Pedofilia rosa / Loredana Petrone ; Eliana Lamberti

Questo libro:
  • Pedofilia rosa [Testo a stampa] : Il crollo dell'ultimo tabù / Loredana Petrone ; Eliana Lamberti. - 1a edizione. - Roma : Magi, 2011. - 194 p. ; 21 cm. - ISBN 9788874870608 : 18,00 EUR
E' lodevole per due motivi: il primo è che spiega (con descrizioni anche truculente) come sia sbagliato pensare che la pedofilia sia cosa troppo abbietta per il gentil sesso (non mancano invece i casi clinici e giudiziari, e neppure le comunità online di le donne pedofile); il secondo perché avverte che la scelta del genere dei bimbi da vittimizzare, specie dei più piccoli, sia indipendente dall'orientamento sessuale dell'adult* pedofil*.

Ovvero: le motivazioni che spingono un adulto od un'adulta alla pedofilia sono molto variegate, ed abbiamo più ipotesi che certezze in proposito; ma spesso l'adult* pedofil* cerca attraverso il bambino da abusare di relazionarsi con il se stesso a cui è stato impedito di maturare (magari proprio da un abuso sessuale), ed in questi casi sceglie un bambino del suo stesso sesso anche se i suoi desideri propriamente erotici verso persone adulte si rivolgono all'altro sesso.

E' sbagliato quindi pensare che "gay o lesbica = pedofil*"; come molte ricerche hanno dimostrato, non ci sono più pedofil* in mezzo ai gay ed alle lesbiche di quanti ce ne siano in mezzo agli/alle etero.

Spregevole è invece la redazione delle pagine 142-145, che rispondono all'interrogativo "Quando la vittima [di abuso sessuale da parte di una donna] è donna, diventerà omosessuale?"

Le autrici riportano vari studi, che danno risposte negative (la molestia non muta l'orientamento sessuale della vittima) e positive (la molestia omosessuale accresce la possibilità di diventare omosessuali).

Potrei anche considerarla una questione di lana caprina: il libro elenca conseguenze semplicemente mostruose degli abusi sessuali sui minori, specialmente quando è la madre dell'abusato a commetterli, e quanto mi piacerebbe se l'unica conseguenza della molestia fosse invece solo il mutamento dell'orientamento sessuale!

Ma non mancano ahinoi le persone, ignare degli ultimi studi sui gemelli che mostrano che l'orientamento sessuale è ereditario al 50%, pronte a dire: "Si scrive gay, si legge abusato; perciò i gay non hanno bisogno di nient'altro che di una terapia riparativa".

E' chiaro, se una persona è stata abusata da un pedofilo, ed è possibile escogitare una terapia efficace per le conseguenze dell'abuso, è giusto proporla all'interessato; ma può questa terapia proporsi di cambiargli l'orientamento da omosessuale ad eterosessuale, come se esso fosse solo una conseguenza della violenza subìta?

E se l'orientamento dell'abusato fosse eterosessuale, ci si chiederebbe se sia genuinamente tale o frutto della molestia da parte di un pedofilo del sesso opposto? Temo proprio di no, perché a nessuno viene in mente che l'eterosessualità può essere frutto di un'imposizione, anziché il risultato di uno sviluppo equilibrato.

Di tutti gli studi citati dalle autrici, il più controverso è questo:
  • Comparative Data of Childhood and Adolescence Molestation in Heterosexual and Homosexual Persons
    Marie E. Tomeo, Donald I. Templer, Susan Anderson and Debra Kotler [Pubmed] [Springer] [Higbeam]
Il suo "abstract" dice:

"In una ricerca con 942 partecipanti adulti non clinici, gli uomini gay e le donne lesbiche hanno riferito un tasso significamente superiore di molestie sessuali nell'infanzia di quanto hanno riferito gli uomini e le donne eterosessuali. il 46% degli uomini omosessuali, in contrasto con il 7% degli uomini eterosessuali hanno riportato molestie omosessuali. Il 22% delle donne lesbiche, in contrasto con l'1% delle donne eterosessuali hanno riferito di molestie omosessuali. Questa ricerca sembra la prima ad aver riportato una sostanziosa percentuale di molestie omosessuali dei ragazzi. Si offrono suggerimenti per future ricerche."

