La filogenesi del'HIV secondo un articolo del NYT

Traduco quest'articolo, in due pagine:

[1] http://www.nytimes.com/2011/10/18/health/18aids.html

[2] http://www.nytimes.com/2011/10/18/health/18aids.html?pagewanted=2

che recensisce un'interessante libro sulla filogenesi dell'HIV.

(quote)

Dallo scimpanzé, all'uomo ed ai libri di storia: la via dell'AIDS
di Donald G. McNeil Jr.
pubblicato sul New York Times il 17 Ottobre 2011

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La nostra storia comincia pressappoco nel 1921, in un luogo tra il fiume Sanaga in Camerun ed il fiume Congo nell'ex-Congo belga. Coinvolge scimpanzé e scimmie con la coda, cacciatori e macellai, "donne libere" e prostitute, siringhe e venditori di plasma, malvagi legislatori coloniali e bravi dottori coloniali con le migliori intenzioni; ed un virus che, contro ogni probabilità, sembra essere riuscito a passare da un primate nella giungla centroafricana ad un burocrate haitiano che lasciò lo Zaire per tornare a casa e poi ad alcune dozzine di uomini nei bar gay della California prima che fosse avvistato - circa 60 anni dopo l'inizio del suo viaggio.

La maggior parte dei libri sull'AIDS inizia nel 1981, quando gli uomini gay americani cominciarono a morire di una rara forma di polmonite. In "The Origins of Aids", pubblicato la settimana scorsa dalla Cambridge University Press, il Dottor Jacques Pépin, infettivologo all'Università di Sherbrooke in Québec, compie una rimarchevole impresa.

Il Dott. Pépin setaccia la tempesta di articoli scientifici scritti sull'AIDS, vi aggiunge la sua formazione di epidemiologo, le sue osservazioni dal trattamento di pazienti in un ospedale nella foresta, i suoi studi del sangue dei vecchi africani, anni di scavi negli archivi delle potenze coloniali europee, e ne tira fuori il più probabile sentiero che il virus ha preso negli anni in cui praticamente non ha lasciato traccia.

Procedendo pian piano a partire dal 1900, egli spiega come le politiche coloniali di Belgio e Francia abbiano  portato ad un evento incredibilmente improbabile: un fragile virus che infetta una piccola minoranza di scimpanzé finì nel sangue di una manciata di cacciatori, uno dei quali deve averlo trasmesso ad una catena di "amplificatori" - campagne di eradicazione delle malattie, distretti a luci rosse, un centro plasma haitiano ed il turismo sessuale gay. Senza codesti amplificatori, il virus non sarebbe stato quello che è ora: un feroce pellegrino su una montagna di 62 milioni di vittime, tra vivi e morti.

Nei primi anni '80, il Dott. Pépin era un giovane dottore che combatteva un'epidemia della malattia del sonno in un ospedale a Nioki, in quello che era un tempo il Congo belga, ora lo Zaire, ed ora è la Repubblica Democratica del Congo. Allora il virus era ignoto in Africa, ma il suo lavoro gli diede degli indizi che lo avrebbero aiutato nel suo percorso.

In retrospettiva, dice nel suo libro, egli potrebbe aver infettato inavvertitamente alcuni suoi pazienti. In teoria, le siringhe di vetro usate a Nioki erano sterilizzate nell'autoclave dell'ospedale; ma poiché mancava spesso la corrente, gli infermieri invece le bollivano. "E non stavo poi tanto attento a quanto a lungo le bollissero", ha detto in un'intervista.

Poi, lavorò in Guinea-Bissau sull'HIV-2, imparentato con l'HIV-1, ma che causa una forma più benigna e difficile da trasmettere di AIDS con cui molti pazienti convivono per decenni. Notando che i casi erano più comuni tra gli anziani, concluse che l'epidemia stava estinguendosi. Se la trasmissione sessuale tra i giovanotti non la stava rinfocolando, ci doveva essere qualche altra via che aveva reso la malattia così diffusa tra i vecchi. Sospettò l'aggressiva campagna che i dottori coloniali combattevano contro la sifilide, la framboesia, la lebbra ed altri mali fino all'indipendenza negli anni '60. Tutti loro usavano le iniezioni, perché le versioni in pillole degli antibiotici o non c'erano o costavano troppo.

