Juliette e Urano discutono di bullismo omofobico

In vista della Giornata mondiale contro l'omofobia del 17 maggio, lo scorso martedì 27 aprile in sede Arcigay-Arcilesbica di Verona abbiamo deciso di dedicare la nostra serata forum al tema del bullismo, che, quando colpisce soggetti dal presunto orientamento sessuale "diverso", costituisce in fondo una manifestazione precoce dell'omofobia, e più in generale riflette una tendenza innata nell'essere umano a prendere di mira chi presenta caratteristiche che lo distinguono dalla maggioranza "normale" – una tendenza senz'altro presente già nei bambini e, purtroppo, spesso incoraggiata dai comportamenti intolleranti di certi adulti, tra cui molti genitori.

Com'è emerso nel corso della serata, quasi tutti, a prescindere dall'età, abbiamo dovuto fare i conti, in qualità di vittime, con il bullismo omofobico : più raramente, noi stessi, in tempi non sospetti, ci siamo resi responsabili di atti di violenza (soprattutto verbale) nei confronti di altri ragazzi, magari per via della loro effeminatezza, salvo poi pentircene una volta raggiunta la consapevolezza della nostra omosessualità. Di varia natura sono state le prove alle quali siamo stati costretti : dai processi collettivi promossi (non a caso) da insegnanti di religione desiderosi di punire adolescenti troppo fieri della propria condizione e potenzialmente pericolosi per l'integrità morale della classe, fino ai dolorosi trasferimenti, per motivi di bullismo, da un istituto all'altro. Passando dai compagni di classe al corpo docente, la situazione non migliora di molto : l'esperienza ci ha fatto conoscere infatti insegnanti poco propensi ad intervenire in sostegno della vittima di bullismo omofobico, forse perché incapaci di vedere il fenomeno o perché – peggio – determinati a non volerlo vedere o a sottovalutarlo, ma anche insegnanti risolutamente schierati contro l'omosessualità e tutte le sue espressioni (in particolare il Gay Pride) e per questo fonte di disagio per lo studente che si sente "chiamato in causa".

Il bullismo, piaga di per sé gravissima, assume particolari caratteristiche nella sua versione omofobica, tali da renderlo forse ancora più dannoso per la vittima, come l'ha mostrato, per esempio, Vittorio Lingiardi nell'articolo "Bullismo e omofobia : origini del problema" (http://www.aetnanet.org/catania-scuola-notizie-15030.html). Oltre alla scarsa propensione all'intervento riscontrabile in certi insegnanti, il giovane omosessuale (o presunto tale) teme infatti di chiedere aiuto agli adulti, in primis ai propri genitori, in quanto questo lo esporrebbe ad ansia e vergogna, senza contare che, se i genitori di un bambino o di una bambina vittima di bullismo per via del colore della propria pelle sono essi stessi di colore, lo stesso non vale evidentemente (quasi mai) per l'omosessuale. Non sempre praticabile è anche la strada della richiesta di protezione e aiuto ai propri pari : per dirla con Lingiardi, ""difendere un finocchio" comporta il rischio di essere considerati omosessuali".

Quali iniziative si possono quindi mettere in atto per contrastare il bullismo omofobico ? Dopo esserci interrogati sul peso rispettivo delle istituzioni coinvolte nel fenomeno (la scuola, la famiglia, il gruppo e, a monte, le sovrastrutture culturali, la televisione, la politica, ecc...), abbiamo avanzato proposte di vario genere : fondamentale, e di gran lunga più efficace che organizzare lezioni sul tema dell'omosessualità, è portare nelle scuole esempi di persone LGBT in carne ed ossa, con i loro problemi concreti (e non solo!), con la collaborazione, a livello di istituto, dei dirigenti scolastici, quando possibile, o dei singoli insegnanti, classe per classe. Un altro strumento incisivo, da applicare all'ambiente scolastico, potrebbe essere poi offerto dall'esperienza del TdO (Teatro dell'Oppresso), senza trascurare naturalmente il repertorio del cinema e della letteratura LGBT : dare spazio, di tanto in tanto, alla lettura di testi a tematica omosessuale gioverebbe molto sia a chi, nella classe, vive questa condizione, in quanto sentirebbe finalmente parlare di sé, sia ai compagni, che imparerebbero a conoscere questa realtà in maniera non caricaturale, ma è chiaro che questo richiederebbe insegnanti coraggiosi e sufficientemente preparati. Non poco dipenderà però – come è stato giustamente messo in risalto durante la nostra serata di discussione – dal contributo che ciascuno di noi riuscirà a dare nella propria vita privata per far evolvere, almeno un po', delle mentalità così dure a cambiare, specialmente in Italia : solo abituando quotidianamente la gente comune alla nostra presenza, visibile e tangibile, potremo fare in modo che un bacio in pubblico tra due uomini o tra due donne cessi di creare scandalo. Anche questo, indubbiamente, richiede coraggio.

 

Daniele    








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