10%? A questa gente che non sapeva vivere (o meglio, non voleva dargli da vivere) l'esattore faceva pagare solo il 10% della multa :-)


Alla fine, i vescovi si lamentavano che, poiché la gente si trovava costretta a pagar la multa sia in caso di astinenza che in caso di lascivia, si dava alla lascivia.


Queste multe rendevano probabilmente di più di quanto renderebbe oggi mettere dei parcometri nei luoghi di battuage di Verona; e non è che la gente amasse mettersi in situazioni irregolari: spesso non poteva semplicemente permettersi un matrimonio con tutti i crismi.


Normalmente, quando si pensa al costo di un matrimonio, si pensa ai festeggiamenti; ma all'epoca, con un'anagrafe dei battezzati ancora in costruzione, e con mezzi di comunicazione rudimentali, indagare sugli impedimenti era molto costoso. Inoltre, la maggior parte dei matrimoni avveniva all'interno del medesimo paese, tra consanguinei - ed una parentela fino al 4° grado (ora fino al 3°) era impedimento tale da richiedere dispensa papale, con ulteriori spese, sempre a carico degli sposi.


Alcuni vescovi sardi se ne resero conto e chiesero alla Curia di Roma la facoltà di dispensare dagli impedimenti di parentela, per venire incontro alle coppie indigenti (che erano tante), e l'unica risposta che ebbero fu la richiesta di inviare un elenco nominativo a Roma per avere una dispensa in blocco.


Queste sono le cose più divertenti che capita di leggere sulla Sardegna del '500-'600; meno divertente è leggere delle trasgressioni sessuali del clero.


Che prima del Concilio di Trento molti chierici fossero sposati ad onta dei divieti, ed approfittando del fatto che il matrimonio allora era a 'forma libera', non è una cosa grave ai miei occhi; più grave anche ai miei occhi è un delitto perseguito con particolare accanimento - la 'sollecitazione in confessione', ovvero l'approfittare della confessione per sedurre le penitenti (ed in qualche caso i penitenti).


Anche in questo caso, si riteneva che il sacerdote che 'sollecitasse' i/le penitenti, direttamente od indirettamente (ovvero chiedendo a qualcun* di fare da ruffian*), dimostrasse di avere idee eretiche sul sacramento della penitenza, e ciò giustificava l'intervento dell'Inquisizione, che infliggeva pene molto severe, tra cui l'essere svergognati con una penitenza soltanto davanti agli altri chierici della diocesi, e non davanti al popolo, per non screditare ulteriormente il clero.


Dal mio punto di vista, era una cosa grave perché il sacerdote approfittava della sua posizione di potere, tanto più grande in quanto spesso non c'erano altri sacerdoti in paese, ed una persona che non si fosse confessata e comunicata nel periodo pasquale veniva automaticamente scomunicata, ed il parroco doveva comunicarne il nome al vescovo - era il sacerdote a molestare, ma era il/la penitente a rimetterci.


Era comunque un delitto, quello di 'sollecitazione', nel quale valeva la parola del/della penitente contro quella del sacerdote, il quale spesso si difendeva cercando di screditare le accusatrici/gli accusatori, e non mancarono i casi in cui l'Inquisizione dovette prendere atto che l'accusa era falsa e frutto delle inimicizie che il sacerdote si era procurato in paese.


Loi non trova molti casi di 'sollecitazione', ma lui stesso ammette che molti casi possono essere sfuggiti all'Inquisizione: se, per esempio, veniva sospettato di 'sollecitazione' un sacerdote appartenente ad un ordine religioso, il suo superiore aveva tutto l'interesse a gestire personalmente il caso senza interessare l'Inquisizione.


Questo purtroppo può aver incoraggiato un senso di impunità, tantopiù che in alcuni casi descritti dal Loi si scoprì all'inizio del processo che il sacerdote era stato già accusato in altre parrocchie di questo reato, ed i vescovi dovettero insistere con i fedeli che anche se l'accusato era stato sottoposto a 'correzione fraterna' da parte del superiore, bisognava denunciarlo comunque ad ogni trasgressione.


