Recensione: Giovanna "Nina" Palmieri, Ragazze che amano ragazze

Giovanna "Nina" Palmieri
Ragazze che amano ragazze
Milano Mondadori 2010
http://www.bol.it/libri/Ragazze-che-amano-ragazze/Giovanna-Nina-Palmieri/ea978880460203/

L'autrice è una conduttrice televisiva che, in quanto autrice della serie TV I viaggi di Nina su La7, è diventata un'icona del mondo lesbico italiano, sebbene ella sia solidamente etero.

Il libro racconta le storie interessanti commoventi di alcune donne e famiglie lesbiche, ed ha certo il merito di presentare le protagoniste come donne assai normali, le cui rivendicazioni (il matrimonio, l'adozione, la procreazione medicalmente assistita, la visibilità e la fine dell'emarginazione sociale) risultano quindi perfettamente ragionevoli.

Il primo capitolo è il più bello, in quanto mostra una "lella" capace non solo di impegno militante ed un grande amore per tutte le persone della sua vita (non solo la sua partner), ma anche del difficile impegno di recarsi ad Addis Abeba e prendersi cura dei bambini stuprati accolti da un'associazione alla quale va parte del ricavo delle vendite del libro. Chi pensa che solo gli/le etero siano persone generose e capaci di impegno per cause che non li riguardano direttamente è servito!

Altri capitoli illustrano, più che le coppie, le famiglie lesbiche; uno, che mostra una convivenza abbastanza felice tra cinque donne (due ex-amanti che hanno continuato a convivere pur avendo stretto nuovi amori, le loro nuove partner, e la madre di una di loro) sembra illustrare molto bene quello che avevo letto in un altro libro già recensito qui ("Cocktail d'amore. Più di 700 modi di essere lesbica"), ovvero che le rotture totali e definitive, quelle in cui si fa voto di non parlarsi mai più, sono estremamente rare tra le donne lesbiche, e l'ex-amante (od ex-moglie, se l'Italia non fosse un paese tanto idiota da vietare il matrimonio omosessuale) spesso rimane una grande amica - e rende possibile soluzioni come questa.

Il capitolo che mi è piaciuto di meno è stato la visita ad un sex-shop romano favorito dalle donne lesbiche, con tutte le spiegazioni sui giocattoli preferiti da loro, e su cosa li differenzia da quelli preferiti invece dalle etero.

Non ho nulla contro i giocattoli erotici, anzi: se avessi il physique du rôle, andrei a venderli porta a porta; però il capitolo lascia intendere che per le lesbiche essi siano indispensabili (secondo il già citato "Cocktail d'amore", invece, le lesbiche che dichiarano di farne uso sono appena 1/3 - una cifra comunque importante), e guarda caso, la maggior parte di quelli descritti sono di forma e funzione fallica.

Non è che l'autrice, nel tentativo di rassicurare le sue lettrici ed i suoi lettori etero che le lesbiche sono molto più simili alle etero di quanto si creda comunemente, abbia voluto dare troppa importanza alle lesbiche che sentono la mancanza del fallo e vogliono il sostituto, trascurando invece quelle che se la cavano benissimo con quello che ha dato loro la Natura?

Nina Palmerini non è Monique Wittig, insomma, la quale affidava alla lesbica nientedimeno che il compito di scardinare la metafisica occidentale creando un soggetto non sessuato perché alieno dall'eterosessismo. Le lesbiche della Palmerini non hanno queste ambizioni, e si limitano a chiedere la sacrosanta parità di diritti.



Raffaele Ladu