Nel 2005, Pépin iniziò gli studi sul campo. Prelevando campioni di sangue da africani dai 55 anni in su, egli mostrò che coloro che avevano avuto molte iniezioni in gioventù, oppure erano stati sottoposti alla circoncisione rituale, in cui molti ragazzi venivano tagliati con il medesimo coltello, spesso avevano degli anticorpi contro l'epatite C o l'HTLV, un virus poco noto che, come l'HIV-1, viene dagli scimpanzé e colpisce i CD4, ma è innocuo.

Questa era una prova inconfutabile che aghi e siringhe avevano diffuso altri virus.

I campioni di sangue e tessuti conservati nei congelatori degli ospedali africani ed europei che trattano africani - alcuni risalgono agli anni '50 - formano una mappa dei ceppi virali sorprendentemente complessa. Per esempio, i bianchi ed i neri sudafricani hanno ceppi diversi. "Pochi afrikaner omosessuali fanno sesso con zulù eterosessuali", osserva Pépin. Il ceppo dei bianchi è comune tra gli uomini gay americani ed europei; mentre quello più comune tra i neri è sceso a sud attraverso lo Zambia.

Il virus dell'immunodeficienza scimmiesca, che infetta scimmie con e senza coda, è mappato in modo simile; lo si è trovato prima negli animali degli zoo, ma ora viene rintracciato da équipes nella giungla che ne estraggono il DNA dalle feci.

L'antenato dell'AIDS si trova in una sottospecie di scimpanzé, Pan troglodytes troglodytes, che in natura vive solo tra i fiumi Sanaga e Congo (gli scimpanzé non sanno nuotare). E' una miscela di virus scimmieschi che provengono dal cercocebo dal collare [Cercocebus torquatus] e dal cefo [Cercopithecus cephus], piccole scimmie a cui gli scimpanzé danno la caccia per mangiarle.

Negli archivi coloniali a Parigi, Marsiglia, Bruxelles, Lisbona e Londra, il Dott. Pépin ha scovato dei vecchi documenti di cliniche in cui, già nel 1909, le prostitute africane erano tenute a subire ispezioni per le malattie veneree. Egli ha letto fino in fondo cataste di giornali, come la "Voix du Congolais", che scrissero molto sulla poligamia e la prostituzione, ed ha attentamente esaminato gli studi degli etnografi europei.

(Ovviamente, la sua padronanza del francese è stata cruciale).

In breve, questo è il racconto del suo epico viaggio:

In natura, non più del 6% circa degli scimpanzé comuni (Pan troglodytes) sono infetti; in ogni branco, ogni femmina si accoppia con molti maschi, ma è raro l'accoppiamento con estranei, per cui la maggior parte dei branchi è indenne, mentre alcuni sono gravemente infetti.

I quattro gruppi genetici dell'HIV-1, M, N, O e P, mostrano che esso ha fatto il salto dallo scimpanzé all'uomo almeno quattro volte nella storia. Ma più del 99% dei casi è del gruppo M.

Come mai solo uno si è diffuso?

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La datazione con l'orologio molecolare mostra che il gruppo M ha raggiunto gli umani all'incirca nel 1921. Gli scimpanzé sono troppo grandi ed agili per poter dare loro la caccia con armi diverse da quelle da fuoco, che fino al 20° secolo erano quasi esclusivamente in mani bianche.

Usando i dati dei censimenti coloniali, indagini su come gli attuali cacciatori nella foresta macellano le vittime, ed i tassi di infezione tra gli infermieri punti da aghi sporchi, il Dott. Pépin calcola che, nei primi anni '20, non più di 1.350 cacciatori potevano aver avuto uno scambio di sangue con scimpanzé comuni. Solo il 6% degli scimpanzé - circa 80 - potevano essere infetti, e meno del 4% dei cacciatori che si erano graffiati potrebbero averlo preso. Questo fa al massimo tre cacciatori infetti.

Data la grande inefficacia della via sessuale - in alcuni casi marito e moglie possono far sesso per mesi senza trasmettere l'HIV, il sesso da solo non avrebbe mai consentito a tre cacciatori - ma neanche ad una dozzina - di trasmetterlo ai milioni di oggi, egli argomenta. Ci deve essere stato un amplificatore.

