Il socialismo degli imbecilli


Non parlo qui di una questione di genere, bensì di un problema genericamente umano: l'antisemitismo, tuttora diffuso a sinistra, ed usato da alcune formazioni estreme come segno di distinzione nei confronti delle formazioni che hanno invece imparato la lezione di Gramsci (1), sebbene già August Ferdinand Bebel (1840-1913) avesse dichiarato che "l'antisemitismo è il socialismo degli imbecilli".
Mi è capitato recentemente di avere a che fare con un'organizzazione LGBT sarda, che ha raccolto non la mia ammirazione, ma la mia indignazione quando ho scoperto che il suo presidente era convintissimo non solo che occorresse festeggiare l'11 Settembre come giorno fausto, ma anche che non ci fossero state vittime ebree quel giorno del 2001 (2).
La cosa più spiacevole è che il presidente era stato candidato alle elezioni amministrative della città che vanta la più antica università sarda (riconosciuta come tale nel 1617 da Filippo 3° di Spagna) nel 2010, da un cartello di partiti che includeva i Verdi, i Socialisti e Sinistra e Libertà - nessuna di queste formazioni ha voluto accertarsi di non avere le persone stigmatizzate da Bebel in lista.
La storia e l'ideologia dell'antisemitismo sono state oggetto di molti studi volti ad individuarne le peculiarità rispetto ad altre forme di intolleranza (3); qui vorrei invece farne notare le somiglianze.
L'antisemita ritiene assolutamente lecito discriminare socialmente, politicamente, legalmente un gruppo umano ritenuto "pericoloso"; e le panzane che su questo gruppo racconta (e questo a prescindere dal fatto che gli appartenenti ad un gruppo non sono mai tanto omogenei da poter dedurre di ognuno di loro qualcosa di significativo partendo dalla loro appartenenza a quel gruppo) dimostrano che lui non ha bisogno di trovare dei "difetti" per attaccare quel gruppo.
Che il gruppo umano preso di mira si chiami "popolo ebraico" è un caso: in altre contingenze la medesima persona attaccherebbe altri gruppi sociali. Pertanto l'antisemita non è un problema solo per gli ebrei: non ha alcuna credibilità quando afferma di lavorare per i diritti dell'uomo e l'inclusione sociale, in quanto ha sempre la riserva di lavorare per l'esclusione di un gruppo umano e contro i diritti di chi ne fa parte.
Analoghe affermazioni si potrebbero fare degli anti-islamici che purtroppo pullulano anche in Italia; se gli antisemiti  intendono l'antisemitismo un sentimento anticapitalistico, e per questo meritano la citazione di Bebel, gli anti-islamici spesso usano a pretesto per le loro parole, opere ed omissioni la pretesa difesa dei diritti delle donne e delle persone LGBTQ (cercando di far dimenticare quanto li conculcano in realtà essi stessi), e si meritano questa parafrasi: l'anti-islamismo è il femminismo delle imbecilli. Judith Butler a Berlino se ne è resa conto.
Raffaele Ladu


Note:
(1) La lezione di Gramsci dovrebbe essere ben nota: il proletariato [ma lo stesso discorso vale per le persone LGBTQ] non può gestire una società da solo, ma ha bisogno di creare alleanze con altre classi sociali e stabilire un'egemonia culturale che induca la società ad evolversi in senso rivoluzionario.
Ma se ci si dimentica Gramsci, e ci si chiude nel proprio gruppetto settario, si va a caccia di pretesti per escludere sempre più persone dall'avanguardia rivoluzionaria, e si lascia aperta la porta all'antisemitismo.
Non per niente il peggior antisemitismo nell'URSS e nei paesi satelliti ci fu quando il partito comunista al potere si accorse di aver perso la battaglia per l'"egemonia" e di essere socialmente isolato e disprezzato. Potremmo dire che il declino di Berlusconi potrebbe vedere un aumento delle discriminazioni contro gli immigrati ed i mussulmani in Italia, e dell'isteria a favore della "famiglia tradizionale", come se le persone LGBTQ non facessero famiglia!
Sono stat* ["Fedra" è lo pseudonimo di un autore di sesso maschile e genere in divenire] comunista per anni, ed ora mi ritengo liberale; ma Gramsci accettò la sfida del pensiero dell'ex-socialista divenuto liberale Croce, e questo suo insegnamento vale per chiunque faccia una politica che non sia solo amministrazione.
(2) Si stima che tra le vittime dell'11 Settembre 2001, le vittime ebree siano state circa 400; il Dipartimento di Stato USA ha pubblicato la biografia di 76 vittime certamente ebree di quell'attacco.
(3) Ho trovato queste recensioni di due libri sull'antisemitismo:
Personalmente, preferisco la psicologia sociale alla storia delle idee, e vedo nell'antisemitismo una manifestazione del fenomeno detto "esclusione morale" - l'antisemita si rifiuta di considerare l'ebreo come un suo simile, e ritiene lecito fargli ciò che non vorrebbe fosse fatto a coloro che considera parte del proprio gruppo sociale.
Altri meccanismi ben indagati dalla psicologia sociale contribuiscono a trasformare un'avversione d'animo in una condotta genocida - il libro che vi consiglio per cominciare a studiarli è "Uomini comuni" di Christopher Browning, Einaudi.