Non ho letto l'articolo intero, perché non volevo pagare per farlo; mi fido di chi lo ha stroncato dopo aver pagato o fatto pagare la sua università per acquistarlo.

Una critica molto pesante la si trova alle pagine 12-13 di quest'articolo:

L'autore fa notare che lo studio è stato compiuto su due campioni nient'affatto rappresentativi della popolazione omosessuale: un gruppo di studenti universitari ed un gruppo di partecipanti ad un Gay Pride - in quest'ultimo caso si era piazzato un chiosco, e si cercava di convincere i passanti a compilare il questionario.

Nel primo caso non si è tenuto conto di quanti studenti non hanno restituito il questionario (cosa che può aver inficiato la significatività dei dati), e nel secondo caso non si può dire che le persone che hanno infine compilato e restituito il questionario siano state un campione rappresentativo della popolazione LGBT.

Oltretutto, l'abstract parla di "partecipanti adulti non clinici", ma nel questionario non si faceva alcuna domanda sulla salute mentale di chi rispondeva - quindi persone che invece non erano in perfetta salute mentale avrebbero potuto inquinare i dati inconsapevolmente ed all'insaputa di chi li elaborava.

Altra obiezione (simile a quella di questa lettera all'editore dell'articolo: http://www.springerlink.com/content/jv8ujrkwgb7lq2pg/ ) è che il questionario parlava di "contatti sessuali" e perciò induceva chi lo compilava a citare anche attività sessuali innocenti, nel senso che, pur con persone più grandi, non comportavano abuso perché erano state sollecitate dai ragazzi per primi, con persone che avevano scelto, e con le quali il "contatto" era stato compiuto da parte di entrambi "con piena avvertenza e deliberato consenso" - mentre nell'articolo tutte le attività riportate sono chiamate "molestie".

Anche questo documento:


alle pagine 5-7, insiste sulla confusione terminologica che il termine "contatti sessuali" può aver prodotto, e sostiene che lo studio non era immune dalla contaminazione che poteva essere prodotta da chi rispondeva al questionario pur non essendo omosessuale - non sono solo io il non-gay che si reca ai Gay Pride, a quanto pare :-)


In una parola: uno studio con colossali difetti di metodo che gli hanno impedito di produrre risultati validi.

C'è inoltre una stranezza:
  • secondo il precedente articolo, l'84% dei maschietti ed il 95% delle femminucce avevano risposto che si sentivano già gay o lesbiche prima del "contatto sessuale";
  • mentre secondo il libro che sto recensendo il 67% dei gay maschi ed il 38% delle donne lesbiche non si sentivano omosessuali fino a dopo l'abuso - tutto questo secondo il medesimo studio.
I dati mi paiono incompatibili, e sarebbe interessante indagare su chi li ha riportati male.

Va oltretutto detto che Loredana Petrone ed Eliana Lamberti si lasciano scappare questa frase, a cavallo delle pagine 144 e 145:

"A causa di una percezione vuota o distorta della propria identità femminile e a causa dell'incapacità di rapportarsi in maniera sana con altre ragazze, il suo sviluppo sessuale potrebbe arrestarsi e rivolgersi verso scelte omosessuali".

Complimenti per aver fatto tre affermazioni omofobe in un solo periodo:
  1. A causa di una percezione vuota o distorta della propria identità femminile
  2. e a causa dell'incapacità di rapportarsi in maniera sana con altre ragazze,
  3. il suo sviluppo sessuale potrebbe arrestarsi e ...
... rivolgersi verso scelte omosessuali.

A prima vista sembra omofoba (e grave) solo la terza affermazione: l'omosessualità come risultato dell'arresto dello sviluppo sessuale, cagionato dalle due precedenti circostanze; ma non sarebbe possibile diagnosticarle se l'omosessualità fosse considerata il possibile risultato di una percezione corretta della propria identità femminile, e se l'omosessualità fosse ritenuta compatibile con rapporti sani con altre ragazze.

L'omofobia delle autrici è stata riverniciata, non superata, e basta poco per farla emergere.

Raffaele Ladu