Gli studi tra gli eroinomani - cita esempi dall'Italia, da New York, Edimburgo e Bangkok - mostrano che la trasmissione attraverso il sangue è 10 volte più efficiente.

Negli anni '20, le siringhe di vetro fatte a macchina sostituirono le costose siringhe soffiate a mano, e belgi e francesi attaccarono molte malattie nelle loro colonie, sia per paternalismo, che per creare un'immunità di branco che proteggesse i bianchi. I pazienti potevano ricevere anche 300 iniezioni in tutta la vita. Ma in questo modo si sono diffuse altre malattie; una campagna egiziana contro la schistosomiasi terminò nel 1980 dopo aver trasmesso a metà dei suoi "beneficati" l'epatite C.

Così, un cacciatore infettato dal gruppo M poteva diventare diverse dozzine. A questo punto il Dott. Pépin sposta il fuoco sulle due città affacciate l'una sull'altra in Congo: Léopoldville (ora Kinshasa) sulla parte belga e Brazzaville sulla parte francese.

Esse sono la culla dell'epidemia: qui c'è la maggior diversità virale, ed il più vecchio campione di sangue positivo, del 1959, viene da qui.

Dal 1900 in poi, esse crebbero da piccoli avamposti sui fiumi a città, ma soltanto i neri con permessi di lavoro coloniali potevano viverci legalmente. Ovviamente, le donne li seguirono. Ma fino al 1960, i bordelli erano rari. La maggior parte delle donne erano "femmes libres" - fuggite dalla poligamia rurale che tipicamente avevano solo tre o quattro clienti per cui inoltre cucinavano e facevano il bucato.

Le autorità coloniali tolleravano e tassavano questo. Ad un certo punto la "tassa sulle zitelle" era il 20% delle entrate di Stanleyville [ora Kishangani - ma Venezia non era da meno].

Dacché le "femmes libres" avevano pochi partner, la trasmissione virale era probabilmente stentata, anche si furono notate occasionali epidemie di epatite nelle cliniche in cui le prostitute ricevevano le iniezioni di penicillina contro la sifilide - che suggeriscono anche qui amplificazione attraverso gli aghi.

Tutto cambiò negli anni '60. La Seconda Guerra Mondiale aveva gonfiato le città, che fornivano agli alleati le materie prime che avevano perso quando il Giappone conquistò le colonie asiatiche. Allora, quando i bianchi fuggirono dal caos dell'indipendenza, le economie crollarono, e la povertà dilagò.

Nacquero dozzine di bar & bordelli detti "fenicotteri", la concorrenza costrinse le donne disperate ad avere rapporti con fino a mille clienti l'anno, e fu interrotto il trattamento per le malattie veneree. Ci dev'essere stata un'esplosione virale come quella che sarebbe avvenuta vent'anni dopo in una banda di prostitute di Nairobi studiata da vicino: nel 1981, il 5% di loro aveva il virus; tre anni dopo, ce l'aveva l'82%.

Il successivo anello della catena fu Haiti. Poiché i belgi bianchi non formarono mai un'élite africana, sì e no solo 30 congolesi che non fossero preti avevano una laurea al momento dell'indipendenza.

Per colmare il vuoto, le Nazioni Unite assunsero insegnanti e burocrati all'estero. Circa 4.500 haitiani risposero all'appello; erano neri, ben istruiti, parlavano francese, e volevano guadagnare di più che a casa.

Ora i calcoli del Dott. Pépin diventano un po' più congetturali.

Il gruppo M dell'HIV-1 si divide a sua volta nei sottogruppi da A a K.

L'epidemia ad Haiti, proprio come quella in Nordamerica e nell'Europa occidentale, appartiene quasi tutta al sottogruppo B. Ma il sottogruppo B è così raro in Africa centrale che esso produce meno dell'1% dei casi.

Questo suggerisce che l'AIDS abbia passato l'Atlantico dentro il corpo di un solo haitiano. La datazione con l'orologio molecolare indica che ha raggiunto Haiti all'incirca nel 1966.

Il Dott. Pépin sostiene un'altra volta che una rapida espansione solo attraverso il sesso è matematicamente impossibile, e che ci dev'essere stato un amplificatore. Pensa che il colpevole sia stato un centro plasma di Port-au-Prince chiamato Hemo-Caribbean, che funzionò tra il 1971 ed il 1972, ed aveva notoriamente uno scarso livelo igienico.

