Una cartolina da Roma


Per me questo era il secondo pride, dopo quello, riuscitissimo, del 2009 a Genova, che ha visto il mio debutto ufficiale in una manifestazione per i nostri diritti nonché il mio ingresso nella pazza famiglia di Pianeta Urano, che ho conosciuto per la prima volta proprio quella mattina di giugno davanti alla stazione di Verona Porta Nuova, aspettando l'arrivo del pullman. Questa trasferta romana aveva quindi un significato speciale per me, e non solo per via della frenesia da pride che mi ha preso a Genova e non mi ha ancora abbandonato, e nemmeno per il carattere internazionale dell'evento, ma soprattutto perché ci tenevo a celebrare il mio secondo anniversario all'interno del movimento lgbt, tirare le somme di due anni che hanno rivoluzionato la mia vita, partendo con quelle stesse persone con cui nel frattempo ho condiviso esperienze importanti. Non potevo mancare all'appuntamento, e infatti non sono mancato, anche a costo di fuggire il venerdì sera da un convegno che si sarebbe concluso solo il sabato a mezzogiorno, mettendo così a rischio la mia carriera universitaria (ma ringraziamo la Gelmini che ha ridotto al minimo tali rischi!).

Molto è cambiato – e radicalmente – in questi due anni: dall'invisibilità quasi completa (solo pochi amici erano informati della mia sessualità) sono passato ad espormi pubblicamente partecipando a fiaccolate, sit-in ed eventi vari, appendendo locandine in università e usando Facebook per dei coming out "soft" ma pur sempre dei coming out! Purtroppo questa inedita visibilità, di cui godo ormai ovunque, non ha varcato, che io sappia, le porte della Valcamonica, terra inospitale dove ho avuto la sfortuna di trascorrere (sprecare?) i miei primi 19 anni di vita e dove tuttora si trova la mia famiglia. Un posto che, in quanto ad accettazione dell'omosessualità, non ha molto da invidiare a Paesi islamici come l'Egitto, dove se il fratello è gay, la sorella non se la sposa più nessuno. E così l'esperienza dello sdoppiamento, che plasma ormai ogni aspetto della mia esistenza, ha trovato la sua massima incarnazione in questa scissione fra il me stesso veronese, in continua evoluzione, e il me stesso nel paesino d'origine (quattromila abitanti), dove torno sempre meno spesso e dove, a parte due genitori, una sorella e un cane, mi restano ben poche relazioni umane. L'Europride, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto aiutarmi a superare una situazione che, nonostante tutto, mi pesa: e dato che le parole fanno paura, temevo, ma in fondo speravo, di essere ripreso da qualche telecamera e di apparire, anche sullo sfondo, ma ben visibile, in qualche telegiornale nazionale. Sognavo il coming out universale e definitivo, che sembra non essere arrivato, così come non è arrivato un bel ragazzo a colmare l'altro grande vuoto che mi impedisce di essere felice. Forse le mie aspettative erano esagerate?

In ogni caso io c'ero, io che, dopo aver visitato tante capitali europee, compresa Helsinki, non avevo mai messo piede a Roma, e devo dire che sono felice di aver conosciuto questa città proprio in occasione di un pride, con la strade straripanti di gay, lesbiche e trans a pochi chilometri dalla sede del potere papale. Mi chiedo se questa vicinanza molesta non abbia condizionato in qualche modo la manifestazione, che a molti è parsa sottotono. Io stesso ho potuto notare che, rispetto a Genova, il volume della musica era più basso e si ballava di meno. Ammetto che quello di Genova era per me il primo pride, e come tale ha lasciato in me un ricordo indelebile; ammetto anche che, in quell'occasione, mi ero fatto tutta la sfilata al seguito di un carro che sparava musica da discoteca a ripetizione, e ammetto pure che l'udito inizia ad accusare segni di debolezza. Però, complessivamente, mi sono divertito di più a Genova, dove ho provato emozioni più forti, complice anche, come dicevo, la novità che costituiva per me l'espormi apertamente come omosessuale. Di certo anche l'Europride ha rappresentato un salto di qualità, nel senso che stavolta l'ho vissuto da un punto di vista privilegiato: ho infatti potuto assistere da vicino, passo dopo passo, a tutte le fasi dell'organizzazione del viaggio, ho potuto toccare con mano l'attesa dell'evento. Per questa e per altre ragioni, non ultima la performance di Lady Gaga ma anche, naturalmente, la straordinaria partecipazione di un milione di persone, la giornata di sabato resterà per sempre impressa nella mia memoria.

Non una giornata decisiva per le sorti della mia esistenza, come ingenuamente immaginavo, ma senz'altro un nuovo punto di partenza lungo il cammino che dovrà fare di me un militante credibile e una persona forte e appagata – se mai tutto questo accadrà davvero!


Daniele