Una rilettura di Genesi 18

Molti lettori hanno fin troppi motivi di risentimento verso la Bibbia, ma vorrei proporvi una rilettura, più ebraica che cristiana, di Genesi 18.

E' il capitolo biblico in cui si pongono le premesse per la distruzione delle città di Sodoma e Gomorra; l'interpretazione cristiana tradizionale ha identificato il peccato degli abitanti di Sodoma nell'omosessualità, ma in Ezechiele 16:49 è scritto: "Ecco, questa fu l'iniquità di tua sorella Sòdoma: essa e le sue figlie avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, ma non stesero la mano al povero e all'indigente:" (traduzione CEI).

L'esegesi rabbinica ha insistito molto su questo motivo: il problema non era l'omosessualità, ma la mancanza di generosità ed ospitalità; le violenze sessuali descritte nella Genesi non avevano il movente nella lussuria, ma erano una forma di mobbing ante litteram il cui scopo era quello di scacciare gli stranieri ed impedire loro di immigrare a Sodoma.

Leggendo la Bibbia si nota che, quando ad Abramo verrà chiesto di immolare Isacco sul Monte Moria, lui obbedirà senza esitazioni; ma quando lui sente dire che cosa l'Eterno ha in serbo per Sodoma e Gomorra, non ci sta. Non può impedire all'Onnipotente di fare quello che vuole, ma non rinunzia a denunciare l'ingiustizia di quello che Lui sta per fare, e cerca di negoziare una via d'uscita per gli abitanti delle città.

L'esegesi rabbinica ama ricamare sull'inizio di Genesi 18, in cui Abramo sta davanti alla propria tenda e gli vengono incontro tre persone (la Trinità secondo l'esegesi cristiana, Dio con due angeli secondo quella rabbinica): secondo gli ebrei, Abramo era convalescente perché si era fatto circoncidere alla veneranda età di 99 anni, e quello era il giorno più caldo di tutta la storia del mondo; eppure, cocciuto, Abramo stette davanti alla tenda pronto ad offrire ospitalità ai viandanti che ne avessero avuto bisogno.

Uno stile di vita agli antipodi di quello degli abitanti di Sodoma e Gomorra, che non volevano dare nulla a nessuno; Abramo, perciò, avrebbe potuto infischiarsene del destino di chi il suo stile di vita non condivideva – eppure volle rischiare l'ira di Dio per salvarli.

Ed anche ad insistere a ritenere l'omosessualità il peccato capitale degli abitanti di Sodoma e Gomorra, si tratterebbe comunque di uno stile di vita agli antipodi di quello di Abramo, eterosessuale briccone (per non dir pappone), ma sposato con una donna e senza evidenti pulsioni omosessuali. Eppure questo non gli impedisce di essere solidale con Sodoma e Gomorra, ed il titolo di "padre delle nazioni" se lo guadagna proprio cercando di salvare persone estremamente diverse da lui.

Ma la lezione più importante di questo brano è che la fede (sarebbe meglio dire in questo caso "fiducia", in ebraico "emunà") in Dio non è un buon motivo per lasciare che in suo nome si commettano ingiustizie. A questo gioco Abramo non ci sta.



Raffaele Ladu