Recensione: Mirella Izzo, Translesbismo. Istruzioni per l'uso

Mirella Izzo
Translesbismo. Istruzioni per l'uso
 
Acquistabile (su carta od in PDF da scaricare) qui:
 
 
Mirella Izzo è una transgender MtF [nata uomo, che vuol diventar donna], che per motivi di salute non può completare la transizione con l'intervento chiurgico, ma frequenta delle associazioni lesbiche (coerentemente con il suo orientamento sessuale) ed ha fondato l'associazione Crisalide AzioneTrans, ora confluita in Crisalide Pangender.
 
Il libro che recensisco (con le limitazioni dovute al fatto che, pur firmandomi "Fedra", sono in realtà un uomo etero) vuole essere un manuale per le relazioni di coppia come quella in cui vive ed ha vissuto l'autrice - ovvero di una donna biologica lesbica con una trans MtF, lesbica anch'ella.
 
Il libro si divide quindi in due parti - la prima per le trans MtF, la seconda per le donne biologiche; tradendo però la mia testosteronica impostazione mentale, consiglierei di leggere per primi i capitoli che in ambo le parti, rispecchiandosi, descrivono le affinità tra la risposta sessuale della donna biologica e quella della trans MtF in TOS [terapia ormonale sostitutiva].
 
Lo scopo di questi capitoli sembra infatti mostrare che la risposta sessuale di entrambi è compatibile, in quanto gli estrogeni fanno sì che in entrambe praticamente l'intero corpo sia una zona erogena, ed esse possano provare orgasmi multipli, con un plateau assai prolungato e piacevole; e nelle trans MtF non operate il pene, ammansito dagli estrogeni, raramente ha un'erezione e va trattato come una clitoride - l'autrice chiama un organo siffatto "clitene".
 
Quindi un rapporto erotico tra una lesbica biologica ed una trans MtF lesbica non sembra impossibile a priori - o perlomeno, non è detto che naufraghi proprio a letto. Può non nascere per molti altri motivi - per esempio perché la lesbica biologica non ritiene la trans MtF una donna come lei, oppure perché prova ripugnanza per i genitali maschili di una trans MtF non operata, ed il trasporto affettivo non può in questo caso nascere.
 
I/Le transgender subiscono molte angherie perché non possono fare a meno di mettere in discussione i criteri di attribuzione del genere - ovvero che cosa distingue un uomo da una donna; anche Mirella Izzo affronta il problema, e ritiene che la risposta si possa trovare nelle modalità di attivazione cerebrale, che secondo alcuni studi sembrano analoghe nella donna biologica e nella trans MtF, anche prima che costei inizi la TOS.
 
Questo legittimerebbe la transizione (ormonale prima e chirurgica poi) come mezzo per riallineare il corpo maschile ad un cervello irrimediabilmente femminile, e dà a Mirella Izzo il destro per confutare da una parte il discorso psichiatrico ufficiale, per il quale i transgender sono ammalati di "disforia di identificazione di genere" (e qui direi che vince a mani basse - la psichiatria non dà il meglio di sé quando studia i trans), dall'altra quella che chiamerei "l'obiezione economica", ovvero: "Se ti piacciono le donne, perché non ti metti semplicemente insieme con un'etero, anziché affrontare tutte le complicazioni della transizione MtF per poi andare in cerca di una lesbica?"
 
Secondo Mirella Izzo, il disagio della trans MtF è tale da rendere improponibile il mantenersi nel genere attribuito alla nascita, anche se la prospettiva di subire doppia discriminazione (in quanto trans ed in quanto lesbica) può scoraggiare molte persone, e crea il fenomeno per cui le trans MtF lesbiche iniziano la transizione più tardi di quelle etero.
 
L'autrice avverte le sue lettrici trans MtF che il fine della transizione non può essere il diventare una donna stereotipica, anche perché gli stereotipi correnti di femminilità sono costruiti, guarda caso, sulle fantasie dei maschi etero, e che occorre invece esprimere quello che si è dentro.
 
Per quanto riguarda le lesbiche biologiche, la Izzo accenna ai dissapori che ci sono stati in passato (e non sono ancora del tutto composti) tra il movimento delle lesbiche e le transg MtF, e riconosce che un rapporto affettivo tra una lesbica biologica ed una trans MtF può nascere soltanto se la prima bada più all'aspetto sentimentale che a quello corporeo della relazione; nel caso in cui la trans MtF non si è fatta operare, deve inoltre mancare la ripugnanza verso i genitali maschili.
 
Un problema particolare è dato dalle donne biologiche che si dichiarano lesbiche, ma che sarebbe più appropriato considerare "bisex"; non lo creano tutte le bisex, ma coloro che, pur amando anche le donne, tendono a fare progetti a lungo termine solo con uomini.
 
Mirella Izzo infatti avverte le sue lettrici trans MtF che è pericoloso innamorarsi di questo tipo di bisex, che pure possono apprezzare molto una trans MtF non operata, perché con ogni probabilità non saranno loro il perno della loro vita, ma un maschietto - non è piacevole per nessun essere umano essere il "secondo" quando si ambisce ad essere il "primo".
 
Infine, non mancano nemmeno le donne le quali rifiutano di scegliere una volta per tutte il genere da cui essere attratte, ed hanno storie molto significative con persone di ambo i sessi; la Izzo sembra ben conscia che esse potrebbero subire il fascino di una transgender MtF ed avere con lei un magnifico rapporto, ma forse avrebbe dovuto esplicitarlo meglio.
 
Come ho detto, essendo io in realtà un uomo etero, non ho un'esperienza che mi permetta di vagliare criticamente le affermazioni di Mirella Izzo, e quindi mi auguro che le lettrici colgano il testimone e grazie alla loro esperienza possano scrivere una critica più puntuale della mia.
 
Una cosa su cui sarebbe interessante indagare è un'osservazione di Mirella Izzo, secondo cui le trans MtF conoscono meglio delle donne biologiche i meccanismi della supremazia maschile, e non possono fare perciò come molte ragazze biologiche d'oggi (anche lesbiche), che sembrano incapaci di percepire il maschilismo e sono sessualmente promiscue come i maschietti di qualche tempo fa.
 
Per l'autrice, questo è un merito delle trans MtF ed un loro peculiare contributo al movimento femminista e lesbico; ma mi sono chiesto se non sia solo una differenza generazionale, perché anche le donne etero della mia età si lamentano della scarsa "coscienza di genere" [chiamiamola così] delle ragazze più giovani, e sarebbe interessante conoscere delle trans MtF lesbiche sulla trentina (e non di età più avanzata) per vedere se davvero l'aver conosciuto dall'interno e praticato questi meccanismi di oppressione dà anche a loro un'infrangibile "coscienza di genere".