Un motivo LGBT per essere vegani

Lo ammetto: non mi sono mai interessato di vegetarianismo, e potrei perciò aver riscoperto l'acqua calda, oppure dire delle colossali sciocchezze. Inoltre, non mi è facile sostituire la carne nella mia dieta, per cui al momento le mie riflessioni non sono seguite dai fatti - spero che quest'incoerenza trovi l'indulgenza dei lettori.

Vi cito due link che riportano la medesima notizia:

  1. http://www.wnd.com/?pageId=38714
  2. http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/johann-hari/johann-hari-the-intriguing-tale-of-the-gay-sheep-430683.html
Ovvero: nel 2006 la tennista lesbica dichiarata Martina Navratilova ha protestato contro gli studi dell'Università dell'Oregon volti ad individuare precocemente gli "arieti gay".

Secondo [2], l'8% degli arieti è "gay", o meglio, preferisce montare altri arieti alle pecorelle, ed un altro 8% è "asessuale", ovvero non cerca di montare nessuno; considerato che un ariete adulto da riproduzione costava, negli anni della ricerca e secondo [1], dai 300 ai 500 dollari USA, un allevatore sicuramente non apprezza il rischio che quasi 1 ariete su 6 di quelli che acquista si dimostrino "renitenti alla riproduzione".

Sempre secondo [2], gli "arieti gay" hanno un ipotalamo più piccolo dei loro simili "etero", e questo sembra evidente (non dice in che modo si può rilevare) già al terzo trimestre di gravidanza; questa situazione potrebbe essere prevenuta somministrando ormoni alle pecore loro madri, e sempre con gli ormoni potrebbe essere curata negli arieti adulti - e l'idea che l'omosessualità umana possa un giorno essere considerata una malattia da curare anziché una condizione normale ha fatto infuriare la Navratilova.

Johann Hari, autore dell'articolo [2], pensa (e con molte ragioni, a mio avviso) al rischio che questa prospettiva porti all'aborto selettivo dei feti umani sospettati di tendenze omosessuali - già adesso in India e Cina molti feti sono abortiti solo perché femmine anziché maschi.

Io osservo questo: l'allevatore che vuole sapere se l'ariete che vuole acquistare, o l'agnello che è appena nato, sono "gay", non fa altro che applicare i principi dell'allevamento razionale: nessun animale ha valore intrinseco, ogni animale vale nella misura in cui è utile all'allevatore.

E se l'allevatore decide che i primi ad essere macellati per il banchetto pasquale saranno gli agnellini identificati come "gay", non fa che il suo mestiere ed il suo interesse :-(

Allevare animali per l'alimentazione significa quindi non solo farli soffrire ed inquinare spaventosamente l'ambiente, ma anche e soprattutto disconoscere la loro dignità di esseri senzienti - e quello che accade agli animali "gay" è soltanto la punta dell'iceberg.

L'allevamento crea una classe di persone che deve per forza ritenere lecito sfruttare gli esseri senzienti, partendo dagli allevatori fino ai ministri dell'agricoltura, ed anche a non voler attribuire agli animali da fattoria la stessa dignità degli esseri umani, bisogna ammettere che c'è sempre il rischio che questa cultura dello sfruttamento sfugga di mano, e venga estesa agli esseri umani.

Infatti le religioni più omofobe sono proprio quelle in cui il modello ideale di comportamento è dato dal "buon pastore" (cioè quelle abramitiche), e le società più omofobe sono quelle in cui si cerca di applicare all'umanità la medesima razionalità che si applica agli animali d'allevamento (quelle occidentali tra la rivoluzione industriale del '700 e quella delle comunicazioni del '900 - e non è un caso che la più feroce parodia del comunismo si intitolasse "La fattoria degli animali").

Essere vegani significa innanzitutto rifiutarsi di far parte di questa cultura della disumanizzazione, ed ambire a sradicarla - e concludo con due osservazioni.

La prima è che ho sempre usato la parola "gay" tra virgolette parlando degli animali, in quanto negli umani essere "gay" o "lesbica" è più una questione di autodefinizione che di effettivo comportamento (per citare Lucio Dalla, quanti marinai si autodefiniscono gay dopo aver preso atto che hanno più rapporti con gli altri membri dell'equipaggio che con la moglie o le donne che incontrano negli scali?), ed è difficile sapere quali animali sono capaci di "autodefinirsi".

La seconda è la risposta alla prevedibile domanda: ci sono gli arieti "gay"; ci sono anche pecore "lesbiche"? La risposta che viene normalmente data è che in teoria è possibile, ma non ce ne possiamo rendere conto perché l'unica cosa che fanno le pecore in estro è star ferme in attesa di essere coperte da un conspecifico - e non c'è modo di sapere se preferirebbero essere coperte da un'altra pecora anziché da un ariete.

In America c'è la locuzione "lesbian sheep = pecore lesbiche", che si usa per due donne che si amano tanto, ma nessuna di loro vuole ammetterlo, e la relazione erotica quindi non nasce.

In altri animali è più facile individuare le "lesbiche"; per esempio, pensate che nelle elefantesse la proboscide serva solo a nutrirsi? Secondo [2], no :-)

Raffaele Ladu