Ci sono molte altre notizie interessanti nel libro, tra cui alcuni casi di poligamia, reato di competenza inquisitoriale perché implicava convinzioni eretiche sul matrimonio - e codesti casi imponevano accurate indagini sulla validità dei matrimoni contestati; a peggiorare le cose, il matrimonio a sorpresa che tentano Renzo e Lucia ne 'I promessi sposi' non era un'invenzione letteraria: accadeva davvero, anche in Sardegna, e spesso pure involontariamente.


Infatti era d'uso che l'accordo per le nozze venisse suggellato da quella che potremmo chiamare una festa di fidanzamento, alla quale spesso veniva invitato il prete, e se a quella cerimonia i fidanzati si lasciavano scappare una frase del genere: "Io ti sposo" anziché "Io ti sposerò", davanti al prete ed a tutti i testimoni, il matrimonio era contratto!


Anche per questo motivo i vescovi più accorti diffidavano i preti dal partecipare a codeste cerimonie, perché non si trovassero a trasformare un fidanzamento in un matrimonio; e se poi dopo una cerimonia del genere uno dei fidanzati voleva tirarsi indietro, ma l'altro voleva accasarsi, oppure un terzo voleva accampare in successiva occasione l'impedimento del precedente matrimonio, il tribunale ecclesiastico si trovava costretto ad interrogare tutti i partecipanti per sapere che parole erano state dette, e come dovevano essere interpretate, per capire se si era contratto un matrimonio in quell'occasione o meno.


Un caso di bigamia ci permette di rispondere anche alla domanda che molti si fanno: ma a che servono i due testimoni di un matrimonio se l'atto viene scritto nel registro?


Non andatelo a dire al pover'uomo che si trovò inquisito appunto per bigamia. Questi, dopo essersi sposato in un paese della Sardegna, lasciò la moglie ed andò a 'coabitare' con una donna in un paese lontano.


I parenti della donna, tra cui il parroco del paese, ignari della storia familiare di lui, premevano perché lui regolarizzasse la situazione, ed alla fine lui cedette e chiese la licenza matrimoniale.


Era un'iniziativa temeraria: sua moglie non l'avevano rapita i Saraceni (purtroppo, come ho scritto prima, capitava anche questo) senza che si avesse più notizia di lei (allora non c'era il Comitato Internazionale della Croce Rossa, e spesso sui rapiti cadeva il silenzio), perciò non poteva accampare la buona fede, ed attentare la bigamia era sufficiente per attirare l'attenzione dell'Inquisizione.


E quando arrivò l'inquisitore, questi lesse nel registro dei matrimoni della parrocchia che il secondo matrimonio era già stato celebrato, alla presenza di quattro testimoni!


A questo punto la situazione del pover'uomo si era considerevolmente aggravata, ma quando l'inquisitore gli mostrò il registro dei matrimoni, l'inquisito cadde dalle nuvole, negò e negò.


L'inquisitore allora interrogò i quattro testimoni citati; anche loro caddero dalle nuvole e, come Andreotti diversi secoli dopo, dichiararono di non ricordare assolutamente nulla di quel matrimonio.


L'inquisitore dovette convenire che era impossibile che quattro persone si fossero completamente dimenticate di un matrimonio di cui erano state testimoni appena due anni e mezzo prima - e che perciò il parroco nel registro dei matrimoni aveva scritto il falso.


L'inquisitore indagò ulteriormente, ed apprese che la cerimonia che più poteva somigliare al matrimonio tra l'inquisito e la sua 'concubina' si era svolta alla presenza del solo parroco che la celebrava, e di un altro curato.


Un solo testimone non basta a fare un matrimonio, e l'inquisitore, forse mosso a pietà per l'accusato che era stato così 'incastrato', rinunziò a perseguirlo per 'attentata bigamia'; Loi non sa o non ci dice che accadde al parroco reo di falso ideologico.


Come vedete, i testimoni non servono solo ad aumentare il numero delle persone che gioiscono con gli sposi - tutelano chi si sposa e chi non si sposa :-)


Ci sono anche altre notizie interessanti, ma non abbastanza per un'associazione LGBT come la nostra; chi le vuole leggere, chieda il libro in prestito :-)

Raffaele Ladu