I centri plasma, prendono il sangue, lo centrifugano, e restituiscono gli eritrociti. Se non si usano nuove linee per ogni paziente, si diffondono le infezioni. La trascuratezza nel maneggio del plasma avrebbe in seguito causato epidemie di HIV in Messico, Spagna, India e, nel caso più famoso, nelle campagne cinesi, in cui 250.000 venditori [del proprio plasma] furono infettati.

Il comproprietario di Hemo-Caribbean era Luckner Cambronne, capo della temuta polizia segreta dei Tontons Macoutes. Soprannominato "il vampiro dei Caraibi", e morto nel 2006, il signor Cambronne salassava  6.000 venditori che venivano pagati appena 3 dollari al dì ed esportava negli USA 1.600 galloni (più di 6.000 litri) di plasma al mese, secondo un articolo del New York Times.

Haiti era anche una destinazione primaria per i turisti del sesso gay americani; la guida di viaggi Spartacus spiegava quanto volevano farsi pagare i giovani haitiani. All'inizio degli anni '80 il sottogruppo B stava uccidendo sia gli omosessuali americani che gli emofiliaci, suggerendo che era arrivato attraverso ambo le vie. Era iniziata la moderna storia dell'AIDS.

Tra l'altro, il Dott. Pépin confuta altri miti delle origini.

Il più grottesco era quello che lui ha chiamato la moda del "Viagra chirurgico" degli anni '20. Circa 2.000 uomini americani ed europei - vecchi, ricchi ed impotenti - si fecero impiantare nei loro scroti testicoli di scimpanzé. La moda perì quando si diffuse la voce del rigetto degli impianti, e dopo che alcune donne si fecero impiantare delle ovaie di scimpanzé, cosa che scandalizzò gli editorialisti, che suggerirono che esse avrebbero generato degli ibridi uomo-scimmia.

Un mito più noto viene da un libro del 1999 intitolato "The River", che sosteneva che il virus era in un vaccino sperimentale contro la polio che si diceva fosse stato coltivato in cellule di scimpanzé.

L'anno scorso, quando il suo editore inviò la bozza del manoscritto del Dott. Pépin al Dott. Max Essex, presidente dell'Iniziativa sull'AIDS della Facoltà di Salute Pubblica dell'Università di Harvard, il Dott. Essex era "prevenuto contro l'idea", disse in un'intervista, perché ancora turbato dalla "distorta insensatezza" dell'ipotesi della polio.

"Ma ne sono stato piacevolmente sorpreso. Questa è dottrina scientificamente solida ed obbiettiva", disse il Dott. Essex.

Il Dott. Alan Ronald, un esperto di AIDS dell'Università del Manitoba che inziò lo studio sulle prostitute di Nairobi, lesse anch'egli una prima versione del libro e dichiarò il Dott. Pépin "uno degli eroi non celebrati della ricerca sull'AIDS".

Mentre altri avevano speculato che fossero state le siringhe ad amplificare il virus, "Jacques ha fatto gli studi sui vecchi che ci servivano".

Il Dott. Pépin ha trovato inoltre delle prove affascinanti di quelle che avrebbero potuto essere antiche epidemie di AIDS.

Il Dott. Léon Pales, un medico militare francese, indagò sui tassi di mortalità in cabrata tra gli uomini che costruivano la Ferrovia Congo-Mare negli anni '30; in 26 autopsie egli trovò una condizione logorante che chiamò "cachessia del Mayombe", dalla regione della giungla in cui questi uomini morirono; gli uomini avevano cervelli atrofici, linfonodi addominali ingrossati, ed altri sintomi rivelatori dell'AIDS.

Ed in uno dei suoi propri studi sui vecchi africani, fu detto al Dott. Pépin che molti di coloro che avevano ricevuto iniezioni contro la malattia del sonno negli anni '40 erano morti negli anni '50. Dacché molti dei superstiti erano infetti dall'HTLV, un altro virus degli scimpanzé, egli suppose che i loro amici morti da molto tempo potessero essere stati tra le prime vittime dell'AIDS.

(unquote)

Traduzione di Raffaele Ladu